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Villa Cambiaso n° 69

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RIVISTA ARTE E CULTURA DI SAVONA E FUORI PORTA www.villacambiaso.it vintera@villacambiaso.it

Spedizione in A. P. - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - Direzione Commerciale Savona - Tassa Pagata - Taxe Perçue

Anno XIII - N° 69 - Giugno 2013 - Direttore: Pio Vintera - Aut. Trib. di Savona N° 544/03 Redazione: Via Torino, 22R - 17100 Savona - Tel. 349 6863819 - Grafica e Fotografia: Mattia e Veronica Vintera Edicole autorizzate alla distribuzione a Savona: Piazza Diaz di Mauro Sguerso - Via Torino 50R di Michela Sebastiani

Cappella di Villa Cambiaso presso cui sostava in preghiera Papa Pio VII

LA PROFEZIA DI BERGOLO RIGUARDANTE PAPA FRANCESCO

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el Vangelo di Matteo leggiamo: “Ed egli (Gesù) disse loro: «E voi chi dite che io sia?» Simon Pietro rispondendo disse: «Tu sei il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente». E Gesù replicando disse: «Tu sei beato, Simone, figliuolo di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo ma il Padre mio che è nei cieli. E io altresì ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»” (Matteo 16:14-18). Il “primatum Petrii” sembra confermato ancora una volta da quella che, da studioso laico appassionato di storiografia, non esito a proporre per l’appunto come una semplice curiosità di carattere storico. Forse, un teologo (disciplina di cui non sono competente) potrebbe collocare

quanto mi accingo a scrivere tra le potenziali profezie. Vengo subito al dunque. Tutti sappiamo che papa Francesco, al secolo Giorgio Mario Bergoglio, è, da parte di padre, di origine piemontese e più precisamente dell’astigiano; e ligure da parte di madre. Piemonte e Liguria, ad una data epoca, furono infatti terre di intensa emigrazione verso l’Argentina. Essendo savonese, ho sempre saputo che esiste, in zona collinare nelle Alte Langhe, un piccolissimo ed ameno borgo che si chiama Bergolo, detto il paese di pietra. Bergoglio, Bergolo: non può non stupire la similitudine del nome di famiglia dell’attuale pontefice e del borgo di pietra così vicino ad Alba. Un fatto curioso, davvero. Lasciando un

po’ correre la fantasia, mi sono detto: è quasi una profezia scritta in quelle poche case, una profezia scolpita da secoli nelle pietre di Bergolo. Si tratta di un comune autonomo, nonostante le piccolissime dimensioni. Una parentesi di quasi un ventennio l’aveva accorpato a Cortemilia dal 1929 al 1947. Cortemilia è un comune di poco meno di tremila abitanti ed ha una storia millenaria: la romana Cohors Aemilia. Con la sua torre medievale. Credo vi siano stati nuovi accorpamenti a fini di risparmi amministrativi e Cortemilia comprenda adesso Castino, Perletto e Bergolo. Ma forse Bergolo resta comune autonomo e centro culturale di primissimo ordine. Continua a Pag. 2


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Attualità

I centri confinanti sono Pezzolo Valle Uzzone, Levice, Torre Bormida. Il fiume Bormida scorre, infatti, in queste terre delle Alte Langhe. Castino è il punto collinare più alto. Ci troviamo come localizzazione ad un centinaio di chilometri ad est del capoluogo, Cuneo. Bergolo significa terra dell’erica o brughiera. Questa l’etimologia del nome dal tardo latino. Una storia anche in questo caso millenaria, come un poco più a Nord, Alba. L’Alba Pompeia dove nacque l’imperatore romano, Publio Elvio Pertinace, la cui sposa Flavia Titiana era di religione cristiana. Naturalmente, si trattava dei primi cristiani in clandestinità nell’impero romano. Papa Bergoglio adesso ha la profezia del suo avvento scolpita nella pietra di Bergolo. Che sia così, mi piace crederlo. In fondo, è tutta una questione di fede. Anche per quel che riguarda le profezie dei Papi. Quella di Malachia compresa. Secondo la profezia di Malachia, sembra avvicinarsi sinistramente, la fine del Papato e, visto che l’elenco sta per finire, Francesco dovrebbe essere uno degli ultimi. Ma la profezia di Bergolo sembra essere meno fosca. Anzi è addirittura una profezia ottimistica e rosea e interessa semmai la teoria dell’eternel retour. Lascia intravvedere, infatti, squarci di futuro ed è puntata su un avvenire più vicino alla natura come vicine alla natura sono le Langhe, con i loro boschi, ruscelli, animali, oasi serene di verde. Come tutta la scienza profetica, anche questa profezia è basata sulla pietra. Sul Monte Sinai, Dio scolpì le “tavole della legge” contenenti i Dieci comandamenti sulla pietra. Ciò, secondo la Bibbia, della tradizione ebraica. Queste tavole vennero consegnate a Mosè dando così l’avvio alla religione del popolo eletto. Come appunto ci assicurano le sacre scritture. Altre religioni, vedremo in seguito, tengono conto dell’importanza del regno minerale nella sfera della miracolistica, così come del regno vegetale oltre che, beninteso, del regno animale (comprendente beninteso le creature umane). Posso anche rilevare che nel caso in

Anno XIII n°69 - Giugno 2013 oggetto, la “profezia di Bergolo” o “profezia del paese della pietra” si basa sotto il profilo filosofico, su una serie di significative coincidenze che potrebbero anche essere riassunte nel detto latino in nomen omen. Il nome, in qualche sorta, rivelatore del fato, del destino personale di un singolo individuo, di una città, di una nazione, di un intero popolo. Atteniamoci ai fatti. Ed alla concatenazione di coincidenze singolari.

Sempre alla luce del “in nomen omen” posso ricordare che più a Sud di Bergolo esiste il paese di Bagnasco (sempre in provincia di Cuneo). Ora, se Bergolo richiama esplicitamente il nome dell’attuale pontefice Francesco (Giorgio Mario Bergoglio, di origine piemontese) quello di Bagnasco rivela in maniera ancora meno velata e più precisa quello di monsignor Bagnasco, presidente della Cei (la Conferenza Episcopale Italiana), uno dei “papabili” che, nella sua veste cardinalizia, ha partecipato al conclave che ha designato papa Francesco alla guida della Chiesa. A questo punto, con la prospettiva solitamente confermata che un papa verrà, post mortem, fatto santo, è più che ovvio che i due cognomi Bergoglio e Bagnasco sono sin d’ora destinati ad arricchire la storia del Papato e ad allungare la lista dei pontefici, dei santi o dei beati. È così che nasce la storia, compresa la storia profetica e miracolistica. Per un effetto di riflesso dualistico i nomi delle due piccole località piemontesi sono anch’esse già consegnate al grande libro della storia millenaria della Chiesa cattolica. Due paesi vicini come vicini lo sono i due personaggi storici in questione. Quanto all’inizio di veri e propri

VillaCambiaso pellegrinaggi a Bergolo, staremo a vedere ed in ogni caso non spetta a me pronunciarmi al riguardo. Sono un semplice giornalista che ha letto qualche cosuccia di storia delle religioni. Esistono cattedre universitarie di storia comparata delle religioni. A me basta qualche riflessione di carattere filosofico per indagare alcune verità che si affacciano –tutte, nessuna esclusa– sul grande oceano del mistero. Nella religione buddhista, Siddharta Gautama, detto il Buddha, chiama la pietra sulla quale era seduto a testimone della propria Illuminazione, che voleva negargli Mara, il dio dell’amore e della morte. Venendo alla scienza moderna, secondo i fisici quantistici una previsione matematica teorica (direi quasi una profezia) deve corrispondere a certi requisiti: 1) essere elegante; 2) contenere il meno possibile di elementi arbitrari o aggiustabili; 3) accordarsi con le osservazioni esistenti; 4) poter predire osservazioni future. Qui, ci troviamo di fronte a due nomi di paesi che preannunciano da secoli l’avvento di due grandi personaggi della Chiesa. Ci troviamo di fronte ad una provincia interessata: quella di Cuneo. Ma anche sotto certi aspetti a quella di Savona. E qui scaturisce una nuova coincidenza. Il primo italiano a giungere a Ciudad del Espiritu Santu y del Buen Aire, appena fondata dal governatore Pedro De Mendoza fu il navigatore savonese, Leon Pancaldo. L’arrivo provvideziale della sua caravella, incagliatasi al Riachuelo, fu la salvezza per la piccola comunità di conquistadores spagnoli. Erano rimasti senza viveri e stavano morendo letteralmente di fame. Le provviste della caravella di Pancaldo (diretta inizialmente in Perù) ma rifugiatasi sul rio della Plata dopo il naufragio di una seconda nave affidata al suo compagno, capitano Pietro Vivaldo salvarono tutti gli spagnoli della futura Buenos Aires. A proposito, la città appena fondata sul Rio de la Plata contava 76 abitanti. Come il borgo di Bergolo, almeno secondo le statistiche comunali del 2010. Franco Ivaldo


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Arte

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CARTELAMI Teatrini sacri, apparati effimeri per la devozione

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sperienze artistiche-artigianali nel campo delle espressioni devozionali, costruite per apparire in s pazi chius i, percepiti come ierofanici, nelle Chiese e negli Oratori, per l’esposizione del Santo Sepolcro nel tempo della Settimana Santa, o per i riti delle Quarantore –il tempo in cui si ritiene che Gesù sia rimasto a giacere nel Sepolcro– con esposizione dell’Ostia consacrata in un tabernacolo particolare, il Repositorio. Cartelami: le silhouettes (sagome, figure...), gli “attori” dei teatrini. Cartelami: gli elementi di contorno, i comprimari: quinte a pilastri, colonne e colonnati e porticati; e gli angeli, e gli alberi, i cartouches con fiori e frutti dipinti, e i teli, anche a fiorami o con scene della Passione, a delimitare lo spazio sacro... e le “velette” con raggiere a chiudere le installazioni; e candele e fanali e fiori di carta, di seta, di cera, anche con giochi di riflessi e irradiazioni luministiche e di incrociate illusioni prospettiche... Cartelami, quale scenografia spettacolare per meravigliare e indurre alla preghiera. Scopo ultimo nell’allestimento del Sepolcro: la meditazione sulle sofferenze del Cristo, nel caso delle Quarantore, l’adorazione dell’Eucarestia... ma anche per la novena dei defunti, l’Ottavario dei morti. I cartelami sono costruiti in cartone o in legno di castagno o di abete; non se ne sono ritrovati in cartapesta o in stoffa, due soli se ne conoscono in lastra di lamiera (banda stagnata) a Mondovì e a Castelnuovo Magra. Sono dipinti a tempera o a olio, rinforzati sul retro da stecche lignee di sostegno, fissati con chiodi, viti, grappe, bulloni. Appartengono prevalentemente ai secoli XVII, XVIII e XIX.

I personaggi singoli: le Marie, i san Giovanni e i soldati, i dolenti, manigoldi e profeti, giudei e angeli come “quinte” a scandire la illusoria profondità prospettica del teatrino; e i gruppi: Deposizione, Discesa dalla Croce, Flagellazione. Sono alti spesso al vero (o più). Installazioni, documenti di fede riscoperti, ritrovati, catalogati, studiati dopo un casuale ritrovamento nella Riviera di Ponente nel 1994. E proprio da quell’anno è iniziata l’avventura di Franco Boggero e Alfonso Sista (della Soprintendenza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici della Regione Liguria) sulla costa e nell’entroterra, a Savona, al chiuso dei depositi della Curia, e in Valbormida, nel Sassellese, nelle valli di Cuneo (pochi i ritrovamenti a Genova e nella Riviera di Levante). Accanto alla ricerca sul territorio, lo studio sistematico su documenti, archivi, registri. Allargata, ampliata attraverso contatti e scambi con altri studiosi, la ricerca si è estesa alla Toscana, Sicilia, Sardegna, e anche alla Contea di

Nizza-Alpi Marittime, la Catalogna, i Pirenei e la Corsica... “L’effimero per la devozione in tutta l’area Mediterranea” è stato oggetto, nel novembre del 2006, del Convegno di Perpignan, e oggi, a distanza di sette anni, di una mostra a Genova in Palazzo Ducale, Il teatro dei Cartelami, curata dagli stessi Boggero e Sista. Gli elementi degli spazi sacri, ritrovati, tutti restaurati lungo gli anni (e in questi ultimi con il massiccio intervento finanziario della Fondazione De Mari), composti in più casi nelle fedeli ricostruzioni del “com’erano” nelle occasioni del loro utilizzo annuale presso le loro comunità. E proprio tre nostri teatrini sacri sono i gioielli, i più importanti della mostra: quello di Ceriana (m 4.50 x 2.15) che si trova nella parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, autore Maurizio Carrega, portorino, alla fine del Settecento; quello di Porto Maurizio (il più ricco sito di cartelami liguri) conservato nell’oratorio di San Pietro al Parrasio: la celebre Deposizione dalla Croce (h m 5) con le tre scale, marchio della bottega Carrega, autori appunto, nel 1780, Tommaso Carrega e il fratello Maurizio. E infine il capolavoro indiscusso: Il Sepolcro istoriato della parrocchiale di San Matteo a Laigueglia (h m 15, 17 pezzi, 14 teleri), autore il pittore locale Giuseppe Musso. La scrivente si era avventurata a cercarli, questi effimeri, a fotografarli, capirli, studiarli negli anni 2003-2004 e poi ancora nel 2007, a Zuccarello, Salea, Andora, alla Pigna di Sanremo, a Ceriana, Sassello, Mondovì, Porto Maurizio. Ipotizza anche di averne individuato uno a Cengio Alto, un altro a Savona, nascosto nella sacrestia della Chiesa dei Gesuiti in via Guidobono, e un terzo nella casa madre delle suore di Santa Maria Giuseppa Rossello; aspira a leggere il complesso teatrino con “scala di Giacobbe” a Marmoreo di Casanova, in Val Lerrone, che potrebbe essere un vero e proprio scoop... E oggi da queste pagine invita tutti a programmare una visita alla intrigantissima mostra genovese di Palazzo Ducale, aperta fino a tutto Agosto. Flavia Folco


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Territorio

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AURELIA BIS: CASE DI VIA TURATI IN BILICO Gli abitanti “ostaggio” del grande cantiere

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iportiamo integralmente un articolo pubblicato il 29/3/2013 su “La Stampa”. Di seguito le riflessioni di Aldo Pastore riguardo l’esecuzione lavori alla realizzazione dell’Aurelia bis.

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ase di via Turati in bilico sullo scavo dell’Aurelia bis «E pensare che per ora i lavori sinora eseguiti sono stati soprattutto per la preparazione del cantiere». È questo il commento preoccupato di un abitante della zona bassa di via Turati, quella percorribile solo a piedi attraverso uno stretto sentiero che collega le abitazioni a lungomare Matteotti. «Poi, quando inizieranno gli interventi più importanti per la realizzazione della galleria e della strada, saremo sommersi dalla polvere e dal rumore, sempre che non vi siano sorprese negative sulla staticità degli edifici che si affacciano sullo scavo». Certo, vedere l’enorme cratere con i palazzi a lato a pochi metri dal perimetro del cantiere, fa una certa impressione. Nella parte bassa di via Turati vivono circa 200 famiglie, che si sono già battute per ottenere una stretta pista pedonale di collegamento con lungomare Matteotti. Sono loro, insieme agli abitanti della Rusca a pagare il tributo più alto in termine di disagi, per la realizzazione dell’Aurelia bis. «È come vivere un incubo –sottolinea un altro abitante dela zona– con nuovi percorsi per raggiungere la via Aurelia

e la parte alta di via Turati, senza più posti auto e una variante nel tragitto che allunga notevolmente il percorso stradale». Tra i commenti raccolti nella parte bassa di via Turati, anche quello riguardante i lavori ultimati in via Visca e in via Turati (alta) dopo la demolizione dei sovrappassi delle Funivie. «L’intera zona ha avuto beneficio, con più spazio e luce alle abitazioni, mentre noi continueremo ad avere solo disagi». Intanto i lavori di demolizione, perforazione e consolidamento attualmente in corso all’interno del grande “cratere” Miramare, proseguono senza sosta, anche in queste giornate di maltempo e a soli due giorni dalle festività pasquali. [M. C.] RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO DELL’AURELIA BIS

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alla Lettura dei servizi giornalistici, vertenti su questo argomento, sono emerse posizioni diverse, se non addirittura contrastanti sui diversi aspetti degli argomenti trattati; ad esempio, tra gli altri: - L’utilità o meno della realizzazione dell’intera opera - Le diverse ipotesi di accesso e di uscita della nuova arteria stradale - La proposta della creazione di un casello in località albamare - Il problema dello smaltimento di

due milioni di metri cubi di terra e roccia, residuati dagli scavi necessari alla effettiva realizzazione del progetto. - Al solo scopo di offrire un contributo (che mi auguro positivo) al dibattito, mi permetto, in primo luogo, di ribadire sull’argomento, in forma integrale, quanto già avevo scritto in data 23 Febbraio 2011, con relativi dubbi e perplessità: 1) Il Tracciato misura circa 5 chilometri e 200 metri e comprende unicamente il tratto di territorio compreso tra la Valle Del Rio Grana e Luceto (Comune di Albisola Superiore) e Corso Ricci (Comune di Savona); 2) La prosecuzione dell’AureliaBis da Corso Ricci fino alla strada di scorrimento per Vado Ligure non esiste nel progetto; questo futuro tratto viene dato per certo soltanto sulla base degli intenti (o dei desideri), unicamente nel tentativo di far accettare alla pubblica opinione l’attuale monco progetto. Lo stesso discorso va fatto per l’ipotizzato tratto a Levante di Albisola, in direzione di Celle Ligure; anche questo tratto non esiste nel Progetto e va, quindi, catalogato nel settore delle pie illusioni; 3) Nel tracciato previsto dal Progetto (e, quindi, nell’ambito territoriale di soli 5 chilometri e 200 metri) dovrebbero essere realizzate le seguenti opere: - Un grande Viadotto sul Torrente Letimbro - un Viadotto sul Rio Grana - L’allargamento dell’esistente Vi a d o t t o s u l To r r e n t e Sansobbia - Alcuni Viadotti secondari (e, tra essi, quello sul Ritano del Termine) - Quattro Gallerie Naturali assai significative (la “Cappuccini”, la “San Paolo”, la “Basci” e la “Grana”) per un totale di circa 3,9 chilometri di sviluppo lineare. - Alcuni tratti di Galleria in Artificiale - Va doverosamente ancora aggiunto che la Galleria che dovrebbe passare sotto il


VillaCambiaso “Castellaro” (alla periferia Sud di Luceto) non è progettata e, tanto meno, finanziata - Alcuni rami stradali secondari in corrispondenza degli svincoli; 4) Quasi tutto il terreno, interessato dal tracciato, presenta fenomeni di fragilità e di instabilità geologica; inoltre, alcune tra le ipotizzate Gallerie sono poste a ridosso di edifici e di manufatti civici, con conseguenti pericoli di stabilità degli stessi; In ispecie se dovessero essere forzatamente impiegate, durante i lavori, particolari tecniche perforatrici (uso di esplosivi, del “martellone demolitore”, della fresa o “talpa”, che dir si voglia); 5) Sono, intanto, in fase di avanzata attuazione le procedure di esproprio o di occupazione temporanea di terreni; quelle più eclatanti riguardano: - Capannoni di corso ricci (dove dovrebbe essere realizzato lo svincolo) - Capannoni di via schiantapetto (per il raccordo con il Viadotto sul Letimbro) - Due edifici di via Mignone (l’uno all’interno del tornante della via, l’altro posto lateralmente, sotto il quale passerà direttamente la galleria “Cappuccini”). - Sono, inoltre, state avviate le procedure che riguardano le zone di via Scotto, il capannone di Grana ed altre ancora; 6) Il Costo per la realizzazione dell’opera dovrebbe aggirarsi attorno alla vertiginosa cifra di 250 Milioni di Euro, ai quali potrebbero aggiungersi eventuali (ma, assai probabili) risarcimenti dei danni arrecati agli edifici delle zone attraversate, a causa degli assai probabili problemi di cantierizzazione. - In secondo luogo, desidero aggiungere, in merito allo specifico argomento delle Gallerie naturali ed artificiali ipotizzate, che sarebbe opportuno (se non, addirittura, logico) che la loro progettazione

Anno XIII n°69 - Giugno 2013 avvenisse in armonia con le norme, dettate dal Decreto Legislativo 5 Ottobre 2006, N° 264, che porta il seguente titolo: ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA 2004/54/CE IN MATERIA DI SICUREZZA PER LE GALLERIE DELLA RETE STRADALE TRANSEUROPEA

È pur vero che il Decreto, ora citato, fa riferimento alla rete stradale transeuropea, e quindi, in linea puramente teorica, le Gallerie, ipotizzate nel contesto dell’Aureliabis, potrebbero tranquillamente essere

escluse dal recepimento della direttiva della Direttiva Comunitaria, ma mi permetto di replicare a questa osservazione che l’attuazione delle norme legislative condurrebbe ad una maggiore sicurezza per i conducenti ed i trasportati all’interno delle gallerie progettate, tenendo conto, oltre tutto, che alcune di esse (ed, in particolare, quella dei “Cappuccini”) presentano tortuosità di percorso e consistenti variazioni altimetriche. Entrando maggiormente nel dettaglio, desidero aggiungere che le norme UE, sopra citate, prevedono precise disposizioni attuative sui seguenti argomenti: - Ventilazione: Nelle gallerie più lunghe di un chilometro e con un volume di traffico superiore a 2.000 veicoli per corsia, va sempre installato un impianto di ventilazione - Illuminazione: Le luci ordinarie devono permettere una visibilità adeguata sia all’ingresso che all’interno del tunnel, anche

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durante le ore notturne - Semafori: All’ingresso delle gallerie, debbono essere posti dei semafori, che permettano di bloccare le auto in caso di necessità, impedendo l’accesso all’interno - Vie di fuga e uscite di emergenza: Le uscite di emergenza sono obbligatorie se il traffico supera i duemila veicoli per corsia. Ogni via di fuga deve consentire l’uscita a piedi di chi si trova dentro un’automobile. Deve, inoltre, essere lasciato spazio sufficiente per l’arrivo dei soccorsi. - Piazzole di sosta: Nelle nuove gallerie bidirezionali di lunghezza superiore a 1.500 metri e con un volume di traffico superiore a 2.000 veicoli per corsia, qualora non siano previste corsie di emergenza, devono essere previste piazzole di sosta, a distanze non superiori a 1.000 metri per ogni senso di marcia e tra loro sfalsate. In sintesi, la realizzazione di gallerie coerente con le Regole Comunitarie consentirebbe non soltanto di garantire maggiore sicurezza e tranquillità ai passeggeri, ma anche alla nostra amata Italia (almeno in questa occasione) di essere in armonia con una visione Europea (e, quindi SovraNazionale) dei problemi, tenendo conto, oltre tutto, che ogni Nazione aderente alla CE deve adeguarsi agli standards, previsti dalla Normativa Comunitaria, entro il 30 Aprile 2019 (data che sembra apparentemente lontana, ma che è, invece, assai vicina, tenuto conto della complessità e delle difficoltà dei problemi da risolvere). In conclusione di questo Articolo ed al fine di apportare un contributo al dibattito in corso, voglio aggiungere che Il progetto complessivo dell’aurelia bis va attentamente discusso e riesaminato. Anche alla luce di tutte le altre considerazioni apportate da molti partecipanti, nel corso dell’assemblea della settimana passata. In caso contrario, rischiamo di creare una struttura dispendiosa e fine a se stessa, senza positive ripercussioni sul traffico e sull’economia del nostro territorio. Aldo Pastore


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Mostre

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“EOYKOS” Il “Gruppo dei Sei” a Villa Cambiaso

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a Roportiamo uno stralcio delle note esplorative sull’arte contemporanea e della disamina sulle opere artistiche del “Gruppo dei Sei” presentato a Maggio 2013 a Villa Cambiaso dal noto ed importante critico d’arte Alfredo Pasolino di cui tutti sono rimasti estasiati ed ammirati. Di seguito il contributo di Marco Pennone, docente di letteratura a Savona e critico d’arte.

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a mostra esplora questi interpreti dell’arte senza confini, nel segno sia della tradizione, sia nella sperimentazione di combinazioni interattive, capaci di unire o di interagire con una loro spiccata sensibilità, la pittura con la percezione intrinseca della poesia del segno, del colore, e dell’immaginario, catalizzatori dell’estasi d’emozione. Nello scandaglio di contrapporre ai sistemi cromatici, i diversi “modi di apparire del colore”. Con l’abilità del pensiero creativo, orientato nella psicologia delle percezioni estreme, maestre d’enigmi, perseguendo rivelazioni all’Infinito. Come nella felicità, la realtà non la si ha, ma vi si è. La realtà per il pensiero creativo non è un oggetto da afferrare, ma è un atmosfera, un orizzonte in cui si è inseriti. Questo vale per ogni artista ricercatore di idee, quanto per la filosofia: la realtà è un mare infinito, nel quale ci si immerge, si naviga. La biga dell’anima viaggia su questa superficie, per conoscerla e conquistarla. Tra differenze di livelli, dell’energia di visualizzazione e variabili strutturali, nello spazio e nel tempo, senza limiti. Dunque, percorrendo l’esposizione, rilevando le varie fasi di sviluppo culturale, da soggetto a soggetto, nelle differenziazioni dell’io-mentale, mi sovviene quanto diceva Michel Faucault: siamo invitati a considerare come mutevole, relativa, la realtà (del vero). “L’artista è un pellegrino all’interno del suo assoluto”. Ogni sua capacità in azione è fatta a livello di subconscio, e il pensatore, come ogni parola di sapere, intralcia l’azione.

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VillaCambiaso In pittura, pensare nel reale, è lasciare indietro tutta la conoscenza, entrare in questa regione, della dimensione occulta, come esploratori, senza alcuna idea preventiva. L’abilità dei nostri artisti, di essere

Mostre

Anno XIII n°69 - Giugno 2013 creativi, non solo conferisce libertà (esige liberta!), ma è orientata verso la bellezza sublime, giacchè, nella realtà del vero, questo è il vero mondo dei poeti, dei mistici. Il pensiero creativo, solo quando è

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tale, è affidato al processo percettivo, non al processo della memoria, con i suoi pensieri, con i suoi trabocchetti, perchè sono lontani dalla realtà. Lo scopo fondamentale del pensierocreativo, sta nel percepire (visualizzando come nelle pratiche dello yoga), la natura intrinseca di un problema, esaminato nel suo giusto e nel suo stile. Lo scopo principale dell’artista di strapparne la natura intrinseca (significato di creatività e di unicità...). Il che, nel gergo pensarepittura, si vuole segnalare il metodo, con il quale l’artista crea qualcosa di nuovo, di inedito, di rivoluzionario. L’opposto di ciò che già si conosce. L’artista è avanguadia dell’imparare, di essere esploratore dello sconosciuto, questo gli conferisce libertà. Pertanto l’artista è l’attore di esplicative esperienze metamorfiche, nella regione, oltre ogni propria definizione verbale, delle visualizzazioni, nei loro differenti livelli. E alle valutazioni emotive, dell’intrinseca natura delle cose e dell’umano, con tutto il carico del linguaggio simbolico. A testimonianza del loro modo di affrontare la modernità, l’armonia cromatica, dopo avere attraversato i momenti cruciali all’alba del nuovo secolo, dalla transavanguardia fino alla metafisica surreale. Alfredo Pasolino

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a mostra che si è inaugurata sabato 18 maggio 2013 a Villa Cambiaso è uno di quegli eventi che sicuramente resteranno a lungo nella mente e nel cuore dei partecipanti. E questo per vari motivi, in primis il valore degli Artisti e del critico-poetascrittore che li ha presentati: Alfredo Pasolino. Direi, come prima impressione, che questa mostra ha avuto un valore consolatorio: in questi tempi di bruttura estetica a tutti i livelli, dominati da un “kitsch” che si è insinuato in ogni settore, è consolante vedere come il “bello” esista ancora e costituisca quella che Paolo Levi definisce la “vitalità inarrestabile dell’Arte”. Perché questa mostra è essenzialmente “bella”, nel senso di perfetto adeguamento del contenuto ala forma e viceversa, nel senso di adesione ad un programma che si esplica in un “manifesto” di alto valore morale e di corposa sostanza


Mostre - Personaggi

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teorica. Un manifesto in cui ritroviamo parole ed espressioni che sembravano perdute, come “sogno”, “reale”, “vero”, “bello”, “Universo”, “Dio”… Vediamo ora chi sono gli Artisti, in ordine rigorosamente alfabetico. Mauro Braglia possiamo definirlo un “disegnatore, un pittore della scultura”, poiché tratta la materia con l’agilità e la dinamicità di uno schizzo,, con l’eleganza di un colorito tenue. Maurizio Brambilla aggiunge significati esoterici al suo surrealismo geometrizzante, ma i suoi “labirinti” non sono inquietanti come quello famoso di Stanley Kubrick in “Shining”, bensì rimandano ad una dimensione metafisica, ad un quid che sta sopra e aldilà del nostro universo. Paolo Golino colpisce ed incanta lo spettatore, sia che ritragga un Cristo in Croce o un Angelo o una figura mulìebre, per la sue incredibile perizia

tecnica (a volte ha un qualcosa di caravaggesco nell’alternanza luceombra) unita all’originalità e alla suggestione delle scene e dei soggetti. Di Luigi Pretin, il “caposcuola” e

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decano del gruppo, ho già detto e scritto molto in precedenti occasioni, e mia è la definizione della sua pittura come “Realismo magico”, con riferimento alla corrente letteraria di Bontempelli; ma nei suoi quadri non sai mai dove finisce la realtà e inizia la

VillaCambiaso magia e, viceversa, dove la magia diventi reale: in questa formula “reversibile” consiste il perenne richiamo della sua arte, per tacere, naturalmente, della smisurata perizia tecnica. Rosario Scrivano abbina il concetto ovidiano di metamorfosi ad una pittura che risente dell’esperienza grafica più raffinata ed evoluta, sì che la sue opere sono vere e proprie “scene in movimento”. La pittura di P a o l o Te r d i c h , p u r richiamando l’Iperrealismo, si risolve in un magico “gioco di specchi”, in cui ogni particolare rimanda a una realtà misteriosa che sta “oltre”. Mi sia consentito, in chiusura, riconoscere, da critico, la sensibilità, la cultura, l’humanitas di Alfredo Pasolino, che ha svolto una magistrale presentazione del gruppo e di ogni singolo Artista.

RICORDANDO PINO CAVA Nipote Giuseppe Cava “Beppin da Cà”

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oi della redazione di Villa Cambiaso abbiamo appreso con dolore e sconcerto la scomparsa del nostro importante socio e collaboratore Geom. Pino Cava, nipote del poeta dialettale “Beppin da Cà”. Riportiamo tre fotografie eseguite in occasione della mostra di Pio Vintera, organizzata dall’amico Pino Cava utilizzando montaggi di tubi innocenti, cavalletti e altri attrezzi dell’edilizia, ispirandosi ai soggetti delle opere artistiche. Montaggio originale per sistemare i grandi quadri in una cornice realistica ed intrigante. Così lo ricordiamo.

Marco Pennone


ASSOCIAZIONE NAUTICO LEON PANCALDO

LA VOCE DELL’

ESTRATTO AUTONOMO DELLA RIVISTA VILLACAMBIASO

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A.LP.

N° 20 - Giugno 2013 - Redazione: A.LP. - Via Torino, 22 R - 17100 Savona - Tel: 349/6863819 - E-mail: vintera@villacambiaso.it

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PIO VINTERA

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a pubblicazione di un volume sulla storia dell’Istituto Nautico savonese è stato uno degli impegni statutari dell’A.LP., l’Associazione Leon Pancaldo nata durante una riunione di ex allievi a Giusvalla e costituita nell’ottobre del 2007 presso la Lega Navale da 26 soci fondatori tra cui il capitano Franco Recagno. Questi ha avuto poi un ruolo molto importante nel ricercare e prendere contatto con tutti coloro che avevano frequentato il Nautico –e che oggi sono membri dell’Associazione– ed è stato uno dei più convinti sostenitori della nascita del libro e della sua divulgazione. Oggi questo progetto è diventato una realtà grazie alla prof.ssa Irma Dematteis che per due anni ha consultato documenti, registri e fonti di varia natura presso archivi, biblioteche, istituti scolastici della città –e non solo– al fine di ricostruire le vicende di una scuola che ha accompagnato l’evoluzione culturale, economica e sociale di Savona per quasi due secoli. Le riprese fotografiche dei quadri dei licenziandi e la loro rielaborazione ai fini della stampa sono opera dei capitani Giuseppe Rosso e Gianfranco Presotto ed hanno richiesto un notevole impegno: la ricerca –quando possibile– delle riproduzioni di quei quadri e delle fotografie i cui originali erano andati perduti, la precisa e puntuale ricostruzione, ove vi erano lacune e deterioramenti, le competenze nell’uso dei programmi informatici. Il forte legame con la scuola, con i compagni della gioventù e con i professori è stato determinante per quanti hanno voluto questo libro. La passione per la ricerca e per la memoria storica ha accompagnato coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione. Noi tutti ci auguriamo che la storia del

Nautico, rigorosa e documentata, sia non solo la testimonianza di una importante realtà scolastica del passato, ma che possa offrire criteri e indicazioni per il futuro ai giovani di oggi che scelgono la via del mare. GRUPPO BANCA CARIGE

FONDAZIONE AGOSTINO

D E

Provincia di Savona

Cas sa

di

MARIA

M A R I ri sp ar mi o di

Sav ona

Comune di Savona

Palazzo Nervi della Provincia di Savona Via IV Novembre

13 Luglio 2013 ore 10.00 Presentazione del libro realizzato dall’Associazione Nautico Leon Pancaldo (A.LP.) Associazione Nautico Leon Pancaldo Savona

Il Nautico dal 1823 ad oggi

a cura di Irma Dematteis

IL LIBRO DEL NAUTICO DI CLAUDIO TAGLIAVINI

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’Associazione Nautico Leon Pancaldo (A.LP.) di Savona ha pubblicato nell’aprile 2013 un volume dedicato: “A tutti quei giovani che in passato e nel presente, pur conoscendone la durezza, hanno scelto la vita del mare” Il volume, a cura della professoressa Irma Dematteis, raccoglie numerose testimonianze, foto e documenti relativi agli allievi e agli insegnanti che si sono succedutì nel prestigìoso Istituto savonese. La prima parte del volume tratta la storia della marineria savonese e la collocazione delle varie sedi della

La sede operativa A.LP. a Villa Cambiaso è aperta il 1° martedì di ogni mese dalle 17.00 alle 18.00. Luglio e Agosto esclusi. Tel: 349 6863819

scuola stessa. Una particolarità per tutte: dal 1856 al 1860 l’Istituto Nautico ebbe sede presso il Civico Ospedale di Corso Italia. l giornali cittadini ben presto ebbero a scrivere, come si legge sulla Gazzetta di Savona del 18 gennaio 1868: “[...] la creazione di un Istituto Reale di Marina Mercantile in questa nostra Savona, il quale, checchè ne dicano incontrario taluni, spinti da non sappiamo qual spirito di perversa malignità o di subdole mene, diede ottimi risultati fin dal primo anno della sua esistenza, aumentando la schiera dei capitani marittimi savonesi di parecchi giovani teoricamente istruiti ed esperti per la preventiva pratica da essi sostenuta nei viaggi di lungo corso [...]”. Dal 1912 l’Istituto fu trasferito in piazza Cavolletti dove rimase fino al 2003 licenziando ogni anno numerosi capitani di lungo corso e direttori di macchina. Nelle pagine successive segue l’elenco dettagliato degli insegnanti e degli allievi e una raccolta dei manifesti d’apertura della scuola a partire dal 1855. Un intero capitolo del volume è dedicato all’originale tradizione di esporre nelle vetrine cittadine il quadro con le foto dei licenziandi e dei professori che li hanno seguiti durante tutto l’arco degli studi. Questa tradizione prosegue anche ai giorni nostri e notiamo, con piacere, che dagli anni ‘80 del novecento sono tanti anche i volti femminili. Sabato 13 Luglio ore 12.30 (dopo la presentazione del libro nel palazzo della Provincia di Savona): Pranzo del cinquantenario dei diplomandi capitani dell’Istituto Nautico Leon Pancaldo di Savona presso la trattoria “Madonna del Monte” (Via N. S. del Monte, 70; 17100, Savona). Consegna delle medaglie e del libro “Il Nautico dal 1823 ad oggi”


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IL NAUTICO NELL’ANNO SCOLASTICO 1944-45 Professore di Matematica al Nautico, il Ten. Colonnello Enrico Roni

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i scuso per l’accostamento: Enrico Roni era un eroe, io ero uno studentello sfaticato. L’impresa del Com.te Roni a Savona è nota, specialmente nell’ambiente portuale: l’8 e il 9 Settembre 1943, nonostante gli ordini superiori, ambigui e difficili da ottenere, mentre i tedeschi stavano occupando militarmente la città e il porto di Savona, con l’ufficiale tedesco di collegamento alla Regia Marina, Capitano di Corvetta Wilhelm Smiths, spesso presente in Capitaneria, il Com.te Roni riuscì ad aprire l’ingresso del porto e a far uscire le navi valide dirette a Sud per evitare la cattura da parte dei tedeschi. Le altre: una grande e nove minori, per un ton nellaggio complessivo di 39130 TSL, le f e c e a u t o a ffondare bloccando l’ingresso del porto. Comunque chi volesse saperne di più può informarsi presso la Società Savonese di Storia Patria che ha fatto uno studio in proposito. Io abitavo a Porto Vado, con i genitori e un fratello più giovane. Dopo le elementari mi avevano iscritto in una scuola che a Vado non c’era. Tutti i giorni degli Anni Scolastici che si succedevano prendevo il tram (a Porto Vado c’era il capolinea) e andavo a scuola a Savona. A Giugno 1944 ero finalmente riuscito a finire la Terza Avviamento Commerciale, una scuola nella quale odiavo quasi tutto quello che dovevo studiare. Confesso che, nonostante il mio fresco Diploma, nella Partita Doppia, non ero mai ben sicuro se dovevo registrare certe cose in attivo o passivo. Avevo preso la grande decisione: Sarei andato al Nautico. Ma gli ostacoli sembravano insormontabili. Il più difficile era che il Diploma di Terza Avviamento non mi serviva, dovevo avere il Diploma di Terza Media. Comunque decisi di lavorare seriamente. I miei genitori,

superate le prime perplessità sul mestiere pericoloso del navigante, si impegnarono insieme a me. Io mi rivolsi al Professore di Computisteria che gestiva anche una scuola privata alla Villetta. Mi disse che poteva prepararmi per la Terza Media e io potevo farcela. Avrei avuto bisogno di concentrazione e di tranquillità per studiare con grande impegno, tutti i giorni. Abitare provvisoriamente a Savona per frequentare la Scuola Privata alla Villetta senza perdere tempo nel raggiungerla. Mia madre andò da una figlioccia di mio padre che abitava con il marito, in via Poggi, non avevano figli. Negli anni

precedenti avevano ospitato un ragazzo che si preparava per andare all’Accademia Navale di Livorno, (ciò mi parve di buon auspicio). A Porto Vado ultimamente la vita si era complicata: praticamente dormivamo nel rifugio vicino casa (una galleria che attraversava la collina), erano aumentati i bombardamenti, era anche caduta una bomba vicino casa. Abitavamo al quarto piano. Quando suonava l’allarme, se eravamo in casa, dovevamo scendere a precipizio le scale, per andare di corsa nel rifugio. Via Poggi invece, è lontana dal Porto e perciò era anche lontana da altri possibili bersagli per i Bombardamenti. L’appartamento di Savona era a piano terra comunicante con il giardino. La cantina seminterrata sotto l’appartamento sarebbe diventata il mio studio, avrei anche evitato di

prendere il tram tutti i giorni. Mia madre aveva pensato bene. Mi sistemai subito in cantina, il cane di casa mi faceva compagnia. La figlioccia diceva che non aveva mai visto uno studente così impegnato, in effetti non avevo mai fatto così prima. Lo scoglio più grande era il latino. Il direttore della scuola privata mi faceva coraggio dicendomi: “c’è la guerra, gli esaminatori saranno indulgenti, il governo ha temporaneamente, aboliti gli esami scritti, i colloqui sono più facili” ecc. ecc. Venne il giorno dello Esame di Ammissione, risultato: Respinto. Prima di riprendere la descrizione dei miei guai, devo aprire una parentesi: (chiedo scusa ai miei tre Lettori) l’Anno Scolastico 194445 fu l’anno conclusivo della r i f o r m a s c olastica: Prima, per entrare nelle S cuole Superiori, come il Nautico, era necessario avere il Diploma della Q u i n t a E l ementare. Lo studente doveva fare quattro anni di corso inferiore più quattro anni di corso superiore per avere il Diploma. Adesso per entrare nelle scuole superiori occorre il Diploma di Terza Media, fare un corso di cinque anni, superare l’Esame di Maturità e si è diplomati. Chiusa la parentesi. Per effetto della riforma, se il mio Esame d’Ammissione fosse stato positivo sarei andato (solo in quell’anno) nella Seconda Classe, siccome ero stato respinto, era facoltà della Commissione d’Esame sottopormi ad un colloquio e, in base al risultato di esso, decidere di iscrivermi o no alla classe inferiore, cioè alla Prima Classe. Per me sarebbe andato benissimo, anno più o anno meno, lo importante era entrare nel Nautico. La sede storica del Nautico (in Piazza Cavallotti) era stata requisita dal Governo per farne la Caserma del Reggimento San Marco. Di


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conseguenza il Nautico era stato spostato in una sede provvisoria in Via Manzoni dove, purtroppo, è finito a n c h e a d e s s o . Vi s t o l ’ e s i t o dell’esame, il Direttore della scuola Privata mi aveva detto di andare subito a parlare al Preside. Il Preside del Nautico si chiamava Baldino era venuto dal Sud diversi anni prima, trasferito dal Ministero. La Segretaria mi disse che era uscito ma sarebbe sicuramente tornato prima di Mezzogiorno. Scesi in strada per attenderlo. Infatti lo vidi arrivare sotto i Portici di Via Paleocapa, gli andai incontro e, appena mi vide, disse: “Bravo devo conferire con te, andiamo in Presidenza”. Mi affiancai e feci una delle mie “gaffe” mi ero messo alla sua destra, mi disse subito, con voce normale: “Passa dallo altro lato”. Rimasi meravigliato: Data l’imponenza del personaggio (mi ricordava il Duce che vedevo al Cinema nei Cinegiornali Luce) mi sarei aspettato un forte rimprovero di tipo militaresco. In Presidenza mi disse che avevano incaricato il Professor Cuneo, Insegnante di francese, di esaminarmi, mi disse il giorno e l’ora e di portare l’Antologia di francese, fu una piacevole sorpresa, mi aspettavo il latino dove ero andato male. L’Avviamento non era riuscito ad insegnarmi la Partita Doppia, colpa mia, mi aveva interessato nel francese, avevo anche studiato a memoria (per conto mio) le parole di tutte le strofe della “Marsigliese”. Comunque, preso dall’euforia, volli strafare. Mi allenai ad aprire l’Antologia alla pagina che avevo scelto, senza segni. Andai in cantina a prepararmi: il cane di casa mi aveva adottato e veniva sempre a sdraiarsi vicino a me mentre studiavo in silenzio. Si annoiava perchè sbadigliava ma rimaneva lì. Quando

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lessi l’Antologia in piedi, declamando a voce alta, pronunciando le parole con forza, il cane si alzò guardandomi con interesse e parve gradire la mia “performance”. All’indomani il Prof. Cuneo mi disse di aprire la Antologia e leggere. Dopo un pò mi disse “basta e arrivederci”. Non disse altro ma avevo capito che era soddisfatto. La Segretaria mi disse di tornare il giorno dopo con un genitore per fare la iscrizione, dire che ero felice è troppo poco. Il primo giorno di scuola venne anche il Com.te Roni, naturalmente era in borghese, tutti gli altri lo erano. Io conoscevo solo il Preside e il Prof. Cuneo. Anche i miei compagni che, provenivano dalle classi inferiori, non dissero niente, era solo un professore nuovo. Le navi affondate alla imboccatura del porto si vedevano bene dalla Via Aurelia, specialmente provenendo da Albisola. Non credo che se qualcuno avesse saputo del legame del nuovo professore con le navi non lo avrebbe detto. Io conoscevo quello che i Portuali dicevano dei fatti dell’8 e 9 Settembre: non facendo nomi dicevano: Qualche volta “il Comandante” o “la Capitaneria” non per discrezione ma perchè quello era il loro modo di esprimersi. Io frequentavo il il porto e sentivo quello che dicevano i Portuali, mi interessava molto. Ero anche andato sulla diga sottoflutti per vedere, da vicino le navi affondate. La più grande era una posacavi, la “Città di Milano” che, affondando, si era rovesciata, le altre erano più piccole, comunque l’entrata del porto era bloccata. Tutti chiamavano Roni Professore, infatti era laureato in matematica. Il primo giorno di scuola al Nautico mi impressionò perché era molto diverso dagli altri che avevo passato: Al mattino il Portiere apriva il

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portone mentre il bidello suonava la campana. Noi salivamo le scale. Arrivati al pianerottolo del II piano, c’era il Preside Baldino, ritto in tutta la sua imponenza, vicino alla porta che si apriva sul corridoio delle aule. Noi dovevamo passare davanti a lui, salutarlo romanamente guardandolo in faccia, lui, ogni tanto, faceva un cenno di compiacimento. Questa Cerimonia si svolse tutti i giorni fino al 25 Aprile 1945. Durante l’occupazione delle Forze Partigiane, un gruppo di studenti nautici prelevò da casa il Preside e lo condusse alle Carceri di S. Agostino. Era quello che prescrivevano gli occupanti per persone notoriamente fasciste. Il Preside fu trattenuto. Dopo la chiusura dell’Anno Scolastico 1944-45 a metà Giugno 1945 rividi il Preside nell’atrio della attuale Prefettura, allora era la Caserma e il Comando della Polizia Partigiana. Baldino era apparentemente libero ma passeggiava nell’atrio e non scendeva mai in Piazza Saffi. Non aveva il portamento di quando era Preside ma era in buona salute. Avrei potuto andare a parlargli ma mi sentivo timido ed imbarazzato, così non lo feci. Dopo la riapertura delle scuole (Ottobre 1945), non lo vidi più. In seguito seppi che era tornato nel Meridione dove riprese a fare il Preside fino alla Pensione. Ne fui contento perché, nonostante le sue pose, sono sicuro che mi aiutò ad entrare nel Nautico. Il Prof. Capasso fece le funzioni di Preside, dopo Baldino fino all’arrivo del Preside designato, il Prof. Arrigo Depoli, profugo dalla Dalmazia. Il Com.te Enrico Roni, congedato perché non aderì alla Repubblica di Salò, fu reintegrato nelle sue funzioni di Com.te della Capitaneria di Savona, prima dal Comitato di Liberazione Nazionale, successivamente dai suoi Superiori di Roma, con un elogio scritto per il suo comportamento nei giorni 8 e 9 Settembre 1943. Nonostante il disagio del doppio lavoro, portò avanti i suoi impegni di Professore del Nautico fino alla fine dell’Anno Scolastico 1944-45 contemporaneamente ai suoi doveri come Comandante della Capitaneria. L’Ammiraglio (CP) Enrico Roni è deceduto nel 1992, è sepolto nel Famedio di Savona del Cimitero di Zinola. Il 19 Novembre 2010 gli è stata intitolata una piazza nella Vecchia Darsena. C.L.C. Dino Bolla


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NAVE SCUOLA GIORGIO CINI 1951-1965 La Giorgio Cini rimessa a nuovo dalla Marina Francese

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ome tutti coloro che vanno per mare, sanno che la vela è la base di tutto ciò che concerne, le scoperte, i commerci, la conoscenza degli usi e costumi dei vari popoli, i marinai da sempre, Fenici, Vikinghi, Arabi, dal Mediterraneo che non per nulla è la culla della civiltà, quindi chi va per mare diventa un “corpo” ci si può considerare una categoria che non ha nulla in comune con altri. Siamo cittadini del mondo. La nostra apertura mentale ci permette in molti casi di comprendere anche oggi, molte situazioni e mentalità nel mondo che la stragrande maggioranza delle persone non comprende. Vorrei tornare all’oggetto del mio scritto, e quindi faccio riferimento a quanto già scritto dal collega Cap. Giorgio Capellano nel Novembre 2012, che ricordava a molti di noi, questa bellissima nave, oggi rimessa all’onor del mondo, più bella ed attuale che mai nonostante i suoi 117 anni, grazie alle Casse di Risparmio Francesi, è un vanto ed una priorità nazionale Francese, di cui è la più bella nave della Marina Francese. Oggi la nave “Belem” dismessa nel 1965 dopo 27 anni di onorato servizio come Nave Scuola per gli Istituti Nautici Italiani, di base a Venezia presso l’Istituto Scilla nel porticciolo dell’Isola di San Giorgio maggiore, in 27 anni diversi allievi del Nautico di Savona sono stati svezzati come primo imbarco, poco più che bambini, su questa nave che dalla Fondazione Cini, era stata trasformata dal piu grande panfilo al mondo che era stato, in una Nave Scuola, che per poter manovrare meglio nel Mediterraneo ed avere minor equipaggio con la possibilità di imbarcare più allievi, fu attrezzata come Nave Goletta, vedi Palinuro della MM, armata con 3 alberi, Trichetto armato con vele quadre, Maestra e Mezzana attrezzati

con vele auriche, varie vele di taglio, fermo restando come in origine il Bompresso con i fiocchi, giusto per dare una precisazione, anche il Palinuro fu costruito in Bretagna a Nantes per trasportare merci. Quando scoperta per caso in abbandono da un

confrontarci con nostri coetanei delle Isole, del Sud e dell’Adriatco, vedendo e confrontando le ns attitudini, molte volte noi del Leon Pancaldo potevamo apprezzare la preparazione che ci veniva data in questa scuola che era una Scuola con

Ing. Francese, fu acquistata e fatta tornare in Francia nel 1972, con un rimorchio via mare da Venezia a Nantes, fu ritrasformata come inizialmente costruita dai cantieri di Chatenay sur Loire, per le rotte mercantili in Brigantino A Palo, così come la vediamo oggi, un meraviglioso Brigantino A Palo, 3 alberi, Trinchetto a vele quadre, Maestra a vele quadre e la Mezzana a vele auriche. è stato deciso che dal prossimo anno la “Belem” tornerà dopo tanti anni ancora un po’ nei mari Italiani. Per la gioia dei nostalgici e degli appassionati, la Fondation Belem ha deciso di dare una nuova visibilità a questa nave che ha curato per ben 27 anni, gli allievi nautici, ed io mi onoro di essere stato ancora sebben tra gli ultimi a calcare la coperta di questa Meraviglia della marineria, era il nostro distacco da casa, dalla mamma, ci dava già la possibilità di integrarci e

la “S” maiuscola. La Fondation Belem, insieme al Sindaco di Venezia confermano che la nave sarà di nuovo a Venezia nella Primavera 2014, avrà una degna cornice di festa, per essere visitata e ricevere quella che a ragione è considerata la più antica nave, ancora in attività nel mondo, come risulta dai registri del Bureau Veritas. La Nantes Shipping Company è responsabile della navigabilità della Nave in conformità con tutti i requisiti richiesti oggi. La Fondation Belem, ha preso anche l’iniziativa di aprire anche dall’Italia, programmi di stages a pagamento, con partenza ed arrivo a Venezia. Potrebbe essere per qualcuno di noi, ritornare almeno a vederla dopo 50 anni e piu, una vera chicca per gli amanti della vela. C.L.C. Riccardo Roemer de Rabenstein


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STORIA DEI NAUTICI dal 1816 al 2012 dal Regno di Sardegna alla Repubblica Italiana

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’istruzione nautica a Genova ed in Liguria è certamente più che bimillenaria, come non ricordare che negli oramai lontani secoli del medioevo furono proprio i liguri e gli italiani ad insegnare l’arte del navigare e la cartografia all’Europa, come non ricordare i Vivaldi, Lanzerotto Malocello, Nicoloso da Recco, Antoniotto Usodimare, Antonio da Noli, Cristoforo Colombo coi fratelli Bartolomeo e Giacomo, ed il figlio Diego, Giovanni e Sebastiano Caboto, Leon Pancaldo, e tanti altri navigatori del tempo antico, che popolavano le corti e scuole straniere e che frequentavano abitualmente in specie i porti del Mediterraneo e dell’Europa del Nord. I naviganti del passato avevano certamente cognizioni abbastanza precise di matematica, di astronomia, di metereologia, ma soprattutto avevano una grande conoscenza pratica dei mari, delle terre, dei porti in cui navigavano ed approdavano, oltre che delle manovre veliche e marinaresche in genere, acquisita dalla pratica di bordo. Nelle maggiori città marittime non potevano certo mancare insegnanti privati ed anche Scuole di Nautica vere proprie fin dal medioevo, i titoli nautici per le navi maggiori erano anche allora conferiti (come da documenti d’epoca) dall’autorità marittima. Per gli Ufficiali della Marina Miliare fin dal 1815 era stata Istituita la Regia Scuola Nautica a Genova, prevista dal Regolamento Marina Militare del 1815, con Direttore (il primo fu il Cav. Di Gran Croce Ricca di Castelvecchio) e nutrito organico, da cui si originò poi l’Accademia Marina Militare di Livorno nel 1881. In Italia vere e proprie scuole nautiche statali per la Marina Mercantile vennero promosse dal Regno di Sardegna del secolo XIX, quella di Genova è certamente la più antica in quanto venne istituita con Regia Patente del Re di Sardegna di Vittorio Emanuele I del 9 marzo 1816 n° 41. Con successive Regie Patenti del Re Carlo Felice del 13 Gennaio 1827 n° 2002, veniva precisato ed aggiornato tale regolamento e confermata la parte relative alle scuole nautiche, Art. 32, nelle città di Genova, Nizza e Cagliari. Agli inizi del XIX secolo i titoli di

Padrone marittimo e Capitano di 1.a e 2.a Classe, dopo gli studi nautici (che si iniziavano a 12 anni) venivano rilasciati dopo un congruo periodo di tirocinio (circa tre anni più il servizio militare), a norma di tali regolamenti, previo Esame a Genova al Consolato del Mare (Conservatores Maris in antico) di Nautica e Matematica da una Commissione composta da un Maestro di Nautica di 1.Classe e da due Ufficiali superiori di Marina, gli Istituti erano sorvegliati e diretti da un Capitano di Vascello. Per gli allievi bocciati doveva precisarsi se era stato per difetto d’ingegno o per poca applicazione! Una disposizione di poco successiva del 1816 dell’Ammiragliato prescriveva poi che le patenti rilasciate dai precedenti governi (Impero francese, Repubblica ligure e Repubblica di Genova) dovevano essere presentate per essere aggiornate al nuovo ordinamento della Marina; tale disposizione conferma l’esistenza di Scuole Nautiche ed insegnanti privati almeno fin dalla fine del settecento. La sede, dal regolamento del 1816, doveva porsi in ambito portuale (ora non individuabile essendo da tempo scomparso il fronte del porto di allora) e la cancelleria a carico allievi. È da ricordarsi che in quei tempi non esistevano scuole pubbliche, ma solo ottime scuole private ecclesiastiche di tipo umanistico non nautiche, necessarie invece col sempre maggiore sviluppo della marina; un Regio brevetto del 12 dicembre 1840 regolamentava poi in modo più preciso i programmi di tali scuole (nel regolamento del 1816 veniva precisato che la preparazione di un Capitano doveva essere analoga a quella di sottotenente di vascello della Regia Marina). Con la cessione di Nizza alla Francia la Scuola Nautica passò a Sanremo (1860/1879), ad Oneglia (1856/1862), ed infine a Porto Maurizio nel 1864 (ora Imperia), e continua fino ad oggi, sia pure con varie soluzioni di continuità e di Enti promotori, con l’Istituto Nautico Andrea Doria. Nel 1856 venne istituito una Scuola comunale di Nautica a Savona, ora Istituto Nautico L. Pancaldo, promossa dal prof. Stefano Prato. Presso le Scuole Tecniche della

Camera di Commercio (istituite nel 1846) vi era inoltre in Genova una Scuola Nautica e d’Architettura navale, dal 1854 al 1865, mantenuta dalla Camera di Commercio locale, che però venne poi fusa con la Scuola Nautica Governativa assumendo il nome di “Istituto Reale di Marina Mercantile” con i R.D. del 1 ottobre 1865 n. 2577 e 22 dicembre 1866, come pochi altri Istituti in Italia. Nella seconda metà dell’ottocento iniziò la navigazione a vapore, e nacque pertanto la specializzazione di Macchinista navale (nel 1865 troviamo già una scuola per Macchinisti navali di pertinenza Marina militare), la navigazione a vela proseguì però fino al primo decennio del novecento. Nasceva la moderna marina; la vela cedeva al vapore (nel 1871 troviamo i primi diplomati Macchinisti navali dell’Istituto tecnico), il legno al ferro (nel Cantiere della Foce veniva varato nel 1866 il primo bastimento italiano in ferro), e stava formandosi una grande flotta mercantile e militare italiana. Nel 1875 fu istituito (dal Comune di Camogli) l’Istituto Nautico di Camogli, auspice il Prof. Lazzaro Bertolotto, ora Cristoforo Colombo, accorpato poi dal 1992 al San Giorgio di Genova in forza Legge razionalizzazione rete scolastica. Nel 1917 con D.L.L. n° 1661 del M.P.I. vennero elevati a 4 anni tutti e tre i corsi, potenziate le lingue straniere (Francese e Inglese) e dato grande incremento alle esercitazioni pratiche, tale ordinamento annuale rimase invariato anche con la successiva Riforma Gentile del 1923. Dal 1919 e il 1929 gli Istituti Nautici, che nell’ottocento erano passati dalla Marina Militare alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura, Industria, Commercio e poi del Ministero Pubblica Istruzione, furono nuovamente in gestione alla Marina (di quella epoca datano gli alberi di veliero per l’esercitazioni), poi passarono nuovamente al Ministero Pubblica Istruzione. Venne subito preso in considerazione il problema di una sede più degna in luogo della comune sede della Zecca, di fatto fu costruito il palazzo neogotico di piazza Cavour, ma purtroppo vi venne invece sistemato il


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Comando Guardia di Finanza (Caserma S.Giorgio); all’Istituto, che nel frattempo ha assunto la denominazione di San Giorgio, nel 1921 fu assegnata l’attuale sede di piazza Palermo, in via provvisoria perché ritenuta inidonea dalla Giunta di Vigilanza. Gli iscritti nell’ottocento e primi decenni del novecento erano un centinaio o poco più, poi con le guerre e la costruzione delle grandi navi salirono a più centinaia fino agli anni trenta per poi diminuire ad un minimo storico di 92 nel 1936, e risalire nel secondo dopoguerra. Il problema della sede nuova per l’Istituto venne spesso sollecitato, e negli anni ottanta e novanta anche con manifestazioni di piazza degli studenti e articoli sui giornali. Scrive il preside G. Levi che nel 1953 il numero allievi “raggiunse i 785 iscritti (tutti in Piazza Palermo) mentre la capienza Istituto non potrebbe accoglierne che a stento meno della metà”, in seguito venne poi in aiuto la Succursale in Corso Galilei, nel 2001/2 trasferita in Via Lomellini. Si parlò negli anni cinquanta di trasferimento in Porto alla Batteria della Stella (da ristrutturarsi), fu poi fatto anche un progetto preliminare per insediarlo al Cembalo in Darsena negli anni ottanta (poi naufragato), si propose poi anche di trasferirlo al Palazzo Congressi Fiera Genova, assegnato poi ad altri, al Silos Ennebique, e per finire nel 1998 alla Fiumara (proposta che il Collegio Docenti bocciò subito), finalmente nel 2000 auspice la Provincia si arrivò al Progetto attuale elaborato nel 2002 (ora in corso esecuzione), che venne poi approvato definitivamente non senza contrasti (si propose da alcuni d’insediarlo al Porto di Voltri) in Conferenza di Servizi solo nel giugno 2003. Alla fine degli anni novanta purtroppo tutte le due Sedi (Genova e Camogli, accorpata nel 1992) e la Succursale si presentavano in stato di notevole degrado, per Piazza Palermo si provvide però ad un modesto restauro immediato ; la sede di Camogli (del 1939) venne invece ristrutturata e messa a norma nel 2000/2003. I laboratori sia di Genova, sia di Camogli vennero comunque migliorati o rinnovati. Pure la Stazione a mare ed il Laboratorio costruttori, interessati ai lavori di ristrutturazione in Porto,

Anno XIII n°69 - Giugno 2013 subirono vari spostamenti durante gli anni duemila. I PROGRAMMI DI STUDIO Nel 1961 con la estensione dell’elettricità sulle navi e sugli strumenti della navigazione (radar) si ebbe un primo sostanziale mutamento e aggiornamento dei programmi; aggiornamenti radicali si hanno poi con le successive sperimentazioni, comuni in tutti i Nautici. 1981: Progetto “Orione”: il gigantismo navale, la generalizzazione degli impianti elettrici a bordo, lo sviluppo della strumentazione elettrica, i controlli su base elettromeccanica delle enormi quantità di energia e potenza, installate a bordo per la propulsione, per i servizi ausiliari e per la navigazione, richiedono una ulteriore riorganizzazione dei programmi. In quegli anni l’Istituto a Genova raggiunse il massimo numero di iscritti: ben 1112 nel 1980! i mille allevi furono superati solo negli anni 1957/59 e 1978/82. Purtroppo il numero di allievi che seguivano la carriera del mare erano pochi; sorsero poi in seguito numerosi altri istituti tecnici e professionali, che richiamarono molti giovani non portati alla vita del mare che in passato s’iscrivevano al “Nautico”, anche per carenza di altro tipo di scuola tecnica (vi era pure l’Istituto tecnico comunale G. Galileo molto frequentato). 1991: Progetto Nautilus: l’incalzare e la diffusione dell’informatica e dell’elettronica, i problemi di tutela dell’ambiente marino, la internazionalizzazione del linguaggio,

VillaCambiaso modificano profondamente le attrezzature e le tecniche della gestione degli impianti di propulsione, dei servizi della navigazione. Questa radicale modifica viene raccolta dal Progetto Nautilus, che peraltro prevedeva un biennio Post diploma, che però si dimostrò di difficile attuazione. 2009: Riforma della scuola media superiore per il San Giorgio dei Genova ed altri istituti. L’Istituto Nautico si articola in un Biennio comune ed un Triennio di specializzazione al termine del quale, superando l’esame di Maturità, si consegue uno dei seguenti titoli di studio: Diploma di Perito per il Trasporto Marittimo corrispondente al Diploma di Aspirante al Comando di Navi Mercantili (Capitano di Lungo Corso) - Diploma di Perito per gli Apparato ed Impianti Marittimi corrispondente al Diploma di Aspirante alla Direzione di Macchine di Navi Mercantili (Macchinista Navale) - Diploma di Perito per le Costruzioni Navali corrispondente al Diploma di Aspirante Costruttore Navale. Attività tipiche e curriculari degli ultimi decenni (dagli anni settanta in poi) sono stati i viaggi d’istruzione via mare, prima sui transatlantici e traghetti, ed oggi sulle moderne navi da crociera anche di vari giorni per le quinte (di qualche giorno per le terze e quarte), nonché gli stage a bordo di più giorni di piccoli gruppi di allievi sotto la guida Ufficiali di bordo. Ing. Giorgio Paolo Prefumo

Pannello di 4 ceramiche realizzato dall’A.LP., Finanziato dal Comune di Savona, commemorativo delle 24 vittime del Mercantile “Tito Campanella” affondato nel Gennaio 1984 con tutto l’equipaggio nel Golfo di Biscaglia. Non è stato ancora designato il luogo per l’installazione.


GIUGNO MUSICALE A VILLA CAMBIASO by Pio Vintera e Giusto Franco Venerdì 7 ore 21.00 Giusto Franco Trio - Classic Jazz Giusto Franco - Piano Francesco Barone - Contrabbasso Marco Canavese - Batteria Venerdì 14 ore 21.00 Eugenio de Luca - Classic piano Venerdì 21 ore 21.00 Alessandro Martire - Piano / Composer Giusto Franco - Piano / Soundtracks Francesco Barone - Contrabbasso Venerdì 28 ore 21.00 Giusto Franco Trio - Hits Jazz Giusto Franco - Piano Francesco Barone - Contrabbasso Marco Canavese - Batteria Guests: Roberto Stuffo - Sax Roberto Olivieri - Guitar


GRUPPO BANCA CARIGE

FONDAZIONE AGOSTINO

D E

Provincia di Savona

MARIA

M A R I

C a s s a d i r i s p a r m i o d i S av o n a

Comune di Savona

Palazzo Nervi della Provincia di Savona Via IV Novembre

13 Luglio 2013 ore 10.00 Presentazione del libro realizzato dall’Associazione Nautico Leon Pancaldo (A.LP.) Associazione Nautico Leon Pancaldo Savona

Il Nautico dal 1823 ad oggi

a cura di Irma Dematteis


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