www.fgks.org   »   [go: up one dir, main page]

La storia di Palazzo Bacchini delle Palme

Page 1

La STORIA di PALAZZO BACCHINI delle PALME

Calle Tron 1961, Santa Croce, 30135 Venezia, Italia +39.041.5233.784 info.venart@ldchotels.com

palazzovenart.com

Palazzo Venart, Venezia | A.Roma Lifestyle Hotel, Roma Palazzo Portinari Salviati, Firenze | Relais Sant’Uffizio, Piemonte | Relais Villa Monte Solare, Umbria | Villa Ortaglia, Toscana

ld chote ls . com



Dopo anni di incuria ed abbandono Palazzo Bacchini delle Palme sul Canal Grande ha ritrovato il suo antico splendore grazie ad un attento restauro conservativo degli apparati decorativi, ultimatosi nel 2016.

Particolare De’ Barbari XVI secolo


Della millenaria storia di Venezia, Palazzo Bacchini delle Palme ha fatto parte sin dall’inizio e molti sono i personaggi degni di nota che passarono dal suo atrio. Anticamente di proprietà della famiglia Lion, quindi dei Venier, nel ’400 fu abitato dal grande condottiero Pandolfo Malatesta, signore di Rimini e protettore delle arti, che qui trovò riparo in seguito alla scomunica e condanna al rogo che lo colpì per la sua sfrenata avidità di trionfi e denaro. Vi dimorò anche lo sventurato Francesco da Bussone detto il Carmagnola, accusato di tradimento e decapitato in Piazzetta San Marco tra le due colonne. In seguito il bel palazzo fu acquistato nel 1433 dalla nobile famiglia dei Vitturi, che lo vendettero ai Giustinian.

Censo stabile Catasto Austriaco XIX secolo


Michele Marieschi Canal Grande con la chiesa di San Stae XVIII secolo collezione privata Proprio ai Giustinian, antica e illustre casada si debbono ampliamenti e abbellimenti del palazzo che originariamente affacciava sul Canal Grande, occupando tutta l’area dell’attuale giardino e sviluppandosi secondo la quattrocentesca tipologia tripartita tipicamente veneziana con androne d’ingresso sul fronte acqueo.


La facciata, in marmorino bianco, era ripartita da finestre a tutto sesto arricchite da eleganti balaustre in pietra d’Istria. L’accesso al palazzo avveniva attraverso la Corte e Calle Dandolo e dal piano terra uno scalone monumentale conduceva ai piani nobili e al “casino”. Erano questi i salotti d’incontro che nel secolo d’oro del Settecento, mentre i violini suonavano sulle note di Vivaldi, vedevano la migliore nobiltà cittadina che si radunava per ballare, giocare alle carte e chiacchierare sulle notizie più curiose. Nel 1722 fu celebrato nel palazzo il fastoso matrimonio tra l’ultima erede dei Giustinian, Maria figlia di Antonio e il procuratore di San Marco Simon Contarini; erede di una delle “famiglie evangeliche” della città, nella cui genealogia si annoverano dogi, diplomatici e vescovi. In quel periodo l’atrio divenne uno spazio funzionale, vennero collocate alcune panche appoggiate alle pareti e due “ferali” ovvero fanali alimentati ad olio, che si sono conservati fino ai giorni nostri, ad illuminare la porta d’accesso e la scala principale.

L’edificio resta nei secoli uno dei più belli della città, tanto da comparire nel 1819 nella guida “Forestiero Istruito nelle cose più pregevoli e curiose antiche e moderne della città di Venezia” Il 21 aprile 1809 la proprietà diede i natali a Francesco Pini Bey, figlio di Giovanni, uomo di fiducia di Napoleone nella famosa campagna d’Egitto. Uomo dotto, appassionato di matematica e dedito al commercio che ottenne la carica di rappresentante di Venezia e amministratore della ricchezza del Pascià d’Egitto. Rientrato a Venezia nel 1868 acquistò il palazzo, la cui facciata sul Canal Grande era nel frattempo andata distrutta durante un incendio del 1845, lasciando spazio all’attuale “giardino sull’acqua”.


Si salvarono l’atrio e la parte di palazzo dedicata al casinò. I lavori di recupero durarono oltre dieci anni, inizialmente per mettere in sicurezza le parti pericolanti successivamente per opere strutturali, mentre dal 1864 si ridefinirono gli spazi e gli apparati decorativi. Un ulteriore restauro lo si ebbe nel 1880 nel periodo in cui il bene passò di proprietà ad Amelia Richetti che ricevette in eredità dal marito le proprietà di Venezia, tra le quali il palazzo di San Stae e la tenuta di Altino, antica città preromana oggi scomparsa. La figlia Adele sposerà il tenente colonnello Edmondo Bacchini delle Palme al quale si deve lo stemma araldico posto nell’atrio: “troncato da una fascia d’oro, d’azzurro e di rosso, con un vaso a forma di pisside con coperchio, attraversante sull’azzurro e sulla fascia e sormontato da una croce di Malta”. Tutti simboli a ricordo dello stretto legame con la Chiesa di Roma.

Lo stemma dipinto con colori a tempera su un supporto in legno di abete, presentava un’alterazione della pellicola pittorica imputabile all’elevata presenza di umidità. L’intervento di restauro è consistito in una prima operazione di pulitura con rimozione dei depositi incoerenti e nel consolidamento della pellicola pittorica in fase di distacco e della struttura lignea. L’intervento è stato completato con l’integrazione pittorica delle lacune.


Risale all’epoca del restauro completo del palazzo, la realizzazione dei dipinti a tempera che oggi vediamo ornare le pareti e i soffitti dell’androne riprendendo il cartone del dipinto a fresco di Michelangelo Mortalier a Palazzo Grassi ed in cui sono rappresentate scene conviviali del mondo veneziano che ben testimoniano la vita stessa del palazzo. I personaggi sono ritratti affacciati ad una finta balconata in legno e sullo sfondo appare un finto loggiato. Le scene, studiate per essere viste dal basso e da lontano, si pensa siano state eseguite dopo la demolizione del passatoio che collegava le due ali del piano mezzanino sopra la scala in marmo. La lettura delle indagini condotte durante il restauro hanno evidenziato che molti pigmenti utilizzati nella realizzazione dei dipinti come il bianco di zinco, il blu oltremare artificiale e il giallo di cromo, come pure i leganti inorganici con calce carbonatata unita a gesso, venivano impiegati solo dalla II metà del XIX secolo.

Le pitture fortemente deteriorate a causa dell’umidità di risalita ed infiltrazione, sono state restituite nel corso dell’ultimo restauro. La parte figurata evidenziava un’importante caduta dell’intonaco e la presenza di aloni biancastri e di colore bruno scuro oltre ad una diffusa presenza di deposito incoerente che impediva la corretta lettura dei dettagli pittorici. I dipinti sono stati puliti consolidati e risarciti in corrispondenza di fessure e perdite materiche. Per restituire una adeguata unità di lettura all’apparato decorativo è stato eseguito un intervento di restauro conservativo delle superfici volto alla riduzione delle interferenze visive.


prima dopo

prima dopo


Il restauro ultimato nel 2016, volto alla conservazione di ogni traccia delle trasformazioni subite nel corso dei secoli dal palazzo, ha ridato vita anche agli apparati decorativi dei soffitti e delle pareti dell’androne, nonché agli elementi architettonici lapidei caratterizzanti l’ambiente, come la preziosa scala marmorea che porta all’ammezzato e il portale in pietra d’Istria d’accesso al piano nobile. Il controsoffitto, intonacato su arelle e dipinto a tempera, si presentava interessato da fessure e distacchi, mentre la pellicola pittorica appariva degradata. É stato eseguito un intervento di restauro conservativo di consolidamento, pulitura e reintegro della superficie policroma, così come sulle pareti che presentavano un degrado avanzato in particolare in corrispondenza della parte in cui l’androne si restringe e la decorazione del finto loggiato e dei pannelli lignei della finta balconata, risulta semplificata rispetto alla parte decorata figurativa.


Al periodo novecentesco risale anche l’intervento che coinvolse l’area demolita verso Canal Grande dove venne creato un giardino di piacere che venne abbellito con statue e reperti provenienti in parte dall’edificio precedente e in parte dal sito archeologico romano di Altino. Negli anni a seguire la famiglia Bacchini delle Palme donerà una parte della collezione al Museo di Altino, dove tutt’oggi sono conservati, mentre altri li lascerà nel giardino regalandogli quel fascino tipico dei luoghi carichi di storia. Nell’agosto del 2016 i lavori di restauro effettuati dal gruppo alberghiero LDC Hotels & Resorts di Taiwan terminano ed il palazzo prende il nome di Palazzo Venart, Luxury Hotel, con l’obiettivo di divenire tra i più apprezzati hotel 5 stelle della città.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.