www.fgks.org   »   [go: up one dir, main page]

Streaming

Wasp Network, gioco di spie nella Cuba anni '90. Ma sarebbe stato meglio come serie tv

Il film di Assayas (su Netflix) affronta il genere già visto nell'appassionante "Carlos". E proprio dal confronto che spuntano i limiti: troppo corale per un thriller. Troppo aperto per offrire le gratificazioni del genere “da una storia vera”. E troppo compresso per esaurire la sua materia

Wasp Network, gioco di spie nella Cuba anni '90. Ma sarebbe stato meglio come serie tv
Certi film hanno qualcosa delle battaglie perse in partenza. Nel senso in cui talvolta si dice che le battaglie perse sono le sole che vale la pena combattere. Diretto da uno dei registi più eclettici e giramondo del panorama francese odierno, “Wasp Network” (ora su Netflix) è metà thriller, metà spy story, tutto storia vera. Ma senza concedere (quasi) nulla a ciò che rende thriller e spy story godibili e spettacolari. Tratto da un libro del giornalista brasiliano Fernando Morais, “Gli ultimi soldati della guerra fredda”, ci riporta nella Cuba e nella Florida anticastrista dei primi anni ’90 con il distacco, la circospezione, la freddezza analitica che si riserva a un’epoca trascorsa - ma non per questo messa definitivamente a fuoco né tanto meno archiviata.

A Venezia, dove era in concorso, non convinse quasi nessuno. Eppure a ogni nuova visione si rivela più complesso, interessante e oscuramente personale. Si capisce cosa deve aver attratto il regista di film già molto diversi come “Qualcosa nell’aria”, “Personal Shopper”, “Sils Maria” o “Il gioco delle coppie”. La vertigine identitaria. Queste vite che finiscono e ricominciano più volte. Il misto di idealismo e cinismo, dissimulazione e passione, lotta politica e azzardo esistenziale, con cui si misurano questi agenti sotto copertura, le loro famiglie, la classe politica cubana.

Per un europeo come Assayas, classe 1955, fare “Wasp Network” significava anche rivisitare attraverso un prisma inedito e rivelatore i miti della sua gioventù. Ma per un ex critico, appassionato di Bergman come del cinema di Hong Kong, oltre al piacere dei grandi mezzi (c’è anche un sorprendente combattimento aereo) deve aver giocato il piacere di confrontarsi con uno star system “latino” (Edgar Ramirez, Wagner Moura, Penelope Cruz, Gael Garcia Bernal) e con le regole di un genere già affrontato nell’appassionante miniserie “Carlos”, sia pure in tutt’altra chiave. Anzi è proprio nel confronto fra “Carlos” e “Wasp Network” che emergono le ambizioni e i limiti del film. Troppo corale per avere il pathos di un thriller. Troppo aperto per offrire le gratificazioni del genere “da una storia vera”. E troppo compresso per esaurire la sua materia. Forse bisognava farne anche in questo caso una miniserie. Ma chi produrrebbe oggi, con la libertà necessaria, una serie su Cuba?

“Wasp Network”
di Olivier Assayas
Francia-Brasile, 127’

 

© Riproduzione riservata

Network