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neo-Eubios 57 / Settembre 2016

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ISSN 1825-5515

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bene et commode vivens

57 Trimestrale N°57 - Anno XVII - Settembre 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano


La guerra civile siriana (o crisi siriana) è una guerra scoppiata in Siria nel 2011 tra le forze governative e quelle dell’opposizione, e che viene inserita nel contesto più ampio della primavera araba. Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con le prime dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012 ed è ancora in corso. A causa della posizione strategica del Paese, i suoi legami internazionali e del perdurare della guerra civile, la crisi ha coinvolto i paesi confinanti e l’intera comunità internazionale. Gli organi dirigenti del Partito di governo Ba’th e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, una branca dello sciismo, minoritario in Siria. Per questo motivo, le nazioni a maggioranza sciita sono intervenute a protezione del governo siriano. Sia l’Iran che l’Iraq cercano di mantenere un governo alleato che permetta di creare una macro-regione che arrivi fino al Libano. Sia combattenti iracheni che iraniani sono presenti a fianco dell’esercito regolare. Il fronte dei ribelli - di maggioranza salafita - è invece stato sostenuto dalla Turchia e soprattutto dai Paesi sunniti del Golfo, in particolare Arabia Saudita e Qatar che mirano a contrastare la presenza sciita in Medio Oriente. In ambito ONU si è verificata una profonda spaccatura tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito che hanno espresso sostegno ai ribelli e Cina e Russia che invece sostengono il governo siriano sia in ambito diplomatico che militare. L’accezione “guerra civile” per descrivere il conflitto in atto è stata usata il 15 luglio 2012 dal Comitato Internazionale della Croce Rossa che ha definito la crisi siriana un conflitto armato non internazionale.

Foto di copertina: © Adwo, Tempio di Baalshamin (oggi distrutto), sito archeologico di Palmyra, Syria.


= letteralmente, buona vita.

57 Editoriale

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Comportamento dell’utenza ed effetto rebound

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Energia sostenibile senza aria fritta

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Materiali nanotecnologici:

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misure sperimentali per la determinazione del valore della conducibilità termica

Dubbi e risposte sui nuovi requisiti

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di efficienza energetica a quasi un anno

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dalla loro applicazione

Analisi sperimentale dell’incremento delle

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prestazioni acustiche di solai in legno

Riqualificazione integrale:

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energetica, impianti e isolamento acustico

Diagnosi, intervento e verifica di un intervento

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di isolamento termico dall’interno

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Recensioni

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Errata Corrige

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ANIT

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Strumenti per i Soci ANIT

Fondatore Sergio Mammi


A b b o n a r s i

si può. Stampato su carta prodotta con cellulose senza cloro-gas nel rispetto delle normative ecologiche vigenti.

Vignetta di Sergio Mammi, Fondatore ANIT.

Hanno collaborato:

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Trimestrale N°56 - Anno XVII - Giugno 2016 - Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano

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ISSN 1825-5515

abbonamento annuale 4 numeri: 24 €

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Neo-Eubios

Francesco Madonna, Franco Ravasio, Ricerca sul Sistema Energetico - RSE S.p.A. Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici. David MacKay, professore di Natural Philosophy presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cambridge. Alberto Arenghi, Professore Associato di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e di Matematica dell’Università degli Studi di Brescia. Isaac Scaramella, Ingegnere Civile presso greenLab, Brescia. Leonardo Luison, ISOLGOMMA S.r.l., Albettone (VI). Nicola Granzotto, Antonino Di Bella, DII - Università degli Studi di Padova. Geom. Luca Masseroni, Socio ANIT, Studio Associato Masseroni. Per. Ind. Roberto Rinaldi - Flir Systems, ITC. Arch. Matteo Pontara - Naturalia Bau. Ing. Alessandro Panzeri, esperto ANIT. Ing. Stefano Benedetti, staff ANIT. Arch. Daniela Petrone, Vice Presidente ANIT.


EDITORIALE

Quando guardo alla mia città distrutta, mi chiedo: cosa ci ha portati a questa assurda guerra? La Syria è sempre stato un luogo di tolleranza, storicamente abituato alla diversità, accogliente rispetto a una vasta gamma di credo, origini, abitudini, cibi e merci. Come ha fatto il mio Paese – un Paese con comunità che hanno vissuto insieme per secoli in armonia e nel rispetto delle proprie differenze – a degenerare nella guerra civile, nella violenza, in una manifestazione di odio settario mai vista prima? Ci sono state molte ragioni che ci hanno portato alla guerra: ragioni sociali, politiche ed economiche. Ciascuna ha giocato il suo ruolo. Ma credo che ci sia una ragione chiave che è stata trascurata e che è importante analizzare, per essere certi che questa guerra non accada di nuovo. E questa ragione è l’architettura. L’architettura nel mio paese ha giocato un ruolo importante nel creare, direzionare e amplificare il conflitto tra parti combattenti e questo è probabilmente accaduto anche in altri Paesi. C’è una diretta corrispondenza tra l’architettura di un luogo e il carattere della comunità che lo abita. L’architettura gioca un ruolo chiave nel far sì che una comunità si sgretoli o si unisca.

Il mio nome è Marwa e sono un architetto. Sono nata e cresciuta nella città di Homs, una città della Syria occidentale ed è qui che ho sempre vissuto. Dopo sei anni di guerra, Homs è oggi una città semi distrutta. Io e la mia famiglia siamo stati fortunati: la nostra casa è ancora in piedi. Anche se da due anni ormai, viviamo come prigionieri in casa. Fuori: manifestazioni, battaglie, bombardamenti e cecchini. Io e mio marito avevamo uno studio di architettura nella piazza principale della città vecchia. Oggi è andato, come la maggior parte della città stessa. Almeno metà di tutti gli altri quartieri della città sono oggi in macerie. Dopo la tregua del 2015, diverse parti di Homs sono oggi più o meno calme, ma l’economia è completamente crollata e la popolazione è ancora in lotta. I commercianti che avevano un posto nell’antico mercato della città vecchia oggi lavorano in mezzo a una strada. Sotto casa nostra c’è un carpentiere, un pasticcere, un macellaio, una tipografia e altre attività. Io ho iniziato a insegnare part-time e con mio marito, che si destreggia tra diversi lavori, abbiamo aperto una piccola libreria. Tutti cercano di fare qualsiasi tipo di lavoro per campare.

colonna sonora Blue Moon, Beck • Simplethings, Miguel I Dont Wanna Break, Christina Perri • Wonderwall, Oasis It’s My Birthday (Remix), Zero DeZire • How Am I Different, Aimee Mann Nancy From Now On, Father John Misty • There’s a Beast and We All Feed It, Jake Bugg Free (Remix), Cat Power • Life In Vain (Live at Austin City Limits), Daniel Johnston

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La società siriana ha visto convivere per secoli popolazioni con diverse tradizioni e origini. I siriani hanno beneficiato della prosperità del libero scambio e della convivenza di comunità eterogenee. I siriani hanno da sempre apprezzato il vero significato di appartenere ad un luogo, e questo si rifletteva nel loro ambiente costruito, nelle moschee e nelle chiese costruite una accanto all’altra, nei suk interconnessi alle piazze e nelle architetture di proporzioni e misura basate sui principi di umanità e armonia.

L’architettura gioca un ruolo chiave nel far sì che una comunità si sgretoli o si unisca.

Quest’architettura dello scambio può ancora essere letta nei suoi resti. La vecchia città islamica in Syria era costruita su un passato di più strati, e così le sue comunità. La gente viveva e lavorava insieme in un luogo che a ciascuno restituiva senso di appartenenza, facendoli sentire a casa. Condividevano un’esistenza dell’unione. Ma nel corso dell’ultimo secolo, il delicato equilibrio di questi luoghi è stato gradualmente intaccato. Inizialmente dagli urbanisti dell’era coloniale francese, che trasformarono con entusiasmo quella che definirono l’“antiquata architettura siriana” ridisegnando interi quartieri e ricollocando monumenti. Li chiamarono miglioramenti, ma erano l’inizio di un lento e inesorabile disfacimento.

tanarsi dal tessuto che le aveva sempre tenute unite e dall’anima dei luoghi che avevano da sempre rappresentato la loro comune esistenza. Benché siano molte le ragioni che hanno portato alla guerra in Syria, non dovremmo sottovalutare il modo in cui, contribuendo alla perdita di identità e rispetto di sé, la zonizzazione urbana e un’inumana architettura hanno nutrito separazioni settarie e odio. Nel tempo, la città unita si trasformò in un agglomerato cittadino con ghetti intorno alla sua circonferenza. E come conseguenza, le comunità tra loro coerenti divennero gruppi sociali distinti, alienati l’uno dall’altro e alienati dal loro luogo. Secondo il mio punto di vista, perdere il senso di appartenenza e di condivisione di un luogo, ha reso molto più facile distruggerlo. Un chiaro esempio può essere visto nel sistema dell’”abitazione informale siriana”, che accoglieva, prima della guerra, oltre il 40% dei siriani. Esatto, prima della guerra quasi la metà della popolazione siriana viveva in baracche, in aree periferiche senza formali infrastrutture, fatte di infinite file di spogli cubi contenenti persone che appartenevano allo stesso gruppo, religioso, sociale, etnico che fosse.

L’architettura e l’urbanistica tradizionale delle nostre città garantiva identità e appartenenza nella connessione, non nella separazione. Col tempo però, il vecchio divenne inutile e il nuovo sempre più ambito. L’armonia dell’ambiente costruito e dell’ambiente sociale fu calpestato dagli elementi della modernità: brutali blocchi di cemento grezzo, trascuratezza, devastazione estetica, un’urbanistica della divisione che separava le comunità in base alla classe, al credo o alla ricchezza. E lo stesso succedeva alla gente: man mano che cambiava la forma dell’ambiente costruito, così cambiava lo stile di vita e il senso di appartenenza delle comunità che lo abitavano. Da un registro della solidarietà e dell’appartenenza, l’architettura divenne una via della distinzione e le comunità cominciarono ad allon-

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L’urbanistica “ghettizzata” invece dimostrò di essere un tangibile precursore della guerra. Il conflitto è più facile tra aree pre-categorizzate, dove vivono “gli altri”. I lacci che tenevano in-

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Per rendere un luogo generoso, anche la sua architettura deve esserlo. Il nostro ambiente costruito fa la differenza. Il tessuto delle nostre città è riflesso nel tessuto delle nostre anime. E che si tratti di baracche di cemento, di residenze di edilizia popolare, di vecchie città labirintiche o di foreste di grattacieli, gli esempi urbani contemporanei emersi in tutto il Medio Oriente nel passato recente sono stati una delle cause dell’alienazione e della frammentazione delle nostre comunità. Possiamo imparare da questi errori. Possiamo imparare a ricostruire in un altro modo per creare un’architettura che non risponda solo alle esigenze pratiche ed economiche dei suoi abitanti, ma anche ai loro bisogni sociali, spirituali e psicologici. Questi ultimi furono completamente trascurati in Syria prima della guerra. Abbiamo bisogno di creare città che siano condivise dalle comunità che le abitano. Se lo faremo, la gente non sentirà il bisogno di cercare identità opposte a quelle tutte intorno, perché si sentirà a casa. M. Al-Sabouni.

sieme la città – sociali, tramite edifici tra loro coerenti, economici, attraverso il commercio nei suk, o religiosi, tramite la loro presenza contemporanea – si dispersero nella cieca modernizzazione dell’ambiente costruito. Permettetemi un inciso. Quando leggo dell’urbanistica eterogenea in altre parti del mondo, dove si parla di quartieri etnici “ghetto” in città britanniche o nelle periferie di Parigi o Bruxelles, riconosco l’inizio di quella instabilità a cui abbiamo assistito così tragicamente in Syria. Abbiamo città quasi interamente distrutte, tra cui Homs, Aleppo, Daraa e molte altre, e quasi metà della popolazione del Paese è oggi senza casa. Per fortuna la guerra finirà e la domanda che mi sento di fare, come architetto, è: come riscostruire? Quali sono i principi che dovremo adottare per evitare il ripetersi degli stessi errori? Dal mio punto di vista, il tema cruciale sarà quello di creare luoghi dove i loro abitanti si sentano di appartenere. Il progetto architettonico ha bisogno di ritrovare i valori tradizionali che svolgevano tale compito, creando le condizioni per una convivenza di pace. Valori di bellezza che non ostentano, ma mettono in mostra comunicazione e pace, valori morali che promuovono la generosità e l’accettazione dell’altro. Un’architettura per tutti e non solo per le élite, come nei vicoli della vecchia città islamica, dove il progetto incoraggia l’idea di comunità.

L’autrice Marwa Al-Sabouni è nata a Homs, una città della Syria occidentale e ha un PhD in Architettura islamica. Nonostante la distruzione di gran parte della sua città natale, ha deciso di rimanere a Homs con suo marito e due figli durante la guerra. Nel suo libro di recente pubblicazione, “The battle for Home” (Thames & Hudson, 2016) esplora il ruolo dell’architettura e dell’ambiente costruito nella disgregazione delle comunità e offre una visione di come il suo Paese dovrebbe essere ricostruito perché la guerra non accada di nuovo.

L’architettura non è l’asse attorno al quale ruota la vita umana, ma ha il potere di suggerire e persino direzionare la sua attività. In questo senso, insediamento, identità e integrazione sociale sono tutti produttori e prodotti di un’urbanistica efficace. La coerenza dell’antica città islamica e di molte città europee, per esempio, promuove l’integrazione, mentre file di case dormitorio o quartieritorre, anche se lussuosi, tendono a promuovere l’isolamento e l’estraniamento dall’altro. Persino cose semplici come spazi d’ombra, alberi da frutta o fontane d’acqua potabile possono fare la differenza in come le persone percepiscono un luogo. Nel percepirlo generoso o carico di semi di rabbia.

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Il testo è la trascrizione del suo intervento dal titolo “Come l’architettura siriana ha messo le basi per una guerra brutale” presentato a TED Summit nel giugno del 2016. Il link al video è: http://www.ted.com/talks/ marwa_al_sabouni_how_syria_s_architecture_ laid_the_foundation_for_brutal_war?language=en.

Traduzione italiana di Susanna Mammi.

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COMPORTAMENTO DELL’UTENZA ED EFFETTO REBOUND Influenza del comportamento dell’utenza sui consumi energetici di Francesco Madonna, Franco Ravasio *

Il lavoro presentato in questo articolo consiste nel confrontare differenti utenze così da evidenziare l’influenza del comportamento sui consumi per la climatizzazione di un edificio residenziale. L’approccio proposto si basa su simulazioni energetiche adattate alle utenze. In particolare, sono state definite dieci diverse utenze tipo in base al numero, all’età, al reddito e al livello di istruzione degli occupanti (tabella 1). La scelta delle utenze si è fondata su un’analisi del censimento ISTAT del 2011, così da avere un campione rappresentativo della popolazione italiana. A ciascuna di queste dieci utenze tipo, sulla base della letteratura scientifica e della normativa tecnica, è stato associato un comportamento attraverso sei parametri: la temperatura e la durata (numero di ore al giorno) impostate sia per il riscaldamento sia per il raffrescamento, il tasso di ricambi d’aria e i prelievi di acqua calda sanitaria per occupante. Inoltre, per avere un punto di riferimento comune, per ogni utenza è proposto un confronto con l’utenza standard definita

Il consumo energetico di un edificio dipende non solo dalle condizioni climatiche del sito in cui è ubicato e dalle caratteristiche costruttive (fattore di forma, trasmittanze termiche, rendimenti degli impianti...), ma è influenzato anche dal comportamento degli utenti. Infatti, la temperatura impostata al termostato, la frequenza di apertura dei serramenti e i prelievi di acqua calda sanitaria, solo per citare alcuni degli elementi più significativi, modificano il consumo energetico. Queste scelte e azioni, seppur orientate al raggiungimento del massimo comfort, sono anche frutto di un compromesso con la spesa energetica, in ragione di una certa elasticità della domanda di climatizzazione rispetto ai prezzi. Ne consegue che ogni utenza adotterà un determinato comportamento a seconda della disponibilità di spesa, delle proprie esigenze ed aspettative e del costo dei servizi energetici (riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria).

Tabella 1 – Descrizione delle utenze tipo.

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pari a 24 ore), fattore che compensa anche i maggiori ricambi d’aria che si osservano in tutte le utenze tipo. In termini quantitativi, si evince che gli scostamenti risultano inferiori al 10% in 5 casi, tutti in zona climatica E, e superiori al 40% in 7 casi, tutti in zona climatica B, con punte fino a circa l’80%. Appare quindi evidente il ruolo del clima che enfatizza gli effetti del comportamento dell’utenza sui consumi energetici. A parità di clima, i casi in cui lo scostamento è maggiore sono quelli in cui la temperatura degli ambienti è impostata sul minimo valore considerato (18°C). In termini assoluti lo scostamento è compreso tra i 13 kWh/m2anno e i 93 kWh/m2anno. Per quanto concerne il servizio di raffrescamento si osserva una situazione più variegata, con scostamenti tra i fabbisogni delle utenze tipo e dell’utenza standard che risultano di segno positivo o negativo in funzione, principalmente, della temperatura impostata negli ambienti climatizzati. In ogni modo, si tratta di scostamenti inferiori al 30% e, quindi, particolarmente contenuti specie se si ragiona in termini assoluti: il delta, infatti, è compreso tra -14 e +10 kWh/ m2anno. Non si registrano differenze sostanziali tra le due zone climatiche considerate. Il quadro diviene più

dalla normativa tecnica (ovvero l’utenza utilizzata per le verifiche di legge e la certificazione energetica). Le simulazioni sono state condotte per tre diverse tipologie di edifici residenziali (monofamiliare, medio condominio e grande condominio) e per due città localizzate in diverse zone climatiche (Milano per la zona climatica E e Palermo per la zona climatica B). Tali edifici sono stati estratti da una banca dati del patrimonio edilizio italiano. Si tratta di edifici costruiti negli anni ‘60, epoca in cui non erano ancora presenti vincoli normativi collegati all’efficienza energetica: sono, quindi, scarsamente coibentati e, in generale, piuttosto inefficienti. I risultati, riassunti nella tabella 2, evidenziano differenze notevoli tra le varie utenze. È interessante notare che in tutti i casi analizzati, per il servizio di riscaldamento, i fabbisogni di energia termica utile e di conseguenza anche i fabbisogni di energia primaria non rinnovabile delle utenze tipo risultano inferiori rispetto a quelli dell’utenza standard. Ciò si verifica anche nei casi in cui la temperatura dell’aria è impostata su un valore più elevato (21°C) rispetto a quello dell’utenza standard (20°C). Risulta, quindi, cruciale il ruolo delle ore di utilizzo degli impianti (per l’utenza standard è

Tabella 2 – Confronto tra utenze tipo e utenza standard: consumi energetici.

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Tabella 3 – Confronto tra utenze tipo e utenza standard: risparmi energetici a seguito di una ristrutturazione volta a trasformare l’edificio in NZEB. building). Trattandosi di una riqualificazione molto profonda, che ha richiesto soluzioni eccellenti per la coibentazione dell’involucro, l’installazione di schermature solari, l’efficienza degli impianti e l’utilizzo di energia da fonte rinnovabile, risulta che i consumi degli edifici ex-post sono decisamente ridotti. I risparmi calcolati per le utenze tipo, in termini di energia primaria non rinnovabile, sono superiori all’80% in tutti i casi analizzati (somma dei servizi di riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria). Anche gli scostamenti tra i consumi ex-post calcolati per le utenze tipo e per l’utenza standard sono molto ridotti in termini assoluti: tale differenza è spesso inferiore ai 5 kWh/m2 e comunque sempre inferiore ai 15 kWh/m2. In termini relativi, invece, tali scostamenti possono apparire importanti. Generalmente il segno di queste differenze è negativo (minori consumi rispetto all’utenza standard). Tuttavia sono presenti casi in cui, sebbene i consumi dell’utenza tipo erano inferiori a quella dell’utenza standard nella situazione ex-ante, essi diventano superiori una volta che l’edificio è stato riqualificato. Confrontando gli scostamenti che si osservano per i risparmi energetici (tabella 3), si osserva che il trend

complesso per il servizio di acqua calda sanitaria dove le caratteristiche dell’utenza e il suo comportamento impattano in maniera decisiva sui consumi. Infatti, se per gli altri servizi la richiesta termica era funzione anche delle caratteristiche termofisiche del fabbricato, ora sono il numero di occupanti e il loro consumo specifico a determinare la quantità di acqua calda sanitaria che deve essere prodotta. Ne consegue che le famiglie unipersonali hanno consumi decisamente inferiori all’utenza standard (tra il -33% e il -72%), mentre nel caso di famiglie con almeno 3 componenti si spazia da un -5% a +59% in funzione dei litri consumati mediamente da ciascuna persona. In termini assoluti gli scostamenti maggiori sono -34 kWh/m2anno e +27 kWh/m2anno, rispettivamente nei casi di riduzione e aumento dei consumi. Le riqualificazioni energetiche La seconda parte del lavoro è, invece, volta a investigare come il comportamento dell’utenza incide sui risparmi ottenuti a seguito di una riqualificazione energetica. L’attenzione è stata focalizzata su una particolare ristrutturazione: quella volta a trasformare un edificio esistente in NZEB (nearly zero energy

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è fortemente correlato agli scostamenti registrati nella situazione ex-ante. I risparmi energetici valutati per le utenze tipo sono, infatti, inferiori a quelli stimati assumendo un utenza standard. Queste valutazioni sono state condotte assumendo che il comportamento dell’utenza non vari a seguito della ristrutturazione. Ma è un’ipotesi corretta?

quantificare l’effetto rebound per le utenze già analizzate nella prima parte dello studio. In particolare l’effetto rebound è stato calcolato come il rapporto tra i risparmi energetici valutati a seguito di modifiche comportamentali e i risparmi energetici attesi (valutati anch’essi per le utenze tipo ma senza modifiche comportamentali). Le modifiche comportamentali che sono state ipotizzate sono riassunte nella tabella 4. I risultati delle simulazioni sono riportati in tabella 5. Emerge che la magnitudine dell’effetto rebound è piuttosto contenuta. Considerando la somma di tutti e tre i servizi considerati (riscaldamento, raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria) l’effetto rebound, valutato sui consumi di energia primaria non rinnovabile, è sempre inferiore al 10% ad eccezione di un solo caso. Si nota che il clima ha una certa incidenza, seppur modesta. L’effetto rebound, infatti, è più marcato in zona climatica B con valori compresi tra il 6% e il 13%, mentre in zona climatica E si registrano valori tra il 3% e il 9%. In termini assoluti, invece, i risparmi energetici “persi” a causa dei cambiamenti comportamentali sono maggiori in zona climatica E (10-23 kWh/m2anno) rispetto alla zona climatica B (8-16 kWh/m2anno). Analizzando i singoli servizi, si osserva che le modifiche comportamentali hanno conseguenze sui consumi per riscaldamento decisamente contenute (<10 kWh/ m2anno), che tuttavia possono apparire di entità moderata in termini relativi, specie in presenza di climi miti e di risparmi attesi contenuti (fino a circa il 30%). In raffrescamento, in molti casi la variazione dei consumi è quasi impercettibile e, con l’eccezione di un’unica utenza, è sempre inferiore ai 2 kWh/m2anno. Per quanto concerne la produzione di acqua calda sanitaria, si osserva un effetto rebound decisamente marcato in molti dei casi considerati (soprattutto in zona climatica E,

L’effetto rebound Una ristrutturazione edilizia altera fortemente il rapporto tra il comfort termico percepito, il funzionamento degli impianti e la bolletta energetica. Infatti, a seguito di un miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio, il fabbisogno di energia necessario per raggiungere un certo livello di comfort termico si riduce, così come si riducono i costi. Quindi, gli utenti possono cercare un maggiore comfort e sacrificare una parte dei potenziali risparmi energetici. Questo fenomeno, denominato effetto rimbalzo (rebound effect), è stato messo in luce da diversi studi effettuati tanto in ambito ingegneristico quanto micro- e macroeconomico. Tuttavia, è controversa la quantità di risparmi energetici effettivamente vanificati da modifiche comportamentali conseguenti una riqualificazione energetica. Esistono, infatti, ricerche che tendono a enfatizzare l’effetto con stime anche superiori al 100% (in tal caso i risparmi sono interamente annullati), mentre altri autori sembrano giungere a conclusioni diametralmente opposte, con stime dell’orine del 2%-5%. Comprendere quali siano realmente le modifiche comportamentali e quali effetti abbiano sui consumi energetici è di fondamentale importanza per concepire politiche energetiche efficaci volte al contenimento dei consumi e alla riduzione dell’emissione di gas climalteranti. Nella presente attività di ricerca, si è, quindi, provato a

Tabella 4 – Modifiche comportamentali ipotizzate.

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Tabella 5 – Valutazione dei minori risparmi energetici conseguiti a causa delle modifiche comportamentali (ΔRB) e della magnitudine dell’effetto rebound (ER) a seguito di una riqualificazione profonda volta a trasformare l’edificio in NZEB. a seguito di una ristrutturazione. Si è osservato che la magnitudine dell’effetto rebound è piuttosto contenuta, generalmente, inferiore al 10%. Ben diverso è, invece, confrontare i risparmi energetici effettivamente conseguiti con i risparmi attesi calcolati ipotizzando un’utenza standard. In questo caso l’effetto rebound propriamente detto si somma con quanto evidenziato nella prima parte del lavoro, producendo scostamenti relativi decisamente elevati (tra l’11% e il 61%).

dove è sempre almeno del 10% e in tre casi è superiore al 30%). In termini assoluti, si tratta però di aumenti dei consumi sempre inferiori ai 9 kWh/m2anno. Conclusioni Il comportamento dell’utenza ha un’influenza notevole sui consumi energetici. Infatti, attraverso il confronto di 10 utenze tipo, è stato possibile osservare, che i consumi sono sempre inferiori rispetto a quelli dell’utenza standard definita nelle normativa tecnica, con differenze che vanno dal 2% al 59%. Analizzando i singoli servizi, si annota che, in merito al riscaldamento, le differenze sono piuttosto marcate, correlate principalmente al valore impostato per la temperatura dell’aria ed enfatizzate in climi miti. In raffrescamento le differenze sono più contenute, sia tra le utenze tipo sia in rapporto all’utenza standard che ha consumi vicini alla media delle varie utenze. Per il servizio di acqua calda sanitaria, infine, i consumi sono fortemente dipendenti dall’utenza considerata con importanti variazioni in funzione del numero di persone e dei prelievi giornalieri. Infine si è voluto quantificare l’effetto rebound ipotizzando cambiamenti comportamentali

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Ringraziamenti Questo lavoro è stato finanziato dal Fondo di Ricerca per il Sistema Elettrico nell’ambito dell’Accordo di Programma tra RSE S.p.A. ed il Ministero dello Sviluppo Economico - D.G. Nucleare, Energie rinnovabili ed efficienza energetica - in ottemperanza del DM 8 marzo 2006. Gli autori ringraziano il prof. Vincenzo Corrado e l’arch. Simona Paduos per il fondamentale contributo alla realizzazione dell’attività. * Francesco Madonna, Franco Ravasio: Ricerca sul Sistema Energetico - RSE S.p.A. Dipartimento Sviluppo Sistemi Energetici .

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ENERGIA SOSTENIBILE SENZA ARIA FRITTA di David J.C. MacKay *

maniera dovremmo estrarli in qualche altro posto nel mondo. Secondo, bruciare combustibili fossili sta avendo conseguenze sul clima che sono oggettivamente misurabili e molto probabilmente pericolose. Evitare pericolosi effetti sul clima richiede un’urgente modifica dell’uso che facciamo di questi combustibili. Terzo, anche se non avessimo a cuore il problema del cambiamento climatico, una drastica riduzione del consumo dei combustibili fossili apparirebbe una mossa saggia se avessimo a cuore la messa in sicurezza delle forniture energetiche: un crescente e continuo consumo del

Pubblichiamo di seguito un articolo liberamente tratto dal libro ”Energia sostenibile, senza aria fritta” di David J.C. MacKay la cui versione integrale è disponibile al sito www.withouthotair.com. La dipendenza dall’energia di origine fossile non è sostenibile. Il cosiddetto “mondo sviluppato” ricava circa l’80% dell’energia bruciando combustibili fossili; in Gran Bretagna siamo al 90%. E questo non è sostenibile per tre motivi. Primo, i combustibili fossili facilmente accessibili (nel mare del Nord, ndt) prima o poi finiranno e in questa

Fig. 1: Concentrazione (in parti per milione) di anidride carbonica (CO2) degli ultimi 110 anni, misurata attraverso carotaggi di campioni di ghiaccio (fino al 1977) e direttamente nelle Hawaii (dal 1958 in avanti). A giudizio dell’autore qualche cosa di nuovo deve essere successo tra il 1800 DC e il 2000 DC. Il 1769 è l’anno in cui James Watt brevettò la sua macchina a vapore. (La prima macchina a vapore fu inventata 70 anni prima, nel 1698, ma quella di Watt era molto più efficiente).

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Ma queste tecnologie permetterebbero alla Gran Bretagna di sottrarsi ai propri doveri per quanto riguarda il cambiamento climatico? I parchi eolici sono “una mera iniziativa per aumentare le credenziali ambientali dei nostri leader politici”? L’energia nucleare è necessaria? Abbiamo bisogno di un piano che abbia un reale e significativo impatto sulla questione. La buona notizia è che questo piano può essere disegnato. La brutta notizia è che la realizzazione di questo piano non sarà facile.

petrolio del mare del Nord e delle riserve inglesi di gas presto spingerà la Gran Bretagna, che dipende da questi combustibili, ad importarli da paesi stranieri non affidabili (spero che possiate cogliere tutta l’ironia contenuta in quest’ultima affermazione). Come interrompere la nostra dipendenza dai combustibili fossili? Non mancano i suggerimenti su come “fare la differenza”, ma il grande pubblico è confuso, incerto se le soluzioni proposte sono risolutive o solo semplici foglie di fico. Le persone sono giustamente sospettose quando alcune società affermano che comprando il loro prodotto “verde” si è già fatta “la propria parte”. Ugualmente sono incerte quando si parla di strategia nazionale per l’energia. Per esempio, soluzioni come “decentralizzazione” e “micro-cogenerazione di calore ed elettricità” sono soluzioni abbastanza verdi? Il governo vorrebbe farcelo credere.

Numeri, non aggettivi Un paese come la Gran Bretagna, rinomato per essere abbondante in vento, onde e maree può vivere sull’energia prodotta dalle fonti rinnovabili? Spesso sentiamo dire che in Gran Bretagna le fonti rinnovabili sono “abbondanti”. Ma non è sufficiente sapere che una fonte di energia è così “abbondante”. Dobbiamo comparare questo dato con un altro dato altrettanto “abbondante”: il nostro consumo energetico. Al fine di fare questo paragone abbiamo bisogno di numeri, non di aggettivi. Quando si usano i numeri, spesso il loro significato è offuscato dalla loro grandezza. I numeri sono scelti più per impressionare e per rendere convincente la propria tesi che per informare. Nel mio libro “Energia Sostenibile, senza aria fritta” (ndr. di cui questo articolo è un estratto), al contrario, lo scopo è quello di presentarli in maniera oggettiva, che rappresentino fatti, che siano comprensibili, comparabili e memorizzabili. Il significato dei numeri diventa accessibile quando è riportato alla dimensione personale, all’unità di misura “per persona”. Per questo motivo, l’energia consumata è misurata in kilowattora (kWh), la stessa unità di misura che viene usata nelle bollette elettriche, per persona; l’unità di misura della potenza prodotta è espressa in kilowattora al giorno per persona (kWh/gg/persona). La Figura 2 illustra alcune quantità espresse in queste unità di misura. Nella caolonna a sinistra ad esempio è riportato che la guida di un’auto per 50 km al giorno consuma 40 kWh/gg. A destra invece, sono riportate alcuni fonti di energia rinnovabile: la copertura del 10% della Gran Bretagna con parchi eolici produrrebbe in media 20 kWh/gg/persona. Una delle ragioni per preferire le unità di misura rapportate alla persona è che rendono più facile fare dei paragoni con altri paesi e regioni del mondo. Per esempio, supponiamo di stare parlando di incene-

Fig. 2: Confronto tra due attività energivore e tre ragionevoli fonti di energia rinnovabile per la Gran Bretagna. A sinistra, la guida di un’auto per 50 km/gg consuma 40 kWh/gg e un volo all’anno su una tratta a lungo raggio 30 kWh/gg (media su un anno). A destra, la copertura del 10% della superficie della parte più ventosa della Gran Bretagna con parchi eolici produrrebbe 20 kWh/gg/persona; la copertura di ogni tetto inglese esposto a sud con un pannello solare termico 13 kWh/gg/persona; e centrali che estraggono energia dalle onde dell’Atlantico poste lungo 500 km di costa, 4 kWh/gg/persona.

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rimento dei rifiuti e veniamo a sapere che questa forma di produzione di energia in Gran Bretagna produce una energia pari a 7TWh all’anno mentre in Danimarca l’incenerimento dei rifiuti produce 10 TWh all’anno (1 TWh, un terawattora, equivale ad un miliardo di kWh). Questo dato può essere di aiuto per dire che la Danimarca brucia “più” rifiuti della Gran Bretagna? Sebbene l’energia prodotta dai rifiuti nei due paesi possa essere un dato interessante, penso che il dato che normalmente vogliamo sapere siano quanti rifiuti sono bruciati per persona. (Per inciso, questi dati sono: Danimarca, 5 kWh/ gg/persona; UK, 0.3 kWh/gg/persona. I danesi bruciano 13 volte più rifiuti degli inglesi). Avendo normalizzato l’unità di misura dell’energia rispetto alla persona, alla fine avremmo una fonte più fruibile che servirà come base per costruttive discussioni sull’energia sostenibile in giro per il mondo. Con semplici ed onesti numeri sulla tavola, siamo in grado di rispondere alle seguenti domande: 1. Un paese come la Gran Bretagna può ragionevolmente pensare di poter vivere sull’energia prodotta da proprie fonti rinnovabili? 2. Un passaggio rapido verso “tecnologie avanzate” può permetterci di eliminare le emissioni di anidride carbonica senza cambiare il nostro stile di vita? Nella prima parte di Energia Sostenibile – senza aria fritta viene costruita, da un lato, una colonna rossa che riporta l’energia consumata da un insieme di attività di un medio cittadino inglese e, dall’altro, una colonna verde che riporta la stima dell’energia ricavabile da tutte le possibili fonti rinnovabili disponibili in Gran Bretagna. Nel corso della stima dei numeri della colonna rossa di sinistra, possiamo sfatare molti miti. Per esempio, quello che “lasciare il carica batterie del telefonino sempre inserito nella presa elettrica è un atto criminale ver-so l’ambiente” e che “le persone che staccano il carica batteria non in uso sono le persone che stanno facendo la loro parte”. La verità è che un carica batteria per cellulari consuma mediamente 0.01kWh/gg. La quantità di energia risparmiata staccando dalla spina il carica batteria quando non è in uso, 0.01 kWh, è esattamente quanto l’energia consumata guidando un automobile media per un secondo. Non si sta affermando che non si debba staccare dalla presa il carica batteria del cellulare quando non è in uso. E’ solo un invito a non farsi distrarre dal detto che afferma che “ogni piccola azione aiuta”. Staccare in maniera maniacale il cari-

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ca batteria dalla spina elettrica è come se volessimo svuotare l’acqua imbarcata dal Titanic che sta affondando con un cucchiaino. Stacchiamo il caricatore, ma prendiamo atto quanto piccolo sia il nostro gesto. Tutta l’energia risparmiata staccando dalla presa elettrica il carica batteria non in uso per un giorno intero equivale all’energia consumata in un secondo guidando un’automobile. Tutta l’energia risparmiata staccando dalla presa elettrica il carica batteria non in uso per un anno intero equivale all’energia consumata per riempire di acqua calda una vasca da bagno. Il carica batteria del cellulare inserito nella presa elettrica e non in uso è solo una piccolissima frazione dell’energia totale che una persona consuma. Se tutti noi facciamo solo piccole azioni, raggiungeremo solo un piccolo risultato. Un altro numero che vale la pena ricordare è il contributo di un volo a lunga distanza nel totale del conto dell’energia consumata da una persona. Se una persona vola da Londra a Città del Capo (Sud Africa) una volta l’anno, l’energia consumata in quel volo equivale all’energia che consumerebbe guidando 50 km ogni giorno per tutto un anno un’automobile media. Una parte significativa del consumo dell’energia nel Regno Unito è rappresentato dai manufatti. I manufatti importati dall’estero sono generalmente omessi nel calcolo del consumo energetico inglese, dal momento che l’industria del paese esportatore è responsabile per quell’energia. Ma il costo energetico della produzione di questi manufatti importati (cioè veicoli, macchine, elettrodomestici, apparecchi elettrici ed elettronici, ferro, rame e altri semilavorati), è almeno 40 kWh/gg/persona. Si arriva quindi a due chiare conclusioni per la Gran Bretagna. Primo, ogni fonte energetica rinnovabile affinché possa offrire un contributo che sia comparabile all’odierno livello di consumo – deve occupare una parte significativa della superficie del paese. Per esempio, al fine di coprire un quarto del consumo energetico attuale attraverso biocombustibili, all’incirca il 75% della superficie della Gran Bretagna dovrebbe essere dedicato a queste colture. Al fine di coprire il 4% del consumo energetico con soluzioni che ricavano l’energia dalle onde del mare, si dovrebbero costruire dei parchi marini lungo 500km di costa atlantica. Chiunque voglia vivere grazie alle energie rinnovabili e si attende che le relative infrastrutture non siano grandi ed invasive, si sta illudendo.

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Secondo, se per un momento, i vincoli economici e le resistenze dell’opinione pubblica non fossero tenute in conto, sarebbe possibile soddisfare un consumo medio europeo di 125kWh/gg/persona con fonti di energia rinnovabile andando ad occupare un’estensione significativa del paese. I contributi più importanti verrebbero dai pannelli fotovoltaici, che coprendo il 5% o il 10% della superficie del paese, potrebbero contribuire con 50 kWh/gg/persona. Parchi eolici offshore, estesi su un’area due volte più grande del Galles, potrebbero contribuire con un altro 50kWh/gg/persona. Tale immenso sforzo di copertura, da un parte, del suolo inglese con pannelli solari e, dall’altra, del mare con generatori eolici offshore (con una capacità di produzione cinque volte più grande di quella di tutte le aeroturbine ad oggi installate nel mondo) può essere possibile secondo le leggi della fisica, ma l’opinione pubblica accetterebbe e sarebbe disposta a pagare per questi estremi rimedi? Se la risposta è no, siamo obbligati a concludere che l’attuale consumo inglese non sarà mai soddisfatto da una produzione inglese di energie rinnovabili. Abbiamo bisogno o di una radicale riduzione del consumo o di aggiungere altre significative fonti di energia – oppure, ovviamente, di tutti e due i rimedi.

Tabella 4: Fonti di energia rinnovabile per unità di superficie. Piani energetici che possono fare la differenza La seconda parte di Energia Sostenibile – senza aria fritta esplora sei possibili strategie per bilanciare l’energia consumata e l’energia prodotta da energie rinnovabili così come è stata esposta nella prima parte del libro e quindi presenta diversi piani energetici per la Gran Bretagna, ognuno dei quali permetterebbe di far quadrare l’obiettivo di bilanciamento tra consumo e produzione di energia. Le prime tre strategie per eliminare la differenza tra consumo e produzione si concentrano sulla riduzione della domanda di energia: 1. riduzione della popolazione; 2. adozione di un differente stile di vita; 3.adozione di tecnologie più efficienti. Le altre tre strategie per eliminare la differenza tra consumo e produzione puntano ad aumentare la produzione di energia: 1. “Combustibili fossili sostenibili” e “carbone pulito” sono i nomi dati per continuare a bruciare carbone ma in modo differente attraverso la cattura e l’immagazzinamento dell’anidride carbonica. Quanta energia potremmo ricavare dal carbone “in maniera sostenibile”? 2. L’energia nucleare è un’altra opzione controversa; è solo una soluzione temporanea? 3. Una terza via per ottenere energia pulita senza emissione di anidride carbonica potrebbe essere quella di vivere grazie alle energie rinnovabili prodotte in

Tabella 3: Fonti: DEFRA, Eurostat, Office for National Statistics, Department for Transport.

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Fig. 7: Cinque possibili piani energetici per la Gran Bretagna. La fornitura di energia ipotizzata in questi piani suppone che la domanda sia stata sostanzialmente ridotta attraverso misure di efficientamento nei settori del trasporto e del riscaldamento. altri paesi, in particolare in quei paesi fortunati che godono di tanto sole, estese superfici e sono scarsamente popolati. Qual è il reale potenziale energetico del deserto del Sahara? Questi piani contengono chiaramente i mattoncini elementari con cui dobbiamo disegnare il nostro futuro a bassa emissione di anidride carbonica. Qualunque piano che non faccia pesantemente ricorso all’uso dell’energia nucleare o

del “carbone pulito” deve arrivare ad un bilanciamento energetico tra consumo e offerta usando l’energia rinnovabile acquistata da altri paesi. La forma di produzione di energia rinnovabile più promettente per uno sviluppo su larga scala è il solare termico a concentrazione nel deserto. La concentrazione e l’accumulo dell’energia solare avviene attraverso specchi, sali fusi e turbine a vapore per generare l’elettricità.

Fig. 8: Andasol – Centrale solare termica a concentrazione da “100 MW” in costruzione in Spagna. L’energia termica prodotta in eccesso durante il giorno e` immagazzinata in sali fusi fino a sette ore in maniera da permettere una continua e stabile fornitura di energia elettrica alla rete. La potenza media annua per unita` di superficie e` di 10 W/m2. Foto: IEA SolarPACES.

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Lo scopo non è quello di scegliere il vincitore tra i vari piani, ma quello di presentare onesti dati numerici per ognuna delle opzioni. Passiamo ora ad esaminare alcune idee riguardanti il consumo di energia che circolano quasi come vacche sacre indiane ma che poste sotto la lente del reale impatto numerico in molti casi non superano l’esame, anzi sono cattive idee, mentre altre lo passano e sono buone idee. Cattiva idea: i veicoli a idrogeno sono un disastro. Molti prototipi di veicoli mossi ad idrogeno consumano più energia di quelli a combustibile fossile che vorrebbero sostituire. La BMW Hydrogen serie 7 consuma in media 254kWh ogni 100km mentre una auto media in Gran Bretagna consuma 80 kWh ogni 100 km. Buona idea: per contro, un’auto elettrica consuma dieci volte meno energia: 20kWh ogni 100km o addirittura 6 kWh ogni 100 km. I veicoli elettrici sono di gran lunga meglio delle auto ibride. Le auto ibride, che al massimo consumano il 30% in meno di un’auto a combustibile fossile, potrebbero essere viste come un utile passo intermedio verso i veicoli elettrici.

Fig. 12: Buona idea: l’auto elettrica Aptera. 6 kWh per 100 km. Foto da www.aptera.com. Cattiva idea: la micro-cogenerazione di calore ed elettricità è un altro errore nato da una non corretta valutazione dei numeri in gioco. Certo, la cogenerazione di calore ed elettricità (cioè l’installazione di piccole centraline in ogni palazzo che garantiscono la produzione di elettricità localmente e contemporaneamente mantengono la casa calda) può essere un modo lievemente più efficiente di usare i carburanti fossili rispetto alla pratica abituale (cioè grandi centrali elettriche per la produzione dell’elettricità e l’uso in locale di boiler a gas a condensazione per la produzione del caldo). Ma le microcentraline sono solo il 7% più efficienti. Ed usano combustibili fossili. L’obiettivo non dovrebbe essere l’eliminazione dei combustibili fossili? Il fatto è che c’è un modo decisamente migliore per generare localmente calore: le pompe di calore. Buona idea: le pompe di calore sono dei frigoriferi che funzionano al contrario. Alimentati con l’energia elettrica, pompano il calore all’interno della casa estraendolo da fuori – sia dall’aria sia da sottoterra. Le migliori pompe di calore, recentemente sviluppate in Giappone, hanno un coefficiente di performance di 4.9; questo significa che, usando 1kWh di elettricità, la pompa di calore genera 4.9kWh di calore sotto forma di aria o acqua calde. Questa è di gran lunga la maniera più efficiente di usare una forma pregiata di energia (l’elettricità, ndt) per produrre calore invece di bruciare una forma pregiata di energia chimica (il gas, ndt) con un coefficiente di performance pari solo a 0.9. Cattiva idea: gli aerogeneratori montati sul tetto di casa sono un inutile spreco di risorse. Non si ripagheranno mai. Buona idea: per contro i panelli solari termici montati sul tetto sono una scelta da fare ad occhi chiusi. Funzionano veramente: perfino in Gran Bretagna, dove il tasso di insolazione è attorno al 30%, un modesto pannello di 3 m2 può fornire l’energia necessaria a riscaldare l’acqua consumata da una famiglia media.

Fig. 10: Cattiva idea: BMW Hydrogen serie 7. Consumo energetico: 254 kWh per 100 km. Foto da BMW.

Fig. 11: Buona idea: l’auto elettrica Tesla Roadster. Consumo energetico: 15 kWh per 100 km. Foto da www.teslamotors.com.

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Fig. 13: Buona idea: le parti interne ed esterne di una pompa di calore aria-aria che presenta un coefficiente di performance di 4. Si noti la penna a sfera posta a lato della parte interna che fornisce un termine di paragone per valutarne le dimensioni. Una di queste unità della Fujitsu puo` fornire 3.6 kW di calore consumando solo 0.845 kWdi elettricità. Può funzionare anche al contrario, fornendo 2.6 kW di potenza di raffreddamento consumando 0.655 kW di elettricità. Cattiva idea: staccare dalla spina elettrica il carica batteria del cellulare quando non in uso è un gesto dalle conseguenze insignificanti, come cercare di togliere l’acqua imbarcata dal Titanic che sta affondando, con un cucchiaino. Pubblicizzare (come ha fatto la BBC, ntd) che l’azione di “spegnere il carica batteria del cellulare quando non in uso” debba essere inclusa nella lista delle “10 cose che una persona può fare” è una cattiva idea, perchè distrae l’attenzione dalle azioni molto più incisive che le persone potrebbero intraprendere. Buona idea: abbassare la temperatura del termostato dell’impianto di riscaldamento è da sola

Fig. 14: Cattiva idea: un aereogeneratore Ampair da “600 W” minieolico. La potenza media generata da questo impianto minieolico in Leamington Spa è di 0.037 kWh/gg (1.5 W).

Fig. 15: Buona idea: potenza solare generata da un pannello di 3 m2 per l’acqua calda (nel grafico parte centrale in basso) e calore supplementare (nel grafico, parte ai bordi in alto) necessario alla produzione di acqua calda in una casa dove viene provata la soluzione della ditta Viridian Solar. La foto mostra una casa con un pannello solare dello stesso tipo montato sul tetto. La potenza media solare ottenuta da un pannello di 3m2 è stata di 3.8 kWh/gg. L’esperimento ha simulato il consumo di acqua calda di una casa media europea che consiste in circa 100 litri di acqua calda a 60 °C al giorno. La differenza di 1.5–2 kWh/gg tra il totale del calore generato (linea nera, in alto) e il calore racchiuso dall’acqua calda utilizzata (linea a metà del grafico) è causata dalle perdite del sistema. La linea più in basso nel grafico mostra l’energia elettrica necessaria per far funzionare il sistema di controllo dell’impianto solare. La potenza media per unità di superficie di questi panelli solari è di 53 W/m2.

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Fig. 16: Consumo di gas della casa dell’autore tra il 1993 e il 2007. Ogni linea mostra il consumo cumulato ogni anno in kWh. Il numero alla fine della linea di ogni anno e` il consumo medio in quell’anno, espresso in kWh/gg. Le letture del contatore intercorse nell’anno, sono indicate dai punti blu. In maniera evidente, si puo` osservare che tanto e` frequente la lettura del contatore tanto e` minore il consumo di gas! l’azione più incisiva per risparmiare energia che una persona può fare – ogni grado in meno ridurrà i costi del riscaldamento del 10%; il riscaldamento è probabilmente il più grande consumo energetico delle case inglesi. La Figura 16 mostra i dati di consumo di gas della casa dell’autore negli ultimi anni. Il mio libro non vuole essere la raccolta di numeri eccessivamente accurati. Piuttosto, vuole mostrare come utilizzando l’ordine di grandezza dei numeri come base di partenza per un confronto, si possano costruire le fondamenta per trovare in maniera consensuale una soluzione sostenibile. Questo libro non si fa paladino di un piano energetico o una tecnologia in particolare; piuttosto, cerca di individuare quali sono i mattoncini elementari della scatola del Lego, e l’ordine di grandezza associato ad ogni blocchetto, in maniera che il lettore possa arrivare da solo alle proprie conclusioni su quale piano possa far quadrare l’equilibrio tra il consumo e la produzione di energia.

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L’autore *David MacKay e` professore di Natural Philosophy presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cambridge. La prima edizione del libro è stata pubblicata in inglese dalla casa editrice UIT Cambridge nel 2008 in Gran Bretagna e nel 2009 in Nord America.

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MATERIALI NANOTECNOLOGICI: MISURE SPERIMENTALI PER LA DETERMINAZIONE DEL VALORE DELLA CONDUCIBILITÀ TERMICA di Alberto Arenghi, Isaac Scaramella *

mento oltre che sulla riduzione della conduzione del calore anche sul contenimento dell’irraggiamento. Più recentemente sono apparsi sul mercato i materiali definiti “nanotecnologici” che promettono performance ancora migliori rispetto a tutte le altre categorie. Il presente articolo illustra i risultati di una campagna di misure sperimentali condotte su questi materiali con la camera climatica presso l’Università degli Studi di Brescia.

Introduzione Uno degli ostacoli ad una estensiva riqualificazione energetica degli edifici esistenti è rappresentato dalla necessità di aumentare lo spessore dei paramenti murari. La normativa prevede delle agevolazioni di vario tipo per ridurre l’effetto di questo problema tra le quali si citano: - scomputi volumetrici per l’isolamento sia dall’interno che dall’esterno; - deroghe delle distanze in caso di coibentazione delle pareti; - limiti meno restrittivi sulle trasmittanze per l’isolamento dall’interno o in intercapedine; - deroghe sulle altezze interpiano minime per l’isolamento di solai dall’interno Nonostante queste agevolazioni, l’isolamento comporta alcuni costi indiretti dovuti all’aumento di spessore dei muri. Si possono citare come esempi la necessità di prolungare i davanzali delle finestre o spostare i pluviali nell’isolamento dall’esterno o la perdita di superficie utile quando si isola dall’interno. Questo ha stimolato il settore dei produttori dei materiali isolanti a ricercare materiali con sempre minori conducibilità termiche, al fine di ridurre gli spessori necessari. Negli ultimi anni ad esempio si sono diffusi fortemente materiali come il polistirene espanso additivato con grafite utilizzato nei cappotti, che permette una riduzione della conducibilità termica dichiarata λD pari a 0.031 W/mK così come, per l’isolamento dall’interno, molto diffuso è il ricorso ai materiali termoriflettenti che basano il proprio principio di funziona-

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I materiali nanotecnologici Tra i materiali nanotecnologici disponibili attualmente sul mercato sono stati scelti per eseguire le prove le seguenti tipologie: - pannelli in aerogel di silice amorfa ottenuti con un processo chimico-fisico (scoperto nel 1931 da Steven Kristen) che permette di ‘estrarre’ da un materiale allo stato gelatinoso la componente liquida e sostituirla con del gas senza provocarne il collasso. Da questo processo si ottiene un materiale solido composto per il 98% di aria e per il 2% di silice amorfa (ad oggi, insieme al grafene, la sostanza solida più leggera che si conosca). Proprio l’altissima porosità del materiale conferisce allo stesso proprietà termoisolanti ottime, riconducibili al fatto che l’aria contenuta nei micropori dell’areogel è ‘intrappolata’ negli stessi con bassi scambi convettivi, con una conducibilità termica dichiarata λD dai produttori che varia tra 0.010 e 0.015 W/mK;

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grado fissare la temperatura di una camera di prova su un valore predefinito. La camera di prova è dotata di una bocca sulla quale può essere installato un campione da testare, che si trova così a separare la camera stessa dall’ambiente del laboratorio. Nel corso di questa campagna di prove si è deciso di mantenere l’aria del laboratorio a 20°C e quella della camera climatica a 0°C, ottenendo così una differenza di temperatura di 20°C sui due lati del campione.

- rasante nanotecnologico ottenuto partendo da nanomolecole brevettate caratterizzate da bassissimi valori di conducibilità termica ‘impastate’ con amalgama a base cemetizia. A seconda della nanomolecola che viene impiegata e della presenza o meno di trattamenti riflettenti (ottenuti solitamente con polveri ceramiche), la conducibilità equivalente dichiarata indicata λ da produttori varia tra 0.0025 e 0.001 W/mK. Entrambi i materiali presentano quindi prestazioni dichiarate dai produttori particolarmente performanti e si propongono dunque come una potenziale soluzione ai problemi sopra esposti.

La parete è stata strumentata con: - un termoflussimetro, per la misura del flusso termico attraverso la parete, - tre termocoppie per la misura della temperatura superficiale sui lati del campione, - un sensore per la temperatura dell’aria lato laboratorio Le condizioni al contorno sono state mantenute costanti per 3 giorni e i dati dei sensori acquisiti da un datalogger (Fig. 1).

Metodo di prova La campagna sperimentale che ha portato ai risultati qui esposti è stata condotta nei primi mesi del 2016 presso il laboratorio Pietro Pisa dell’Università degli Studi di Brescia. In particolare è stata utilizzata la camera climatica del laboratorio, che è un’apparecchiatura in

Fig. 1 – Setting sperimentale (camera climatica e campione strumentato)

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I dati acquisiti ad intervalli di 10 minuti (in particolare temperatura superficiale interna Tsi ed esterna Tse e flusso termico ) permettono di ricavare la conduttanza termica C [W/m2K] del campione, con il metodo delle medie progressive come:

Risultati sperimentali Le prove effettuate sul campione base, costituito da una parete in laterizio alveolato con intonaco, hanno restituito valori di conduttanza termica pari a 1.281 W/ m2K a cui corrisponde una resistenza di 0.781 m2K/W (Tab. 1); valori che trovano un’ottima concordanza con quelli presenti in letteratura per una stratigrafia simile. Tale corrispondenza conferma che il setting sperimentale e la metodologia del trattamento dati sono corretti. Le misure sperimentali sulla parete con Aerogel hanno portato ad un valore di resistenza totale pari a 1.468 m2K/W (Tab. 1). Il test sul campione con rasante è stato ripetuto tre volte e più precisamente a 20, 45 e 60 giorni dalla posa in quanto il fornitore ha dichiarato che è necessario attendere almeno un mese per la maturazione del materiale al fine di raggiungere le performance ottimali. Le prove sul rasante hanno dato risultati variabili tra 0.887 e 0.896 m2K/W (Tab. 1).

con j = 1,...,n (ove n è il numero dei dati)

Calcolando il reciproco della conduttanza si ottiene la resistenza termica R [m2K/W] del campione. Sono stati quindi effettuati dei test nelle seguenti configurazioni: -parete base: costituita da una stratigrafia costituita da blocchi in laterizio alveolato dello spessore di 25 cm assemblati con amalgama cementizia ed uno strato di intonaco cementizio di 2 cm su entrambe le facce; - parete con aerogel: parete di base a cui è aggiunto un pannello di 1 cm di aerogel; - parete con rasante: parete di base a cui sono aggiunti 8 mm di rasante nanotecnologico non riflettente (secondo le istruzioni fornite dal produttore). Dalle prove sperimentali effettuate si sono ottenute le resistenze termiche di ciascun campione da cui è possibile calcolare per differenza la resistenza del solo materiale oggetto di studio e da questa, tramite la relazione inversa λ=s/R (dove s è lo spessore del materiale isolante ed R la sua resistenza), ottenere la conducibilità termica.

Dai risultati sotto esposti risulta chiaro che il materiale isolante del tipo aerogel ha una conducibilità termica effettivamente molto contenuta se comparata con altre tipologie di materiale. Il valor sperimentale è perfettamente in linea con quanto dichiarato dal produttore (λD = 0.015 W/mK). Al contrario per quanto riguarda il rasante, i valori sono molto lontani da quelli dichiarati dal produttore. I valori di conducibilità termica ottenuti sono addirittura di due ordini di grandezza superiori rispetto al valore di conducibilità termica equivalente indicata dal

Tab. 1 – Valori di conduttanza, resistenza e conducibilità termica ottenuti dalle prove sperimentali

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produttore. Tali valori sono peraltro di quasi un ordine di grandezza superiore al valore di conducibilità termica λ = 0.100 W/mK al di sotto del quale un materiale viene convenzionalmente considerato come isolante. Analizzando criticamente i risultati sperimentali e i valori forniti dal produttore si propongono le seguenti osservazioni: - il setting sperimentale e la metodologia di calcolo sono rimasti immutati per tutte le prove eseguite; - sul campione con rasante nanotecnologico sono state effettuate tre prove ed i valori ottenuti presentano un andamento di fatto costante; - per verificare l’eventuale comportamento bassoemissivo del materiale sono state scattate alcune termografie del campione. In caso di comportamento bassoemissivo nello scatto termografico avrebbe dovuto vedersi il riflesso dell’operatore e di altre eventuali sorgenti di calore. Le termografie effettuate hanno però scartato questa evenienza (Fig. 2); - particolarmente indicativa è la lettura della scheda tecnica del prodotto in cui, come detto sopra, viene riportato il valore di conducibilità equivalente. Tale valore, ottenuto da prove sperimentali effettuate da un laboratorio indipendente, riporta che il valore è stato ottenuto su “materiale nano composito sottovuoto” su “provino di prodotto denominato xxxxx, composto da materiale nano composito di dimensioni 50x50cm e spessore 3 cm”. Detta descrizione induce a pensare che il valore di conducibilità termica sia riferibile alle sole nanomolecole – per lo più sottovuoto – e non al rasante nanotecnologico; - è da considerare che non si tratta di un ‘prodotto finito’ (ovvero deve essere confezionato in cantiere) è ciò ovviamente introduce ulteriori incertezze.

Fig. 2 – Scatti termografici del campione con rasante nanotecnologico critica - senza con ciò scivolare in un aprioristico scetticismo - delle schede tecniche fornite dai produttori. Le prove sperimentali condotte hanno dimostrato che i pannelli in areogel hanno una conducibilità termica significativamente inferiore ai ‘tradizionali’ materiali isolanti e che questa corrisponde a quella dichiarata dal produttore. Al contrario il rasante nanotecnologico presenta una conducibilità termica ‘in opera’ ben superiore a quella ‘equivalente’ presente sulle schede tecniche. Bibliografia AA.VV. “I materiali isolanti”, Ed. TEP srl, 2016 GUIDA ANIT “La misura della trasmittanza in opera”, Ed. TEP srl, ottobre 2013 ISO 9869 “Thermal insulation – Building elements – in Situ measurement of thermal resistance and thermal transmittance”

Conclusioni La ricerca orientata allo studio di materiali isolanti derivati dalle tecnologie più innovative è assolutamente importante per le applicazioni edilizie che mirano ad minimizzare il consumo energetico soprattutto con riferimento all’esistente. Se da un lato, in particolare per quanto riguarda la conducibilità termica, si andrà verso materiali che presenteranno valori numerici anche significativamente più bassi rispetto a quelli oggi consolidati e che in qualche modo fanno ‘da riferimento’, dall’altro, quando questi valori sono ‘sensazionalmente’ performanti con importanti ‘salti’ negli ordini di grandezza, occorre affidarsi ad una lettura

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* Alberto Arenghi, Professore Associato di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Architettura, Territorio, Ambiente e di Matematica dell’Università degli Studi di Brescia. Isaac Scaramella, Ingegnere Civile presso greenLab, Brescia.

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DUBBI E RISPOSTE SUI NUOVI REQUISITI DI EFFICIENZA ENERGETICA A QUASI UN ANNO DALLA LORO APPLICAZIONE di Daniela Petrone *

vigore sulla percentuale di copertura del fabbisogno con fonti rinnovabili del D.Lgs. 28/2011. Ci sono ben sei FAQ su questo argomento in cui emerge in primis una importante risposta chiarificatrice in merito all’ applicazione degli obblighi del 28 nel caso di ristrutturazioni di primo livello. Il Ministero chiarisce che ristrutturazione di primo livello del DM 26/06/2015 è un ambito diverso da ristrutturazione rilevante del D.lgs. del 28. Solo se gli interventi previsti su un edificio, siano essi di ristrutturazioni o riqualificazione energetica, rientrano anche nella definizione di “ristrutturazione rilevante”del D.Lgs. 28 si applica l’ obbligo delle rinnovabili. Ricordiamo che per il D.Lgs. 28 la definizione di “edificio sottoposto a ristrutturazione rilevante” è un edificio che ricade in una delle due seguenti categorie: a) edificio esistente avente superficie utile superiore a 1000 metri quadrati, soggetto a ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro; b) edificio esistente soggetto a demolizione e ricostruzione anche in manutenzione straordinaria”.

Premessa A poco meno di un anno dalla pubblicazione ed entrata in vigore del DM 26 giugno 2015 sui requisiti minimi in materia di efficienza energetica e sulla certificazione energetica degli edifici, sono state pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico, ulteriori FAQ su dubbi e quesiti raccolti e formulati con il supporto tecnico di ENEA e CTI. Inoltre i contenuti di tali FAQ sono stati oggetto di confronto con le principali associazioni di categoria del settore, a cui ANIT ha partecipato attivamente. L’esigenza di fornire ulteriori chiarimenti nasce dalle prime applicazione pratiche delle disposizioni previste dal decreto ministeriale, nello specifico dalle difficoltà interpretative relative agli ambiti di intervento, alla metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili negli edifici. Il documento pubblicato dal MISE integra le FAQ già pubblicate sull’argomento nel mese di ottobre 2015. Le nuove FAQ Che il nuovo DM 26-06-2015 abbia apportato delle importanti novità in materia di efficienza e di classificazione energetica è stato subito evidente, ma di certo, occorre fare il punto della situazione e probabilmente ridiscutere alcuni punti nell’ottica di rendere poi le disposizioni del decreto più facilmente applicabili.

Sempre nelle FAQ viene poi ulteriormente chiarita la definizione di ristrutturazione integrale : Domanda 2.2 : Che cosa si intende per ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro? C’è una percentuale con la quale si può definire quando la ristrutturazione degli elementi edilizi è integrale, eliminando la discrezionalità dei vari casi? Risposta 2.2: Per “integrale” si intende la totalità. Pertanto si intende ristrutturazione contestuale

Il DM 26/06/2015 e il D.Lgs.28/2011 Un primo aspetto riguarda la relazione tra i requisiti previsti dal DM 26/06/2015 e gli obblighi già in

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di tutti gli elementi dell’involucro edilizio, per la totalità della superficie disperdente dell’edificio, e in maniera tale da modificarne la prestazione energetica (ad esempio la semplice tinteggiatura dell’edificio non ricade in questa fattispecie).

diverse problematiche: 1. chiarire meglio e univocamente la definizione di g_gl+sh 2. obbligatorietà della relazione tecnica firmata da un progettista nel caso di mera sostituzione dei serramenti 3. come costruire l’edificio di riferimento in merito alle schermature Nelle FAQ sono affrontati questi 3 aspetti. Nello specifico con la domanda 2.34 si chiarisce che la schermatura può essere sia interna, esterna o integrata, anche se la posizione più efficace e sicuramente quella esterna e che addirittura è schermatura ai fini del rispetto dell’obbligo anche un sistema oscurante. Tale parere non è da noi condiviso più volte e in più occasioni abbiamo sottolineato che la schermatura solare mobile deve comunque e sempre garantire il rispetto dei parametri ottico-luminosi, non si può prescindere l’aspetto estivo da quello illuminotecnico.

A conferma di quanto scritto sopra si riportano le FAQ attinenti. Domanda 2.31 : In un edificio esistente avente superficie utile inferiore a 1000 metri quadri, sottoposto a ristrutturazione importante di primo livello, è necessario rispettare gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili di cui all’Allegato 3 del d.lgs. 3 marzo 2011, n. 28? Risposta 2.31 : Gli obblighi sulle fonti energetiche rinnovabili sono definite dal d.lgs. 28/11. Qualora una ristrutturazione importante di primo livello si configuri anche come ristrutturazione rilevante così come definita dal d.lgs. 28/11, allora occorrerà rispettare anche le prescrizioni di quest’ultimo. In caso contrario no.

Domanda 2.34 : Nel caso di sostituzione delle chiusure tecniche trasparenti di cui alla lettera c), il requisito sul fattore di trasmissione solare totale g_gl+sh può essere inteso come limite sul parametro trasmittanza energetica solare totale g_t (sinonimo g_tot) definito a livello delle norme tecniche armonizzate di riferimento obbligatorio per l’immissione sul mercato dei prodotti da costruzione? Tale requisito è ottemperabile in presenza di qualsiasi tipologia di schermatura in posizione interna, esterna ed integrata rispetto alle vetrazioni a cui sono poste a protezione? Risposta 2.34 : Sì, nel caso di sostituzione delle chiusure tecniche trasparenti di cui alla lettera c), il parametro trasmittanza energetica solare totale gt (sinonimo g_tot) è da calcolare ai sensi delle norme tecniche europee di riferimento (UNI EN 13363-1 oppure UNI EN 13363-2, UNI EN 14501) richiamate dal Decreto Requisiti Minimi. Ai fini del soddisfacimento del requisito sul valore del fattore di trasmissione solare totale della componente finestrata, nel calcolo è possibile tener conto di qualsiasi tipologia di schermatura, cioè anche dell’eventuale contributo delle chiusure oscuranti oltre che delle schermature mobili. Il soddisfacimento del requisito sul valore del fattore di trasmissione solare totale può essere verificato anche in assenza di schermatura, attraverso le sole caratteristiche della componente finestrata.

E ancora : Domanda 2.19 : Quando l’intervento interessa l’involucro edilizio con un’incidenza maggiore del 50% della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio senza intervenire sull’impianto, si ricade nell’ambito di una ristrutturazione importante di secondo livello. In questo caso occorre rispettare l’obbligo di integrazione FER? Risposta 2.19 : Gli obblighi sulle fonti energetiche rinnovabili sono definite dal D.lgs.28/11. Qualora una ristrutturazione importante di secondo livello si configuri anche come ristrutturazione rilevante così come definita dal d.lgs. 28/11, allora occorrerà rispettare anche le prescrizioni di quest’ultimo. In caso contrario no. Domanda 2.1 : Gli obblighi sulle rinnovabili del d.lgs. 28/11 si applicano anche nel caso di demolizioni e ricostruzioni non integrali? Risposta 2.1 : No, a meno che non si ricada in uno dei casi previsti dal d.lgs. 28 (nuovi edifici o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti). L’edificio di riferimento e i requisiti di serramenti e schermature Altro aspetto riguarda i requisiti minimi previsti nel caso di sostituzione di infissi in edifici esistenti che ha portato i produttori di serramenti ad evidenziare

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Nelle domande 2.35 e 2.36 vengono definiti i contenuti della relazione tecnica da redigere nel caso di mera sostituzione e soprattutto che questa può essere sostituita dalla dichiarazione del produttore, aspetto condivisibile se si pensa che la sola sostituzione di infissi normalmente considerata manutenzione ordinaria (meno frequentemente come manutenzione straordinaria) rientra quindi in quelle attività di edilizia libera non soggetta a particolari obblighi di comunicazione al Comune. In questo caso quindi la stesura di una relazione tecnica sarebbe solo una carta protocollata senza nessuna valenza specifica.

La relazione tecnica può essere sostituita da dichiarazione dell’impresa esecutrice attestante la trasmittanza dei serramenti esistenti sostituiti e dalla documentazione attestante la marcatura CE (cogente secondo Regolamento (UE) 305/2011) sui serramenti di nuova fornitura redatta dal Fabbricante. Tale documentazione dovrà obbligatoriamente riportare la trasmittanza termica, la permeabilità all’aria dei serramenti di nuova fornitura e il valore del fattore di trasmissione solare totale. In presenza di chiusure oscuranti il valore del fattore di trasmissione solare totale può non essere riportato in quanto si considera automaticamente soddisfatta la verifica dei valori limite di cui alla tabella 5 dell’Appendice B dell’Allegato 1 del D.M. Requisiti Minimi (con l’eccezione per la categoria E.8).

Domanda 2.35 : Nel caso di intervento di mera sostituzione dei serramenti che ricada in un intervento di ristrutturazione di secondo livello oppure che si configuri come intervento di riqualificazione energetica, la relazione tecnica a cura del progettista abilitato può essere compilata in modo parziale? Risposta 2.35: La relazione tecnica può essere compilata in modo parziale solo nel caso di intervento di riqualificazione energetica. Nella relazione tecnica ci si può limitare quindi a dichiarare: - la permeabilità all’aria e la trasmittanza termica dei serramenti di nuova fornitura; - il soddisfacimento della verifica della trasmittanza dei serramenti di nuova fornitura con i valori limite di cui alla tabella 4 dell’Appendice B dell’Allegato 1 del D.M. Requisiti Minimi; - la trasmittanza dei serramenti esistenti oggetto di sostituzione; - Il soddisfacimento della verifica del valore del fattore di trasmissione solare totale della componente finestrata per le chiusure tecniche trasparenti delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno con orientamento da Est a Ovest, passando per Sud con i valori limite di cui alla tabella 5 dell’Appendice B dell’Allegato 1 del D.M. Requisiti Minimi (con l’eccezione per la categoria E.8).

Nelle domande 2.42 e 2.43 si chiarisce come va costruito l’edificio di riferimento rispetto alle schermature mobili, sarebbe stato interessante che il Ministero si fosse espresso anche in merito alle schermature fisse nel caso di edificio di nuova costruzione, resta infatti aperta una problematica: il rispetto del requisito dell’area solare equivalente estiva con l’ausilio anche di una corretta progettazione di sporti e aggetti che verrebbe totalmente vanificata se anche l’edificio di riferimento li ha. Domanda 2.42 : Per l’edificio di riferimento è detto che quello che non è direttamente specificato si considera uguale all’edificio reale. Vale anche per le chiusure oscuranti notturne dei serramenti o queste si considerano assenti? Risposta 2.42: Sì, quello che non è specificato si considera uguale all’edificio reale, quindi, nel caso di chiusure oscuranti, se presenti nell’edificio reale si considerano presenti anche nell’edificio di riferimento, mentre se assenti nell’edificio reale si considerano assenti anche nell’edificio di riferimento. Domanda 2.43: Per gli orientamenti previsti, nell’edificio di riferimento si considera sempre un g gl+sh di 0,35 a prescindere che ci siano o meno le schermature mobili? Risposta 2.43: Sì

Domanda 2.36: Nel caso di intervento di mera sostituzione dei serramenti che si configuri come intervento di riqualificazione energetica, la relazione tecnica a cura del progettista può essere sostituita da dichiarazione dell’azienda esecutrice dell’intervento? Risposta 2.36: Si, solo nel caso di riqualificazione energetica e in presenza di chiusure oscuranti o di tipologie di superfici trasparenti per le quali risulti soddisfatta la verifica del valore del fattore di trasmissione solare totale.

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Nelle FAQ 2.54 e 2.53, c’è un interessante approfondimento su come va effettuata la valutazione della trasmittanza nel caso dei diversi serramenti esterni: porte industriali commerciali e da garage e cassonetti.

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importante di secondo livello anche se riguarda i soli serramenti.

Domanda 2.54 : Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione di secondo livello e di riqualificazione energetica, ai fini dell’ottemperanza del requisito ministeriale, la trasmittanza delle chiusure trasparenti/opache può essere valutata ai sensi delle metodologie di prova o di calcolo, e relative regole di estensione dei risultati, previste dalle norme di prodotto di riferimento per l’apposizione della marcatura CE e dalle norme tecniche ivi richiamate? Risposta 2.54: Sì. In particolare per quanto concerne i serramenti soggetti alla norma di prodotto UNI EN 14351-1 la trasmittanza termica può essere valutata ai sensi della norma UNI EN ISO 10077-1 con il metodo del serramento campione/normalizzato e con le relative regole di estensione dei risultati previsti dalla UNI EN 14351-1 stessa così come indicato anche dalle regole di accesso alle detrazioni fiscali del 65% per gli interventi di sostituzione delle chiusure trasparenti/opache. Per la valutazione della trasmittanza termica delle porte industriali, commerciali e da garage sono di riferimento le norme UNI EN 13241- 1, UNI EN 12428, UNI EN ISO 10077-1 ed UNI EN ISO 10077-2. Per la valutazione della trasmittanza termica delle porte pedonali motorizzate (automatiche) sono di riferimento le norme UNI EN 16361, UNI EN ISO 12567-1, UNI EN ISO 10077-1 e UNI EN ISO 10077-2.

Domanda 2.15: La verifica del coefficiente globale di scambio termico per trasmissione H’T nel caso di ristrutturazione importante di secondo livello va eseguita su tutta la superficie (orizzontale o verticale indistintamente) con lo stesso orientamento? Se la superficie di uguale orientamento fosse comune a più unità immobiliari, quali strutture dovrebbe riguardare la verifica? Risposta 2.15: La verifica va effettuata per tutta la superficie di uguale orientamento interessata, completamente o per una porzione, da lavori. Nel caso di strutture verticali si considera oggetto di verifica l’intera parete (facciata). Nel caso di strutture di copertura orizzontali o inclinate si considera oggetto di verifica l’intera falda o porzione di tetto. Nel caso in cui la superficie di uguale orientamento fosse comune a più unità immobiliari (pareti esterne continue tra piani e unità adiacenti o unica falda per unità adiacenti), la verifica dovrà riguardare solo la porzione relativa all’unità nella quale si sta effettuando l’intervento. Domanda 2.16: Nel caso di ristrutturazione importante di secondo livello, i valori limite dell’H’T sono maggiorati del 30%? Risposta 2.16: No, per i valori limite sul coefficiente H’T non sono previste maggiorazioni. La maggiorazione del 30% di cui al punto 1.4.3 comma 2 si applica solo nel caso riqualificazione energetica con isolamento termico dall’interno o isolamento termico in intercapedine sui valori limite di trasmittanza delle singole strutture.

Domanda 2.53: Nel caso di presenza di cassonetti, come deve essere condotta la verifica dei requisiti nell’ambito degli interventi di ristrutturazione di secondo livello e di riqualificazione energetica? Risposta 2.53: Nell’ambito degli interventi di ristrutturazione di secondo livello e di riqualificazione energetica, i cassonetti vanno valutati separatamente dalle chiusure trasparenti. Il requisito sulla trasmittanza (Tabella 4) va quindi valutato: - solo qualora si intervenga sul cassonetto; - sul singolo componente (cassonetto) indipendentemente dalla chiusura trasparente.

Domanda 2.20: La sola sostituzione dei serramenti, qualora la superficie di questi ultimi fosse superiore al 25% o al 50% della superficie dell’involucro, comporterebbe il rispetto dell’ H’T? Risposta 2.20: Sì, poiché si ricadrebbe nella ristrutturazione importante (di primo o secondo livello a seconda dei casi). Per ulteriori approfondimenti si rimanda al documento integrale delle FAQ disponibile sul sito www.anit.it

Il rispetto dell’H’t nei casi di ristrutturazione La verifica dell’H’t con valori numerici prefissati in funzione del rapporto di forma è stato uno dei punti più dibattuti nei vari tavoli tecnici. Nello specifico, nelle FAQ che seguono è specificato come va effettuato il calcolo dell’H’t nel caso di ristrutturazione

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* Arch. Daniela Petrone Vice Presidente ANIT

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ANALISI SPERIMENTALE DELL’INCREMENTO DELLE PRESTAZIONI ACUSTICHE DI SOLAI IN LEGNO Articolo presentato al 43° Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Acustica, Alghero 25-27 maggio 2016 di Leonardo Luison, Nicola Granzotto, Antonino Di Bella *

Introduzione Tra le diverse tipologie di solai in legno, quella a travetti e tavolato è forse una delle più diffuse, non solo nell’edilizia storica ma anche in quella di recente realizzazione. Questo tipo di elemento costruttivo è spesso caratterizzato da prestazioni acustiche modeste, principalmente a causa della scarsa massa strutturale che lo contraddistingue. Tuttavia, con adeguate tecniche di intervento, possono essere conseguiti notevoli incrementi delle prestazioni di fonoisolamento e di riduzione del livello di calpestio, sia in laboratorio che in opera. In questo lavoro vengono presentati i risultati della caratterizzazione acustica in laboratorio, secondo le norme della serie ISO 10140, di solai in legno a travetti e tavolato con l’applicazione di diverse possibili tecniche di incremento delle prestazioni.

Sono stati quindi analizzati 10 solai composti da travi portanti in legno di abete di dimensioni 18 cm x 12 cm, posate con un interasse di 65 cm. Le travi sono state appoggiate sui due lati più lunghi su un pannello in gomma dello spessore di 2 cm. La descrizione delle stratigrafie analizzate è riportata nella tabella 1. Partendo dalla struttura di base a travi a tavolato, adottata come riferimento anche per la valutazione degli incrementi del potere fonoisolante e dell’attenuazione del livello di calpestio al variare dei materiali e delle soluzioni tecnologiche adottate, sono state effettuate diverse valutazioni al fine di ottimizzare acusticamente questo sistema costrutti-vo non solo mediante l’adozione di sistemi anticalpestio galleggianti, ma anche attraverso l’introduzione di rivestimenti e strati aggiuntivi, in particolare controsoffitti continui e riempimenti intertrave, atti a ridurre la trasmissione sonora diretta.

Solai analizzati Il punto di partenza per lo studio sui solai in legno con struttura a travi a tavolato è il solaio di riferimento leggero tipo “C1” descritto nell’Appendice C della norma UNI EN ISO 10140-5. Tuttavia, per rendere più aderente questo tipo di elemento edilizio alla pratica costruttiva corrente, il luogo dei pannelli di truciolato di legno ad alta densità come strato di continuità sopra le travi è stato adottato un più comune tavolato di legno di abete di spessore 24 mm dotate di giunti maschio-femmina.

Apparato di misura Le misurazioni sono state effettuate presso le camere riverberati accoppiate e sovrapposte per la misura del potere fonoisolante e del livello di calpestio di elementi orizzontali di edificio del laboratorio ECAMRICERT S.r.l., secondo le metodologie prescritte dalle norme della serie UNI EN ISO 10140. Per le misure acustiche è stato utilizzato un fonometro integratore Larson & Davis 824 con microfono Bruel & Kjaer 4190 e preamplificatore Larson & Davis PRM 902, un calibratore Larson

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Tabella 1 – Configurazioni dei solai in legno analizzati

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& Davis CAL 200, una sorgente omnidirezionale a 12 altoparlanti Svantek, un amplificatore di potenza/pre-amplificatore con generatore di rumore rosa Svantek ed un generatore normalizzato di calpestio Look Line EM50 (Fig. 1).

mera trasmittente e 6 del microfono sia nella camera trasmittente che ricevente. Il livello di calpestio normalizzato, Ln, è stato misurato con 4 posizioni del generatore normalizzato e 6 posizioni del microfono.

Misurazioni di potere fonoisolante e livello di calpestio normalizzato Le misurazioni sono state eseguite in accordo alle norme della serie UNI EN ISO 10140, il calcolo dell’indice di valutazione in accordo con la UNI EN ISO 717-1 e UNI EN ISO 717-2.

Il tempo di riverberazione è stato misurato con 2 posizioni della sorgente e 3 del microfono con doppia ripetizione per ogni combinazione di posizione sorgente-microfono. Le misure sono state infine corrette per il rumore di fondo. Nelle figure 3 e 4 vengono illustrati i risultati complessivi delle misure di potere fonoisolante e livello di pressione sonora di calpestio normalizzato per le diverse configurazioni di solaio.

Per ciascun elemento considerato, il potere fonoisolante, R, è stato misurato con 2 posizioni della sorgente sonora omnidirezionale nella ca-

Figura 1 – Apparato di misura per le analisi acustiche

Figura 2 – Allestimenti in laboratorio

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Figura 3 – Andamento in frequenza del potere fonoisolante delle diverse configu-razioni di solaio analizzate

Figura 4 – Andamento in frequenza del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato delle diverse configurazioni di solaio analizzate

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Nei grafici delle figure seguenti si riportano gli andamenti in frequenza dell’attenuazione del livello di calpestio normalizzato (ΔL, Fig. 5 e Fig. 7) e gli incrementi di potere fonoisolante (ΔR, Fig. 6 e Fig. 8) rispetto alla configurazione di riferimento (A),

considerando i valori del solo rivestimento superiore (configurazioni B e I), del solo controsoffitto (configurazioni D e G), del calcolo in conformità alle norme del-la serie UNI EN 12354 e della misura complessiva (configurazioni C e H).

Figura 5 – Attenuazione del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato rispetto alla configurazione di riferimento (A) per il solo rivestimento superiore (B), per il solo controsoffitto (D), per l’insieme di rivesti-mento e controsoffitto calcolato (B+D) e misurato (C)

Figura 6 – Incremento di potere fonoisolante rispetto alla configurazione di rife-rimento (A) per il solo rivestimento superiore (B), per il solo controsof-fitto D, per l’insieme di rivestimento e controsoffitto calcolato conside-rando il contributo totale e parziale del rivestimento superiore (B+D) e misurato (C)

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Figura 7 – Attenuazione del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato rispetto alla configurazione di riferimento (A) per il solo rivestimento superiore (I), per il solo controsoffitto (G), per l’insieme di rivestimen-to e controsoffitto calcolato (I+G) e misurato (H)

Figura 8 – Incremento di potere fonoisolante rispetto alla configurazione di rife-rimento (A) per il solo rivestimento superiore (I), per il solo controsof-fitto (G), per l’insieme di rivestimento e controsoffitto calcolato consi-derando il contributo totale e parziale del controsoffitto (I+G) e misura-to (H) I valori degli incrementi nell’indice di valutazione dell’attenuazione del livello di pressione sonora di calpestio normalizzato e del potere fonoisolante rispetto alla configurazione di riferimento sono riportati, rispettivamente, nelle figure 9 e 10. È inte-

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ressante notare come la semplice somma dei valori dei singoli incrementi prestazionali risulti sempre superiore al valore effettivamente misurato della configurazione che include gli strati aggiuntivi considerati (rivestimento superiore e controsoffitto).

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TOUR ANIT 2016

www.anit.it

ANIT Associazione

Convegno gratuito

Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO PER L’EDILIZIA EFFICIENZA ENERGETICA E ACUSTICA DOPO IL DM 26/06/2015

15 MAR.

16

PADOVA

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VERONA

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COMO

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1

ANIT PRESENTA IL NUOVO TOUR 2016 di convegni gratuiti itineranti. Il tema del convegno 2016 è la nuova legislazione sull’efficienza energetica in edilizia presente nel DM 26 giugno 2015 in relazione con la progettazione del comfort acustico.

APR.

6

FIRENZE

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MAG.

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MAG. MESTRE

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13 APR.

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La partecipazione dà diritto a CREDITI FORMATIVI*

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*I crediti formativi sono in fase di accreditamento per ingegneri, architetti e periti industriali Per i geometri verranno riconosciuti a discrezione dei Collegi provinciali.

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ANIT Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico

4° CONGRESSO NAZIONALE MILANO - 24 NOVEMBRE 2016

Hotel Hilton Garden Inn

24 NOV. NON MANCATE!

NUOVA EDIZIONE DEL CONGRESSO ANIT dedicato ai professionisti e alle Aziende del settore per formarsi e aggiornarsi sui temi più attuali legati al mondo dell’isolamento termico e acustico.

A breve saranno aperte le iscrizioni sul sito www.anit.it

L’evento sarà un occasione unica e importante per aggiornarsi sulle novità normative e legislative in campo di efficienza energetica e acustica in edilizia ma anche conoscere meglio e approfondire il tema del mercato immobiliare e della valutazione dei materiali isolanti. I lavori si svolgeranno su un intera giornata di lavoro IN TRE AULE con sessioni contemporanee di interventi che tratteranno efficienza energetica, acustica in edilizia, mercato immobiliare e real estate, e materiali isolanti. In questa occasione potrete conoscere meglio i referenti istituzionali e partecipare ai tre DIBATTITI in aula previsti nel primo pomeriggio. In questo momento diventa sempre più importante conoscere bene non solo le leggi e le prescrizioni ma i materiali e i prodotti: grazie all’AREA MOSTRA ISOLARE BENE avrete a disposizione le maggiori aziende del settore che con incontri su appuntamento B2B o al Desk aziendale potranno fornirvi consulenza e chiarimenti.

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ANIT Associazione e

4° CONGRESSO NAZIONALE

Nazionale per l’Isolamento ento Termico e acustico custico

Programma 9.30 Registrazioni dei partecipanti e apertura lavori 10.00 Presentazione delle novità del settore con introduzione alle sessioni tecniche Valeria Erba (Presidente ANIT)

Sala 1 SESSIONE 1 Regole per l’efficienza energetica: il punto di vista del legislatore Modera: Valeria Erba, ANIT

Sala 2 SESSIONE 2 Il mercato dell’efficienza energetica: costi, benefici e opportunità Modera: Alessandro Panzeri, ANIT

Sala 3 SESSIONE 3 L’acustica edilizia del futuro. Normativa, calcoli previsionali, misure in opera Modera: Matteo Borghi, ANIT

10.30 Regione Lombardia: nuove regole e opportunità Alice Tura / Valentina Sachero, Regione Lombardia

10.30 Presentazione di studio su benefici di costi e comfort per gli utenti Francesco Madonna e Franco Ravasio, RSE Ricerca Sistema Energetico

10.30 Come cambierà la progettazione dei requisiti acustici passivi con le nuove UNI EN ISO 12354 Luca Barbaresi, Università di Bologna

11.00 Regione Emilia Romagna: nuove regole e opportunità Regione Emilia Romagna *

11.00 La riqualificazione dei condomini: un percorso difficile ma fattibile Cecilia Hugony, Teicos Group

11.00 Norme UNI EN ISO 16283. Quali novità hanno introdotto nella misura in opera dei requisiti acustici passivi Nicola Granzotto, Università di Padova

11.20 Coffe break

11.20 Coffe break

11.20 Coffe break

12.00 Regione Piemonte: nuove regole e opportunità Giovanni Nuvoli, Regione Piemonte

12.00 I proprietari immobiliari Marco Corradi, Presidente ACER (Azienda Casa Emilia Romagna) di Reggio Emilia

12.00 Legge Europea 2013 bis e delega al Governo per nuovi decreti di acustica. Cosa è successo in questi mesi? Salvatore Curcuruto, ISPRA

12.30 DM 26 giugno 2015: requisiti e certificazione energetica Ministero dello sviluppo economico *

12.30 La gestione energetica del patrimonio edilizio e il processo di efficientamento Esperto *

12.30 Acustica e ristrutturazioni. Limiti da rispettare e soluzioni tecnologiche Stefano Benedetti, ANIT

12.50 Business lunch

12.50 Business lunch

12.50 Business lunch

14.10 Tavola rotonda: efficienza energetica. Referenti istituzionali, esperti e opinion leader Modera: Valeria Erba, ANIT

14.10 Tavola rotonda: Chi è il progettista della Legge 10? Referenti istituzionali, esperti e opinion leader Modera: Alessandro Panzeri, ANIT

14.10 Tavola rotonda: L’acustica del futuro. Referenti istituzionali, esperti e opinion leader Modera: Matteo Borghi, ANIT

SESSIONE 4 Relazione tecnica ex legge 10: stato dell’arte, responsabilità e opportunità Modera: Rossella Esposti, ANIT

SESSIONE 5 Materiali e sistemi per l’isolamento: norme, prodotti e stato dell’arte Modera: Stefano Benedetti, ANIT

SESSIONE 6 Il controllo delle prestazioni estive: schermature, inerzia e rivestimenti Modera: Giorgio Galbusera, ANIT

15.00 Normativa e legislazione tecnica: dubbi interpretativi e domande frequenti Roberto Nidasio, Comitato Termotecnico Italiano

15.00 Nuova norma UNI sulla posa del cappotto, criticità dell’applicazione nel cappotto Federico Tedeschi, Coordinatore GdL CTI sulla norma di posa del cappotto

15.00 Requisiti minimi estivi: criticità alla verifica dei nuovi parametri Daniela Petrone, ANIT

15.30 Relazione tecnica e direzione lavori: responsabilità e buone prassi operative Enrico Bonilauri, EMU Architetti

15.30 Le membrane e l’isolamento termico, rapporto tra impermeabilizzazione e materiali isolanti Enrico De Angelis, Politecnico di Milano

15.30 Analisi dinamica degli edifici: benefici progettuali alla simulazione del comportamento inerziale Antonio Cammi, Politecnico di Milano

15.50 Coffe break

15.50 Coffe break

15.50 Coffe break

16.30 Detrazioni 65%: sguardo alle nuove possibilità previste per il 2017 Enea *

16.30 Isolamento senza spessore Alberto Arenghi, Università di Brescia

16.30 Stato dell’arte, prestazioni e certificazioni cool roof ad elevata riflettanza solare Alberto Muscio, Università di Modena e Reggio Emilia

17.00 Controlli dell’ufficio tecnico comunale: l’esperienza del comune di Milano Mara Berardi, UCREDIL Comune di Milano

17.00 UNI 10351, la scelta delle caratteristiche dei materiali isolanti secondo norma Valeria Erba, Coordinatore CT CTI 201 Isolanti e Isolamento termico

17.00 Sistemi vetrati e schermature solari, le prestazioni tecnologiche per il rispetto del DM 26/6/2015 Fabio Peron, IUAV Università di Venezia

17.20 Fine lavori

17.20 Fine lavori

17.20 Fine lavori (* ) relatore in attesa di conferma


Figura 9 – Indici di valutazione dell’incremento di attenuazione del livello di pres-sione sonora di calpestio normalizzato rispetto alla configurazione di riferimento per le combinazioni illustrate nelle figure 5 e 7

Figura 10 – Indici di valutazione dell’incremento del potere fonoisolante rispetto al-la configurazione di riferimento per le combinazioni illustrate nelle figure 6 e 8

rente rispetto alla stessa valutazione eseguita su un solaio rigido massivo. In particolare è meno marcata la dipendenza lineare del ΔL al variare della frequenza.

Conclusioni In questo lavoro è stata presentata un’analisi del comportamento acustico di solai in legno composti da travi e un tavolato. Dall’analisi dei dati è stato possibile verificare l’ottimo comportamento di alcune soluzioni adottate sia dal punto di vista della protezione dal rumore aereo che impattivo. In particolare, l’utilizzo di controsoffittature risulta essere fondamentale ai fini dell’ottenimento di elevate prestazioni. Le curve di attenuazione del livello di calpestio di un massetto galleggiante su solaio in legno presentano una distribuzione sullo spettro diffe-

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L’uso della cappa in calcestruzzo sul solaio in legno, laddove è possibile dal punto di vista strutturale, consente di ricondurre la struttura ad una condizione di radiazione sonora tipica degli elementi omogenei pesanti, come nel caso delle piastre armate in calcestruzzo (minore radiazione alle basse frequenze, attenuazione dei sistemi massa-molla in linea con l’andamento teorico crescente in frequenza).

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L’utilizzo simultaneo di un controsoffitto correttamente dimensionato ed un rivestimento isolante, consente di raggiungere livelli di isolamento molto elevati, compatibili con valori di progetto idonei per il conseguimento in opera delle classi prestazionali più elevate previste dalla norma UNI 11367 per la classificazione acustica delle unità immobiliari, sia per quanto riguarda isolamento al calpestio, che per il potere fonoisolante.

- UNI EN ISO 10140-5:2014, Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 5: Requisiti per le apparecchiature e le strutture di prova - UNI EN ISO 717-1:2013, Acustica - Valutazione dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 1: Isolamento acustico per via aerea - UNI EN ISO 717-2:2013, Acustica - Valutazione dell’isolamento acustico in edifici e di elementi di edificio - Parte 2: Isolamento dal rumore di calpestio

L’utilizzo del solo controsoffitto conferisce al solaio in legno un isolamento molto marcato sia dal punto di vista del rumore aereo che del calpestio. Tuttavia in opera l’assenza di un rivestimento isolante superiore (ad esempio un massetto flottante) potrebbe peggiorare notevolmente l’isolamento al calpestio, a causa delle trasmissioni laterali, rese trascurabili in laboratorio.

- UNI 11367:2010, Acustica in edilizia - Classificazione acustica delle unità immobiliari. Procedura di valutazione e verifica in opera - Di Bella A., Granzotto N., Valluzzi M., Garbin E., Lorenzoni F., Pastrello D., Analisi in laboratorio delle prestazioni acustiche e strutturali si elementi di solai in legno, in Atti del 43° Convegno Nazionale AIA, Alghero, 25-27 Maggio 2016

Sul solaio in legno oggetto di indagine, l’utilizzo combinato del controsoffitto e del massetto flottante ha dato risultati molto vicini alla somma dei risultati dei singoli metodi di intervento presi separatamente, sia in frequenza che considerando l’indice di valutazione (scarto inferiore a 3 dB). Questa proprietà, peraltro prevista dalle normative di calcolo, può essere utile in fase di progettazione di un sistema di isolamento.

* Leonardo Luison, ISOLGOMMA S.r.l., Albettone (VI). Nicola Granzotto, Antonino Di Bella, DII - Università degli Studi di Padova.

Bibliografia - UNI EN ISO 10140-1:2014, Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 1: Regole di applicazione per pro-dotti particolari - UNI EN ISO 10140-2:2010, Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 2: Misurazione dell’isolamento acustico per via aerea - UNI EN ISO 10140-3:2015, Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 3: Misurazione dell’isolamento del rumore da calpestio - UNI EN ISO 10140-4:2010, Acustica - Misurazione in laboratorio dell’isolamento acustico di edifici e di elementi di edificio - Parte 4: Procedure e requisiti di misurazione

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RIQUALIFICAZIONE INTEGRALE: ENERGETICA, IMPIANTI E ISOLAMENTO ACUSTICO di Luca Masseroni, Stefano Benedetti *

La figure 1, 2 e 3 riportano le piante dell’abitazione.

Premessa La riqualificazione non è solo energetica. Quando si “mette mano“ a un edificio per migliorarne il comfort ed adeguarlo all’attuale normativa, è un occasione sprecata non fare i conti anche con il comfort acustico. È sufficiente in molti casi virare su tecnologie che coniugano entrambi gli aspetti per ottenere ottimi risultati. Peraltro è un obbligo legislativo nazionale, in molti casi anche regionale, quello di adeguare l’isolamento acustico del patrimonio edilizio esistente ogni volta che si interviene in modo significativo sull’involucro e sugli impianti. La necessità di porre attenzione al tema, diventa ancora più rilevante, se si pensa che trascurando del tutto gli effetti sull’isolamento acustico, accade di ritrovarsi a fine lavori, con prestazioni di isolamento e comfort acustico peggiori della situazione pre-esistente.

Di seguito si porrà particolare attenzione alla rumorosità dell’impianto termico, percepita all’interno dell’abitazione servita, aspetto che spesso non viene adeguatamente affrontato e che risulta di complicata soluzione se il problema è accertato alla fine dei lavori. L’edificio in esame si trova in Lombardia, e il suo efficientamento (ristrutturazione importante di primo livello) è soggetto al rispetto dei Decreti n. 6480/2015 e n. 224/2016 con i quali la regione si è adeguata ai contenuti nazionali del DM 26/6/2015. Inoltre, come chiarito dalla circolare ministeriale di settembre 98 riferita all’applicabilità del DPCM 5.12.97 e ribadito dalla Legge Regionale n.13/2001, la ristrutturazione dovrà adeguare i requisiti acustici passivi a quelli in vigore.

Il caso studio Il caso di studio affrontato in questo articolo riguarda, in generale, la progettazione termica e acustica per un intervento di ristrutturazione importante di primo livello, di un edificio composto da unica unità immobiliare ad uso residenziale, sviluppata su 3 livelli e confinante con altre abitazioni. La committenza ha deciso di riqualificare l’involucro edilizio e contemporaneamente di ristrutturare l’impianto termico per il servizio di riscaldamento e acqua calda sanitaria; scelta molto vantaggiosa, che permette di riqualificare globalmente l’interno edificio, raggiungendo prestazioni di risparmio energetico e prestazioni di isolamento acustico, simili agli edifici di nuova costruzione, aumentandone notevolmente il valore commerciale.

Involucro Le pareti perimetrali esistenti, composte da mattoni pieni, garantiscono un buon potere fonoisolante e non richiedono, quindi, un incremento di prestazione acustica; in fase progettuale, quindi, si è previsto solamente un isolamento di tipo termo-igrometrico. Il progetto comprende, inoltre, la coibentazione termica delle pareti perimetrali tramite cappotto isolante esterno (scelta che non incide sulla diminuzione della superficie netta calpestabile e che garantisce una facile correzione dei ponti termici negli edifici esistenti). Elemento più delicato da un punto di vista acustico è il serramento: nel caso in esame si è previsto un serramento in legno con doppio vetro del tipo stratificato, con barriera acustica in PVB.

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Figura 1 : Piano terra e posizione della pompa di calore

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Figura 2 : Piano primo abitazione

Figura 3 : piano sottotetto abitazione

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Le pareti in mattoni pieni, confinanti verso altre unità immobiliari e verso ambienti non climatizzati, sono state progettate acusticamente e termicamente prevedendo la realizzazione della coibentazione termica e acustica all’interno dell’appartamento. Il sistema scelto è il sistema a secco, composto da una struttura a orditura metallica autoportante desolidarizzata acusticamente e riempita con lana minerale. La chiusura dell’orditura metallica è stata prevista con un doppio strato di lastre in cartongesso aventi una massa superficiale diversificata, così da garantire anche elevate prestazioni di resistenza meccanica. In fase progettuale si è prestata attenzione alla scelta di tecnologie costruttive autoportanti isolanti, che permettessero la correzione dei ponti termici critici (ad esempio ponte termico d’angolo formato dalla parete esterna isolata a cappotto e parete divisoria coibentata internamente).

La soluzione progettuale riferita al caso in esame e approvata dalla committenza è stata quella di prevedere, come sistema di generazione per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda sanitaria, una pompa di calore aria-acqua con sistema split. Tale sistema verrà installato all’esterno dell’edificio, in zona giardino. Tutti gli accessori di corredo dell’impianto termico (unità interna PDC, bollitore acqua calda sanitaria, trattamento acqua, pompe di circolazione, etc..) sono stati previsti all’interno di un locale ad uso esclusivo, ubicato al piano sottotetto. Per facilitare il passaggio delle colonne montanti di distribuzione si è progettato un cavedio isolato per il passaggio degli impianti tecnologici, elemento che non deve compromettere il potere fonoisolante del muro perimetrale. Gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili hanno reso necessaria la progettazione di un impianto fotovoltaico, integrato alla copertura dell’edificio, dalla potenza di picco pari a 8,1 kW.

Impianti Gli impianti sono stati progettati per garantire il massimo comfort termico e acustico all’interno degli ambienti; gli obblighi di integrazione delle fonti rinnovabili nonché del costo per la realizzazione degli stessi sono stati considerati nella soluzione impiantistica scelta.

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Le regole da rispettare L’attuale normativa Termica in Lombarda (Decreto n. 6480/2015 e Decreto n. 224/2016), per il caso in esame, prevede sostanzialmente le seguenti verifiche:

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L’attuale normativa Acustica in Lombardia (D.P.C.M. 05-12-1997) per il caso in esame prevede sostanzialmente le seguenti verifiche:

Involucro: trasmittanza termica e isolamento di facciata Per la stesura della relazione di valutazione previsionale dell’isolamento acustico, secondo D.P.C.M. 5-12-1997, dell’involucro edilizio, si è provveduto a calcolare il potere fonoisolante delle partizioni e successivamente a calcolare e verificare il rispetto degli indici imposti dalla normativa.

delle strutture, calcoli termo-igrometrici, calcolo dei ponti termici agli elementi finiti con relativa analisi del coefficiente lineico e verifica del rischio di muffa e condensa, calcolo H’T e verifica con il limite di legge. Si evidenzia che la progettazione integrata degli aspetti energetici ed acustici condotta nello stesso momento, previene successivi e macchinosi adeguamenti.

Le valutazioni di carattere energetico dell’involucro sono state: calcolo della trasmittanza termica

Nel box seguente vengono riportate le caratteristiche termiche e acustiche del muro perimetrale:

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Di seguito vengono riportate le caratteristiche termiche ed acustiche dei serramenti: Caratteristiche del serramento Tipologia di serramento Classe di permeabilità Trasmittanza termica Trasmittanza solo vetro Potere fonoisolante

Singolo Classe 4 secondo Norma UNI EN 12207 1,300 W/m2K Uw 1,233 W/m2K Ug 39 dB Rw

Dati per il calcolo degli apporti solari Emissività Fattore tendaggi (invernale) Fattore tendaggi (estivo) Fattore di trasmittanza solare

ε fc inv fc est ggl,n

Dimensioni del serramento Larghezza Altezza

0,837 0,95 0,95 0,670

-

100,0 240,0

cm cm

Stratigrafia del pacchetto vetrato

Di seguito vengono riportati i calcoli previsionali per la valutazione dell’indice di isolamento acustico di facciata riferito al locale cucina che risulta essere il più sfavorito: Volume dell’ambiente

46,20 m³

Superficie della facciata

Elementi che compongono la facciata

Correzioni Trasmissione laterale Forma di facciata

K = 2 dB DLfs = -1 dB

Indice di valutazione dell’isolamento di facciata R’w 41,9 dB D2m,nT,w 40,5 dB Categoria dell’edificio Edifici adibiti a residenza D2m,nT,w minimo

40,0 dB

Limite verificato

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16,80 m²


Impianto di riscaldamento Per la progettazione dell’impianto termico si è optato per una pompa di calore aria-acqua dai livelli di potenza sonora molto bassi, al fine di poter rispettare i limiti imposti dal D.P.C.M. 5-12-1997 riguardante gli impianti a funzionamento continuo. Il dimensionamento della pompa di calore ha tenuto conto del fabbisogno termico e di acqua calda sanitaria dell’edificio; si è dovuto inoltre cercare, tra le varie opzioni disponibili, una pompa di calore con elevato COP, in modo da non aumentare i consumi elettrici. Per questo si è scelto di dimensionare l’impianto a pannelli radianti a una temperatura di mandata pari a 30 °C alle condizioni esterne di – 5 °C.

Valutazione della rumorosità dell’impianto di riscaldamento Per verificare il rispetto dei limiti legislativi del rumore generato dalla pompa di calore (impianto a funzionamento continuo), si è deciso di analizzare la rumorosità immessa nel locale più vicino all’unità esterna e che peraltro possiede il minor isolamento di facciata (per il caso in esame si tratta della cucina ubicata al piano terra, precedentemente calcolata). La figura 4 è di ausilio nel comprendere l’analisi effettuata di seguito. Il D.P.C.M. 5-12-1997 fissa a 25 dBA il livello sonoro massimo ammissibile che gli impianti a funzionamento continuo possono immettere all’interno degli ambienti abitativi. Il parametro a cui fa riferimento il decreto è il Livello Equivalente ponderato A (LAeq), senza alcuna correzione rispetto al rumore residuo e/o al tempo di riverbero, per cui al collaudo, il rumore immesso dalla sorgente si sommerà al rumore residuo dell’ambiente senza possibilità di scorporare quest’ultimo contributo e senza tenere in considerazione l’assorbimento dell’ambiente. Tralasciando qualsiasi osservazione a questo tipo di approccio, la metodologia proposta di seguito soddisfa sia il DPCM 5-12-97 come illustrato sopra, sia la normativa tecnica specifica (es. UNI 8199) che invece suggerisce diversi coefficienti correttivi.

Potendo funzionare con temperature di mandata medie annue molto basse si riesce a migliorare il COP annuo della pompa di calore. Per quanto riguarda l’impianto di acqua calda sanitaria si è optato per un accumulo, dotato di lastra di separazione degli strati: la parte superiore dell’accumulo provvede al riscaldamento dell’acqua calda sanitaria e la parte inferiore serve come accumulo a tampone. L’accumulo è corredato da scambiatore di calore esterno per la produzione istantanea di acqua calda sanitaria, al fine di limitare i rischi di formazione della legionella; è dotato anche di una rete di ricircolo regolata con orologio e sistema antilegionella, coibentata termicamente con materiale isolante del tipo elastomerico dello spessore di 50 mm.

Non conoscendo a priori il livello di rumore residuo all’interno del locale cucina, al quale si sommerà il rumore immesso dalla pompa di calore, cautelativamente si è deciso di ipotizzare un livello di pressione sonora elevato, pari al limite di legge, ossia 25 dBA. Altri dati assunti sono; tempo di riverbero pari a 0,5 secondi, esecuzione dei lavori a regola d’arte per quanto riguarda l’isolamento di facciata, fattore di direttività Q = 8, che tiene conto del contributo della riflessione della facciata dell’edificio.

Le pompe di circolazione dell’impianto termico sono, da progetto, a portata e prevalenza variabili, regolate elettronicamente, coibentate con gusci isolanti e caratterizzate da bassi consumi energetici (5 – 70 Watt). Il sistema di regolazione a bordo dell’unità interna è comprensivo di regolatore climatico, connessione internet per il monitoraggio delle macchine e interazione con le sonde di temperatura installate in ogni locale dell’edificio; tale sistema valuta, inoltre, le previsioni climatiche e il contributo di energia proveniente dall’impianto fotovoltaico. Tutto questo permette di innalzare se necessario la temperatura di mandata della pompa di calore (cosa solitamente non conveniente) utilizzando l’energia proveniente dall’impianto fotovoltaico.

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Di seguito vengono riportati i calcoli eseguiti per individuare la potenza sonora massima che dovrebbe avere la pompa di calore per rispettare i limiti acustici, in accordo con le indicazioni della norma UNI EN 12354-3 Appendice E.

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Figura 4 – Piano terra, pompa di calore e livelli di rumorositĂ

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L’eventuale scelta di una pompa di calore da 70 dBA avrebbe comportato un livello di pressione sonora notevolmente superiore, richiedendo per il rispetto della normativa un indice di isolamento della facciata molto più alto, peraltro difficilmente raggiungibile.

Dati noti: Livello di pressione sonora del rumore residuo: Lr = 25 dBA. Livello di pressione sonora massimo dell’impianto a funzionamento continuo: La = L Aeq = 25 dBA.

Per limitare inoltre l’influenza delle vibrazioni della macchina sul terreno, è stato previsto un basamento inerziale desolidarizzato appositamente dimensionato.

Indice di isolamento della facciata del locale cucina: D2mnTw = 40,5 dB. Distanza di installazione delle pompa di calore rispetto al punto di valutazione dell’isolamento di facciata (2 m dal centro della facciata): distanza = 2 m. Indice di direttività della sorgente: Q = 8.

Conclusioni Il caso studio illustrato rappresenta un approccio progettuale che tiene in considerazione contemporaneamente sia l’aspetto energetico (involucro e impianti) che l’aspetto acustico. Il risultato di questa progettazione integrata comporterà un miglioramento del comfort a 360 gradi.

Dati calcolati: Livello di pressione sonora indotto dalla pompa di calore: Lp.1. Per valutare il livello massimo di pressione sonora indotto si è definito il livello di pressione sonora, che, sommato logaritmicamente al livello di pressione sonora del rumore residuo, non comporta il superamento del limite legislativo di 25 dBA.

La metodologia di calcolo impiegata sopra ha permesso di scegliere la macchina corretta per il caso di studio ma può essere di riferimento in tutti i casi simili con le dovute differenze legate alla distanza della sorgente dalla facciata e dal modo di propagazione dell’onda sonora.

Lp1 non influisce su Lr se inferiore almeno di 10 dB, quindi: Lp1 ≤ Lr - 10 dB = 15 dBA

L’approccio è volutamente semplice e di facile applicazione, in accordo con la legislazione in vigore ed è sviluppato con dei chiari margini di cautela. Un’analisi più approfondita, che studia il comportamento alle diverse bande di frequenza, sarebbe possibile nel caso fossero disponibili informazioni in frequenza sull’isolamento di facciata.

Livello di pressione sonora a 2 metri dalla facciata, prima di essere attenuto dalla facciata stessa: Lp2. Lp2 ≤ Lp1 + D2mnTw = 15 dBA + 40,5 dB = 55,5 dBA Livello di potenza sonora massimo della pompa di calore, considerando un’emissione sferica e fattore di direttività pari a 8: LW. LW ≤ Lp2 + 11 dB + 20 log (D=2m) – 10 log (Q=8) = 55,5 dBA + 11 dB + 6 dB – 9 dB = 63,5 dBA

È prevedibile nei prossimi anni un affinamento dei metodi previsionali che però deve aspettare il lento diffondersi della cultura dell’isolamento acustico sia in cantiere che tra gli utenti finali.

I passaggi sopra hanno portato, in fase progettuale, alla scelta di una pompa di calore con dimensioni maggiorate, caratterizzata da una potenza sonora pari a 60 dBA (valore inferiore alla condizione limite di 63,5 dBA).

* Luca Masseroni, Socio ANIT Geometra, Studio Associato Masseroni.

Si precisa che sul mercato internazionale la maggior parte delle pompe di calore aventi caratteristiche termiche prestazionali simili a quella considerata in progetto risultano avere un livello di potenza sonora pari a 68-70 dBA.

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Stefano Benedetti, Staff ANIT.

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DIAGNOSI, INTERVENTO E VERIFICA DI UN INTERVENTO DI ISOLAMENTO TERMICO DALL’INTERNO di Alessandro Panzeri, Matteo Pontara, Roberto Rinaldi *

legno di un tetto a falde di una villetta bifamiliare costruita negli anni ’90 e con un livello di isolamento termico generale scarso. Il fenomeno è individuabile dalla figura 1 nel caso [B] e mostrato nell’immagine 2. Il tipo di indagine preliminare condotta (è stato usato lo strumento FLIR MR 176, termo-igrometro portatile con tecnologie IGM – Infrared Guided Meausurement), ha localizzato con immagini termografiche la posizione nel nodo e la distribuzione dell’umidità. La visione di insieme delle immagini termografiche consente una prima raccolta di informazioni preziosa relativa ai fenomeni di degrado in essere.

Premessa Nel corso degli ultimi anni l’Associazione ha rilevato dalle domande del mondo professionale e dalle soluzioni proposte dalle aziende un progressivo aumento delle problematiche legate alla presenza di umidità nelle strutture in superficie. In generale, di fronte ai fenomeni di degrado derivanti da queste problematiche, si presentano alcune criticità: - individuare il fenomeno in modo ingegneristico - individuarne le cause - proporre le possibili soluzioni, progettarle e realizzarle Gli attuali strumenti a disposizione del progettista e le soluzioni proposte dalle aziende sono adeguate: il presente articolo è un estratto del manuale Anit “Diagnosi, intervento e verifica di un intervento di isolamento termico dall’interno” realizzato grazie al prezioso contributo di due aziende associate, Flir Systems e Naturalia Bau, che mostra un esempio di processo virtuoso che porta l’utente a risolvere il proprio problema in ottica di evitare qualsiasi forma di contenzioso. L’approccio al tipo di problematica prevede: - un’indagine preliminare che evidenzi rapidamente il problema in essere - un’indagine avanzata che porti alla produzione di un modello di calcolo predittivo validato con le informazioni strumentali per poter progettare l’intervento risolutivo - la realizzazione dell’intervento di isolamento termico con le diverse fasi di posa - il collaudo finale strumentale dell’efficacia dell’intervento L’articolo ripercorre le diverse fasi dell’approccio nella speranza di dare un contributo all’approfondimento dei temi di igrotermia. Umidità superficiale – diagnosi preliminare Oggetto di studio sono stati fenomeni di umidità superficiale localizzati in nodo d’angolo in corrispondenza di due pareti in laterizio a contatto con la copertura in

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Figura 1: possibili tipologie di umidità superficiale derivante da diverse cause L’indagine preliminare ha quindi evidenziato che i fenomeni di degrado superficiale (indicati con il cerchio) sono corrispondenti alle posizioni in cui si manifestano temperature superficiali più basse. Temperature superficiali ridotte nei nodi indicati possono manifestarsi per diverse cause (anche contemporanee) legate alla trasmissione di calore (condensazione superficiale), all’infiltrazione di aria o all’evaporazione di umidità. Un’analisi più avanzata può individuare precisamente il tutto e quindi proporre la soluzione.

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Figura 2: fotografia del nodo oggetto di indagine con problematiche di degrado

Figura 3: immagine termografica: temperatura superficiale più bassa, distribuita in corrispondenza delle zone di riempimento della muratura tra i travetti Figura 4: informazioni igrotermiche necessarie per indagini base

Per poter indagare preliminarmente strutture oggetto di degrado, è opportuno disporre durante il primo sopralluogo di strumentazione in grado di stimare e/o misurare: - distribuzione della temperatura superficiale delle strutture per indagare posizione e tipologia dei fenomeni di degrado (uso delle termo camere) - temperatura e umidità relativa dell’aria per capire in prima battuta le condizioni al contorno interne ed esterne dell’ambiente Queste informazioni consentono di valutare quantitativamente le operazioni successive legate all’indagine avanzata.

grafica (T aria esterna = 3 °C e T aria interna = 16°C) ha portato ai seguenti risultati (il calcolo è stato realizzato con software agli elementi finiti validato in accordo con UNI EN 10211 – IRIS 3) è descritta in Figura 5. Le indagini in campo sono state condotte in condizioni molto favorevoli e vicine al “regime stazionario”. La temperatura dell’aria esterna è infatti rimasta praticamente costante, prima dell’indagine, intorno a 3 °C e la temperatura dell’aria interna è stata fissata a 16 °C. I valori di temperatura superficiale interna dei nodi oggetto di studio sono indicati nei termogrammi di Figura 6. I componenti edilizi costituenti la parete e la copertura dell’edificio esistente sono stati stimati, in base all’osservazione, come parete in laterizio alveolato da 30 cm con 2 cm di intonaco interno ed esterno con un valore di trasmittanza pari a U = 1.0 W/m²K I valori di temperatura superficiale interna valutati con indagine termografica e con valutazioni predittiva sono coerenti. E’ quindi possibile studiare i nodi bidimensionali ai fini delle comprensione dei fenomeni igrotermici in atto e della loro soluzione.

Validazione del modello con indagine avanzata Individuate le aree critiche con temperatura superficiale bassa si procede alla modellazione con software agli elementi finiti dei componenti edili che costituiscono il nodo. Lo scopo è di produrre, sulla base delle informazioni rilevate in campo (spessore e tipologia di parete), un modello di calcolo da validare con le informazioni strumentali acquisite. Se il modello rappresenta sufficientemente la realtà è possibile stabilire la causa igrotermica e quindi progettare l’intervento risolutivo. La valutazione agli elementi finiti predittiva con le condizioni al contorno ritrovate durante l’indagine termo-

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Quindi come intervenire? Grazie all’impiego della strumentazione di misura e della validazione dei modelli di calcolo predittivi, le conclusioni sono: - i fenomeni di degrado dipendono dalle temperature superficiali causate dai ponti termici. Tra le varie ipotesi di intervento di isolamento termico si potrà verificare se i fenomeni si risolveranno o meno - la parete esistente, pur essendo il fabbricato di recente costruzione, ha una valore di trasmittanza paragonabile a quello di un edificio esistente. Sulla base delle conclusioni si propone un intervento di isolamento termico dall’interno che: - riduca il valore di trasmittanza termica riducendo le dispersioni energetiche nel rispetto dei requisiti minimi del DM 26/06/15 - riduca il rischio di formazione di fenomeni di degrado superficiale legati al ponte termico Grazie alle indagini strumentali e con un parallelo impiego di valutazione analitiche predittive è possibile governare pienamente il tipo di intervento di isolamento proposto e le conseguenze dell’intervento in termini di rischio di fenomeni di degrado, loro soluzione e di riduzione di fabbisogno energetico.

Figura 5: nodo di angolo di parete con elaborazione agli elementi finiti

Figura 6: nodo di angolo di parete con indagine termografica

Requisiti minimi in relazione al DM 26/06/2015 e FAQ del 1/08/2016 L’intervento di isolamento termico proposto, indipendentemente dal titolo abilitativo richiesto, si configura come una “riqualificazione energetica” poiché la parete oggetto di intervento riguarda una superficie di area inferiore al 25% della superficie disperdente complessiva dell’edificio. Lo schema tratto dalla guida Anit, descrive in sintesi i requisiti minimi in funzione dell’intervento: C = trasmittanza termica media, E = deroga all’altezza minima, F = verifiche igrotermiche, I = schermature mobili per serramenti, K = cool roof per coperture Q = termoregolazione Il progetto di isolamento deve quindi concentrarsi su una soluzione che: - isoli termicamente nel rispetto dei limiti di legge la parete comprendendo i ponti termici al perimetro - non abbia rischio di condensazione interstiziale - non abbia rischi di formazione di muffa superficiale

Figura 7: nodo di angolo di parete con elaborazione agli elementi finiti; le temperature superficiali sono coerenti Si studia il nodo in accordo con l’attuale legislazione vigente (DM 26/06/2015), imponendo quindi le attuali condizioni di progetto per l’ambiente interno. Il nodo di angolo ha una temperatura superficiale che comporta il rischio di formazione di muffa. I fenomeni di degrado in essere sono quindi derivanti da uno scarso livello di isolamento termico del nodo. In fase di progettazione sarà possibile valutare in modo adeguato la possibilità di intervento e il controllo delle conseguenze igrotermiche.

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Il progetto Si procede seguendo una delle proposte di isolamento dall’interno denominata Igrosan di Naturalia Bau, azienda associata ANIT, così costituta: L’intervento di isolamento termico così composto, con-

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Figura 8: estratto schema guida Anit per l’individuazione dei requisiti di legge siderando il laterizio alveolato esistente, porta ad una struttura con un valore di trasmittanza termica U = 0.33 W/m²K. La struttura è a contatto con la copertura, il solaio verso locale non riscaldato e con un’altra parete non isolata formando quindi tre situazioni di flusso termico bidimensionali da analizzare come ponti termici. Il valore di trasmittanza termica media della superficie d’intervento, valutata con dimensioni interne, è pari a U = 0.36 W/m²K ed è inferiore al limite di legge U lim = 0.30x1.3 = 0.39 W/m²K Progettazione avanzata La legislazione nazionale richiede oltre alla verifica di contenimento delle dispersioni anche la verifica dell’assenza di rischio di formazione di muffa superficiale e di condensazione interstiziale. La prima verifica è assicurata dall’elevata resistenza termica complessiva dell’intero pacchetto Rt = 3.03 m²K/W a fronte di una resistenza termica minimi pari a R min muffa =0.876 m²K/W.

La verifica di condensazione interstiziale è stata studiata per mezzo dell’adeguato modello di migrazione del vapore in regime variabile e studiando il comportamento di diffusione del vapore anche per capillarità in accordo con la norma UNI EN 15026 (per un approfondimento sul tema si rimanda al volume IV di ANIT, Muffa, condensa e ponti termici). Le FAQ ministeriali pubblicate il 1 di agosto e in particolare la FAQ 2.24 indica esplicitamente che la verifica di condensa interstiziale può essere effettuata con metodi dinamici più raffinati come nell’esempio presente. La struttura è stata descritta con le idonee caratteristiche igrotermiche e con le adeguate condizioni al contorno (dati climatici orari, irraggiamento solare, piovosità, esposizione, ecc..). In tre anni di simulazione della struttura, l’umidità relativa interna (di equilibrio) non supera l’80%, motivo per cui si ritiene non presente il rischio di condensazione interstiziale.

Figura 9: esempio di stratigrafia d’intervento di isolamento dall’interno

Figura 10: esempio di soluzione di nodo tra copertura in legno e parete isolante dall’interno

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Tabella 1: calcolo della trasmittanza media Altri controlli da effettuarsi sono relativi al possibile degrado del materiale isolante con una verifica della quantità di umidità presente nel materiale e delle riduzione nel tempo della quantità di umidità presente in generale nella struttura. Entrambe le verifiche sono positive.

lo con adesivo Duplex (con primer Tescon RP ed Ocon line). E’ estremamente importante in questa fase di posa curare la continuità ai fini del corretto funzionamento igrotermico della struttura. Posa e fissaggio della controparete E’ stata quindi posata una controparete su orditura autoportante. L’orditura è stata realizzata con profili a secco metallici, con le sezioni necessarie per la sollecitazione meccanica e l´altezza della controparete. Nello spazio tra i profili è stato inserito un pannello in fibra di legno di 40 mm di spessore. La controparete è stata quindi completata con lastre in gesso fibra, stuccate e pronte per la tinteggiatura finale

Posa del sistema di isolamento dall’interno Il pannello in fibra di legno è stato applicato con giunti ben accostati a copertura dell’intera parete, comprese le spalle ed il cielino delle aperture. Il fissaggio è stato realizzato meccanicamente con tasselli idonei, 2 per pannello. Posa e fissaggio del manto igrovariabile L´applicazione della membrana igrovariabile Intello in monostrato avviene con sormonto di 15 cm. La membrana è stato fissata a soffitto e pavimento con nastro adesivo Tescon Vana per un incollaggio immediato. La membrana è stata fissata al pannel-

Collaudo Le immagini termografiche mostrano l’omogeneità di distribuzione della temperatura superficiale sulla parete oggetto di intervento di isolamento termico dall’interno.

Figura 11: Posa dei pannelli fissati meccanicamente con due tasselli alla muratura esistente dall’interno

Figura 12: posa del nastro adesivo per fissare il manto al soffitto

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Figura 13: posa della controparete con lastra in gesso fibra

Nell’immagine 15 è evidente anche la parete a contatto con quella isolata non oggetto di intervento di isolamento. Per valutare l’efficacia dell’intervento di isolamento termico si è proceduto misurando in opera la struttura a seguito dell’intervento di isolamento termico. La misura dell’efficacia, oltre al monitoraggio delle temperature superficiali interne ed esterne, prevede anche la misura del flusso termico (norma ISO 9869). Nel grafico vengono evidenziati i flussi termici misurati con sonde termoflussimetriche nelle identiche condizioni ambientali interne ed esterne sulla parete isolata (linea continua) e su quella non isolata (linea tratteggiata). Il valore medio del flusso della parete isolata è pari 2.8 W/m² e quello della parete non isolata è 8.1 W/ m². La riduzione è coerente con le ipotesi progettuali di riduzione delle dispersioni (riduzione attesa = -70 % di dispersione energetica).

Figura 14: risultati di misura termo flussimetri della parete senza intervento e con intervento di isolamento termico

Conclusioni Il progetto e la realizzazione dell’isolamento igrotermico delle strutture è un argomento complesso che prevede profonde conoscenze di fisica tecnica degli edifici accompagnate dalla conoscenza della tecnologia dei materiali e sistemi. Per poter correttamente comprendere le patologie in essere e i fenomeni presenti, la strumentazione di misura restituisce informazioni imprescindibili alla corretta e ingegneristica valutazione delle problematiche in campo. Il presente testo vuole essere un spunto per approfondire maggiormente i temi presentati di “diagnostica”, progettazione e realizzazione degli interventi di isolamento termico. * Per. Ind. Roberto Rinaldi - Flir Systems, ITC Arch. Matteo Pontara - Naturalia Bau Ing. Alessandro Panzeri, esperto ANIT

Figura 15: Confronto tra parete isolata termicamente e parete non isolata: ΔTmedia = 1.5 °C

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“REPORTING FROM THE FRONT” Biennale di Architettura 2016, Venezia Durante un suo viaggio in America del Sud, Bruce Chatwin incontrò un’anziana signora che camminava nel deserto trasportando una scala di alluminio sulle spalle. Era l’archeologa tedesca Maria Reiche, che studiava le linee Nazca. A guardarle stando con i piedi appoggiati al suolo, le pietre non avevano alcun senso, sembravano soltanto banali sassi. Ma dall’alto della scala, le pietre si trasformavano in uccelli, giaguari, alberi o fiori. Maria Reiche non aveva abbastanza denaro per noleggiare un aereo e studiare le linee dall’alto, e la tecnologia dell’epoca non disponeva di droni da far volare sul deserto. Ma l’archeologa era abbastanza creativa da trovare comunque un modo per riuscire nel suo intento. Quella semplice scala è la prova che non dovremmo chiamare in causa limiti, seppure duri, per giustificare l’incapacità di fare il nostro lavoro. Contro la scarsità di mezzi: l’inventiva. D’altra parte, è molto probabile che Maria Reiche si sarebbe potuta permettere un’automobile o un furgone per viaggiare nel deserto, salire sul tetto della vettura e guardare da una certa altezza; e così facendo si sarebbe anche potuta spostare con maggiore rapidità. Ma questa scelta avrebbe distrutto l’oggetto del suo studio. Quindi, in questo caso, si è arrivati a una valutazione intelligente della realtà grazie all’intuizione dei mezzi con cui prendersene cura. Contro l’abbondanza: la pertinenza. Vorremmo che questa Mostra Internazionale di Architettura offrisse un nuovo punto di vista, come quello che Maria Reiche aveva dall’alto della scala. Di fronte alla complessità e alla varietà delle sfide che l’architettura deve affrontare, REPORTING FROM THE FRONT si propone di ascoltare coloro che sono stati capaci di una prospettiva più ampia, e di conseguenza sono in grado di condividere conoscenza ed esperienze, inventiva e pertinenza con chi tra noi rimane con i piedi appoggiati al suolo. L’architettura si occupa di dare forma ai luoghi in cui viviamo. Non è più complicato, né più semplice di così. Questi spazi comprendono case, scuole, uffici, negozi e aree commerciali in genere, musei, palazzi ed edifici istituzionali, fermate dell’autobus, stazioni della metropolitana, piazze, parchi, strade (alberate o no), marciapiedi, parcheggi e l’intera serie di programmi e parti che costituiscono il nostro ambiente costruito. La forma di questi luoghi, però, non è definita soltanto dalla tendenza estetica del momento o dal talento di un particolare architetto. Essi sono la conseguenza di regole, interessi, economie e politiche, o forse anche della mancanza di coordinamento, dell’indifferenza e della semplice casualità. Le forme che assumono possono migliorare o rovinare la vita delle persone. La difficoltà delle condizioni (insufficienza di mezzi, vincoli molto restrittivi, necessità di ogni tipo) è una costante minaccia a un risultato di qualità. Le forze in gioco non intervengono necessariamente a favore: l’avidità e la frenesia del capitale, o l’ottusità e il conservatorismo del sistema burocratico, tendono a produrre luoghi banali, mediocri, noiosi. Ancora molte battaglie devono essere dunque vinte per migliorare la qualità dell’ambiente costruito e, di conseguenza, quella della vita delle persone. Inoltre, il concetto di qualità della vita si estende dai bisogni fisici primari alle dimensioni più astratte della condizione umana. Ne consegue che migliorare la qualità dell’ambiente edificato è una sfida che va combattuta su molti fronti, dal garantire standard di vita pratici e concreti all’interpretare e realizzare desideri umani, dal rispettare il singolo individuo al prendersi cura del bene comune, dall’accogliere lo svolgimento delle attività quotidiane al favorire l’espansione delle frontiere della civilizzazione. La nostra proposta curatoriale è duplice: da una parte, vorremmo ampliare la gamma delle tematiche cui ci si aspetta che l’architettura debba fornire delle risposte, aggiungendo alle dimensioni artistiche e culturali che già appartengono al nostro ambito, quelle sociali, politiche, economiche e ambientali. Dall’altra, vorremmo evidenziare il fatto che l’architettura è chiamata a rispondere a più di una dimensione alla volta, integrando più settori invece di scegliere uno o l’altro. REPORTING FROM THE FRONT riguarderà la condivisione con un pubblico più ampio dell’opera delle persone che scrutano l’orizzonte alla ricerca di nuovi campi di azione, offrendo esempi in cui più dimensioni vengono sintetizzate, integrando il pragmatico con l’esistenziale, la pertinenza con l’audacia, la creatività con il buonsenso. Questi sono i fronti da cui vorremmo che vari professionisti ci dessero notizie, condividendo storie di successo e casi esemplari in cui l’architettura ha fatto, fa e farà la differenza.

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Per individuare tali esempi, siamo partiti da quattro diverse angolazioni: A. Temi Siamo giunti a un elenco di problematiche da affrontare. Disuguaglianza, sostenibilità, insicurezza, segregazione, traffico, inquinamento, spreco, migrazione, calamità naturali, casualità, periferie e carenza di alloggi sono problemi in cui i bisogni primari i diritti umani sono a rischio. Siamo andati a cercare professionisti creativi, innovativi e desiderosi di avventurarsi in campi così complessi. Inoltre, abbiamo capito che problematiche quali mediocrità, banalità e monotonia dei luoghi in cui viviamo stanno ugualmente minacciando la qualità della vita. Quindi abbiamo invitato questi professionisti coerenti e solidi che costituiscono una sorta di resistenza e di “riserva naturale” dell’architettura contro queste minacce. B. Progetti Eravamo a conoscenza di progetti che secondo noi avevano apportato un contributo, per cui abbiamo voluto conoscere la storia, le difficoltà, i momenti critici e le strategie messe in atto per arrivare alla loro realizzazione. C. Architetti (o professionisti) Abbiamo contattato coloro che ammiriamo, o che avevano alle spalle una produzione qualitativamente costante. Abbiamo chiesto loro di cosa si fossero occupati di recente o quali sarebbero stati i loro progetti futuri. In breve: bravi architetti. D. Candidature spontanee Da ultimo, La Biennale ed Elemental hanno cominciato a ricevere candidature spontanee di persone o progetti di cui non si era a conoscenza. Continuando su questa linea, siamo passati a invitare le persone. Non ci eravamo prefissati alcuna quota geografica, di età o di genere: abbiamo cercato soltanto la qualità. Alcuni non hanno mai risposto. Altri hanno declinato l’invito sostenendo che, pur interessati al tema, non avevano abbastanza tempo per fornire una risposta appropriata. La maggior parte ha accettato la sfida e ha iniziato un dialogo con il team curatoriale. Volevamo che la selezione finale fosse in grado di evidenziare alcune caratteristiche: per esempio, desideravamo dare risalto a quegli studi che, anche nelle circostanze più convenzionali (costruire edifici), hanno risposto con precisione e coerenza alle richieste, hanno realizzato i bisogni e i desideri che li avevano originati, resistendo alla prova del tempo. Volevamo insistere (e continueremo a farlo finché non diventerà un denominatore comune) su quegli esempi che, evitando tendenze e mode, hanno resistito alla tentazione di inutili orpelli. Volevamo riuscire a mettere insieme una certa “massa critica” di architetti, più o meno giovani, più o meno famosi, che fossero alla ricerca di un infinito senza tempo, pur rimanendo desiderosi di rispondere alle sfide dei nostri giorni. Abbiamo cercato progetti capaci di integrare più di una dimensione alla volta, componendo vecchie tematiche in modo originale, per muoversi in avanti. In ogni caso, era fondamentale ci fosse una proposta; limitarsi a sollevare la consapevolezza di un problema (o fare ricerca), a prescindere da quanto rilevante fosse la sfida, non era abbastanza. L’importanza del problema o la difficoltà delle circostanze non dovrebbe giustificare i professionisti dal non rispondere con un’architettura di qualità. Né era sufficiente l’approccio opposto: edifici belli, ma che non riescono a esprimere quale problema cerchino di affrontare non sono stati selezionati. Abbiamo fatto del nostro meglio per scegliere esempi che affrontano un problema importante e per il quale una architettura di qualità ha fatto la differenza. Schema delle tematiche per affrontare le battaglie alla Biennale Architettura 2016. Alejandro Aravena - Curatore della Biennale di Architettura 2016.

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PROGETTI SPECIALI La Biennale dedica tre padiglioni a Progetti Speciali, il primo promosso dalla Biennale, gli altri realizzati dalla Biennale a seguito di accordi stipulati con istituzioni internazionali. In particolare, Reporting from Marghera and Other Waterfronts, a cura dell’architetto Stefano Recalcati, analizza alcuni progetti significativi già attuati o in corso di attuazione, di rigenerazione urbana di porti industriali, contribuendo così a stimolare una†riflessione su come affrontare la complessa riconversione produttiva di Porto Marghera. Grazie all’accordo con il Victoria and Albert Museum di Londra, La Biennale realizza presso le Sale d’Armi dell’Arsenale il primo padiglione dedicato alle Arti Applicate, dal titolo A World of Fragile Parts, a cura di Brendan Cormier, sul tema della “copia” come possibile soluzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale di artefatti culturali. Infine in previsione della conferenza mondiale delle Nazioni Unite – Habitat III, che si terrà a Quito in Equador nel mese di ottobre 2016, e all’interno del programma Urban Age, organizzato da London School of Economics and Political Science (LSE) e da Alfred Herrhausen Gesellschaft di Deutsch Bank, è stato realizzato un padiglione dal titolo Report from Cities: Conflicts of an Urban Age che pone particolare attenzione al rapporto tra spazi pubblici e spazi privati, a cura di Ricky Burdett. INCONTRI DI ARCHIETTURA Se il fine ultimo della Biennale è condividere conoscenza e scambiare esperienze, dovremmo offrire una serie di canali perché questo avvenga. Incontrare gli autori e ascoltarne le esperienze è ancora una delle strade maestre per imparare dagli altri. Una volta al mese, alcuni dei partecipanti converseranno col pubblico e condivideranno idee, dubbi e punti cruciali dei progetti che hanno presentato. Li abbiamo organizzati per temi, ma per sua natura l’architettura integra sempre più di una dimensione, perciò questi Meetings saranno il modo per carpire, dagli autori stessi, la ricchezza e la complessità dell’ambiente costruito e che cosa serve perché le cose siano realizzate. Tra gli appuntamenti previsti per l’autunno segnaliamo: 24.9 h. 15 “SCARCITY” con: VAVStudio Anna Heringer Francis Kéré Adeyemi Kunlé Rural Urban Framework 29.10 h. 15 “ENVIRONMENT” con: Michael Braungart Batlle i Roig Arquitectes Hugon Kowalski Transsolar 26.11 h. 15 “CONFLICTS” con: Milinda Pathiraja Shigeru Ban Manuel Herz Eyal Weizman Robert Jan van Pelt La Biennale è aperta fino al 27 novembre 2016, tutti i giorni (tranne il lunedì, il 31.10 e il 21.11). Maggiori info: www.labiennale.org/it/architettura/mostra/

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Errata Corrige Riportiamo di seguito la versione corretta delle pagine 18 e 19 del precedente numero 56 di neo-Eubios pubblicato a giugno 2016 in cui per errore sono state tralasciate le formule (1), (2) e (5). Ci scusiamo con l’autore e i lettori per il disguido.

PROGETTAZIONE ACUSTICA DI AMBIENTI PER LA RISTORAZIONE; UN APPROCCIO BASATO SULLA CAPIENZA ACUSTICA di Andrea Tombolato ...senza per questo dimenticare, d’altro canto, di bilanciare tale richiesta con l’esigenza di garantire la privacy degli avventori; problema, quello della riservatezza della conversazione, che tenderebbe altrimenti a manifestarsi a sala semivuota o parzialmente occupata. A metodi tradizionali, quali il sound masking system, si affiancano oggi più sofisticati sistemi di vera e propria correzione attiva dell’ambiente. E’ certamente richiesta maggiore attenzione a questioni squisitamente tecniche e scientifiche, come abbiamo già visto in qualche misura: occorre cioè che la progettazione degli spazi per la ristorazione affronti consapevolmente le tematiche legate a tutte le dimensioni sensoriali, compresa, evidentemente, quella acustico-uditiva [8-10]. E’ anche però necessaria una trasformazione culturale che, avvalendosi di appropria-ti paradigmi concettuali, dimostri la possibilità di far emergere i diversi aspetti del “mondo” col-legato al senso dell’udito e di fondere il tutto in uno con le altre esperienze sensoriali che formano la nostra “realtà”.

due distinti ordini di problemi: 1) definire un metodo atto alla previsione del rumore ambientale in determinate con-dizioni tipo; 2) individuare un opportuno descrittore della qualità acustica dell’ambiente con riguardo alla comunicazione verbale. Per affrontare convenientemente la prima questione, occorre previamente introdurre i seguenti concetti fondamentali. In primo luogo, il cosiddetto sforzo vocale, che è definito dalla norma UNI EN ISO 9921:2004 [14] come il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A misurato in campo libero ad un metro dalla bocca del parlatore, in simboli LS,A,1m. Sono di seguito riportati, in tabella 1, i valori definiti dalla 9921. In secondo luogo, è ben noto che chi si trova in un ambiente affollato tende ad aumentare il livello sonoro del parlato (lo sforzo vocale, appunto) per competere con il rumore ambientale originato dalla conversazione delle altre persone; si tratta del fenomeno noto come effetto Lombard, dal nome dell’otorinolaringoiatra francese che per primo lo osservò nel 1909, e che può essere espresso dalla seguente formula:

4. Un nuovo criterio per la progettazione: la Capienza Acustica La Capienza Acustica o Acoustic Capacity [11-13] è rappresentata dal “massimo numero di persone che possono essere presenti nell’ambiente mantenendo una sufficiente qualità della comunicazione verbale”. Caratterizzare la Capienza Acustica in termini oggettivi, e rendere in tal modo possibile un percorso ben definito dalla progettazione alla verifica finale, implica dirimere

(1) dove LN,A è il livello di rumore ambientale. Il campo di validità della formula prevede che il rumore ambientale sia superiore ai 45 dB(A) e che il livello del parlato, o sforzo vocale, sia superiore a 55 dB(A). Ciò premesso, l’algoritmo proposto da Jens Holger Rin-

Tab. 1 – Sforzo vocale come definito dalla UNI EN ISO 9921:2004

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Errata Corrige trasferimento F, caratteristica dell’ambiente in questione, mediante simulazione a calcolatore intesa a rendere conto di un campo acustico non necessariamente diffuso. La forma analitica delle equazioni (2) e (4) suggerisce due importanti corollari: a) quando si dimezza il numero di persone presenti (e quindi di parlatori) il livello ambientale diminuisce di 6 dB (e non di 3); b) quando si raddoppia l’assorbimento presente nell’ambiente il livello di rumore ambientale diminuisce di 6 dB (e non di 3). Entrambe le caratteristiche sopra rilevate sono spiegate dall’effetto Lombard. Illustrato nelle sue linee essenziali il metodo per la previsione del rumore ambienta-le, rimane il problema di individuare un descrittore atto a qualificare acusticamente l’ambiente nella situazione tipo di piena occupazione. A tal fine, si può pensare di considerare il rapporto segnale-rumore (Signal-to-Noise Ratio, SNR). Per persone normoudenti e madrelinga un rapporto segnale-rumore com-preso tra 3 e 9 è da considerare buono, tra 0 e 3 discreto/soddisfacente, tra - 3 e 0 sufficiente, inferiore a - 3 insufficiente. Nella fattispecie qui considerata, si può pensare (1) di definire il rapporto segnale-rumore come la differenza tra il livello al ricettore del suono proveniente da un parlatore ad 1 m di distanza e il livello di rumore ambientale nello stesso punto e (2) di stabilire che il valore SNR così caratterizzato non debba scendere sotto i - 3 dB. Convenendo di ritenere accettabile uno sforzo vocale che determini un segnale pari a 68 dB(A) in corrispondenza del ricettore, ciò equivale ad imporre che il rumore ambientale non ecceda i 71 dB(A). Porre un limite al rumore ambientale equivale a stabilire un valore massimo al numero di persone e a definire in tal modo quantitativamente la Capienza Acustica, che può essere espressa in formule come di seguito rappresentato:

del per la previsione del li-vello di rumore ambientale generato dal parlato in un luogo quale un ristorante è espresso dalla seguente formula:

(2) dove F, funzione di trasferimento, rappresenta la risposta dell’ambiente (in termini di livello di pressione sonora mediato spazialmente) all’iniezione di una determinata quantità di energia sonora (distribuita nello spazio “disponibile”); NS è dato dal numero di parlatori simultanei. Per predire il livello di rumore ambientale occorre quindi conoscere le due grandezze appena introdotte NS e F. Con riguardo alla prima, il numero di parlatori non è in generale noto; è però data la capienza fisica dell’ambiente N. Conviene quindi introdurre il fattore di gruppo g (group size), definito come il numero medio di persone per parlatore, dato dalla formula:

(3) Valori tipici di g variano da 2,5 a 5; la scelta va effettuata considerando vari fattori quali: (a) il tipo di ristorante e di situazione, (b) l’età media degli avventori, (c) il livello di consumo di alcool, ecc. La funzione di trasferimento F è data dalla formula:

(4) Dove LW,A,1 è la potenza sonora del singolo parlatore e LN,A,1 è il livello di rumore ambientale generato dallo stesso singolo parlatore. Utilizzando un modello di simulazione acustica, la funzione di trasferimento F è calcolata distribuendo l’energia sonora del singolo parlatore LW,A,1 su tutta l’area occupata dagli avventori. Il livello di rumore ambientale LN,A,1 è calcolato mediando i livelli su ricettori che coprono la stessa area. Il protocollo proposto da Rindel, derivato da un filone di ricerca basato sulla teoria classica del campo riverberante, per la quale F è con buona approssimazione uguale a 10*log(A/4), con A area equivalente di assorbimento acustico in m2, ne prescinde laddove viene introdotta e calcolata l’effettiva funzione di

(5) In generale, si può quindi pensare di “etichettare” la qualità acustica di un ambiente per la ristorazione considerando il rapporto tra la capienza fisica e la Capienza Acustica, come evidenziato nella seguente tabella 2.

Tab. 2 – Qualità della comunicazione verbale

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

SOFTWARE ANIT PER I SOCI ANIT sviluppa e distribuisce strumenti di supporto alla professione legati all’analisi energetica, igrotermica e acustica dell’edificio. I Soci ANIT hanno la possibilità di scaricare la SUITE ANIT, una raccolta di software per la professione comprendente: ECHO, PAN, IRIS e LETO. La SUITE ANIT è attiva durante l’anno di Associazione e si riattiva con il rinnovo. Sono compresi gli aggiornamenti dei singoli software elaborati durante l’anno.

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Requisiti acustici passivi e classificazione acustica delle unità immobiliari.

- Progettazione e verifica delle caratteristiche acustiche degli edifici, secondo il DPCM 5.12.97. - I calcoli sono eseguiti per indici di valutazione. - Determinazione della classe acustica dell’unità immobiliare.

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Analisi termica, igrometrica e dinamica dell’involucro opaco.

-

Calcolo dei parametri estivi ed invernali delle strutture opache Trasmittanza EN ISO 6946; Attenuazione e sfasamento la UNI EN ISO 13786; Verifica termo-igrometrica secondo UNI EN ISO 13788;

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- Calcolo dei Ponti Termici agli elementi finiti - Calcolo del rischio di condensa e muffa

Calcolo dei ponti termici agli elementi finiti secondo UNI EN ISO 10211. Verifica del coefficiente ψ e del rischio di muffa e condensa. L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

Maggiori informazioni e contatti: www.anit.it - software@anit.it

Software LETO 4 Sofware per il calcolo del fabbisogno energetico degli edifici secondo UNI/TS 11300 (aggiornato al DM 26/6/15) La versione di Leto è stata protocollata al CTI e quindi impiegabile ai fini della certificazione energetica e della compilazione delle Legge 10/91.

Software APOLLO 1 Software ANIT

Sviluppato da TEP s.r.l.

APOLLO 1.0 Analisi dell’involucro trasparente e controllo delle schermature.

- Calcolo del valore di trasmittanza termica del serramento Uw in accordo con norma di calcolo UNI EN 10077-1 - Calcolo del valore di coefficiente di trasmissione solare totale ggl+sh secondo UNI EN 133363-1

L’uso del presente software e dei relativi risultati sono di esclusiva competenza e responsabilità dell’utente. Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione non autorizzata è vietata.

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A N I T Strumenti ANIT di supporto alla professione.

Volume 1 - I materiali isolanti

Volume 2 - Guida alla nuova Legge 10 A 10 anni dall’emanazione del Dlgs 192/05, il mondo dell’efficienza energetica applicata all’edilizia cambia nuovamente le regola del gioco.

- I meccanismi di trasmissione del calore - Gli isolanti - La reazione al fuoco 27 schede di materiali isolanti con le relative caratteristiche principali.

270 pp., Ed. TEP srl 2015 ISBN: 978-88-905300-9-8 25 euro (IVA incl.)

196 pp., Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-0-6 25 euro (IVA incl.)

Volume 3 - Manuale di acustica edilizia

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Il manuale è stato sviluppato con l’intento di fornire informazioni specifiche, in maniera semplice e chiara, ai tecnici che decidono di approfondire il tema ell’acustica edilizia.

La Guida completa all’analisi igrotermica degli edifici. Completamente rinnovato nei contenuti per offrire ai professionisti un valido strumento sull’importanza del controllo delle prestazioni igrotermiche delle strutture.

192 pp., Ed. TEP srl, 2011 ISBN: 978-88-905300-2-9 25 euro (IVA incl.)

176 pp. Ed. TEP srl, 2016 ISBN: 978-88-941536-2-0 25 euro (IVA incl.)

Volume 5 - Prestazioni estive degli edifici

Volume 6 - La classificazione acustica delle unità immobiliari

- L’inquadramento legislativo. - L’influenza dei materiali e del colore. - Caratteristiche termiche dinamiche delle pareti. - Facciate e coperture ventilate. - La valutazione della temperatura interna.

Vengono spiegati i contenuti della norma UNI 11367/2010 che definisce per la prima volta in Italia le procedure per classificare acusticamente le unita’ immobiliari sulla base di misurazioni fonometriche eseguite sull’immobile.

192 pp., Ed TEP s.r.l, 2011 ISBN: 978-88-905300-0-5 25 euro (IVA incl.)

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Strumenti per i SOCI ANIT I soci ANIT ricevono: LA SUITE DEI SOFTWARE ANIT

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LA RIVISTA NEO-EUBIOS

I Soci ANIT ricevono 4 numeri della rivista Neo-Eubios. Neo-Eubios è «La rivista» per l’isolamento termico e acustico. Si rivolge ai professionisti con un taglio scientifico e approfondito e prevede 4 uscite ogni anno.

I SOCI possono accedere a tutti gli strumenti effettuando il LOGIN al sito www.anit.it con le proprie credenziali. Nella pagina “Il mio account” sono riportate le informazioni per ottenere software, chiarimenti tecnici e Guide ANIT. Tutti i servizi sono attivi durante i 12 mesi di associazione.

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Chi è ANIT ANIT è l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e Acustico. Fondata nel 1984, essa fornisce i seguenti servizi:

- stabilisce un centro comune di relazione tra gli associati; - promuove e diffonde la normativa legislativa e tecnica; - assicura i collegamenti con le personalità e gli organismi italiani ed esteri interessati alle problematiche di energetica e acustica in edilizia; - effettua e promuove ricerche e studi di carattere tecnico, normativo, economico e di mercato; - fornisce informazioni, consulenze, servizi riguardanti l’isolamento termico ed acustico ed argomenti affini; - organizza gruppi di lavoro all’interno dei quali i soci hanno la possibilità di confrontare le proprie idee sui temi dell’isolamento termico e acustico; - diffonde la corretta informazione sull’isolamento termico e acustico; - realizza e sviluppa strumenti di lavoro per il mondo professionale quali software applicativi e manuali. I SOCI Sono soci ANIT individuali: professionisti, studi di progettazione e tecnici del settore. Ogni Socio può, a titolo gratuito, promuovere localmente la presenza e le attività dell’Associazione. Sono Soci Onorari: Enti pubblici e privati, Università, Ordini professionali, ecc. Sono Soci Azienda: produttori di materiali e sistemi del settore dell’isolamento termico e/o acustico. Tutti i soci ricevono comunicazione delle novità delle normative legislative e tecniche, delle attività dell’Associazione - in tema di risparmio energetico, acustica, e protezione dal fuoco - oltre che gli strumenti e i servizi forniti quali volumi, software, e sconti. LE PUBBLICAZIONI ANIT mette a disposizione volumi di approfondimento e di supporto alla professione, manuali divulgativi, sintesi di chiarimento della legislazione vigente per i requisiti acustici passivi degli edifici e per l’efficienza energetica degli edifici, scaricabili dal sito internet (per i soli Soci) e distribuite gratuitamente in occasione degli incontri e dei convegni ANIT. I CONVEGNI ANIT organizza convegni e incontri tecnici di aggiornamento GRATUITI per gli addetti del settore. Gli incontri vengono organizzati in tutta Italia presso gli Ordini professionali, le Provincie e i Comuni sensibili alle tematiche del risparmio energetico e dell’acustica in edilizia. Ad ogni incontro viene fornita documentazione tecnica e divulgativa fornita dalle Aziende associate ANIT.

Maggiori info su

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´ neo-EUBIOS Periodico trimestrale anno XVII - n. 57 Settembre 2016 Direttore Responsabile Susanna Mammi Redazione TEP s.r.l. Via Savona 1/B 20144 Milano tel 02/89415126

Grafica e impaginazione Claudio Grazioli Distribuzione in abbonamento postale Associato A.N.E.S. - Associazione Nazionale Editoriale Periodica Specializzata Stampa INGRAPH srl - via Bologna 104/106 - 20038 Seregno (MB)

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