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Cefalonia 1943-2003

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LA RESISTENZA ITALIANA ALI.: ESTERO

LA DIVISIONE DI FANTERIA DA MONTAGNA ·acQUirr Vi sono cruenti competizioni tra gli uomini, conflitti armati, che si presentano con caratteristiche diverse da tutti gli altri, specia lmente nel loro significato spirituale o sociale. Sono spesso il preludio di tempi nuovi, gli indicatori di una svolta nel destino dei popoli. Non si tratta sempre di battaglie grandiose - spesso quegli scontri sono modesti per l'entità delle forze in contrastoné sempre in essi il buon diritto trionfa. Ma lo spirito che anima l'azione segna la fine di un capitolo della storia o un trapasso di civiltà. Così Legnano che afferma la volontà del libero comune, Valmy l'aurora della libertà, Waterloo la fine di un predominio imperiale, Mentana la continuità dell'epopea garibaldina. l nomi di quelle battaglie diventano simbolici, poiché il simbolo racchiude in sè la forza invisibile di un'idea vitale. Nell'ultima guerra, si presenta luminosa, con queste caratteristiche del simbolo e del sintomo, la battaglia condotta dalla Divisione di fanteria da montagna « Acqui » contro i tedeschi nell'isola di Cefalonia, dove cadevano 9.640 militari italiani in nome dell'obbedienza agli ordini del legittimo Governo, dell'onor militare, mai dissociabile dalla fedeltà alle Istituzioni, e della libertà dei popoli. Una intera Divisione italiana, compatta, posta di fronte alla scelta tra una soluzione che avrebbe comportato la salvezza della vita, ma non compa\ibile con la dignità dell'uomo, con l'aspirazione alla libertà, ed una soluzione conforme a questi ideali ma densa di oscure incognite. votava unanimamente per la seconda. confermando la sua ferma volontà di resistere con le armi alla intimazione tedesca di resa . Confortata in ciò, anche dalla fraterna solidarietà del popolo greco. Fu un moto spontaneo e consapevole, in un momento eccezionalmente drammatico, in un

momento di smarrimento e di incertezza mentre crollavano tutte le strutture dello Stato, che consentì a migliaia di soldati italiani di dimostrare che avevano servito, servivano e avrebbero servito l'Italia e le sue legittime Istituzioni con lealtà, anche se la strada scelta comportava solamente sangue, stenti. sofferenze e sacrifici. Scelta in cu i si avverte la forza dei motivi ideali e la testimonianza certa delle premesse di un'Italia rinnovata anche nello spirito. Scelta che trova spiegazione nei principi dell'onore militare, ma anche nel processo di chiarificazione avviatosi immediatamente nelle coscienze sotto lo stimolo della nuova realtà , nell'anelito di libertà e nella intuizione che la situazione del momento richiedeva ogni sacrificio per contribuire alla riscossa della Patria. Nell'oscurità di quei giorn i, si accese così la luce di Cefalonia, che fu l'ann unzio della « coscienza nuova » d'Italia, di un futuro migliore, di una nuova e più moderna dimensione di esperienza civile.

LE FORZE All'atto dell'armistizio, l'isola di Cefalonia era presidiata da 11.500 uomini di truppa e 525 Ufficiali della Divisione di fanteria da montagna «Acqui » (1) e della Marina. per complesSIVI 6 battaglioni di fanteria, 17 batterie dell'Esercito di vario calibro e specialità (2). 3 batterie della Marina (3) ed alcuni mezzi navali (4). supporti operativi (5) e logistici (6). Nei primi giorni di agosto, il presidio era stato integrato da un contingente tedesco comprendente 1.800 uomini di truppa e 25 Ufficiali, per complessivi 2 battaglioni granatieri d'arresto, una batteria semovente, una compagnia genio pionieri e due batterie della Marina in allestimento

(una a Capo Vlioti e una a Capo Munta). Rapporto tra italiani e tedeschi, 6: 1. Tale imponente massa di forze - salvo le aliquote in riserva - era schierata in corrispondenza dei tratti costieri più sensibili all'offesa nemica, per assicurare la difesa perimetrale dell'isola. La difesa era articolata in tre settori: -nord- orientale, affidato al 317° reggimento fanteria, con il 111 battaglione a Kardakata, il l battaglione a Sami, il Il battaglione a Pharankata in riserva settoriale; sud - occidentale, affidato al 17° reggimento fanteria, con il 111 battaglione a Sarlata, il l battaglione a Skala, il Il battaglione a Mazarakata in riserva divisionale; - nord -occidentale, affidato al contingente tedesco (966° reggimento granatieri di arresto), con il CMX battaglione a Michalizata, il CMIX battaglione a Chavriata ed una aliquota distaccata ad Argostoli (gruppo tattico Fauth, comprendente la 1a compagnia del CMIX rinforzata, la 2a batteria del CCI gruppo semoventi, aliquota della compagnia genio pionieri). Nella situazione che si va profilando, particolare importanza riveste la funzione del 111/317° reggimento fanteria, schierato nell'area montagnosa di Kardakata: area di estrema sensibilità (1) 17o reggimento fanteria. 317• regglmen· to fanteria. 33<> reggimento artiglieria (meno 111 gruppo e 333-' batteria da 20 mm. dislocati a Corfù. e Il gruppo meno So. batteria. dislocato a Santa Maura). (2) 11330 reggimento artiglieria. rinforzato della 5o. batteria del 11133o: 111 gruppo contro· aerei da 75127 C.K.; VII gruppo da 105128: CLXXXVIII gruppo da 155/14; XCIV gruppo da 155136: due sezioni da 70115: tre sezioni contro· aerei da 20 mm; due sezioni controcarri. (3) E • 208 (FaraO): SP. 33 (Minies): Akrotlrl (in allestimento). (4) 37> flottiglia dragaggio; 3o gruppo moto· velieri vigilanza foranea; squadriglia Mas: X grup· po antisom ; 2 idrovolanti da ricognizione. (5) 2" o 4" compagnia del ex battaglione mitraglieri di Corpo d"Armata: 158-' e 215• com· pagnia lavora tori del genio: 31• compagnia ar· tieri: 33& compagnia mista trasm issioni radio te· legrafiche: una sezione fotoelettricistl e tre se· zioni fotoascol to: 2• compagn ia del VII battaglione carabinieri. 4" compagnia del 1 battaglione gua r· die di finanza. (6) 44a sezione sanità: 37o ospedale da cam· po; 527" ospedale da campo; 581" ospedale da campo; 8" nucleo ch irurg ico; Sa sezione sussi· stenza; 9• squadra panettieri; 33-' sezione euto· carrette: 143& autosezione pesante.


Capo Munta all'estremità sud - occidentale dell'Isola, teatro degli aspri e sanguinosi combattimenti ·del 19 settembre.

operativa, al limite tra il settore fondamenta le affidato alle truppe italiane e quello affidato alle truppe tedesche.

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L'isola di Corfù era presidiata dal 18n reggimento fanteria «Acqui», dal 111 gruppo del 33° reggimento artiglieria, dalla 333a batteria controaerei da 20 mm e da alcuni supporti operativi e logistici.

LA FASE PRELIMINARE DEGLI EVENTI Il proclama Badoglio delle 19.42 dell'8 settembre, conferma to dopo qualche ora dal primo ordine del Comandante della 11• Armata. gen. Vecchiarelli, dava adito alla speranza di poter affrontare onorevolmente la prevedibile reazione tedesca. Il secondo ordine del medesimo Comandante, pervenuto alle ore 20,30 del 9 settembre, precludeva. invece. ogni possibiltà di evitare l'umiliazione e la mortificazione della cessione delle armi, stabilita per le ore 10 del giorno 10. Non solo, ma questo secondo ordine determinava il dramma personale del Comandante della Divisione. gen. Gandin. posto brutalmente di fronte al dilemma se attenersi al proclama governa tivo e resistere ai tedeschi. oppure ottemperare all'ordine dell'Armata e cedere le armi. Fu così che, 1'11 settembre, di fronte all'ultimatum tedesco (continuare la guerra al loro fianco, oppure cedere le armi entro

le ore 18 dell'indomani), il gen. Gandin, a seguito dell'ordine pervenuto dal Comando Supremo di «considerare i tedeschi come nemici », scartava l'eventualità di continuare a combattere a fianco dei tedeschi, orientandosi verso l'alternativa della cessione delle armi. Orientamento che si concretava nell'ordine di ripiegamento del 111/317" dalle posizioni di Kardakata, gravido di funeste conseguenze. e, alle ore 19 di quella stessa giornata, nell'impegno di massima di cedere le armi. Ciò, mentre i Comandanti di reparto, gli ufficiali inferiori e tutti i soldati invocavano di resistere alla intimazione tedesca, in obbedienza al disposto del proclama governativo. Invocazione che, dopo la cattura delle batterie di San Giorgio a Chavriata (12 settembre), trovava sig nificativa espressione, da parte dei soldati. nel motto: « Sull'arma si cade, ma non si cede », e nell'appello rivolto al gen. Gandin: « Non vi chiediamo che di poter morire accanto ai nostri cannoni ». E' in questa situazione, in questa atmosfera che si inserisce l'iniziativa di fuoco del 13 settembre da parte della 1•. 3• e 5• batteria del 33° artiglieria (7) e di due batterie della Marina (8) contro due pontoni da sbarco tedeschi, mentre una delegazione germanica è in attesa, al Comando Divisione, di prendere in consegna le artiglierie, come convenuto per le ore 8 di quel mattino.

Questa iniziativa, se da un lato consegue l'effetto immed iato e determinante di salvaguardare il Comando Divisione da un immancabile colpo di mano tedesco, offre anche lo spunto al Generale . Comand~nte . rinfrancato dal singolare spirito combattivo delle sue truppe, di smuovere le trattative dall'impasse in cui erano pervenute e di continuare le stesse .con rinnovata energia, ponendo, come assiomatica condizione di base. che ai reparti venissero lasciate le armi. In effetti. questa iniziativa costringe il Comando del XXII Corpo d'Armata tedesco a palesare brutalmente i suoi reali intendimenti con una più pesante ingiunzione ultimativa (cessione immediata di tutte le armi comprese quelle individuali precedentemente accordate agli ufficiali; consegna di 12 ostaggi), e induce il gen. Gandin, resosi conto della malafede tedesca, d mutare orientamento. Alle ore 1,30 del 14 settembre. per sincerarsi sull'effettiva volontà dei suoi soldati, il gen. Gandin invitava tutti i reparti a pronunciarsi con un referendum sulle seguenti alternative: -continuare a combattere a fianco dei tedeschi; - cedere le armi ; - combattere contro i tedeschi. l reparti si pronunciavano all'unanimità per la terza alternativa: contro i tedeschi . Questa scelta plebiscitaria dei fanti , artiglieri , genieri, marinai, carabinieri e finanzieri di Cefalonia per salvaguardare - costi quel che costi - la loro dignità di uomini e di soldati costituisce indubbiamente l'aspetto emblematico dell'intera vicenda. Proprio in contemporaneità all'arrivo delle comunicazioni sull'esito del referendum, il gen. Gandin riceveva dal Comando Supremo l'ordine di « resistere con le armi all'intimazione tedesca di disarmo» (9). Ormai il generale non ha più dubbi. Nella scelta, è confortato dall'ordine del Comando Supremo e dalla volontà unanime dei suoi soldati. (7) L'ordine d i apertura dol fuoco alle tre batterie. o solo scopo di coordinamento. viene impartito dal Comandante della 3a ba tterla (vds. sentenza emessa dal Tribuna le Militare Terrlto · rla le di Roma . nel 1957). (8) E • 208. SP · 33. (9) Messaggio n. 1029/ CS trasmesso. tramìte Marina Bri ndisi. a Marina Cofa lonia: • Co· municatc at Generale Gandin che deve resl&tere con le armi ot intimazione tedesca di d•sarmo a Cefalon1a et Corfù et altre Isole • ·


Significativa, nei riguardi dell'atteggiamento del soldati della <<Acqui », è la sottoriportata comunicazione Inviata il 13 settembre dal Generale Lanz, comandante del XXII Corpo d'Armata, al suo diretto superiore, Generale Lohr, comandante del Gruppo Armate E, stralciata dal Diario di Guerra del XXII Corpo d'Armata da montagna.

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Verso mezzogiorno, fa consegnare ai parlamentari tedeschi la risposta all'intimazione di resa: « la Divisione si rifiuta di eseguire il . .. ordine di radunarsi nella zona di Sami, ... La Divisione intende rimanere sulle sue posizioni fino a quando non ottiene assicurazione ... che essa possa mantenere le sue armi e le sue munizioni e che solo al momento dell'imbarco possa consegnare le artiglierie . . . Se ciò non accadrà, la Divisione preferirà combattere piuttosto di subire l'onta della cessione delle armi ... ». Contemporaneamente, vengono impartiti gli ordini per l'assunzione degli schieramenti. Nella giornata, il Comando Supremo delle Forze Armate tedesche emanava le seguenti dir ettive circa il trattamento da adottare nei confronti dei militari italiani: «quelli che oppongono resistenza o si intendono · con il nemico o con le bande partigiane: gli ufficiali debbono essere fucilati; i sottufficiali e la truppa vanno avviati al fronte orientale per l'impiego nel servizio del lavoro». Nelle ·prime ore del pomeriggio aveva luogo, da parte tedesca, una vasta dimostrazione aerea intimidatoria . Di fronte all'ineluttabilità dello scontro armato, l'Ammiragliato tedesco Egeo rappresentava la necessità di concentrare tutti i mezzi navali disponibili per agire a Cefalonia e Corfù, rinviando per il momento altre operazioni come quella di Lero. Verso la mezzanotte, il gruppo tattico Fauth serrava sotto le posizioni italiane di Argostoli; il CMX battaglione granatieri di arresto occupava con robuste pattuglie le località di Pharsa e Davgata.

Comando XXII C.A. mon. 1J!IX.

LA BATTAGLIA

Al Gruppo Armate E/le

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Oggetto: Comunicazione del mattino per il 14.1X. Il. a.)

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Italiani: La guarnigione italiana di Cefalonia e di Corfù oppone resistenza armata all'intimazione di disarmo. La notizia della liberazione di Mussolini non ha finora provocato alcuna influenza degna di ri lievo sul comportamento degli italiani. Immutato l'atteggiamento della popolazione greca. Comando XXII C.A. mon. le

Alle ore 11,30 del 15 settembre, il Comando Divisione intimava ai tedeschi di sospendere l'afflusso di rinforzi. Alle 11.45. le nostre batterie aprivano· il fuoco contro un idrovolante tedesco che sbarcava truppe nella zona di Lixuri. La battaglia aveva virtualmente inizio. La battaglia di Cefalonia comprende tre fasi sa lienti, tutte caratterizzate dalla incontrastata presenza nel cielo dell'isola, dall'alba al tramonto, di una trenti-


na di caccia - bombardieri tedeschi che vi giocano un ruolo determinante. La prima fase inizia e si conclude il 15 settembre. Alle ore 14,25, con l'apparire dei primi Stukas, i tedeschi assumono l'ini ziativa dell'attacco sia nel settore di Argostoli sia in quello di Pharsa . . Dopo alterne vicende: - nel settore di Argostoli, il Il e 111 battaglione del 17" fanteria, ri nforzati dalla 2a compagnia del ex battagl ione mitraglieri, riescono a catturare. verso le ore 23,30, il gruppo tattico Fauth (circa 500 uomini e una batteria semovenArrivo In Argostoli di una sezione della 41Ga batteria del XCIV gruppo (Ten. Ferrara) te) ed a distruggere in mare la per la difesa del Comando artiglieria. rimanente aliquota del CM IX battaglione granatieri di arresto (147 re del Corpo d'Armata» , rich iede to dal battaglione cacciatori da uomini) che, da Lixuri, avevano al Comando Superiore i seguenti montagna giunto per primo in rintentato a più riprese di trasferirsi provvedimenti: forzo sull'isola, viene annientato, nella penisola di Argostoli per rin- - sostituzione, come Comandan- lasciando sul terreno, il 18 setforzare il predetto gruppo tattico; te dell'isola, del ten. col. Barge tembre. in sole 4 ore di combat- nel settore di Pharsa, il Il e con il magg. von Hirschfeld; timento, 37 ufficiali e circa 400 111 battaglione del 317° fanteria, - differimento, a data da stabi- sottufficiali e soldati. verso le ore 01,00 del 16, costrin- lire, della reiterazione dell'attacFulgido il comportamento, gono l'altro battaglione tedesco. co a Corfù programmato per il nella circostanza, del cap. magg. il CMX granatieri di arresto, a pre- 17 settembre; Tortosa che. con una mitragliacipitosa fuga, con ingenti perdite, - concorso di tutti i caccia-bom- trice, terrà impegnato per tutta verso Kardakata, per sfuggire al- bardieri disponibili per il soste- la giornata il battaglione tedesco. l'avvolgimento. gno delle operazioni in corso sul- precludendogli lo sfruttamento Nelle azioni si distingue- l'isola di Cefalonia; del successo; dell'autiere Lu igi ranno: - concentramento a Prevesa di Zendri , che, giunto in linea per - sul fronte di Argostoli, il capidue battaglioni e di un gruppo di portare rifornimenti, si adopererà tano Pietro Bianchi, comandante artiglieria della 1" Divisione cac- fino all'imbrunire nel recupero dei della 1 0~ compagnia del 111/17", e il ciatori da montagna « Edelweiss ». feriti, passando ripetutamente in cap. magg. Eugenio Ferretti, che, nonché di un battag lione della mezzo alle formazioni tedesche; perduti in combattimento i suoi . 104& Divisione cacciatori; del capitano Verro che. perduta la superiori, continlrerà. con · slanbatteria, tenterà di riconquistarla cio generoso, a portare avanti le - concentramento a Prevesa di con un assalto a bombe a mano. squadre mitraglieri della 2• com- tutti i mezzi navali disponibili, per scomparendo nella mischia; del pagnia, fino al compimento del- il trasferimento dei predetti rin- sottotenente Bonacchi che. colforzi da Prevesa a Cefalonia. l'azione; pito a morte, tendeva il braccio Tali rinforzi, che sbarcheran- sul fronte di Pharsa. il capi- no per aliquote sull'isola (Baia di verso il nemico quasi ad indicare ai suoi uomini. anche da morto. tano Pantano, che, alla testa delAghia Kyriaki) dal 16 al 20 setla via da seguire. 1'11a compagnia del 111 /317<>, contembre, determineranno il capoIn questa seconda fase, rienduce il contrattacco sul fianco del volgimento a favore dei tedeschi battaglione tedesco. costringen- dell'originario rapporto di forze. tra anche lo sfortunato tentativo dolo alla fuga. di occupare con un battaglione Purtroppo, in quella notte, La seconda fase della batta- di formazione il caposaldo tedeproprio per l'asprezza dei com- glia si svolge dal 17 al 19 settem- sco di Capo Munta, all'estremità battimenti e le alterne vicende del bre, su iniziativa della « Acqui ». meridionale dell'isola. Degno di menzione, in quel loro sviluppo, nessuno avvertì la Il Comando Divisione dispoportata del successo conseguito. ne. infatti. un attacco concentri- doloroso momento, il comportaIl Comandante del XXII Cor- co di quattro battagl ioni per la mento del cappellano militare don po d'Armata da montagna tede- riconquista del nodo di Kardakata. Luigi Ghilardini che, incurante sco. responsabile della condotta Purtroppo, questa operazio- dell'offesa aerea, si portava con delle operazioni, considera « mol- ne non sortisce l'esito auspicato. una autoambulanza dentro il preto critica » la situazione determi- Mentre, infatti. il 11/317" ed il detto caposaldo tedesco per rinatasi sull'isola. 111/317° fanteria riescono a pene- chiedere la consegna dei numeDi conseguenza, verso la trare, rispettivamente, neg li abi- rosi feriti, ottenendo purtroppo un mezzanotte, dopo aver ordinato tati di Kardakata e di Kuruklata, netto rifiuto. alle unità dipendenti di conside- il l battaglione del 317'', sorpreso Nella giornata del 18 settemrare Cefalonia « centro di gravi- dai caccia- bombardieri presso bre, l'accanita resistenza della tà» delle operazioni, « nel setto- Ponte Chimoniko. e contrattacca- guarnigione italiana di Cefalonia


ISOLA DI CEFALONIA Schieramento iniziale delle forze contrapposte e operazioni svolte nella prima fase 15- 16 settembre 1943) o

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ISOLA DI CEFALONIA Operazioni decisive svolte dalle truppe tedesche il 21 • 22 settembre . Operazioni giorno 21 22

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L'ultimo ordine di operazione del Gen. Gandin ai reparti di Cefalonia (dal Diario di Guerra, allegato 136 b, del XXII Corpo d'Armata da montagna tedesco).

attira la personale attenzione di Hitler. Il Comando Supremo delle Forze Armate tedesche, infatti, come si evince dal relativo Diario di Guerra, a parziale variante delle disposizioni impartite il 15 settembre, ordina al Comandante in capo del fronte sud - est (Belgrado) che « a Cefalonia, a causa del comportamento insolente e proditorio tenuto dalla guarnigione italiana, non deve essere fatto alcun prigioniero ». Questo ordine, contrario ad ogni legge umana e divina, comportava l'estensione della condanna a morte a tutti i sottufficiali e soldati. Per gli ufficiali, come noto, il destino di morte era già stato decretato fin dal 15 settembre. Nella terza ed ultima fase (21 - 22 settembre) , l'iniziativa delle operazioni viene assunta nuovamente dai tedeschi. In realtà, per le ore 6 del 21 settembre il Comando Divisione

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aveva predisposto la reiterazione dell'attacco per la riconquista del nodo di Kardakata, con l'impiego: - del 11/317•, schierato sul Kutsuli, con funzione di perno del dispositivo; - del 111/31 7• e del 1/17°, per l'investimento di Kardakata, rispettivamente, da est e da sud. l tedeschi, peraltro, che ormai disponevano di tutti i rinforzi fatti ·affluire dal continente, sferrano il loro attacco decisivo alle ore 0001 del 21, impiegando: un battaglione granatieri di arresto ed un battaglione cacciatori per l'attacco frontale; due battaglioni cacciatori da montagna (gruppo tattico Klebe) per l'avvolgimento di sorpresa, ad ampio raggio, attraverso la zona montana, dell 'intera massa delle truppe italiane. Obiettivo comune: la piazzaforte di Argostoli. Alle due di notte, il lll/317n viene sorpreso da tergo sulla base di partenza ed ann ientato. Verso le quattro del mattino, il 11/ 317", perno del dispositivo, viene investito da un battaglione cacciatori sulla fronte e da due battaglioni cacciatori da montagna sul fianco. Dopo circa quat-

tro ore di aspri e furiosi combattimenti. nel corso dei quali cadono quasi tutti gli ufficiali e circa 300 sottufficiali e soldati, il battaglione rimane accerchiato. Il tenente Marcello Ferrari riunisce allora tutti i superstiti che trascina in un ultimo contrattacco per rompere l'accerchiamento. Degno di menzione, in questo fatto d'arme, il comportamento del sottotenente Ettore Ferrari , che, già ferito per ben tre volte, non potendo partecipare al contrattacco, si fa trasportare dai suoi fanti su una posizione dominante per concorrere all'azione con una mitragliatrice. sulla quale eade, colpito a morte; del maggiore Itala Galli, aiutante maggiore del 317" fanteria, che, catturato, si toglie la vita per non cedere l'arma. Superate le posizioni del Kutsuli, i tedeschi proseguono verso Dilinata, procedendo all'attacco ed al successivo accerchiamento della 53 , della 1a e della 3" batteria del 33• reggimento artiglieria che, fedeli allo spirito ed agli ideali che avevano animato l'iniziativa di fuoco del 13 settembre, oppongono resistenza ad oltranza sacrificandosi sulle posizioni.


taglia ha termine. Nel corso della stessa sono caduti: - in combattimento, 65 ufficiali, 1250 sottufficiali e soldati; - a seguito di esecuzioni sommarie, sul campo di battaglia, 189 ufficiali, 5.000 sottufficiali e soldati.

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12 settembre 1943: ufficiali del 33° artiglieria nel pressi del Comando.

Nella desolazione di quei La situazione sta ormai predrammatici momenti, unico con- cipitando. Alle ore 12 del 22 setforto il rombo di una sezione da tembre, superata l'ultima resi155/36, comandata dal tenente stenza dei resti del 111 battaglioBreveglieri che, da La kythra, con- ne del 17n fanteria e della 1583 tìnua ad intervenire con le sue compagnia lavoratori del genio, potenti bocche da fuoco sulle or- che, in una serie di durissimi mai dilaganti unità tedesche. scontri, perdono buona parte deTra i 180 artiglieri caduti a gli ufficiali e ci rca 200 sottuffiDilinata, vanno ricordati il sotto- ciali e soldati, i battaglioni granatenente Aldo Di Carlo, sottoco- tieri d'arresto e cacciatori si atmandante della 3• batteria, stron- testano alle porte di Argostoli , cato nel contrassalto a bombe a mentre i due battaglioni cacciamano di una pattuglia tedesca tori da montagna entrano nella giunta a pochi passi dai pezzi; . piazzaforte muovendo per la doril cap. magg. Benedetto Maffeis, sale che la sovrasta. Da citare, in questo ultimo capo pezzo della stessa batteria, scorcio della battaglia, l'episodio che, con un arto ingessato, era che vede accomuna re nella morfuggito dall'Ospedale Militare per te il sottotenente Guerrino Poli partecipare ai combattimenti; il e il suo attendente Alfredo Botenente Abele Ambrosini, comannini, entrambi del 111 /17° fanteria. dante della 5• batteria, che acl due militari, feriti a morte, vencorreva, da un osservatorio avangono raggiunti da alcuni tedeschi. zato, alla linea dei pezzi per condividere con i suoi artiglieri l'ul- L'ufficiale conserva ancora in pugno la pistola. Un tedesco gli baltima sorte. za addosso e con un calcio gli Quindi, i due battaglion i cac- ordina di alzarsi. Ma eg li non può, ciatori da montagna, proseguono la ferita non glielo consente. In per la zona montana. raggiungen- un impeto di rabbia, il tedesco do di sorpresa, verso le ore 14, si abbassa, gli toglie la pistola ... la zona di schieramento dei ser- e allora da quel corpo sangu inanvizi divisionali (Francata, Valsa- te si leva l'ultimo gemito: « Viva mata), mentre gli altri due batta- l'Italia», che viene smorzato da glioni granatieri d'arresto e alcuni colpi che l'assassino gli cacciatori - rotta la resistenza spara a bruciapelo. Il gesto ferodel 1 /17~. che lasciava sul terre- ce e disumano viene ripetuto sulno quasi tutti gli ufficiali e circa l'attendente. 350 sottufficiali e soldati, raggiungono le località di Pharsa, La generosa resistenza della Davgata, Pharaklata, a quasi quat- «Acqui » a Cefalonia è spezzata. tro chilometri dal Comando tatCon la resa senza condiziotico divisionale (Procopata). ni, accordata alle ore 14, la bat-

A Corfù, nella giornata del 13 settembre, il col. Lusignani. Comandante di quel presidio, respinge l'intimazione tedesca di resa, sulla base dell'ordine del Comando Supremo di « considerare i tedeschi come nem ici ». Un tentativo di sbarco tedesco è annientato in mare. Tutte le fÒrze tedesche dislocate sull'isola vengono catturate. Anche la Marina, di esempio a tutti in quelle ore, concorre alla res istenza con i cacciatorpediniere «Sirtori» e «Stacco». Annientata la resistenza delle unità italiane dislocate a Cefalonia, i tedesch i, il 24 settembre, riprendono le operazioni contro Corfù, con uno sbarco sulla costa occidentale (Korission). Sostenuti da un massiccio appoggio aereo, riescono a rompere la resistenza opposta dai reparti della Divisione «Acqui », procedendo, nel volgere di due giorni, all'occupazione dell'isola. Nel corso delle operazioni cadono 3 ufficiali e circa 600 sottufficiali e soldati.

LA RAPPRESAGLIA A Cefalonia, durante la travolgente avanzata, i tedeschi applicano spietatamente il citato ordine di Hitler del 18 settembre, tradotto da von Hirschfeld, ai suoi dipendenti, nei seguenti termini: « Tutti gli italiani che oppongono resistenza siano fucilati durante il combattimento». Il 21 settembre, così, mano a mano che i nostri reparti vengono catturati in combattimento, ufficiali, sottufficiali e soldati compresi i feriti - sono sottoposti indiscriminatamente ad esecuzione sommaria in massa. Il 22 settembre, invece, spentasi ormai ogni resistenza per la scomparsa dal campo di battaglia - in seguito ad annientamento - delle unità di fanteria, mano a mano èhe i reparti si arrendono, vengono, di massima, passati per le armi solo gli uffi-


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Militari italiani fucilati.

ciali. La carneficina organizzata continua anche dopo la resa ufficiale. Il 24 settembre, a San Teodoro, vengono passati per le armi, con regolare plotone di esecuzione, altri 129 ufficiali: primo tra essi, il gen. Gandin. Il 25 settembre, altri 7, ancora, prelevati dal 37° ospedale da campo. Tutti gli ufficiali affrontano la morte con esemplare dignità. Tra tutti. come esempio mirabile di quanto possa la fierezza del dovere compiuto, va ricordato il sottotenente Gianni Clerici, che si avvia spontaneamente al plotone di esecuzione cantando sottovoce la « Leggenda del Piave ». Compiuto l'orrendo crimine, bisognava naturalmente far scomparire le tracce. Salvo alcune centinaia di salme lasciate insepolte nelle forre montane. o gettate in cisterne artificiali, la maggior parte vengono bruciate. Per tre notti, di seguito, cupi bagliori illuminano il cielo delle dorsali prospicienti Argostoli: si sprigionano dagli ammassi di soldati italiani trucidati, cosparsi di benzina e trasformati in roghi. San Teodoro - La «casa rossa».

Ad operazione ultimata, i tre autieri, invece, vengono fatti rientrare nel campo di concentramento. Di essi, due moriranno di stenti; il terzo (Sabattini), vivente. ha fornito la preziosa testimonianza. La tragedia non è ancora giunta al suo epilogo. Durante il trasporto dei prigionieri sul continente, tre navi da trasporto: « Ardena », « Alma » e « Maria Marta » urtano su mine e colano a picco. Tremila sottufficiali e soldati, mitragliati dai tedeschi anche in mare, periscono tra i flutti. Le perdite complessive subite a Cefalonia dalla Divisione «Acqui » e dalla Marina nel corso dei combattimenti. durante la Per far scomparire le salme rappresaglia e in mare, ammondei 136 ufficiali fucilati a San Teo- tano così a: doro, altra « soluzione » è ideata - 390 ufficiali, su 525; dal gen. Hubert Lanz, Comandan- - 9.250 sottufficiali e soldati, te del XXII Corpo d'Armata da su 11.500. montagna tedesco. Le notti sul Rievocando le loro gesta, 28 e sul 29 settembre, vengono Vittorio Emanuele Orlando dirà: prelevati dal campo di concen- « Si sono dovuti battere quasi in tramento tre autieri e 17 marinai. . forma di ribellione. quasi conquiUno degli autieri (Sabattini) ha il stando la loro morte come un loro compito di illuminare con i fari diritto ... ». di un'autocarretta le fosse naturali in cui sono stati gettati gli A Corfù, terminati i combatufficiali fucilati. l 17 marinai, invece, sono costretti a traslare le timenti, vengono invece passati salme dalle fosse a due autotre- per le armi 17 ufficiali, tra i quali ni, affidati agli altri autieri (Nasi il colonnello Lusignani, il colone Jotti). Gli àutotreni vengono, nello Bettini, il capitano Bonali quindi, avviati al porto di Argo- e il capitano Falcocchio. Le perdite 'complessive susteli, ove i corpi inanimati venbite a Corfù ammontano così a: gono imbarcati su un pontone 20 ufficiali; della Marina da guerra tedesca, 600 sottufficiali e soldati. al comando del tenente di vascello Mallmann. A bordo, le salme vengono CONTINUAZION E « appesantite », singolarmente o DELLA LOTTA a gruppi, con rotoli di filo spinaLe durissime perdite in comto e poi scaricate « in più punti » battimento, la s,pietata rappresaal largo dell'isola di Vardiani. Nel- glia perpetrata dai tedeschi non l'ultimo trasporto, vengono imbar- piegarono lo spirito e la volontà dei pochi superstiti di Cefalonia. cati anche 16 marinai e trucidati Alcune centinaia seguirono in mare. Il diciassettesimo sarà salvato in extremis da un cappel- - come quelli di Corfù - la dolorosa « via crucis » dei campi di lano tedesco.

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internamento e di sterminio nazisti, sopportando con dignità e fierezza ogni sorta di privazioni e disagi. Altri, per fortuite circostanze, trovarono modo di continuare la lotta armata. Il serg. magg. Franco Trusso Zirma. evaso con altri 150 italiani da un Lager del fronte orientale, si presentò ad un comando sovietico chiedendo ed ottenendo, per sè e per i suoi uomini, di essere riarmato e di poter partecipare alla lotta contro tedeschi.

Un gruppo di militari che, al termine dei combattimenti, riuscì a sottrarsi alla cattura si rifugiò sulle montagne dell'isola. Di essi, la maggior parte si riversò successivamente nel continente, unendosi alle formazioni partigiane deii'ELAS; i rimanenti collaborarono attivamente con i partigiani locali. Tra gli appartenenti al primo gruppo, si distinsero: il capitano Pietro Bianchi; il tenente Giuseppe Triolo, che partecipò ad aspri combattimenti in Tessaglia; il tenente Lovati; i sottotenenti Gi-

ISOLA DI CEFALONIA

t

Località nelle quali sono sta· ti rinvenuti i resti di milita· ri sottoposti ad esecuzione sommaria sul campo di bat· taglia subito dopo la cattura (21 - 22 settembre).

raudi e Ronzano, animatori della resistenza nell'isola di ltaca; il capitano Pampa loni che - riavutosi dalla grave ferita, riportata nell'esecuzione sommaria a Dilinata - continuò la lotta nelle file deii'ELAS, sostenendo sanguinosi scontri contro i tedeschi presso Pontolovitza, Ajos Vlasios ed Amphilokia. Fra coloro che rimasero sulle montagne dell'isola di Cefalonia, vanno ricordati il sergente Walter Gorno, capo radiotelegrafista della VII brigata ELAS Isole Jonie e l'artigliere Taravella, ani-

la rappresaglia

Località in cui sono stati passati per le armi con regolare plotone d i esecuzione 136 ufficiali dopo la cessa· zione dei combattimenti (24 . 25 settembre).

Area nella quale sono state disperse in mare le salme dei 136 ufficiali fucilati a San Teodoro e quelle di circa 1000 militari sottoposti ad esecuzione somnoaria in lo· calità non identificate del· l'isola. Altre 1100 salme ven nero. invece. bruciate

So mi


Argostoll, 8 settembre 1944: rassegna del • Raggruppamento banditi Acqui• In occasione della liberazione dell'Isola di Cefalonla.

matore di un centro informativo misto. Un cenno, infine, alla banda costituita a Cefalonia attraverso l'organizzazione per cellule di circa 1.300 prigionieri di guerra italiani con l'appoggio deii'ELAS e di una missione militare alleata. Questa banda, che continuò clandestinamente la lotta fino all'insurrezione armata contro i tedeschi del 26 agosto 1944, per il concorso offerto alla liberazione dell'isola, riscosse: l'omaggio della popolazione locale che, il 17 settembre 1944, innalzò nella piazza di Argostoli la Bandiera italiana; - la concessione dell'onore, da parte deii'ELAS e del Comando alleato del Medio Oriente, di po-

ter rientrare in Patria con tutte le armi individuali e di reparto; il plauso del Ministro della guerra dell'epoca, on. Alessandro Casati, che additò il Comandante della Banda e i suoi « valorosi soldati ... alla ri conoscenza della Patria».

zonti dello Jonio, veglia con i suoi battaglioni e le sue batterie, con i suoi 9.640 caduti, fra i nudi ca lcari dell'isola insanguinata, quale simbolica guardia, purificata nell'olocausto del suo stesso sangue, ag li immortali principi della libertà e della fratellanza fra i popoli. La drammatica sublimità degli ideali e delle passioni che li ispirarono, la collettiva spontaneità e l'unanime fede che le diedero vita, lo slancio e l'eroismo che la condussero e, infine, l'olocausto - più che martirio - di tante vite, che la coronò con un fecondatore crisma di sangue. dovevano caratterizzare. fra tutte, l'epopea della Divisione « Acqui » ed elevarla all'altezza dei più grandi e generosi moti umani. Renzo Apollonlo

.

Queste partecipazioni, individuali e collettive, si possono idealmente inquadrare nel grande movimento della resistenza dei popoli europei. La Divisione di fanteria da montagna « Acqui » rappresenta la continuità tra l'epopea garibaldina e quella della resistenza e della guerra di liberazione. Ancor ogg i, vivificata dalle brezze salse e dagli aperti oriz-

Traslazlone nel Sacrario di Bari delle spoglie dei Caduti della • Acqui ».

Il Generale di Corpo d'Armata Renzo Apol· Ionio, proveniente dagli ufficiali di comp lemento. nel periodo 1940 · 43, al comando di una batterla della Divisione c Acqui • e poi della Divi sione Alpina Speciale, ha partecipato alle opernionl di guerra sul fronte alpino occidentale. sul fron· te greco · albanese e in Balcan la. ottenendo Il trasferimento In spe per merito di guerra. All 'atto dell'armistizio, al comando della 3-• batterla del 33o artiglieria c Acqui •. fu tra l più decisi fautori della resistenza al tedeschi nel· l'isola d i Cefalonla. prendendo attivamente par· te ai successivi combattimenti . Catturato e sot· toposto ad esecuzione sommaria in massa usciva fortuitamente Illeso: tratto nuovamente prigio· niero e deferito ad inchiesta di Corte Marziale. subiva condanna. a morte che veniva successi· vamente sospesa. In seguito all'intervento di ex prigionieri tedeschi che vollero testimoniare Il cavalleresco trattamento loro riservato dal· l'ufficiale Italiano all'atto della cattura. Trattenuto sull'Isola con circa un migliai o di prigionieri di guerra italiani, costltul clan· destinamente. con l'appoggio del Movimento Gre· co di Liberazione Nazionale e di una Missione Militare Alleata. una Banda che, nell'agosto del 1944, guidi> con successo all'insurrezione ar· mata contro l tedesch i. fino alla liberazione del· l'isola. In riconoscimento di tale attività gli fu con· cesso di poter rientrare in Patria al comando della Banda con tutte le armi individuali e di reparto e consegui una promozione per merito di guerra. da capitano a maggiore. Ha assolto numerosi incarichi di comando e di Stato Maggiore: Capo sezione piani dello Stato Maggiore dell'Esercito; Comandante del 3<> reggimento artiglieria da montagna; Capo uf· ficio operazioni e piani e Sottocapo di Stato Mag · giore operativo del Comando FTASE: Comandante della Brigata alpina • Julia • e delle Truppe Car· nia · Cadore; Ispettore Logistico dell'Esercito. Attualmente è Comandante della Regione MI· litare Tosco • Emiliana.


di Enrico Pino *

LA SITUAZIONE DELLA DMSIONE «ACQUI» PRIMA DELL'8 SETTEMBRE Nel corso del 1943, la Divis ione di fa nteria da montagna «Acqui » era alle dipendenze, tra mite l'VIII C.A., dell' l l a Arma ta, so tto la cui responsa bilità ricadeva no l'intero territo ri o g reco e le isole To ni e.

Allorché, nel maggio 1943, il Comando d ell'Arma ta venne a unto da l genera le Vecchierelli , furono o rdinati s postamenti di reparti e coma ndi c he videro la Divis io ne raccoglie re a Ce fa lo ni a le s ue fo r ze, prove ni e nti d a Sa nta Maura, Co rfù e Zacinto, a esclu sio ne del 18° Reggime nto di fa nteria che rimase a Corftl con il Ili

gruppo del 33° artiglieria e passò a ll e dipe nden ze d el XXVI C. A. dal 15 agosto. Il Coma ndo della Divisio ne era te nuto, d al 20 giug no 1943, d a l Ge ne ra le Antoni o Ga ndin , c h e proveniva da ll'Ufficio Operazio ni d e l Co ma ndo Supre mo (d a lui re llo s in d al di cembre 1940) ed aveva a lle dipendenze:


Tra il 15 e il 22 settembre del 1943, l'Esercito italiano scrisse nell'isola ionica, con la Divisione «Acqui», una delle pagine più belle della sua storia. Ancora oggi, quando vedono alzarsi da qualche parte una colonna di fumo, i vecchi del luogo dicono: «Sono le anime della "Acqui" che si levano al cielo». E il Presidente della Repubblica ha voluto rendere omaggio a quei meravigliosi soldati che accettarono la morte per affermare i valori della dignità e dell'onore militare. Grazie a loro, la Patria non morì. Cominciò a risorgere. al comando del Colonnello Mario Romagnoli; • reparti vari del genio; • servizi divisionali, fra cui tre ospedali da campo e un nucleo chirurgico; • una compagnia Carabinieri; • una compagnia della Guardia di Finanza.

• il Comando della fanteria divisionale, tenuto dal Generale Luigi Gherzi; • il 17° Reggimento di fanteria, al comando del Tenente Colonnello Ernesto Cessari; • il 317° Reggimento di fanteria, al comando del Colonnello Ezio Ricci; • il 33° Reggimento di artiglieria,

La Divisione era rinforzata da quattro gruppi di artiglieria, da due sezioni di mitragliere da 20 e da due compagnie mitraglieri. Sull'isola era presente, inoltre, il Comando Marina Argostoli alle dipendenze disciplinari della «Acqui» - agli ordini del Capitano di Fregata Mastrangelo, che poteva disporre, oltre che di alcuni MAS e dragamine, di due batterie da marina da 120 e 152. Il totale delle truppe italiane si aggirava s ugli 11 000 uomini di truppa e 525 Ufficiali. Nel momento in cui, a seguito della caduta di Mussolini, venne decisa una maggiore integrazione i taio-tedesca, 1'11 a Armata divenn e Armata mista alle dipendenze del Gruppo Armate tedesco E (Salonicco) e il presidio italiano dell'isola venne integrato da un contingente di truppe tedesche, agli ordini del Tenente Colonne!-

lo H~ms Barge, costituito dal 966° Reggimento fanteria da fortezza, su due battaglioni con armi pesanti (soprattutto mortai), e da una batteria di artiglieria, al comando del Tenente Faulth, su nove pezzi semoventi (otto da 75 e uno da 105). La guarnigione tedesca disponeva di circa duemila uomini, fra cui 25 Ufficiali, e venne accolta in Cefalonia con grande cordialità da parte dei comandi e reparti italiani. Al suo arrivo, l'isola fu suddivisa in tre settori: • settore nord, affidato al 31 r fanteria, rinforzato da tre batterie cannoni, con sede del Comando a Macriotica; • settore sud, affidato al l r fanteria, rinforzato da due gruppi artiglieria, da una batteria di marina e dalla batteria semovente tedesca, con sede del Comando a Keramines; • settore Lixuri, assegnato alle truppe tedesche, con sede del Comando a Lixuri; al di fuori di questo settore vennero· dislocate, ad Argostoli, la batteria semovente del Tenente Faulth e una compagnia di fanteria. Tutti e tre i settori dipendevano dal Comando Divisione, dislocato


ad Argostoli e collegato con il continente greco a mezzo cavo telefonico sottomarino, mentre con l'Italia le comun icazioni avvenivano a mezzo apparati radio de l genio divis ionale e del Comando Marina. La Div.isione, che disponeva di ve ttovagliamento per circa novanta giorni e munizionarnento per un consumo medio di tre/qua ttro g io rni di combattimen t o, occupava una posizione di rili evo nell'ambito dello scacchiere greco -albanese in quanto l'isola ·di Cefalonia, per la sua collocazione geografica che sbarra l'accesso al golfo di Patrasso e, di conseguenza, all'istmo di Corinto, rappresentava un punto di notevole importanza nel caso in cui gli Alleati avessero tentato uno sbarco sul continente greco.

Comando della Divisione, mentre in città iniziavano le manifestazioni di gioia a cui parteciparono, inizialmente, anche alcuni tedeschi i quali ritennero, evidentemente, che anche per l oro la guerra stesse per finire. Il Generale Gandin si rese immediatamente con to della gravità del momento e ordinò le misure del caso per ristabilire l'ordine in città, attraverso il coprifuoco e

L'S SETTEMBRE

Ne l tardo pomeriggio dell'8 settembre, verso le 18.00, i radiotelegrafisti del Comando Marina appresero da radio Londra la notizia che il Governo italiano aveva ch iesto l'armistizio. Immed iatamente ini ziò la ricerca dei primi riscontri da parte dello stesso Comando Marina che riuscì a collegarsi, solamente per un attimo, con l'omologo Comando d i Corfù, in tempo per captare un disperato appello: «Siamo sopraffatti dai tedeschi»; poi la comuni cazione si interruppe definitivamente. La notizia dell'armistizio si sparse immediatamente su ll'isola e alle 19.00 arrivò anche al

Il Generale Antonio Gandin, Coman dante della Divis ione di fanteria da montagna «Acqu i» dal 20 giugno 1943.

l'attivazione di pattuglie armate; nel giro di poco tempo ritornò la calma e anche i tedeschi rientrarono a lle loro caserme. Alle 21.00 circa, giunse al Comando Divisione un radiogramma dall'l l a Ar-

mata con il ·q uale il Generale Vecchiarelli comunicava: «Seguito armistizio, truppe italiane 11a Armata seguiranno seguente linea di condotta: se i tedeschi non faran no atto di violenza armata, italiani non, dico non, rivolgeranno le armi contro di loro, non, dico non, faranno causa comune con ribelli né con le truppe angloamericane che sbarcassero. Reagiranno con la forza ad ogni violenza armata» ~ Per cercare d i avere i ndicazioni più chiare sulla situazione derivante dall'armistizio e sulle attività future della Divisione, si cercarono disperatamente contatti con l'Armata, con il Corpo d'Armata o con altri Comandi contermini: nessun collegamento ottenne risposta; unica comunicazione fu l'ordine radiotelegrafico per la partenza dei MAS e di altre unità navali per l'Italia, cosa che avvenne nella notte stessa lasc iando la Di visione, così, ancora più isolata dal continente. NeUa giornata del 9 settembre il Comando Divisione rimase in attesa di ordini. Il Generale Gandin convocò presso il Comando il Tenente Colonnello Barge (che da quel momento divenne l'emissario del Generale Lanz, Comandante del XXII Corpo d'Armata da montagna, dal quale dipendeva il suo Reggimento e al quale era stato affidato il disarmo delle unità italiane) per comunicargli il testo del telegramma ricevuto dall'Armata la sera pr'ima e il conseguente atteggiamento che gli italiani avrebbero dovuto tenere da allora in avanli.


L'Ufficiale tedesco precisò di non aver ricevuto ancora disposizioni , ma che riteneva opportuno pmseguire ne lla co llabo razione per il man tenimento dell'ordine. Al termine del colloquio, a ll'invito a pranzo formulato dal Generale Gandin, il Barge o ppose un cortese rifiuto a causa di impegni di servizio, ma vi fece partecipare il Tenente Faulth in sua rappre entanza. Il pranzo si svolse in un'atmosfera di cordia lità e, a lla sua conclusione, al momento dei brindisi, il Tenente Faulth (così riferisce il Capitano Branzini , sopravvissuto all'eccidio e al momento dei fatti in servizio presso il Comando Divis ione - Ufficio Operazioni) ne approfittò per auguJ·are a ll'Italia «tanto provata da una gue11a sfortunata, una sorte e un avvenire migliori» e per d ichiarare che «qualunque siano i rapporti che dovessero stabilirsi fra tedeschi e La "Acqui", anche se si dovesse combattere, da parte tedesca vi sarebbe sempre stata cavalleria e lealtà». Nel frattempo, però, la propaganda greca iniziava la sua azione facendo c ircolare la voce di presunti maltrattamenti di nostri soldati da parte dei tedeschi nel contin ente greco. Ini ziò a farsi strada l'idea che, una volta cacciali i tedeschi dall'isola, gli inglesi, ormai padroni dell'Italia e del Mediterraneo, avrebbero provveduto a trasportare a casa gli italian i. «L'idea della casa lusingava i nostri soldati, la gran parte dei quali vi mancava da più di trenta mesi e molti non avevano potuto usufruire nemmeno di w1 periodo di licenza», dice sempre il Bron zin i. Ed e ffettivamente ques te voci còminciarono a ottenere l'effetto s perato: già nella mattinata del 9 fra le truppe italiane iniziò a manifes ta rsi un certo nervosismo e un crescente sentimento antitedesco. Il Ge ne rale Gandin, per non creare un cl ima ostile con g li ex a lleati, decise di non ritirare le batterie italiane dislocate fra le truppe tedesche nel settore di

Lixuri, cosa c he provocò as pre c ri ti c he e creò nervosismo a nc he presso i l Coma n do della «Acqui >> . In serata, verso le 20, finalm ente con un lungo radi ogramma cifrato dell'ti a Armata, il Generale Vecchiarelli comunicò che, in seguito ad accordi intervenuti con il Comando Superiore tedesco, « ... siano lasciate at reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie, siano portate at seguito anni individuali in misura adeguata at eventuali esigenze contro ribelli». Le Divisioni dell'Armata dovevano, quindi, cedere le artiglierie e le armi pesanti della fanteria, poiché

ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza>> . Al momento non si sapeva cosa avrebbero fatto né gli angloamericani né i tedeschi, e la consegna delle armi risch iava di far rimanere la Divisione sen za validi mezzi di difesa in balia di chiunque. Il Generale Gandin, in presenza di un ordine in aperto contrasto con le dire tti ve di Badoglio, s i trovò in una drammatica si tu azione dalla quale era diffici le intravedere vie d 'u scita. Si fece strada anche il dubbio che il messagg io fosse fal so, trasmesso, c ioè, dai te d eschi e si d ec ise, qu indi , di respingere la comunicazio ne a ll'Armata, definendo la

Postazione controaerea italiana.

ricezione «parzialmente indecifrabile». Si cercò, nel contempo, di riallacciare un collegamento radio con 11talia e il continente greco, e durante la giornata vennero ascoltate tutte le trasmissioni radio dell e stazioni nazionali e estere, senza ottenere notizie chiarificatrici della situazione. Il t O settembre, alle 8 di mattina, il Tenente Colonnello Barge, accompagnato dal Tenente Faulth, s i presentò al Generale Gandin per un co lloquio, nel corso d e l quale chiese al Generale di aderire alle richieste formulate dal proprio Comando superiore: secondo

i tedeschi si erano impegnati a riportare in patria tutti i militari italiani entro breve tempo, secondo modalità da concordare. Ovviam e nte il messaggio provocò profondo stupore presso il Comando, in quanto la cessione delle armi era in contrasto con il precedente proclama di Badoglio che così concludeva: «Conseguen-

temente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-a merica ne deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno


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gli accordi presi con l'l l a Armata, l'intero presidio di Cefalonia doveva consegnare le armi, comprese quelle individuali, l'indomani mattina, 11 settembre, neUa piazza principale di Argostoli. Il Generale Gandin ini ziò, a questo punto, una tattica dilazionatoria, nella speranza di prendere tempo sin o a quando non rosse stato possibile co ll egarsi nuovamente

30'

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con i Comandi superiori; egli fece presente di attend ere notizie dai Comandi italiani, da cui aveva ricevuto un solo messaggio parzialmente non comprensibi le, forse contenente ordini in tal senso, ma che aveva respinto e ne attendeva la esatta ripetizione. In ogni caso, anche se tale ord ine fosse stato conrermato, egl i riteneva c he la consegna non dovesse riguardare

le armi individuali e riteneva insopportabile il fatto che dovesse awenire nella piazza del paese, di fronte aUa popolazione. li Tenente Colonnello Barge parve comprendere le idee del Generale e assicurò che si sarebbe ratto portavoce dei suoi desideri presso il Comando tedesco. 11 Comandante della «Acqui» aveva ben chiare le difficoltà che


lo attendevano nei rapporti con i tcdc~c hi e le co nsegue nze c he ogni suo a n o poteva provocare: si poteva com battere contro di loro, appro fitta ndo d el rapporto favorevole di t t 000 contro 2 000, ma era necessario tenere in considerazio ne che il governo aveva dis posto di ris pondere alla viole nza, no n aggredire per primi; e i tedeschi , fin o a que l mom e nto, no n aveva no rivolto a lcuna violenza a lla «Acqui ». Inoltre, se anche si fosse o ttenuto di cacciare i ted eschi da ll' isola, cosa sarebbe successo qualora avessero deciso di rivolgere contro di loro le forze che aveva no nei Balcani per ri prende rsi l'isola ? Gli itali ani, abba ndo na ti e lo ntani da i rinforzi e da i rifo rnimenti , sarebbero sta ti certa m en te sopraffatti ed eg li senti va la responsabili tà della vita d i t t 000 soldati pro p rio nel mo me nto in cui la guerra se mbrava conclusa. Il Genera le Gandin decise allora di convocare a rapporto i Coma nda nti d ella fanteri a di visionale, dei Reggimenti di fanteria e di artigli eria, d el genio divisionale e d i Ma rina Argostoli, per sentire a nche il loro parere. Assieme a l Capo d i SM fece il quadro della situazio ne e al termine di una lunga discussione ottenne o pinioni di scordi: favorevoli alla cessione della armi i Comandanti della fante ri a divisionale , d e i Reggimenti di fa nteria e del genio divisio na le, mentre erano contra ri i comanda nti d el Reggim e nto di a rtiglie ria e di Marina. A conclusione della riunione, il Ge neral e autori zzò i vari Comandanti a comunicare ai reparti il testo del radiog ra mma ricevuto nella notte preced ente, così che nella maltinata de l g iorno 10 i soldati vennero a conoscenza degli ordini ricevuti e della situazione di incertezza che circondava la «Acqui ». Ini ziò a c ircolare la voce che i tedeschi si erano impadroniti con la vio lenza del Comando t 1a Armata, e la truppa prese ad eletlriz7.arsi, mentre la propaganda greca a rrivò a di stribuire volanlini in

cui si incitavano gli italia ni a combattere contro i tedeschi: <<Soldati

Militari italiani ca/l urano soldat i tedeschi.

svolto a nche de licati incaric hi e d a i qua li era molto apprezza to, per riuscire a concludere un acco rd o o norevo le e convenie nte per tutli. Nelle prime ore del mattino del g iorno t l , g iunse al Comand o della Divisione una comuni cazione del Tenente Colonnello Barge: le richieste del Generale erano, in linea di mass ima, accolte e veniva, ino ltre, pros pettata l'es igenza c he gli ita lia ni lasciassero la competenza dell'isola ai tedeschi, trasferendosi in una zona di raccolta a ll'interno de l territorio. Venn e, però, per la prima volta formul a ta una esplicita richiesta di presa di posizione: il Comando tedesco desiderava c hiarame nte conoscere l'a tteggiame nto ch e la Divi sione «Acqui » inte ndeva assum e re; il Coma ndante, pertanto, doveva rispondere a uno dei tre quesiti: a favore de i tedeschi, contro di lo ro o cedere le a rmi. Il termin e ulti-

lazionatoria, chiese de finitive garanzie sul mantenimento delle armi individuali e s ul fatto che le artiglierie potessero essere cedute all'atto della partenza da Cefalonia, mentre la consegna delle armi pesanti sare bbe dovuta avvenire al mom e nto d e ll'a rrivo in Italia. Egli, in de finiti va, confidava nel prestigio di cui godeva fra i tedesch i, presso i quali aveva

mo per la risposta era fissato per le ore t 9 del giorno 11. Quella lettera, seppur non osti le, costringeva il Generale a dare quella definitiva risposta che aveva cercato di dilazionare in a ttesa di collegarsi con l'Italia. Egli decise, pertanto, di convocare nuovamente a rapporto i Comandanti di corpo e dei servizi della Divisione, da cui ricevette, come nella

italia11i! È giu11ta l'ora di combattere contro i tedeschi! l patrioti greci sono al vostro fìa11co». La tesi di

combattere per non cedere le armi stava prendendo sempre più piede fra i soldati italiani. A tarda notte il Te nente Colonnello Barge ritornò dal Generale Ga ndin per comunica rg li la dis ponibilità del Co ma ndo tedesco a rimandare il g iorno de lla cessione delle armi in d a ta da convenire, così come accettava la consegna delle sole artiglie rie e delle armi pesanti. Non e ra, però, in grado di provvedere al rimpatrio degli italiani, sino a q ua ndo non sarebbero state dispo nibili le navi necessarie. Il Ge ne ra le Gandin, proseguendo nella sua ta ttica di-


Volantino lanCiato dagli aerei tedeschi.

C.\MERUI DfLl' t\RM.\TA IT,\LIANA Col tradlmehto di Bado~~o l'Italia fascista e la Germa• nla nazlonol-soclaiJsta sollo state abbandonai~ vilmente ·Mila loro k)fto fataht. La consegna delle armi 4ell' armata di Badoglio In Grecia é termlnatQ compl_etafr!ente, senza sparger sangue. Saltato ·là OlvlsloAe · Acqi al comando del generate . Gandln,portiglal'lo di Bod Ilo, dislocata sulle l.sole Chef• falonlo e Corfù, e Isolata clé dagli altri territori oh respinto l' off.:trla di u11a constgno pacifico delle armi ed. ha comin:.iato la lotta contro. ; cori'lerotl tedeschi e fo~lstl. Cuesto ~olfo é o5solu~.,.,nte s~za sr>eranta. l~ dtvlslo~ é dl·ti:oa In du~ porri, t: circondata dal mare, senza okhum rlfornlmer~to e sen:a posslblllto di aiuto dc parte del nodrl tleffllc'r. · Nel camerati tedesct.l 11on vogliame questo lotta. VI lnvlilomo pert:l6 a .deiporre '- vostre armi e od atildarvl al presi ::Il tedeschi delle !scie. Alloro anche per ve', cosne per gli altri camerati !talloni, é aperta lo via ·.·erso l.a patria. Se però sora continuate l'attuale reslstem:a lrraglone vole, ~arete schiacciati e annientati tra pochi giorni dalle forze preponderontl tedeKhe,che staooo raccogliendosi. Ghl verr6 fatto prlgiOAero allora, non potr6 più for•lare rMtUa pç~trlc. ...eret o, cu~oì«a'tt i tali~ gppena otterrete questa manffestlno passate subito al tedescl. E l' .ultimo possibili fa ~l solvarvl 1 .. 41

Il. Genert~le T~sco dt Corpo d" Armata

precedente riun ione, pareri contrastanti: la maggioranza propendeva per la cessione delle armi, con l'esclusione del Comandante d eJI'artiglieria - Co lo n nello Romagnoli - e del Comandan te di Marina - Capitano di VasceJi o Mastrangelo. Dopo il rap porto con i Comandanti, Gandin decise di sentire il parere anche dei Cappellani della Divisione, i qua li potevano avere una conoscenza più rea le dello spi rito della truppa, per l'intimo contatto giornaliero che avevano con essa. Il rapporto iniziò alle 18, e il Ge nerale rappresentò ai sacerdoti la sua grave angoscia con queste parole, riportate da Padre Romualdo Formato, Cappellano del 33 o a r tigli eria e sopravvissuto anch'egli a ll'eccidio: «Voi siete sacerdoti, ministri di Dio. Voi conoscete l'animo del soldato e potete essenni preziosi in questo momento. Questo momento è quanto mai tragico per la Divisione e per me. l-lo sulla coscienza la responsabilità di oltre dieci-

mila figli di mamma. La vita di tutti questi ragazzi può essere messa a repentaglio dalla decisione che sto per prendere. Un ultimatum del Comando tedesco di Atene mi invita a decidermi su uno dei seguenti punti: continuare la lotta accanto ai tedeschi; combattere contro i tedeschi; cedere le armi. Premetto che sono legato davanti a Dio e davanti alla Patria da un giuramento di fedeltà alla Maestà del Re. Non sarò io a ricordare ai sacerdoti che il giuramento è un atto sacro col quale chiamiamo Dio stesso a diretta testimonianza di quanto affermiamo e promettiamo. Il nuovo legittimo Govemo del Re ha firmato un armistizio. Non possiamo dunque più impegnare le anni contro il nemico di ieri. D'altra parte, perché, senza grave motivo e provocazione, rivolgere le armi contro un popolo che ci è stato alleato per tre anni combattendo la nostra stessa guerra e condividendo gli stessi nostri sacrifici? Resta la soluzione di cedere pacificamente le armi.

Mi hanno assicurato che si tratterebbe soltanto delle armi pesanti, le quali ci sono state date quasi tutte dai tedeschi stessi. Ma questo atto della cessione non viola forse Lo spirito dell'armistizio e, per conseguenza, non verremm.o egualmente meno al giuramento di fe deltà al Re? E ancora: dove se ne andrebbe, così facendo, l'onor•e delle armi, che è la cosa più cara al soldato e ad un esercito sfortunato ma pur glorioso qual è quello italiano? Eppure su uno di questi tre punti devo decidermi. Riflettete che, se dovesse verificarsi un conflitto annata contro i tedeschi, numerosi e forti come siamo in quest'isola, avremo, in una prima fase, il sopravvento. Ma non dimentichiamo che dietro di noi, sul vicino continente greco, ci sono oltre 300 mila tedeschi certamente decisi ad accorrere qui con uomini e materiali. Essi possono lanciare sull'isola Le loro squadriglie di Stukas e massacrarci indisturbatamente. La truppa, allora, combatterebbe di buon animo? Resisterebbe, indifesa, sotto i bombardamenti aerei? Tenete presente queste osservazioni e ciascuno di voi mi dichiari il suo parere sigl'lificando quale dei tre punti se11te di poterm.i in coscienza suggerire come il minor male». Continua Padre Formato: «Eravamo in sette: tutti, eccetto uno, ci pronunciammo per il terzo punto». Alle 19 il Tenente Colonnello Barge s i presentò al Comando Divisione per la risposta e il Generale si dichiarò orientato alla cessione delle armi, ma ottenne una d il azione a lla comunicazione uffic ia le fino al maltino successivo. Nella sera e nella notte proseguirono, comunque, gli incontri. con i tedeschi nel corso dei qua li venne loro fallo presente che con i movimenti d i truppe in atto, essi davano l'impressione di rinforzare i reparti dislocati ad Argostoli, contrariamente alle promesse di buon·i rapporti con


gli italian i. Infatti, era ormai facile constatare -co me si svolgesse, da Lixuri ad Argostoli, un intenso tra fri co di autoca rri sui qua li viaggiava no sempre pochi uomi n i, ma c he to rnava no indi e tro ogni volta vuo li . Da pa rte ita li ana, invece, il Genera le Gandin, in segno d i mass ima co ll a borazione, decideva di riti ra re da Ka rda kata, località da cui si dominava l'i sola, il ba ttaglio ne lì schierato, affi nc hé la sua p rese n za no n fosse interpreta ta come segno di ost ilità. Ven ne, così, co nvenuto c he il m ov im e nto sa re bbe s ta to effe ttua to nella g io rna ta successiva e il Comando tedesco si impegnò a non inviar·e più rin forzi né a effettuare movimenti di truppe nell'isola. l pro lungati conta tli de l Ge nerale Gandin co n il Comando tedesco provocarono un a preoccupante agitazio ne nell a truppa: s i s pa t·se la voce c he il Ge ne ra le vo leva «vigliaccamen te» di sarmare la Divisione d i fr o nte a uno sparuto n um ero di tedeschi , e venne taccia to d i «tedescofil o» e «trad itore». Questo sta to di agitazione d e i reparti fece sì c he nella g io rna ta

del 12, no n appena messo in allo l'a bba ndono concord a to dell'importante pos izio ne di Karda ka ta, il movimento fosse visto come il primo pa sso ve rso la resa e la cessione delle armi, e alcuni Ufficiali ritira ti d a Kardakata presero contatti con a ltri Ufficiali de l 33° Reggim e nto di a rti glie ria, dove più vivo e ra il fermento a ntitedesco. In parti co la re con il Capitano Pampa loni (Comandante della 1a batteria) e il Tenente Apo llonia (Com a ndante d ell a 3a ba lle ri a) che aveva no già aw iato, assieme a l Tenente Amb ros ini (Co mandante della sa ba tteria) una sed e di contatti con gli altri Ufficia li inferiori del Reggimento, con Uffici a li de i Cara binieri e con q ue lli del Co mando Ma rina . e l corso di questi conta tli , il Capita no d i Vascello Mastrangelo, rispondendo a l Tenente Apollo nia, non aveva es italo a di re con fe rm ezza che «nel caso l'artiglieria dell'Esercito inizi le ostilità, la Marina si affiancherà nella lotta» . Co ntemporaneamente continuava a farsi se mpre più in s iste nte la pro paganda greca che ormai scopertamente cercava conta tti sino a live ll o d e l Co m a nd o Di vis io ne, presso cui inviò un ex Ca pita no

dell'Eserci to greco a o ffrire la dis ponibilità dei partig ia ni a ll a lo tta contro i tedeschi. Nel po me riggio de l 12 si d iffLI se a nc he la voce - po i ris ultata vera -che i ted eschi, certi d i poter disarmar·e g li ita lia ni, nel settore di Li xuri avevano sopra ffa tto le s tazio ni d e i Ca ra bini e ri e d ella Gua rdia di Fina nza, oltre a due ba tleri e di artig lie ria . li Generale Gandin ne venne info rmato pro pri o me ntre s tava pet· incontrare il Te ne nte Co lo nn e ll o Ba rge, a c ui c hi ese co nto indi g na to d e ll 'agg ress io ne . Qu es ti precisò di no n essere a conoscenza de i fa lli , certamente d a addebitare a ini zia tive di singoli , e assicu rò che avrebbe proweduto a fa r ril asc ia re imm edia ta mente gli ita li ani , riservandosi di resti tuire le a rtig lie rie appena poss ibile . ·Pacata la tensione, I'Ufriciale tedesco comunicò, però, a l Generale c he il Comando superio re tedesco gli aveva to lto i po teri di trattare con il Co mando della Divis io ne e, di conseguen za, le trattati ve s in o a d allora co nc lu se erano da considerare null e. fl CoMitraglieri italian i in posta:_ione.


mando tedesco non intendeva più discutere, ma voleva soltanto conoscere se la «Acqui » era contro i tedeschi oppure se decideva di consegn are le armi. Mentre al Comando si svolgeva questo colloquio, l'aggressione tedesca che aveva disarmato gli italiani a Li xuri fece d iventare insis tente la voce che circolava fra i reparti: «<l Generale ha deciso e ordinato la cessione deUe armi ». La tensione tra gli uo~ini divenne altissima, ed il Tenen te Apollon io con il Capitano Pampaloni ottenn ero d i essere ricevuti da l Comandante della Divisione, accompagnati da l Comandante di Reggimento, assieme al Tene nte Ambrosini e al Capitano Pantano del 3 17° fante ria. L'intento era quello di fargl i presente che loro e i loro uomini non avrebbero eseguito l'eventuale ordine di cedere le armi, ma s i sarebbero battuti con tro i tede ch i. << Durante il colloquio - scrive Apollonio in una sua relazione il Generale Gandi11 stava rillo dietro il tavolo co11 le mani ad esso appoggiate. Il suo volto bianco e illlperlato di freddo sudore rivelava una indicibile imema sofferenza. ll suo atteggiamento e le sue parole rivelava11 o un uomo sovraccarico del peso delle su e responsabilità». Al termi ne della discuss ione, il Generale si riservò libertà d'azione e pregò gli Ufficiali di non prendere, comunque, alcu na in iziativa. Jl Generale Gandin, oltre a ll'agitazione che serpeggiava tra i reparti e che rischiava di fargli perdere il controll o d ella Divis ione, doveva front egg iare an c he la nuova situazione creata dai Ledechi con l'aggressione nel settore di Lixuri e convocò, per le 20, un nuovo consiglio di gueJTa. Mentre s i recava a lla riunione, la sua macc hina venne fatta segn o a manifestazioni di ostilità da pas·te di soldati italiani , tanto che fu la nciata anche una bomba a mano, che per fortuna non esplose, c un militare, più audace, riu scì a s trappare la bandi erin a di Co-

PRIMO MARZO 2001 : IL PRESIDENTE CIAMPI VA A CEFALONIA Un tuono e uno scroscio improwiso di pioggia, su un'isola dO\·e non piove mai, coprono le parole del Presidente Ciampi, a Cefalonia, conferendogli un tono quasi epico: •Quei soldati decisero di resistere, di 11011 cedere le anni ai tedeschi, e si awiarono verso la 1110rte! •. Attorno al monumento ai Caduti della divisione «Acqui•, a poca distanza dalla «Casetta rossa•, ove si compl l'cecidio di 136 Ufficiali italiani, si awer·tc fra gli astanti la tensione dei grandi eventi rievocativi e l'atmosfera sbigottita che segna il ricordo degli atti irTazionali degli uomini in guerra fra di loro. Piove a tratti sulle al- • te uniformi dei due Corazzier-i; piove sulla testa canuta del Presidente, che rifiuta il cappello portogli da un aiutante, e piove sui cappelli alpini dei sopravvissuti della cAcqui• e sui loro familiari, che, data l'età, hanno dovuto accompagnarli in questo lungo viaggio di un sol giorno, dall'Italia e questo grosso c stupendo scoglio del mare Jonio. Un pellegrinaggio iniziato prima dell'alba c proseguito per tutto il giorno, secondo una equcnza di operazioni calcolate al minuto, cd un rigido cerimoniale, dovuto alla presenza di due Capi di Stato, italiano e greco. In una mattinata dal clima autunnale, per una Roma dove a marzo è già primavera, all'aeroporto di Ciampino, tre aerei dell'Aeronautica militare scaldavano i reattori, in attesa degli oltre novanta passeggeri, provenienti da ogni parte d'Italia, fra cui i giornalisti delle più importanti testate nazionali c i telecronisti delle maggiori reti televisive. A distanza di pochi minuti uno dall'altro, gli aerei decollano penetrando nelle nuvole nere e basse che li accompagneranno lungo tuuo il percorso, fino al«Noi ricordiamo oggi la tragedia la Grecia. l due u ltimi e la gloria della Divisione Acqui. aerei sono occupati dai cuore è gonfio reduci della •Acqu i•, di pena per la sorte di quelli consapevoli di ciò c he che ci furono compagni rappresenta per loro il ritorno, dopo cinquantadella giovinezza; due anni, su un'isola che di orgoglio per la loro condotta» aveva visto la loro vita appesa a un filo che non s i era s pe.l.lato per un puro miracolo. Al mio fianco, timorosa di rivelare i suoi sentimenti, siede la figlia di un Ufficiale della Divisione cmartirc•. Mi racconta che a\'C\'3 solo un anno quando il padre, pochi giorni prima dell'armisti.liO dell'otto settembre, era \'Oiuto rientrare presso i suoi soldati, sull'isola, perché i tempi, dopo la caduta del fascismo, non lasciavano presagire nulla di buono. Or-a, nella sua mente, c'è un solo proponimento, vedere la tristemente famosa •CaseLLa rossa•, dO\·e il papà ven ne falciato dai mitra degli alpenjager austriaci c altoatesini del Maggiore \'On Hirschfeld; quello che a'·e,·a detto ai suoi soldati: •Miet alpmi, le l'emiquauro ore clte seguono, vi appartengono!•. Quel luogo, ormai, rapprescnta\'3 per Ici la tomba, l'altare c il monumento del sacrificio del genitore. Inginocchiarsi -,ulla stessa ten-a ovc egli er-a stramazzato al suolo, insieme ad altri quanro colleghi, rappresentava, da an ni, il desiderio più grande della sua vita c. da sempre, l'incubo di un'orfana che non aveva conosciuto il padre, né da vivo né da morto. Aveva già programmato il viaggio a Cefalonia, a sue spese, ma saputo del pclleg~inaggio del Presidente, gli a,-c,-a c;critto per ottenere un piccolo posto sugli aerei e poter stare ,-ici no ad ahri reduci, nella speranza che qualcuno di essi potesse dirle qualcosa di suo padre. Aveva leuo tuuo il possibile sulla tmgcdia di Ccfalonia, ma le era rimasto nel cuore il vuoto di una presenza che_non rilrsciva a colmare. Una volta al monumento, avrebbe voluto percorrere quel breve tratto eli discesa verso il mare, che porta alla •Casetta

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rossa», ma la rigi.da scadenza dei tempi l'aveva dissuasa. Tuttavia, quel lungo raccoglimento di Ciampi, davanti alla lapide dei Caduti, che era dura to ben oltre la breve cerimonia della resa degli onori c il suono delle malinconiche 'note del silenzio, le aveva consentito di Iiileucre: iJ Presidente degli italiani, il suo Presidente, con iJ capo chino sono la pioggia, sembrava che avesse voluto raccogliere su di sé il dolore di tutti i presenti e, specialmente, di coloro che, come lei, avevano sperato di toccare con mano un improbabile segno di quell'ultimo istante in cui i moribondi della «Casetta rossa» avevano rivolto al cielo il loro definitivo saluto alla vita e ai congiunti lontani. La cerimonia è poi proseguita fino al vicino monumento ai Caduti di Grecia, ove i due Presidenti hanno parlato brevemente d i un'altra stagione, altrettanto nefasta di quella del dopo arm istizio, quando le loro due nazioni, unite da antichi vincoli di civiltà e di amicizia, si erano comballute aspramente, per il volere dci due folli dittatori, fascista e nazista. Un conflillo inutile che ora, dalle parole dei due Capi di Stato, appare ricomposto e risolto da una solida intesa comune, destinata a durare. Dopo la commemorazione dei soldati greci, il rigido programma della visita ci avvia nuovamente all'aeroporto di Cefalonia, ove uno s tormo di elicotteri ci attende per portarci sulla tolda dell'incrociatore «Garibaldi», ancorato alla fonda, davanti alla punta di San Teodoro. In quelle acque, che spumeggiano sotto di noi, per il fo•·te vento di maestrale, novecento militari della «Acqui• si inabissarono, nel naufragio della nave che li portava in prigionia, dopo essersi miracolosamente salvati dai combatLimenti e dall'eccidio che ne era seguito ma, poi, annegati miseramente e sterminati a colpi di mitraglia, dalla scorta tedesca, che voleva che nessuno scampasse dalla mattanza di Cefalonia. Per molti reduci, questo breve volo sul mare, ove furono costretti a nuotare fino alla vicina riva e dove molti di loro periro«Decideste così, consapevolmente, no perché non poterono far lo, r imarrà uno dei il vostro destino. momenti più drammatici Dimostraste che la Patria dell'intero viaggio. E si non era morta. comprende perché, alAnzi con la vostra decisione, ne l'atto del lancio della ghi rlanda di fiori, da riaffermaste l'esistenza. Su parte del Presidente queste fondamenta risorse l'Italia» Ciampi, sulle acque agitate del Golfo di Luxuri, le tre salve di fuci le dei marinai del Reggimento «San Marco» abbiano provocato un s ussulto improvviso nei loro cuo.-i e un balzo indietro, nella memoria di queì terribili istanti. Più tardi, nell'ampio hangar dell'incrociatore, iJ Presidente Ciampi, visibilmente commosso, si dedicherà totalmente al saluto dei reduci. Il suo è un abbraccio stretto, avvolgente, soffocante, che non gli lascia respiro. Ciascuno di loro vuole stringergli la mano, raccontargli la sua personale vicenda, ringraziarlo per averlo accompagnato sin Il. Raramente, in una cerimonia commemorativa, in un luogo così lontano dal proprio paese ma cosl prossimo a quello in cui dodicimila uomini decisero di sacrificarsi per l'onore dell'Italia e il giuramento prestato, si potrà provare ancora una congerie ~osì grande di sentimenti, di memorie, di emozioni, come è avvenuto qui, su quest'isola. Mentre gli aerei decollano sulla via del ritorno e sorvolano i luoghi dei tanti sconui, ove i militari italiani dovettero soccombere sotto la furia degli Stukas facendo pagare cara ai tedeschi la loro resa, cerco di immaginare quei fuochi che illuminavano la notte del 26 settembre; quei fuochi che incenerivano le salme di centinaia di esseri umani, e al cui ricordo i vecchi di Cefalonia, con lo sguardo .-ivolto alle bmme della sera, sussurrano ancora oggi; come in una preghiera: «Sono le anime dell.a "Acqui" che si levano al cielo» .

D Ilio Muraca

mando dell'autovettura. Al termine del consiglio, venne redatto un documento indirizzato al Comando superiore tedesco, nel quale il Comandante della Divisione, offeso per il modo di procedere tedesco, si rifiutava d'ora in avanti di trattare con Ufficiali che no n fossero di s uo pari rango e che non fossero accompagnati da un Ufficiale dell'l l a Armata italiana da lui conosciuto. Egli in timava, inoltre, a i tedeschi di non effettuare più invii di rinforzi né movimenti su U'isola e assicurava che non sarebbero stati compiuti atti ostili se i tedeschi avessero rispettato questi impegni. Verso mezzanotte, una noti zia giunta dal presidio di Corfù fece accrescere la tensione. Il Colonnello Lusignani, Comandante del 18° fanteria e Comandante militare ·dell'isola, comunicava di aver reagito alle intimidazio ni tedesche di cedere le armi e di aver battuto e fatto prigioniero il battaglione tedesco; duran te la lotta, inoltre, erano stati abbattuti tre aerei. La notizia venne appresa con gioia dal personale del Comando Divisione, ma il Generale, visto lo stato di eccitazi.one dei soldati, ordinò che non venisse diffusa, almeno per il momento. Nonostante le precauzioni, durante la notte si vissero momenti di intensa eccitazione presso i reparti. Alcuni Ufficiali italiani incontrarono patrioti greci per concordare azioni prossime e si svolsero riunioni , specie fra Ufficiali più giovani dei R eggim en ti di fanteria e di artiglieria, con l'intento di concordare azioni comuni in vista dell'ordine che o rmai tutti attendevano. All'alba del giorno 13, alle ore 6 circa, a pparvero sul mare due grosse motozattere tedesche, con a bordo truppa e cannoni di medio calibro, che si dirigevano verso Argostoli. Era evidente l'intento di portare rinforzo ai tedeschi che erano in città e immediatamente le batterie d el. 33° Reggimento, comandate dal Capitano Pampaloni, dal Tenente Apollonia


Penisola di S. Teodoro: la fossa, presso la «Casetta Rossa», dove furono fucilati la maggior parte degli Ufficiali della «Acqui» e dove, successivamente, furono trovati i resti di marinai trucidati.

e dal Tenente Ambrosini, aprirono il fuoco d'iniziativa, seguite dalla 208a batteria della Marina. Il fuoco durò una ventina di minuti ed una imbarcazione, colpita in pieno, affondò mentre l'altra, danneggiata, venne abbandonata dal personale che raggiunse la riva a nuoto. I tedeschi reagirono con tiri di artiglieria da Argostoli e da Lixuri. n combattimento accese gli ani m i, e il fuoco cessò solo allorchè un ordine del Generale Gandin g iunse alle batterie, le quali, però, sospesero il tiro non prima che si zittissero quelle tedesche. Il primo scontro fra italiani e tedeschi aveva provocato cinque morti e otto feriti fra i tedeschi, un ferito fra gli italiani. Poco dopo, ammarò ne l golfo di Argos toli un idrovolante che trasportava un Colonnello inviato dal Comando s uperiore tedesco per un colloquio con il Comandante de lla Divi sione, accompag nato d a un Capi ta no italiano de ll 'Aeronautica. L'Ufficiale italiano, nei momenti di attesa, iniziò a disco rrere informalm ente con gli Ufficiali d el Comando e

precisò che la situazione generale ved eva l'Armata ormai decisa a cedere le armi ai tedeschi: «C'è rimasta solo la "Acqui" a fare delle storie>>. Questa (r ase creò sconcerto fra il personale del Comando; al termine del colloquio, verso le 12, l'inviato tedesco e l'accompagnatore italiano ripartirono per Atene co n l'indi cazione che la Divisione avrebbe dato una risposta definitiva sul proprio atteggiamento entro le 12 del giorno s uccessivo, 14 settembre. Nel frattempo il personale del II battaglione del 317° Reggimento di fanteria rifiutava di trasferirsi in un nuovo settore c he avrebbe consentito una migliore disposizio ne d el fronte nord, in quanto riteneva che il movimento fosse il preludio alla cess ione delle armi; solo a tarda sera il battaglione, convinto dall'azione pers uas iva deg li Ufficiali, attuò il movimento. Ai reparti giunsero le prim e voci su ll'esito de l colloquio: pareva che la «Acqui» si sarebbe dovuta concentrare nella zonà di Sa mos, Digo le tu e Po rto Poros, mante-

nendo tutte le armi con la possibilità di portarle in Italia nel caso in cui vi fosse stato il tonnellagg io disponibile. Padre Formato scrive : «Il risultato delle trattative parve disten.d~­ re un. po' i nervi di tutti>>; ma la calma durò poco, perché durante la notte si venne a sapere che il Comando tedesco non era disponibile al trasporto delle armi pesant i a causa, si diceva , d e lla scarsità dei mezzi disponibili. Tutti avvertirono la motivazione come l'inizio di un tranello, anche perché intanto erano giunti gli artiglieri delle due batterie catturate il giorno precedente dai tedeschi a Lixuri, e il loro racconto d e i maltrattamenti ricevuti, una volta disarmati, aveva fatto divampare un incontenibile odio che si esternava in feroci propositi di vendetta. Inoltre era giunta una comunicazione, da Zante, con la quale si apprendeva che il presidio italiano, dopo aver ceduto le arm i, era stato imbarcato s ulle navi tedesche alla volta di Atene. La s itua zione a pp arve chiara: l' 11 a Armata si era fatta ingannare e aveva ceduto alle richieste; solo Cefalon ia e Cor(·ù resistevano alle pressioni. Nella notte fra il 13 e il 14 il Genera le Gandin cominciò a orientarsi per una azione decisa e, per essere certo di operare le scelte giu ste, fece g iungere a i comandi di Reggimento la richiesta di far esprimere a tutti i soldati il proprio parere su tre punti : contro i tedeschi, con i tedeschi o cessione delle a rmi. Il mattino del giorno 14 giunse al Comando Divisione l'esito del plebisci to: tutti volevano la lotta contro i tedeschi: «Rapidamente e da parte di tutt i - commenta padre Fo rmalo- si passò a un pieno clùna di guerra».


Contemporaneamente giunse al Comando Mariaa una comunicazione del Comando Supremo. «Comunica te at Generale Gandin che deve resistere. con le armi at intimazio11e tedesca di disarmo a Cefalonia et Corfù et altre isole». Venne così ordinato l'abbandono della sede del Comando Divisione e la distruzione dei carteggi più delicati , mentre nuclei del genio iniziarono a minare gli incroci. Alle ore 12 il Capo di Stato Maggiore della Divisione si incontrò in Argostoli con il Tenente Fauth per consegna rgli la ris po sta d e l Ge n eral e Gandin: «Per ordine del Coma n do Suprem.o italiano e per volontà degli Ufficiali e dei Soldati, la Divisione "Acqui" non cede le armi. Il Comando superiore tedesco, sulla base di questa decisione, è pregato di presentare una risposta definitiva entro le ore 9 di domani 15 settembre». Ne l pomeriggio num eros i Stukas tedeschi sorvolarono l'isola, sen za svolgere azione di fuoco, ma per dare una dimostrazione di forza. Ai reparti giunse la no tizia, sino ad allora taciuta, delle gesta del presidio di Corfù, che aveva catturato il presidio tedesco; gli animi si infiam marono a nco ra di più e l'agitazione crebbe con l'avvistamento di rinforzi e rifornimenti che giungevano ai tedeschi nella penisola di Paliki , via mare e via aerea, e che proseguirono per tutta la notte de l 14 sul 15, fra le inutili proteste del Comando italiano. All'alba del giorno 15 il Tenente Co lonnello Barghe chiese telefonicamente una dilazione dell'ultimatum fino alle 14, che fu concessa dal Generale Gandin. Nel corso della mattinata il Comandante della Divis.ione diramò un messaggio ai suoi reparti in cui spiegava gli ultimi avveni-

Periferia di Argostoli: postazioni occupate dalla 3a e sa batteria del 33° rgt. a. tra il 9 ed il 15 settembre.

menti ed esortava tutti a prepararsi a una lotta dura. All e ore 14 fece la s ua com parsa nel cielo Cii Cefalonia una formazione di 24 Stukas : «Il cielo dice Padre Formato - si copre di aerei germanici e in w1 attimo la terra sottostante diviene un inferno di fischi, di scoppi, di fiamme>> . LA BATIAGLIA

I tedeschi avevano approfittato dei giorni delle tratta tive per far giungere rinforzi alle unità schierate s ull'i sola, così che all'inizio della battaglia la loro guarnig ione aveva raggiunto la forza di almeno tremila uomini. La battaglia di Cefalonia fu caratterizzata da tre fasi salienti, in c iascuna delle quali g li italiani furono in netta in fe riorità pe r l'assenza dell'aviazione. La prima fase si svolse nella giornata del 15 e iniziò con il fuoco di preparazione, breve ma vio lentissimo, degli Stukas, che consentì ai tedeschi di assumere l'iniziativa dell'attacco ne l settore di Argostoli e di Parsa. Ini zialmente il Il/17° fanteria, sorpreso, non riuscì a respingere l'attacco, e i tedeschi conquistarono monte Telegrapho, anche se per breve tempo; il II/17°, infatti, riuscì a

riorgan izzarsi e ne l ta rdo pomerigg io effe ttuò un co ntrattacco men tre, co ntemporaneamente, il Ill/17° muoveva verso la zona del porto. A quel punto furono i ted eschi a trovars i in grave difficoltà, costretti ad inviare rinforzi da Lixuri mediante una qu indic ina di mezzi navali, c he approdarono sulla cos ta di S.Teodoro. La reazione italiana fu violenta ed effi cace: tutta l'artiglieria si scatenò, le imbarcazioni vennero distrutte e i tedeschi, che non disponevano in Ce falonia di altri mezzi da sbarco, rimasero ingabbiati ne lla penisola di Argostoli. Iniziò il loro ripiegamento sino a punta S.Teo doro , dove furono costretti alla resa, lasciando in mano italiana 500 uomini e la batteria semove nti da 75. Ne l corso della giornata vennero inviati ·num e ros i messaggi al Comando Supremo, per comunicare l'inizio delle operazioni e ri chied ere interventi aerei a contrasto di quelli tedeschi. A mezzanotte la battaglia finì, ma, per l'asprezza dei combattimenti e il loro sviluppo altalenante, nessuno avvertì la portata del successo conseguito. Venn e, così, persa l'occasione di battere definitivam e nte il con ti n gente tedesco stanziale e di impedire il successivo arrivo di rinforzi


Il Generale Lanz, Comandante del XXII COt-po d'Armata da montagna tedesco, responsabile della condolla delle oper-azioni a Cefaloni a, a questo punto considerò molto critica la s ituazione e cercò di sfruttare a l massimo l'inerzia operativa degli italiani . Nel corso della nolle chiese al Comando superiore la sostitu zione del Tenente Colo nnello Barghe con il Maggiore Harald von Hirschfe ld, considerato più determinato, e l'invio nell'isola di rinforzi c.ostituiti da due battaglioni e da un gruppo di artiglieria dell a t a Divi s ione da montagna, e da un battag lione della 104 3 Div is ione cacc iatori.

taglioni (I, II e III/3 17° e J/17°) per la riconquista di Kardakata, l'importante posizione troppo presto abbandonata volontar-iamente nel corso delle tratta tive. «Purtroppo - ricorda Apollonia - questa operazione non sortisce L'esito auspicato. Mentre infatti il Il/317° e il JJJ/317° riescono a penetrare, rispettivamente, negli abitati di Kardakata e Kuruklata, il 113JJO, sorpreso dai caccia-bombardieri nei pressi di Ponte Chimoniko e contrattacca to dal battaglione cacciatori da montagna giunto per primo in rinforzo sull'isola, viene annientato, lasciando sul terreno, il l 8 settembre, in sole

Chiese, inoltre, il concorso di tu tti i caccia-bombard ieri disponibili per il sostegno delle operazioni in corso sull'isola di Cefalon ia. Le sue richi este vennnero soddisfatte e i rinforzi sbarcarono per al iquote nella baia di Aghia Kyriaki da l 16 a l 20 settem b re, determinando, così, il capovolgimento del rapporto di forze a favore dei tedeschi. La seconda fase della battaglia s i svolse d al 17 al 19 settembre s u iniziati va del Comando Divis ione «Acqu i» che dispose un attacco concentrico di quattro bat-

Il vallone di S. Barbara, ove {itrOIIO trovate le salme di circa 40 Uf]ìciali del l re 317° fanteria.

4 ore di combattilllento, 37 Ufficiali e circa 400 Sottuffìciali e Soldati». In questa seconda fase venne tentata anche la conqu is ta di Ca po Munta, a ll'estremi tà meridionale dell'isola, allo scopo di eliminare un presidio tedesco attestato in zona. :Lazio ne, a ffid ata ad un battaglione d i fo rmazione, non ebbe es ito favorevole, ancora una volta per l'intervento dell'a-

viazione germanica. Soprattutto si ebbe, in q uesta azione, la prima indicazione che le regole erano cambiate per i tedeschi, i quali no n con sentirono a un'ambula nza, guidata dal Cappellano mili tare Pad re Ghilardini , di poter soccorTere i feriti, i quali furono invece fucilati il giorno successivo assieme ad altri ostaggi. Nel corso dei combattimenti, dagli aerei tedeschi, assieme al!e bombe, vennero lanciati volantin i attraverso i quali si invitavano gli ita liani a d eporre le armi, altrimenti «chi verrà fatto prigioniero non potrà più tornare in patria>>; nonos tante questo awertimento, nessun so ldato italiano abbandonò il proprio posto di combattimen to. L'assenza di aviazione pesò molto a lle truppe italiane, e alle pressanti richieste di aiuto il Comando su p remo fece sapere d i non poter i nvi are alcun concorso. Nella terza e ultima fase della battaglia, che s i svolse il 21 e 22 settem bre, l'in iziativa delle operazioni venne riassunta dai tedeschi , che ormai dis ponevano d i tutti i rinforzi fatti affluire dal continente. La loro azione, che ebbe inizio alle 00.01 del 21, anticipò quella disposta dal Generale Gandin per le ore 6 dello stesso g iorno, volta a reiterare l'attacco per la conquis ta di Kardakata. I tedeschi sferrarono l'attacco decisivo impiegando un battaglione granatieri di arresto e un battaglione cacciatori per l'attacco fronta le, mentre due battaglioni cacciatori da montagna (gruppo tallico Klebe) dovevano effettuare l'avvolgimento ad ampio raggio dell'intera massa delle forze italiane, con obiettivo comune la piazzaforte di Argostoli. Alle due di notte il Jl J/317° venne sorpreso da te1·go su lle basi di par-tenza e annientato. Verso le quattro del mattino il IU3 17°, perno del dispositivo, venne investito da un battaglione cacciatori su lla fro nte e da due battaglioni cacciatori da montagna su l fi anco. Dopo circa. quattro ore di


fu rioso combattimento, nel quale caddero quasi tutti gli Ufficiali e 300 Sottufficiali e Soldati, il battaglione venne accer·chiato e catturato. Superate queste posizioni, i tedeschi pmcedettero nell'attacco alle batterie del 33° Reggimento artiglieria, che opposero una difesa a oltranza sino a lla resa, non dopo aver lasciato sul campo 180 artiglieri. Quindi i tedesch i proseguirono, con i due battaglioni cacciatori da montagna, per la zo n a montana raggiungendo di sorpresa, verso le ore 14, la zona serv izi divisionale (Francala, Valsamala), mentre g li altri due battaglioni , gra natieri d'arresto e cacc iatori , rotta la resistenza del 1/17° che lasciava su l terreno quasi tutti gli Ufficiali e circa 350 Sottufficiali e Soldati, raggiunsero le località di Pharsa, Davgata, PharakJala, a circa quatt1·o chilometri da Pmcopala, sede del Comando tattico della «Acqu i)). Nel corso dei combattimenti continuavano le richieste del Generale Gandin di concorso aereo al Comando supremo, purtroppo senza esiti. La situazione stava precipitando: alle ore 12 del 22 settembre, superata l'ultima resistema dei resti del DI/17° e della t 58a compagnia lavoratori del genio che, in una serie di durissimi scon tri , perdevano buona pa rte degl i Ufficiali e circa 200 Sottu fficiali e Soldati, i battaglioni granatieri d'arresto e cacciatori si attes tava no a ll e porte di Argostoli, mentre i due battaglioni cacciatori da montagna entravano nella piazzaforte muovendo per la dorsale che la sovrasta. La resistenza della «Acqu b) era spezzata e alle 14 venne accordata la resa senza condizioni. ·Ne l corso della battaglia, durata un a settimana, erano caduti in com battimento 65 Uffic iali e l 250 Sottufficiali e Soldati. LA RAPPRESAGLIA

Il racconto più tragico dei fatti di Cefalonia riguarda gli awenimenti accaduti a l di fuori d elle

regole di guerra, che videro giustiz iati s ul ca mpo di battaglia, «tratta ti secondo g li ord ini del Fuhren), 155 Ufficiali e 4700 Sottufficiali e Soldati. Per parlare di questo tragico epi logo, non poss iamo che rifarci alla memoria dei supersti ti. I l Capitano Pampaloni racconta ciò che accadde il matti no del 21, quando i tedeschi g iunsero alla sua batteria: <<Un Capitano tedesco con un ce11tinaio di uomini ordinò il ritiro delle armi e per mezzo di un interprete mi chiese gli otturatori minacciandomi di morte. La domanda mi fu ripetuta W'l quarto d'ora dopo.

poi ci ordinarono di metterei in riga per uno. I soldati cominciarono ad avvertire che qualcosa di tragico stava per accadere. Qualcuno diceva: ora ci amnUlzZal'lO tuili. lo ero sereno tanto ero lontano dall'immagillare quello che sarebbe presto avvenuto. Il Capitano tedesco mi fece staccare dalla truppa e mi fece cenno di camminare... mise la pallottola in canna e appena io gli fui qualche passo avanti sparò. Una pallottola mi colpì al collo. Caddi senza dolore né perdere conoscenza. Contemporaneamente, con una mitragliatrice piazzata di lato, tutti i miei artiglieri furono massa-

Troianata: pozzo all'intemo del quale furono rinventlli i resti di circa 400 fanti del II h tg./ 17° fameria.

crati. Fu un solo grido di dolore. Poi silenzio. Sentivo il sangue caldo che mi bagnava La ·spalla sinistra. Dal mio braccio destro appariva scoperto l'orologio che non avevano preso prima: un tedesco venne e se lo prese, senza accorgersi che ero al1cora vivo. Subito dopo i tedeschi, ridendo e sghignazzando, si allontanarono». Dice Padre Formato: «Con ogni probabilità i tedeschi avevano precedentemente ricevuto l'ordine di annientare, a lotta finita, l'intera

Nel frattempo i tedeschi prendevano anche i portafogli, gli orologi, Le penne stilografiche e finanche le cinghie dei pantaloni. Protestai con il Capitano tedesco dicendo che gli oggetti dei prigionieri andavano rispettati. Mi rispose: voi non siete prigionieri ma traditori. Presero una trentina di uomini che portarono via, non so dove, e


Divisione o di decimarla in larghissima scala. Sta di fatto che fin dal maltino del giomo 21, di mano in mano che i reparti italiani cominciavano ad arrendersi, venivano in gran parte annientati. Gli Ufficiali venivano condoui in luoghi appartati dalla truppa. Gli Ufficiali venivano tutti trucidati, la truppa largamente decimata. Persino la 44a sezione sanità, i cui soldati portavano al braccio la

fascia della Croce Rossa, fu condotta in luogo appartato e quasi completamente annientata: di novanta uornini ne sopravvissero una quindicina. L'opera di decimazione dei reparti continuò anche dopo la resa ufficiale del Comando Divisione, per tutto il pomeriggio del 22 e per tutta La giornata del 23. Lo stesso giorno 22 - dice il Tenen te Apol lo nio - i tedeschi iniziarono la rappresaglia. IL maggiore flirschfeld proclamava ai suoi soldati: "m iei al pini, le 24 ore che seguo no vi appartengono". Memorabile, il 22, la strage di Troianata. Qui furono fucilate seicento persone, fra Ufficiali e Soldati. Essi furono radunati in w1 recinto ai due lati del quale furono piazzate le mitragliatrici. Urla stra-

zianti, invocazioni alla <onamma», rantoli e sangue. A narrare ai posteri sl grande infamia sono ancora vivi testimoni oculari che si salvarono restando per ore e ore sotto i cadaveri dei compagni. Dopo diciotto ore dall'eccidio, giunse un Sottufficiale tedesco che gridò: italiani, se siete ancora vivi o feriti venite fuori, non vi faremo più nulla. Quindici credei tero ed uscirono. Si udì poco dopo una

· La «Casetta Rossa».

sghignazzata seguita da una scarica di mitragliatrice». Non ven nero risparmi ati neppu re i ricoverati negli ospedali. Il mattino del 25, infatti, 7 Ufficia li ricoverati presso l'osped a le 37 vennero prelevati con la forza per essere fucilati in rappresaglia alla fuga, avvenula la notte precedente dallo stesso ospedale, di due Ufficiali. LA «CASETIA ROSSA»

Fra le co ndizioni d ell a resa vi era anche quella che gli Ufficiali del Comando della «Acqui » si recassero, con mezzi propri , ad Argosto li entro le 21 del g io rn o 22,

dove vennero rinchiusi in un gra nde appartam ento nei pressi di quello che era stato il Comando Marina. La sera del 22 il General e L a n z com unicò al Comando g ruppo d'Armate la fine della resistenza a Cefalonia e chiese istruzioni s ul trattamento da riservare a i prigionieri. Arrivò la risposta: il Generale Gandin e i s uo i Ufficiali responsa bili doveva no essere trattati immedi atàm e nte «Secondo gli ordini del Fuhrer» . A questo punto è necessa rio precisare che l'OKW aveva emanato, 1'11 settembre, le «direttive sul trattamento da usa re con i militari dell'Esercito italian o e della milizia», varia te i n forma restrittiva il 15 settembre: su ordine del Fuhrer, gli Ufficiali italiani che avevano opposto resistenza o che erano scesi a patti col nemico o con le bande part igiane dovevano essere passat i per le arm i, mentre i Sottufficiali e la truppa dovevano essere inviati nelle region i orientali per essere arruolati nel servizio del lavoro. Racconta il Capitano Bronzini: «!l mattino del 24 il Capo di Stato Maggiore entra nella stanza e ci dice: un Sottotenente tedesco è venuto ora a prendere il nostro Generale. Sono le 7.30. Un brivido di tristezza ci scorre per il sangue e per l'anima. Alle 8 il Capo di Stato Maggiore ritorna: presto - d ice -sono venuti a chiamare anche noi. L'interprete ha detto che dobbiamo andare al Comando tedesco per essere trasferiti in un altro luogo dove ci assicura che staremo meglio. Scendiamo le scale: siamo circa ww quarantina di Ufficiali. Sulla strada ci attendono due autocarrette. Vi saliamo e, stretti nel poco spazio, ci avviamo verso questo Comando tedesco che ci deve il1terrogare. Che cosa ci chiederanno? ... Lasciamo le ultime case di Argostoli, entrianw in campagna. Le autocarrette filano verso punta S. Teodoro, la doppia l'lO e prose-


guano a sud. Ad w1 chilo111etro sotto S. Teodoro c'è una piccola viiIella rossa, distrutta dai bombardamenti dei giomi precedenti: consen'a intatto ancora L'alto muro di cinta che circonda il giardino. Le autocarrette si ferm.a110 dav0111i al cancello. Soldati tedeschi armati di mitra ci fanno entrare nel recinto. Intanto giungono, L'una dietro L'altra, altre awocarrette che scaricano a deci11e Ufficiali di ogni arma: tutti quelli che sono stati fatti prigionieri durante i combattimenli o si sono arresi, a capitolazione avve11Uta, il 22». «Di fronte a noi - dice Padre Formato - una decina di soldati tedeschi indossano l'elmetto di combatti mento e imbraccia n o i mitra. Tutti allora ci rendiamo conto della siluazione». «Di mano a mano che giungono Le autocarrette - testimonia il Capitano Branzini -più di un Ufficiale si trova addosso un soldato tedesco che gli afferra i polsi per cercarvi L'orologio, che fruga in ogni tasca asportandone il portafoglio e gli oggeti di valore, che toglie gli anelli dalle dita». «Noi credevamo che in questo stesso recimo ci avrebbero piazzate davanti Le mitragliatrici e ci avrebbero uccisi - continua Bronzi n i - invece La procedura delle esecuzioni non sarà così: un iruerprete tedesco - nessun Ufficiale è su l luogo -grida "fuori otto" oppure "fuori dodici". Otto o dodici Ufficiali si presentano e vengono accompagnati fuori dal recinto. Subito dopo si sente la scarica di fucileria>>. «Tutti si mantengono meravigliosamente calmi - dice Padre Forma to - ognuno prima di a 11dare sotto il plotone di esecuzione passa da me a consegnarmi o L'a nello della fede per la co nsorte /onta n a o una ca te n in a o l'orologio o qualunque altro ricordo.... Per oltre quattro ore si prolunga Lo strazio di quel martirio, di quegli addii, di quegli abbracci Ìl1.terminabili>>.

<<Ad un tratto - racconta il Sottotenente Esposito -ci fu come un attimo di sospensione: il Sottolenente Clerici si avvia alla fucilazione cantando La "Leggenda del Piave">>. <di mio Colonnello Romagnoli con tinua Padre Formato - che aveva una venerazione per una figliola studentessa universitaria e crocerossina volontaria ... dopo avermi abbracciato, va alla morte. È calmo, imponente, con La pipa fra le labbra». <<Anche il Capitano Carocci, uffìciale di ordinanza del Generale Gandin - prosegue i l Capitano Branzini - si presenta spontaneamente. Mi dice: a me non importa di morire, ma i miei non si C011.SOLeranno mai; arrivederci. Cammi11.a con passo svelto come quando accorreva alle chiamate del suo Generale. Sul cancello si volge, ci sorride e ci saluta con una mano. Dopo un po' ecco La scarica>>. Moltissime sono le testimonianze lasciate dai sopravvissuti , che non è qui possibile riportare per limiti di spazio. Il cortile della «Casella Rossa».

Verso le d ieci a rri vò un Uffic iale s ubalte rno tedesco e com unicò che g li Ufficial i delle province di Trento, Belluno, Bolzano e di Merano venivano graziati. Continuarono, così, le esecuzioni dalle quali riuscirono a sottrarsi g li Ufficiali di quell e province e qualcun altro che riuscì, tramite foto o attestali vari, a dimostrare qualche << me ritO >> fascista. <<Erano le tredici - d ice Padre Formato - quando, per caso, posai Lo sguardo sul volto del Sottotenente tedesco. Vi scorsi w1 senso di stanchezza e di terrore. Aveva le occhiaie cerchiate e gonfie>>. Questa visione convinse Padre Formato a chiedere disperatamente a ll'Ufficiale la sospensione delle esecuzioni. «Dopo mezzora - continua Padre Formato - L'Ufficiale torna. Parla all'interprete, il quale traduce a voce altissima: il Comando tedesco concede la vita a quelli che sono qui presenti>> «Noi ultimi rimasti- teslimonia il Capitano Bra n zini -ci guardammo in volto: eravamo tredici, più don Formato quattordici. Si unirono a noi gli Ufficiali trentini e


Muro di cinta della «Casetta Rossa», dove furono ammassati gli Ufficiali per essere condoui alla fucila;:.ione.

quelli discriminati per meriti fascisti: siamo in tutto trentasette: Dalle 8.30 alle 13.30 sono passati per il cortile della casa rossa circa quattrocento Ufficiali; siamo rimasti in vita, segnati per sempre nell'anima, solo trentasette>>. Del Generale Gandin non se ne seppe più nulla. «Dal momento in cui il Ge11erale Gandin fu separato dagli Ufficiali - dice il Capitano Bron zin i - nessuno degli italiani né dei greci L'ha più visto. Un soldato tedesco, nelLo stesso pomeriggio del 24 sellembre, mi disse che il Generale era stato fucilato al mattino presto, da solo, e primo di tutta la serie di Ufficiali fucilati in quel giorno». La tragedia non ri spa rmiò nea nche le salme d egli italiani caduti in combattimento o fucilati. <<Pregai ripetutamente- è la testimonianza di Padre Formalo -

che mi facessero seppellire i poveri morti: non mi permisero neppure di fare una sommaria ricognizione delle sa lme o di compilare l'elenco degli uccisi.... Seppi dopo che la maggior parte delle salme non furono seppellite. ln.vece, per parecchie sere, illuminarono il cielo dell'isola con i loro roghi. Le salrne, accatastate e impregnate di ben z ina, furono bruciate». Altre salme vennero di sperse in mare, appesantite da rotoli d i filo s pinato, a ll ' imboccatura della baia di Argos toli. I 17 marinai che furono costretti a collaborare a questa triste operazione vennero uccisi il g io rno 28, per eliminare pericolosi testimoni. Ma il martirio della Divisione «Acqui» non finì quel trag ico 24 settembre. Almeno altri l 300 italiani perirono in mare durante il trasporto da Cefalonia. Di questi, 720 morirono il 28 scllembre nell'affondamento della nave «Ardena» , avvenuto a so le 2,5 miglia dal porto di Argos toli, causato

dall'urto con una mina lanc iata da un aereo alleato. L'affondam ento della «Margue rita » il 13 ollobre costò la vita ad altri 544 ita liani , s tipati all'in verosim il e s ulla nave. Le ferite riportate e la malnutri zione fecero altre villime tra i superstiti rimasti a Cefalonia, che alla fine raggiunsero il num ero di circa 2 000. Verso la me tà di o ttobre, 300 di loro ced e lle ro, più per sfinim ento che per a ltro, alle proposte tedesche di aderire a i servizi ausiliari. Altri vennero trasferiti in Grecia e s uccessivamente internati in Germania , mentre circa mille rimasero s ull'isola come prigionie ri di guerra e, riuscendo a organ izzarsi in ce llul e, continuaro no cland es tin ame nte la lotta contro il pres idi o tedesco rimasto s ull'i sola , si no all'insurrezione a rmata co ntro i tedeschi del 26 agos to 1944. Que lli c he erano riu sc iti a so ttrars i alla ca ttura a l tc m1inc d ci co mballim enti si ri fu g iarono s ulle montag ne d ell 'isola e coo pe rarono attivamente


con la lotta partigiana locale o si trasferirono su.l continente greco dove contribuirono alla lotta partigiana. I superstiti della «Acqui» fecero ritorno in Italia· il 12 novembre 1944: sbarcarono i n 1256. CONCLUSIONI

La narrazione dei fatti sin qui descritti è stata redatta sulla base delle memorie e relazioni dei superstiti mantenute presso l'archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito; relazioni redatte «a caldo», subito dopo la conclusione della guerra, allorché furono rimpatriati gli italiani catturati dai tedeschi. Owiamente il fatto di essere ricordi personali e non documenti ufficiali, che in gran parte andarono dispersi a seguito dell'8 settembre, non conferisce loro il crisma dell'ufficialità, anche se i fatti così narrati sono in gran parte coincidenti con quanto appurato dai ricercatori che hanno potuto studiare le carte tedesche. Trovare una spiegazione a quanto awenne a Cefalonia non è facile. Ovviamente quei drammatici avvenimenti sono da ricondurre alle contromisure messe in atto dai tedeschi non appena l'Italia decise di uscire dalla guerra. La volontà di disarmare a tutti i costi i reparti italiani e di occupare sia il Paese sia i territori sino ad allora occupati dagli ex alleati discendeva dalla situazione strategica del momento; in particolare, il possesso delle isole del mar Ionio costituiva premessa indispensabile per la difesa della penisola balcanica. Molto si è discusso dell'iniziativa «anoma la » del Generale Gandin di un plebiscito presso tutti i reparti della Divisione prima della decisione finale. Si può considerare, da come sono andati i fatti successivamente, che con questo atto di coscienza collettiva, ciascuno abbia assunto

co nsapevolmente piena responsabilità d ello sviluppo degli avvenimenti s ull'isola e, al momento de lla disfatta, abbia af{Tontato le trag ich e conseguenze con una particolare serenità d'animo, come testimoniato dai superstiti, consapevoli di aver creato da sol i i l proprio destino e non di averlo subìto attraverso ordini s uperiori. Nel corso del processo per crimini di guerra, tenuto a Norimberga al termine del conflitto, il Generale Telford Taylor, capo dell'accusa per il procedimento n.7, disse: «Questa strage deliberata degli Ufficiali italiani che erano

Troianata: salme eli militari italiani fucilaLi.

stati catturati o si erano arresi è una. delle azioni più arbitrarie e disonorevoli nella. lunga. storia. del combattimento armato. Questi uomini, infatti, indossavano regolare uniforme. Portavano le proprie anni apertamente e seguivano le regole e le usanze di guerra.. Erano guidati da. capi responsabili che, nel respingere l'attacco, obbedivan.o ad ordini del maresciallo Badoglio, loro Comandante in capo militare e capo politico debitamente accreditato dalla loro nazio-

ne. Essi erano salda ti regolari che avevano diritto a. rispetto, a. considerazione umana e a. trattamento cavalleresco». I l Generale Lanz, al termine del processo fu condannato, per i fatti che s i verificarono nel terri torio sotto la s ua responsabilità, a dodici anni di reclusione, di cui ne scontò solo cinque, mentre il Maggiore von Hirsc hfe ld, Comandante delle truppe germaniche che massacrarono la Divisione «Acqui », non s ubì alcun processo in quanto morì a Varsavia, co l grado di Generale, nel gennaio del1945. S i può concludere il ricordo di quel tragico settembre s ull'isola di Cefalonia con le parole d ello storico Giorgio Rochat: «Chi ha. visto le colline di Ka.rdaka.ta., prive

di qualsiasi riparo contro il fuoco dell'artiglieria e le bom.be degli Stukas, non può non provare profonda ammirazione per i soldati della «Acqui» che vi condussero ripetuti assalti con un coraggio e una detenninazione degni di maggior rispetto da parte del nemico e di maggiori riconoscimenti da parte degli ita.[ia.ni».

D Colonnello, Capo Ufficio Storico dello SME 1 '



~ ... Ai tanti che

. non tornarono...


Dei 12 000 uomini in organico solamente l 256 tomarono in Italia dopo aver sostenuto aspri combattimenti ed essere sopravvissuti alla barbara rappresaglia nazista

IRillCC (Q)DANIID(Q) IIIL OOAffi1fiiiRill(Q) ®® ANNII JTI)(Q)JF(Q) Dal 15 al 22 settembre 1943 la Divisione «Acqui» confermò a Cefalonia i valori di dedizione e di onore militare del soldato italiano rinnovati ancora oggi dalla testimonianza di un veterano

G li eve nt i dell '8 se ttembre 1943 trovarono la Division e «Acqu i» ne ll 'isola greca di C~fa l o­ nia, ne l Mar Ionio. La Gra nd e Unità era agli ordini del Generale Antonio Gandin e il comando

Cefalonia, trasferendole da Santa Maura, Corfù (dove aveva lasciato a presidio il 18° Reggimen to di fanteria e il III grup po del 33° Reggimen to artiglieria) e Zacinto. L'organico comprendeva 525 Ufficiali e c irca 11 000 Sottufficiali, Gradua li e Soldali, apparle-

era ad Argostoli, il capo lu ogo isola no. Inquadrata ne l XXVI Corpo d'Arm ata, era in serita a sua volta ne ll' l l a Armata del Generale Carlo Vecchiarelli. Quest'ultimo, quando a maggio si era in sediato ad Ate ne, aveva racco lto le unità della Divi sio ne a

nenti al 17° e al 3 17° Reggimen to di fanteria, al 33° Reggimento d'artiglieria, ai reparti di supporto e servizi, ai Carabinieri e a lla Guardia di Finanza. Le Forze Aeree era no poco rappresentate e non po teva no ga ra ntire a lcuna copertura, me ntre la Marina ave-

L'INIZIO DELLA FINE

va in posizione sull'isola solamente a lcune batterie, pi cco le un ità logi tiche, un MAS (Motoscafo Anti Sommergibili) e due cacciasommerg ibili. Da parte tedesca, era presente il 966° Regg imento di fanteria d'arresto, agli ordini del Tenente


Colonnello Ha ns Barge. Questa era u n'un it à agguerrita e be n ama lga m ata, a pp a rte ne nte a l XXII Cor po d'Anna ta da mon ta-

pidamente a Cefalo nia e d i stroncare fac il me n te ogni eventua le res iste nza. La situazione i faceva di ora in

gna . La coma ndava il Ge ne ra le H u bert Lanz, un vete ra no de lla Russia, il qua le aveva a i suo i ordini 25 Uffi cia li e l 800 Sottufficiali, Gradua ti e Truppa, tutti provenie nti d a ll'area alpina e d a l sud della Germani a. ·In Grec ia, tuttavia, i ted esc hi dispo nevano di riserve consistenti - o ttima mente armate ed equipaggia te - in grado di a ffluire raSopra. Militari italia11i callurano soldati tedeschi. A destra. Posta-:.ione co11troaerea italiana.

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ora sempre più critica. Al fi ne di c hia ri re la s ituazio ne come meglio poteva, nella se1·ata dell'8 sette mbre il Ge nerale Vecchi a re lli inviò un messaggio alla Divisione «Acqui » che colpì profondamente le coscie nze d ei milita ri ita lia ni. Ne l fo nogra mm a s i comu n icava che «Seguito conclusione armistizio truppe italiane l 1° Armata seguiranno seguente linea condotta alt Se tedeschi non faranno atti violenza armata, italiani non, d ico non, volgera.rmo armi contro di loro: non, dico non, fararm o causa comune con ribelli né con le truppe anglo-america ne che sbarcassero alt Reagira11110 co11 la forza at ogni violenza armata alt .. . >> . I Comandi ita lia ni fecero di tutto pe r com po rre le di vergen ze, te ntan d o di sa nare i di ss idi ed evitare un conflitto tra ex alleali . Il g io rno successivo, però, il Comandante d ell'l 1"1 Armata trovò un accordo con il Co mando Su premo ted esco i n G rec ia , m edia nte il qua le le truppe italia ne avrebbero consegna to ai tedeschi le a rmi pesa nti e a uto mati che, ri cevendo in ca mbio spec ifi c he gara nzie per continuare a detene-


IL RACCONTO DI UN SOPRAVVISSUTO È un reduce di Cefalonia il Sergente Maggiore in congedo Saverio Perrone, nato a Tricarico, Distretto Militare di Potenza, il 6 gennaio 1922. Appartenente al 2° Reggimento artiglieria controaerei del capoluogo campano, era inquadrato nel 3° gruppo da 75/27 comandato dal Tenente Colonnello Cesare F iandini e la sua batteria, la 2a, era quella del Capitano Amedeo Arpaia. Dal 15 a l 22 settembre 1943 combatté nell'isola ionica, vivendo personalmente tutti que i tragici eventi. Tornato in Italia nel 1945, ha deciso di vivere nel paese del suo Comandante di batteria, trucidato dopo i combattimenti, cercando di alleviare il dolore dei parenti. È una persona sensibile, discreta e riservata. Avverte il rammarico d i essere stato privato di tanti Comandanti e Commilitoni, gente operosa e degna come lui. Mentre una lacrima, una sola, sfuggita al suo controllo gli solca il ruvido viso segnato dal tempo, il suo sguardo si a llontan a come a raggiungere una lontana dimensione, immagini indelebili racchiuse nella mente. Comincia, così, a raccontare.

L'IMPREVISTO CHE SALVÒ LA MIA VITA Nei primi giorni del maggio 1940, il 3° Gruppo del r Reggimento di Artiglieria controaerei, di stanza a Napoli nella Caserma Armando Diaz, cui appartengo, nella batteria del Capitano Amedeo Arpaia, viene assegnato, quale unità complementare, alla Divisione di Fanteria «Acqui», nell' isola greca di Cefalonia. All'epoca dei fatti, rivesto il grado di Sergente Maggiore. Nel d oloroso giorno dell'S settembre 1943, il Generale Antonio Gandin, Comandante della Divisione, dopo un penoso travaglio, ci indica la via del dovere ponendosi alla testa della sua unità, contro la Divisione «Ste lla a lpina». Dopo gli scontri, protrattisi per una settimana e oltre, la reazione avversaria ci porta a patire rappresaglie inaudite, che non trovano precedenti nella storia degli Eserciti occidentali. Con il mio reparto partecipo alle seguenti battaglie: Argostoli (15 settembre), Kardakata (16-17-18 settembre), Capo Munta (19 settembre), Dilinata (21 e 22 settembre). Nella tarda mattinata del 22 settembre, a causa della sproporzione dei mezzi, la resistenza è spezzata e la Divisione «Acqui» si arrende al nemico impietoso. Ci troviamo a ridosso di Argostoli (località Gragnas) e la mia batteria è ' . ...•.à.#a ~. 1 a ~~ ....~ -'\~ 11(),"\'-"\~\.si. ~~"\ . ancora schierata sia pure su due soli pezzi. Tuttavia, il Capitano Arpaia rimane imperterrito al centro dello schieramento. Gli aerei si sono allontanati dopo averci massacrati, per giorni, -\\'\~o ~tl\.11..0.1."\{ -ao..~~Jo..~c 1 L~\. ~~ dall'alba al tramonto, per tutta la durata delle operazioni. Avvertiamo solo ~\U 1\,-\W..() {~ ~~ Jtrt\b-\'\Q. ~ ~{1\.t.f{~ saltuarie scariche di mitra, non lontano da noi, che individuiamo lungo il Vallone di Santa Barbara e alla nostra destra (castello veneziano). La colonna, proveniente dal Vallone di Santa Barbara, ha raggiunto il ponte sulla laguna argostoliota, mentre il mio Capitano si accorge di essere rimasto solo, giacché tutto il nostro schieramento ha cessato di lottare. Riesce ad avere dal telefonista Bruno Paone da Maida, una sola linea rimasta e parla con il Maggiore che comanda i reparti d i marina a terra (pare si chiami Barone), che laconicamente lo accorrenta sulla situazione, disponendo la resa perché nulla è rimasto più in piedi. Ma i tedeschi sono già nei pressi del caposaldo e noi, in camiciola e pantaloncini, ordinati e a fronte alta dietro a l nostro Comandante di batteria, che ci ha guidati per 3 anni e 3 mesi, sia-


mo collocati a ridosso della casa del Signor Dionis io Tsacarisianos. Di fronte a noi, a destra e a sinistra, vi sono 2 squadre armate di mitra. Ci tolgono orologi e portafogli, ma a me il portafoglio lo lasciano perché è vuoto. Quando il mio Comandante dice a un tedesco «main alloggio trinken», senza indugio, un gruppo di tedeschi si porta nell'adiacente casetta da dove, dopo una decina di minuti, ne esce con 2 bottiglie di liquore e un fagottino di sigarette. Intanto, viene verso d i noi, dalla salita che mena al ponte, un motociclista tedesco che urla una comunicazione di servizio (tradotta fortunatamente per noi dal Caporal Maggiore Renato Avella, interprete turistico in quel di Napoli), per la quale ci fa grazia della vita. Ma q uesto «ben edetto>> motociclista non riesce a giungere in tempo al vicino deposito munizioni e viveri del VII gruppo cannoni da 105, dove fucilano il Capitano Antonio Valgoi con l'intero suo reparto. Verso le ore 14, suppongo questa sia l'ora, siamo nella Caserma Mussolini, ex sede del Distretto Militare greco. Intanto affluiscono i resti di altri gloriosi reparti, a cominciare da quelli del 17° Fanteria. Solo sentendo <<radio fante », ci rendiamo conto della grande carneficina cui erano stati sottoposti i nostri compagni. Il giorno dopo, nel pomeriggio, riceviamo un goccio di acqua potabile. La notte seguente la trascorriamo, unitamente ai miei commilitoni artiglieri, assieme al nostro Capitano. Ammucchiati l'uno sull'altro e, a mano a mano che i ragazzi si assopiscono, il Capitano li accarezza trovando il tempo per dirmi <<tienili uniti quanto più è possibile. Se torni, fermati a casa mia per dire ai miei come sono andate le cose qui». Intuiva che per lui stava arrivando il peggio. Sorge l'alba di quel24 settembre, quando tutti gli Ufficiali vengono chiamati per la partenza verso la Germania. Quasi tutti (non erano stati censiti), si presentano al portale di ingresso dai tedeschi indicato quale posto di raccolta e, nel contempo, tutti noi siamo sospinti dalla parte opposta del cortile. Io mi trovo davanti a tutti. Vedo arrivare una fila di autocarrette SPA e, su ciascuna, vengono fatti salire 8 Ufficiali. Nessun Ufficiale ha una parvenza di bagaglio. Noto il Sottotenente Ferdinando Poma, il Tenente Dante Villella e il Capitano Arpaia, il mio Comandante. Mi slancio allora verso la quarta autocarretta per poterli salutare. n Capitano ha il tempo per gridarmi <<ricordati di cosa ti ho raccomandato stanotte». Non mi rendo conto di quanto stia accadendo, allorché due soldati germanici mi chiedono, con sospettosa ed eccessiva gentilezza, di accomodarmi sulla vicina autocarretta per partire. Non comprendo la lingua tedesca e non capisco cosa vogliano da me. Mi accingo a salire sul mezzo, quando dalla tasca della camiciola m i cade il tesserino di riconoscimento militare. Uno dei soldati germanici stancamente lo raccoglie e legge il mio grado. Dopo una breve consultazione tra loro, vengo spinto a terra con un certo disappunto, mentre mi gridano <<Via, via Sottuflìciale». L'autocolonna parte e, invece di dirigersi verso il porto, gira verso Capo San Teodoro, dove viene realizzato l'ennesimo, vergognoso e impietoso eccidio. Tutto si svolge esattamente come descritto, dettagliatamente, dal Cappellano del 33° Reggimento artiglieria, Padre Romualdo Formato, nel suo libro <<Eccidio d i Cefalonia», che fu presente durante le fucilazioni e raccolse le confidenze e gli ultimi attimi di vita dei con dannati. In una calda mattinata del lontano giugno 1945, u n giovane (il sottoscritto) denutrito e malvestito, Tuggito da un campo di concentramento titin o (ma questa è un'altra storia), sta faticosamente raggiungendo la sua terra di Basilicata. Si ferma a Torre Annunziata per assolvere a un penoso e delicato compito, quello di notificare alla famiglia Arpaia che il loro Amedeo n on sarebbe più torn ato. Nell'approssimarsi a via Maresca, vede u na fiu man a d i popolo che raggiunge la Chiesa Collegia le, ove s i sta svolgendo una cerimonia funebre proprio in onore del Cad uto. Si accoda a l corteo e si ferma in u n buio angolo della Chiesa. Quando, all'elevazione, un picchetto di fanteria presenta le armi, c h iud e g li occhi e fa l'appello degli eroici componenti della batteria <<Arpaia». Ho cercato i familiari dei Caduti e ho rintracciato i superstiti ancora vivi. Siamo insieme da 12 lustri e, in parecchi, siamo tornati a Cefalonia per pregare e meditare. Per restare con loro che, pure da morti, ci indicano la via del dovere.


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re quelle individuali, anche nella fase di rimpatrio. Tale messaggio originò molti dubbi su lla sua veridicità, anche perché trasmesso da una stazione tedesca . LA BREVE ILLUSIONE

Una spiacevole sorpresa atten-

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deva, purtroppo, i nostri soldati. Il 10 settembre, infatti, il Tenente Colonnello Barge co municò al Generale Gandin che, in seguito a nuovi ordi ni ricevuti, la Divisione «Acqui » doveva consegnare ogni tipo d'armamento entro le l O del giorno seguente. Il General e riunì a rapporto i suoi Comandanti di Reggim ento, allo scopo di coinvolgere tutti i com-

ponenti della Divisione. I commenU e le opinioni sulle richieste tedesche erano dei più vari. Il Generale Gandin e la maggior parte dei suoi più stretti collaboratori pensavano proficuo il trattare per una soluzione onorevole, mentre tra i g iovani (Ufficiali, Sottufficiali e Truppa) si propendeva per un confronto armato con gli ex a lleati.


Penisola di S. Teodoro: la fossa, presso la «Casetta Rossa», dove furono fucilati la maggior pane degli Uflìciali della «Acqui» e do ve, su ccessivame/l/e, /itrono ritrovati i resti di marinai 1mcidat i.

L'afflusso sull'isola dei ri nforz i tedeschi, iniziato dapprima in form a dissimulata, stava subendo un'accelerazione forzata. Gli accordi prevedevano la sospensione dei rinforzi tedeschi, in cambio del l'a tensione da parte italiana da ogni allo ostile. Il Generale Gandin protestò per l'azione arbitra.-ia che rappresentava un'ostilità manifesta e, volendo scongiurare fino all'ultimo uno scontro è importante ricordare che i presidi italiani continuavano a mantenere precise consegne operative e territoriali- e vista la poca cons id erazione delle sue proteste, ch iese al Comando Superiore tedesco di conferire con un suo pari grado. Nuove forze germaniche, intanto, prendevano posizione su Cefalonia. Il primo scontro si verificò la m at tina del 13 set t e mbre, quando le batterie dell'Esercito e della Marina aprirono il fuoco su due motozattere tedesche che, entrate profondamente nei loro settori d'intervento con a bordo truppe e cannoni, si dirigevano ver-so il porto di Argostoli. Le intimazioni di girare a l largo non erano state ascoltate. Le due imbarcazioni , sotto il preciso tiro degli arti glieri, fu rono rapidamente neutralizzate: una fu affondata e l'altra si an·ese. La reazione italiana indusse i tedeschi a riprendere le trattative, o a lm eno racendolo intendere mentre a ltre truppe g iungevano dal co ntinente. Il 13 mattina giunse in aereo ad Argostoli un Ufficiale tedesco, il Tenen te Colonnello Hans Busch, latore di nuove proposte presentate come interessanti: il rimpatrio d i tutta la Divisione, completamente armata, ma in una :wna occupata dai tedeschi. La stessa notte, il Comando Su-

premo italiano, che aveva ripreso ad operare a Brindisi, ruppe gli indugi comuni cando «(di) considerare (le) truppe tedesche come nemiche et (di) regolarsi di conseguenza» . Nel pomeriggio del 15 settembre, a ll 'improvviso, Argos teli fu bombarda ta due volte dall'aria. Il bombardamento tedesco, condotto s u vasta sca la, segnò l'inizio d elle ostilità . UN'ASPRA LOTIA

Le operazioni a Cefalon ia s i svolsero in tre tempi. Ini zialmente (primo tempo dell'azione) i tedeschi puntarono sulla sorpresa e sulla superiorità aer·ea. Nei giorni 15 e 16, nonostante l'impiego di 173 Junker 87, i loro attacchi non ebbero successo. Furono fatti c irca 500 prigionieri e 6 semoventi con le relative munizioni furono catturati. Il generale Lanz a llora, sospese le azioni militari contro Corfù, concentrò gli sforzi contro CefaJonia. Fu a questo punto che il Genera le Gandin (secondo tempo de l-

l'az ione), per sorprendere l'avversar io prima d e ll'arri vo del grosso delle forze, il 17 settembre d ec ise di attaccare. Gravi furono le perdite tra i soldati italiani bersagliati con tinu a mente da decine di cacciabom bardie ri. Scarso e di breve durata fu peraltro l'alleggerimento di un attacco aereo alleato, condotto il 18 sull'aeroporto di Arokos. I tedeschi (a l comando dei qua li il Maggiore Harald von Hirschfeld aveva sos tituito il Tenente Colonnello Barge), quindi, decisero, per il 19 e il"20, di continuare i bombardamenti aerei sulle posizioni italiane, prima di por·tare nuovi a ttaçchi tetTestri. Ne ll 'ultima fase (terzo tempo d e ll 'azione), nonostante le for ti perdite già su bite, il Ge nera le Gand in decise, la mattina del 21, di contra ttaccare le posizioni tedesche, ma fu bloccato dall'inter-vento dagli Stukas, i temibili cacciabombardieri che mentre scendeva no in picchiata azionavano una sirena che incuteva terrore. r tedeschi allora conlromanovrarono, avanzando rapidam ente fino


ad avvolgere le forze della Divisione «Acqui». LAeronautica Militare, il21 e il22, tentò di alleggerire la press io ne avversaria. Laccanita resistenza italiana irritò l'avversario, al punto che furono trucidati sul posto i militati che cadevano di volta in volta ptigionieri. Il Generale Gandin, nell'impossibilità di continuare a combattere, senza più mun izioni né viveri , completamente circondato, il 22 fu costretto a chiedere la resa, anche se combattimel)·ti isolati ebbero luogo nei giorni a seguire. IL MARTIRIO DELLA DIVISIONE «ACQUI»

Dopo la resa, il Maggiore von Hirschfeld incitò i suoi uomini all'eccidio con le seguenti parole: Miei soldati, le ventiquattro ore che seguono ci appartengono. Linfemo era appena cominciato. Per tutta l'isola di Cefalonia, gli s pari echeggiarono per lu ng hi giorni e per intere notti. I tedeschi trucidavano gl i italiani appena venivano ca tturati, sulla base di un ordine trasmesso il 18 sette mbre dal Comando Supremo deUa Wehrmacht. In esso, infatti si disponeva che «a causa dell'infame e proditorio comportamento a Cefalonia, non dovévano essere fatti prigionieri italiani». Non ci furono dubbi sulla sua esecuzione, non ci furono casi di coscienza pur davanti a un ordine di una barbarie così inaudita. Il martirio proseguì. Le perdite tedesche in combattimento furono 230. Gli italiani persero, durante gli scontri, l 320 uomini, ai qua li si aggiunsero poi circa 5 000 mil itari fucilati al termine dei combattimen ti. Successivamente alla capitolazione erano rimasti in vita 5 035 militari, dei quali 305 erano Ufficiali. Il Generale Lanz chiese disposizioni su cosa farne. Il 23 settembre, il Generale Wilhelm Keitel gli trasmise, quale disposizione di Hi tler, di trattare i s uperstiti come prig ionieri di g uerra, Ufficiali

esclusi. Questi ultimi - com preso il Generale Gandin - furono trucidati la mattina del 24 settembre dietro la penisola di San Teodoro, presso la Casetta Rossa. Si risparmiarono gli iscritt i a l partito fascista, i sudtirolesi, gli Ufficiali medici e i cappellani, vale a dire circa 40 persone. UN TRAGICO EPILOGO

I patimenti della Divisione «Acqui» prosegu irono anche dopo il 24 settembre. Almeno altri l 300 italiani perirono in mare, durante il trasferimento. Ferite, malnutrizione e disagi fecero altre vittim e

Il Generale Antonio Gandi11, Comandante della Divisione di Fanteria da montagna «Acqui».

tra i 2 000 superstiti lasciati a Cefalonia, mentre altri ancora furono deportati inizialmente in Grecia e, successivamente, in Germania. Un migliaio di soldati aderì alla resistenza locale, partecipando ad azion i contro il p residio tedesco rimasto s ull'isola. I superstiti fecero ri torno in Italia solamente il 12 novembre 1944. Erano solamente l 256.

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