- Roman Law, Roman Criminal Law, Roman History, Roman law, ancient legal history, ancient history, documentary papyri, Latin legal documents, Ancient Greek Law, Criminal Law, and 28 moreAncient History, Ancient Greek History, Latin Literature, Roman Religion, Ritual (Religion), Diritto romano, Etruscologia, Etruscan and pre-Roman archaeology, Etruscan Archaeology, Roberto Esposito, Giorgio Agamben, Anthropology, Jurisprudence, Ancient Religion, Commons, Droit Romain, Religione romana, Roemisches Recht, Römisches Recht, Beni comuni, Roman Archaeology, Jan Assmann, Derecho Romano, Storia Romana, Storia Del Diritto Romano, Early Rome, Diritto Amministrativo, and Classics(Ancient History, Ancient Greek History, Latin Literature, Roman Religion, Ritual (Religion), Diritto romano, Etruscologia, Etruscan and pre-Roman archaeology, Etruscan Archaeology, Roberto Esposito, Giorgio Agamben, Anthropology, Jurisprudence, Ancient Religion, Commons, Droit Romain, Religione romana, Roemisches Recht, Römisches Recht, Beni comuni, Roman Archaeology, Jan Assmann, Derecho Romano, Storia Romana, Storia Del Diritto Romano, Early Rome, Diritto Amministrativo, and Classics)edit
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Nel giorno della morte del pittore genovese Pellegro Piola, venne collocata in pubblico la sua opera più famosa, la 'Madonna degli Orefici', commissionatagli dall'omonima corporazione. Disciolto tale ente, le sorti del quadro diedero... more
Nel giorno della morte del pittore genovese Pellegro Piola, venne collocata in pubblico la sua opera più famosa, la 'Madonna degli Orefici', commissionatagli dall'omonima corporazione. Disciolto tale ente, le sorti del quadro diedero luogo a una controversia di vasta eco, decisa, in ultimo, dalla Corte d'appello di Genova nel 1865. Questa qualificò la tavola di ardesia come dedicata perpetuamente al pubblico godimento, inamovibile e non soggetta a distrazione, segnando il primo passo di un percorso giurisprudenziale che è culminato nella definizione della figura della 'dicatio ad patriam', forma di vincolo di beni privati all'uso pubblico che trova ancora oggi larga applicazione nelle sentenze italiane. Le vicende della Madonna degli Orefici svelano interessanti risvolti - non solo giudiziari - relativi alla drammatica esperienza personale del suo autore; raccontano, inoltre, dei tentativi di appropriazione che l'hanno riguardata, della sua acquisizione da parte di un noto mecenate genovese e del salvataggio dalle insidie del secondo conflitto mondiale: tutte circostanze, queste, che concorrono a tratteggiarne lo statuto giuridico, conforme, nei suoi elementi essenziali, alla disciplina posta dal diritto romano.
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Una recente ordinanza della Corte di cassazione esamina le condizioni di applicabilità della TOSAP alle aree oggetto di dicatio ad patriam. Prendendo avvio da tale pronuncia, il saggio propone un’indagine dell’istituto, volta a... more
Una recente ordinanza della Corte di cassazione esamina le condizioni di applicabilità della TOSAP alle aree oggetto di dicatio ad patriam. Prendendo avvio da tale pronuncia, il saggio propone un’indagine dell’istituto, volta a evidenziarne le caratteristiche peculiari e a metterne in luce le radici romane. Delineati i tratti della figura nel diritto vigente, vengono dunque analizzati i pertinenti testi del Digesto, e in particolare Ulp. 9 ad ed. D. 41.1.41, Ulp. 71 ad ed. D. 43.24.11.1 e Lab. 6 pith. a Paul. epit. D. 44.1.23, donde emerge come la mens del positor e la volontà di arricchire la collettività costituiscano elementi qualificanti della fattispecie nella riflessione dei giuristi romani. Di conseguenza, se ne auspica conclusivamente una valorizzazione anche in sede giurisprudenziale, in ragione del sicuro nesso genetico esistente tra l’istituto odierno e le fonti antiche.
A recent ruling of the Court of cassation examines the conditions for the applicability of TOSAP to areas subject to dicatio ad patriam. Moving from this decision, the essay proposes a survey of the institute aimed at highlighting its peculiar characteristics and its Roman roots. After outlining the features of the figure in current law, the relevant texts of the Digest are analysed, with special reference to Ulp. 9 ad ed. D. 41.1.41, Ulp. 71 ad ed. D. 43.24.11.1 and Lab. 6 pith. a Paul. epit. D. 44.1.23. As a result, the article shows how the mens of the positor and the will to enrich the community qualify the dicatio in the thinking of the Roman jurists. Consequently, it suggests that they be accepted as essential elements by the courts, in line with the sure genetic link between today’s institution and the ancient sources.
A recent ruling of the Court of cassation examines the conditions for the applicability of TOSAP to areas subject to dicatio ad patriam. Moving from this decision, the essay proposes a survey of the institute aimed at highlighting its peculiar characteristics and its Roman roots. After outlining the features of the figure in current law, the relevant texts of the Digest are analysed, with special reference to Ulp. 9 ad ed. D. 41.1.41, Ulp. 71 ad ed. D. 43.24.11.1 and Lab. 6 pith. a Paul. epit. D. 44.1.23. As a result, the article shows how the mens of the positor and the will to enrich the community qualify the dicatio in the thinking of the Roman jurists. Consequently, it suggests that they be accepted as essential elements by the courts, in line with the sure genetic link between today’s institution and the ancient sources.
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Il saggio tratta dell’uso della categoria delle res communes omnium nel campo del diritto dello spazio cosmico, prendendo le mosse da un recente articolo di Andrea Capurso, vincitore del Diederiks-Verschoor Award per il diritto... more
Il saggio tratta dell’uso della categoria delle res communes
omnium nel campo del diritto dello spazio cosmico, prendendo le
mosse da un recente articolo di Andrea Capurso, vincitore del
Diederiks-Verschoor Award per il diritto internazionale dello spazio.
Esso ripercorre in primo luogo i punti salienti del pensiero
dell’autore, e in particolare la configurazione che egli collega alle res
communes omnium in Roma antica, fondandola sul binomio
‘contenitore-contenuto’. Su questa base, il contributo procede a
verificare se tale dicotomia sia effettivamente rinvenibile nelle
fonti, anche alla luce della ricostruzione del regime delle res
communes omnium e dell’aer nel diritto romano, giungendo ad una
conclusione tendenzialmente negativa. Infine, esso formula una
possibile proposta alternativa di ‘riuso’ delle categorie romane nel
campo del diritto dello spazio cosmico, sottolineando alcuni spunti
meritevoli di ulteriore riflessione, attinenti al versante rimediale
della questione e al problema dell’applicazione agli Stati della
categoria delle res communes omnium, concepita nell’esperienza
romana per i singoli.
The essay deals with the use of the category of res communes
omnium in the field of cosmic space law, starting from a recent
article by Andrea Capurso, winner of the Diederiks-Verschoor
Award for international space law. It traces in the first place the
salient points of the author’s thought, and in particular the
configuration that he connects to the res communes omnium in ancient
Rome, founding it on the binomial ‘container-contained’. On this
basis, the contribution proceeds to verify whether this dichotomy
can actually be found in the sources, also in the light of the
reconstruction of the regime of the res communes omnium and of aer
in Roman law, reaching a tendentially negative conclusion. Finally,
it formulates a possible alternative proposal for the ‘reuse’ of
Roman categories in the field of cosmic space law, underlining
some points worthy of further reflection, concerning the remedial
side of the question and the problem of the application to States
of the category of the res communes omnium, conceived in the Roman
experience for individuals.
omnium nel campo del diritto dello spazio cosmico, prendendo le
mosse da un recente articolo di Andrea Capurso, vincitore del
Diederiks-Verschoor Award per il diritto internazionale dello spazio.
Esso ripercorre in primo luogo i punti salienti del pensiero
dell’autore, e in particolare la configurazione che egli collega alle res
communes omnium in Roma antica, fondandola sul binomio
‘contenitore-contenuto’. Su questa base, il contributo procede a
verificare se tale dicotomia sia effettivamente rinvenibile nelle
fonti, anche alla luce della ricostruzione del regime delle res
communes omnium e dell’aer nel diritto romano, giungendo ad una
conclusione tendenzialmente negativa. Infine, esso formula una
possibile proposta alternativa di ‘riuso’ delle categorie romane nel
campo del diritto dello spazio cosmico, sottolineando alcuni spunti
meritevoli di ulteriore riflessione, attinenti al versante rimediale
della questione e al problema dell’applicazione agli Stati della
categoria delle res communes omnium, concepita nell’esperienza
romana per i singoli.
The essay deals with the use of the category of res communes
omnium in the field of cosmic space law, starting from a recent
article by Andrea Capurso, winner of the Diederiks-Verschoor
Award for international space law. It traces in the first place the
salient points of the author’s thought, and in particular the
configuration that he connects to the res communes omnium in ancient
Rome, founding it on the binomial ‘container-contained’. On this
basis, the contribution proceeds to verify whether this dichotomy
can actually be found in the sources, also in the light of the
reconstruction of the regime of the res communes omnium and of aer
in Roman law, reaching a tendentially negative conclusion. Finally,
it formulates a possible alternative proposal for the ‘reuse’ of
Roman categories in the field of cosmic space law, underlining
some points worthy of further reflection, concerning the remedial
side of the question and the problem of the application to States
of the category of the res communes omnium, conceived in the Roman
experience for individuals.
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The essay focuses on the peculiar case of the praetor who judged pronouncing the tria verba during the dies nefasti. First of all, the research investigates the use of do, dico, addico within the legis actiones and, subsequently, the... more
The essay focuses on the peculiar case of the praetor who judged pronouncing the tria verba during the dies nefasti. First of all, the research investigates the use of do, dico, addico within the legis actiones and, subsequently, the activity of fari in relation to the concept of fas. According to the results thus achieved, the pax deorum is taken into account to be conceived as a contract between deities and humans based on the divine fari. Lastly, the paper analyses the sanction of impietas as opposed to the status of sacredness, emphasising their affinities and differences. Upon consideration of all these elements, the article assumes that the prohibition to use the tria verba during the dies nefasti concerned the preservation of a fair equilibrium between gods and humans.
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Research Interests: Criminal Law, Roman Law, Law and Religion, Roman Religion, Ancient Religion, and 12 moreHistoire de la pensée antique ; philosophie archaïque et réception classique ; religions grecques et romaines, syncrétismes de l’Antiquité tardive, Religione romana, Diritto Penale, Droit Penal, Strafrecht, Archeologia Romana, Topografia Antica, Droit Romain, Roman Criminal Law, Homo sacer, Römisches Recht, and Diritto romano(Histoire de la pensée antique ; philosophie archaïque et réception classique ; religions grecques et romaines, syncrétismes de l’Antiquité tardive, Religione romana, Diritto Penale, Droit Penal, Strafrecht, Archeologia Romana, Topografia Antica, Droit Romain, Roman Criminal Law, Homo sacer, Römisches Recht, and Diritto romano)
(Histoire de la pensée antique ; philosophie archaïque et réception classique ; religions grecques et romaines, syncrétismes de l’Antiquité tardive, Religione romana, Diritto Penale, Droit Penal, Strafrecht, Archeologia Romana, Topografia Antica, Droit Romain, Roman Criminal Law, Homo sacer, Römisches Recht, and Diritto romano)
Research Interests: Roman Law, Roman Religion, Ancient Religion, Histoire de la pensée antique ; philosophie archaïque et réception classique ; religions grecques et romaines, syncrétismes de l’Antiquité tardive, Religione romana, and 4 moreRoman law, ancient legal history, ancient history, documentary papyri, Latin legal documents, Droit Romain, Diritto romano, and Roemisches Recht
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La Winter School è organizzata annualmente dal 'Dipartimento di diritto privato e critica del diritto' dell'Università degli Studi di Padova, sotto la direzione di Luigi Garofalo. Si propone finalità di alta formazione e di ricerca nel... more
La Winter School è organizzata annualmente dal 'Dipartimento di diritto privato e critica del diritto' dell'Università degli Studi di Padova, sotto la direzione di Luigi Garofalo. Si propone finalità di alta formazione e di ricerca nel campo del diritto romano, del diritto civile e della tradizione giuridica europea; sin dalla sua prima edizione, risalente all'anno accademico 2015-2016, si è avvalsa della collaborazione di specialisti scelti di volta in volta a seconda dei temi trattati. La quarta edizione della Winter School, relativa all'anno accademico 2018-2019, si occupa del rapporto tra la tradizione giuridica europea e l'esperienza giuridica cinese, in attuazione del memorandum di intesa sottoscritto nel 2016 dall'Università degli Studi di Padova e dalla East China University of Political Science and Law (ECUPL) di Shanghai. Il tema scientifico oggetto della Winter School 2019 è stato individuato in Reconstructive Outlines of Private Law in Europe and China. The Legal Tradition on the Way to the Frontiers of Innovation.
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Nel giorno della morte del pittore genovese Pellegro Piola, venne collocata in pubblico la sua opera più famosa, la Madonna degli Orefici, commissionatagli dall’omonima corporazione. Disciolto tale ente due secoli dopo, le sorti del... more
Nel giorno della morte del pittore genovese Pellegro Piola, venne collocata in pubblico la sua opera più famosa, la Madonna degli Orefici, commissionatagli dall’omonima corporazione.
Disciolto tale ente due secoli dopo, le sorti del quadro diedero luogo a una controversia di vasta eco, decisa, in ultimo, dalla Corte d’appello di Genova nel 1865. Questa qualificò la tavola di ardesia come dedicata perpetuamente al pubblico godimento, inamovibile e non soggetta a distrazione.
Le vicende della Madonna degli Orefici svelano interessanti risvolti relativi alla drammatica esperienza personale del suo artefice, ucciso giovanissimo in circostanze parzialmente oscure, come testimoniano le leggende formatesi sull’episodio e la celebrazione di due distinti processi per appurare la verità; raccontano, inoltre, dei tentativi di appropriazione che l’hanno riguardata, della sua acquisizione da parte di un noto mecenate genovese e del salvataggio dalle insidie del secondo conflitto mondiale: tutte circostanze, queste, che concorrono a perpetuare l’interesse per il dipinto e per il suo autore.
Disciolto tale ente due secoli dopo, le sorti del quadro diedero luogo a una controversia di vasta eco, decisa, in ultimo, dalla Corte d’appello di Genova nel 1865. Questa qualificò la tavola di ardesia come dedicata perpetuamente al pubblico godimento, inamovibile e non soggetta a distrazione.
Le vicende della Madonna degli Orefici svelano interessanti risvolti relativi alla drammatica esperienza personale del suo artefice, ucciso giovanissimo in circostanze parzialmente oscure, come testimoniano le leggende formatesi sull’episodio e la celebrazione di due distinti processi per appurare la verità; raccontano, inoltre, dei tentativi di appropriazione che l’hanno riguardata, della sua acquisizione da parte di un noto mecenate genovese e del salvataggio dalle insidie del secondo conflitto mondiale: tutte circostanze, queste, che concorrono a perpetuare l’interesse per il dipinto e per il suo autore.