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A&B n. 04 anno 2020

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Edilizia

Sismica

Inarcassa

America’s Cup

Dalle linee-guida regionali alla manutenzione del DL 76

Il nuovo “vademecum” con le norme in Liguria

Sportello News Fondazione dal Bilancio ai sussidi Covid

Intervista all’Ing. Bianchi il “mago” di Luna Rossa

ISSN 2611-2337

ESCE DAL 1946 REGISTRATO NEL 1949

n. 4 I ottobre-dicembre 2020

Atti e Bollettino di informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria

Il “modello Genova” è legge, ma quando partirà? Risponde il vice ministro Cancelleri E il giurista: «È tempo di riforme strutturali» Superbonus 110%: siamo all’ultima chiamata

I “cervelli” genovesi che hanno inventato e costruito il Mose

Trimestrale di informazione a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova

Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento PostaleDL353/2003(Conv.InL.27/02/04)Art.1Comma 1-MP-NO/TRIMESTRALE-GENOVAANNOLXXI-N.4/2020



il rullo di Rolli

Stefano Rolli Vignettista satirico

INGEGNERE, PROVVEDA! Anno 2000. Mi arriva una raccomandata cartacea. “Oggetto: pratica 818 - Come da accordi assunti telefonicamente, la invito a provvedere, per quanto di competenza, secondo normativa vigente, ad ogni adempimento relativo all’oggetto, nei termini previsti dalla legge, ritenendola responsabile in caso di inadempimento”. Telefono e il mittente, dopo avermi riferito aver assunto da poco l’amministrazione del condominio, soggetto ai controlli di prevenzione incendi, mi riferisce di un verbale di assemblea di un anno prima dove ero stato incaricato (evidentemente a mia insaputa...) per la pratica e, con

veemenza, urla: «Ingegnere, provveda!» Situazione kafkiana: io non avevo idea di cosa dovessi fare, lui non aveva idea di cosa avesse bisogno. Poi mi confidò di essere un condomino, non professionista, che, su consiglio di suo figlio che studiava giurisprudenza, mi ha scritto “per cautela”, per poter affermare di aver “passato la pratica a qualcun altro”. Sono passati 20 anni e l’incubo ancora mi perseguita. Sono i miei amici dei Rock.it a ricordarmi quando, durante un concerto, è arrivata la Polizia e ci ha chiesto di abbassare i volumi. L’organizzatore che urla dal mixer: «Ingegnere, provveda!». Avevo redatto io la relazione

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acustica, ma ero anche il batterista del gruppo, quindi poso le bacchette, scendo dal palco con un fonometro nuovo di pacca, attesto il rispetto delle prescrizioni autorizzative e torno a suonare. Tutto questo mi ricorda tanto il gioco dei bambini “Ce l’hai”. Il mondo intero ci sta giocando. Con il Covid-19, dove può accadere che il politico deleghi la decisione ad un comitato tecnico, e questo ad un algoritmo, così l’avviso di garanzia lo mandano al computer...; con l’educazione dei figli; con le assemblee di condominio, dove pochi pluri-delegati decidono su lavori di centinaia di migliaia di euro. Invece mai come oggi è importante approfondire e decidere autonomamente, e in assemblea, capire di cosa si sta parlando e cosa viene verbalizzato, parola per parola, specie se all’ordine del giorno c’è l’applicazione del Superbonus 110% (ex art. 119 e 121, D.L. 34/2020). E noi professionisti dobbiamo creare le necessarie sinergie per fornire informazioni multidisciplinari, in materia sismica, energetica, edilizia, impiantistica, economica, fiscale, ecc., compresi gli aspetti normativi e procedurali. Occorre diffidare di chi dice «faccio tutto io, tanto è gratis»: le responsabilità sono condivise tra committente, professionisti e impresa, quindi vanno bene la fiducia, le clausole contrattuali, le assicurazioni, ma è necessario che il cliente, specie se si tratta di condomini, abbia capito e sia personalmente consapevole di ciò che sta decidendo, a costo di interrogarlo come a scuola e rifiutare l’incarico se non è così. Giusto per non sentirsi dire, a un giorno dalla scadenza dei termini e senza mai aver avuto alcun incarico: «Ingegnere, provveda!» M.M.

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post rullo

Maurizio Michelini

Presidente Ordine Ingegneri Genova

POCO PRIMA DI NATALE L’ULTIMA CIRCOLARE CON I CHIARIMENTI DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE

Superbonus 110%: le nuove indicazioni chiudono il cerchio? Le ulteriori precisazioni per affrontare gli interventi di riduzione del rischio sismico e di efficientamento energetico negli edifici, mentre si attende la proroga. Forse ci siamo, ma attenzione: i colleghi segnalano gravi fenomeni di concorrenza sleale e comportamenti illeciti Carissime colleghe e carissimi colleghi, Buon Natale! Non parlo di Covid, di crisi o altro, per non offuscare, con retorica e facile demagogia, i valori universali di positività e di salvezza che il Natale contiene, a prescindere. Quindi Buon Natale, buon Natale e basta. Mentre scrivo è il 23 mattina, e sotto l’albero vedo molti pacchi. Su uno c’è scritto 110%. Penso sia la legge finanziaria di fine anno che modifica il D.L. 34/2020 “superbonus = sisma + eco” aggiungendo tante opportunità da cercare e cogliere, ma, anche, spero di no, la delusione di constatare che gran parte degli interventi normativi di rilancio si scontrano poi col bizantinismo mentale, le prassi labirintiche e il “manimanismo” della nostra società. Vedo un altro pacco con la scritta Agenzia delle Entrate. Mi spavento, lo apro senza aspettare la mezzanotte, e mi tranquillizzo. Si tratta della circolare n. 30 del 22 dicembre 2020 che risponde ai quesiti sul Superbonus, che si aggiunge all’audizione del Direttore in Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria del 18.11.2020, ai provvedimenti del 12.10.2020 e dell’8.8.2020, alla circolare n. 24 dell’8.8.2020, alla risoluzione n. 60 del 28.9.2020, alla guida del luglio 2020, alle FAQ e alle risposte alle istanze di interpello. Il tutto su: https://w w w.agenziaentrate.gov.it / portale/superbonus-110%25 ht tps:// w w w.ef ficienzaenergetica. enea.it/detrazioni-fiscali/ https://www.mise.gov.it/index.php/it/ incentivi/energia/superbonus-110 ht tps: //mit.gov.it /comunicazione / news/sismabonus- edilizia-residenziale -pubblica-ristrut turazione /si-

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sma-bonus-linee Poi, un altro pacco, grandissimo, con scritto “Superbonus 110% - interventi radicali e globali di riduzione del rischio sismico e di efficientamento energetico degli edifici, a costo zero per i committenti - Proroga dei termini e semplificazioni”. Questo lo aprirò con calma, lo voglio studiare bene. Ma le premesse sembrano buone, in linea con gli artt. 2-bis e 4 della Direttiva 2010/31/UE, modificata dalla 844/2018/UE, che stimolano questi interventi secondo il principio dell’efficacia sotto il profilo dei costi rispetto al ciclo di vita economico stimato, disponendo che gli Stati membri non sono tenuti a fissare requisiti minimi energetici non rispondenti a tale principio, specie per gli edifici esistenti. Sul tema della coerenza del diritto italiano con quello UE e della possibilità di evitare le burocrazie inutili e dannose ci sarebbe da aprire un dibattito, per evitare che l’interpretazione più stringente e inderogabile delle norme tecniche italiane che definiscono i requisiti minimi energetici degli interventi possano in qualche modo bloccare le ristrutturazioni importanti, proprio quelle che l’Europa indica come priorità. Lo faremo nel 2021, invitando anche l’Ordine degli Avvocati. Sinceramente, non riesco a concordare con la linea di chi ritiene che un intervento radicale di messa in sicurezza statica ed efficientamento energetico - con isolamento dell’involucro oltre al 50% e sostituzione totale dell’impianto di riscaldamento, così da restituire un edificio a energia quasi zero - possa essere inficiata dall’oggettiva impossibilità tecnica, funzionale o economica di rispettare “a tutti i costi” requisiti puntuali, fissati da norme volontarie o fonti secondarie, come lo spesso-

re di un cappotto quando l’esigua larghezza di un marciapiede o di un balcone privato non lo permettono, l’isolamento di una parete quando occorre ridurre la superficie di abitazioni private, un ponte termico non evitabile o altre situazioni irrilevanti dal punto di vista della prestazione globale dell’edificio. Più ragionevole e conforme al diritto UE ritengo sia l’approccio prestazionale finalistico, come avviene per la prevenzione incendi, dove il legislatore codifica soluzioni conformi (standard), ideali per le nuove costruzioni, senza però togliere al professionista la possibilità di “ingegnarsi” nel redigere progetti “vestiti su misura”, motivati, caso per caso, da valutazioni costi / benefici, che legittimino le soluzioni proposte a fronte dell’impossibilità tecnica / giuridica / estetica / economica di realizzare quelle standard. Ma torniamo al pacco di Natale. C’è scritto anche che a fine anno troverà completamento il percorso normativo iniziato a maggio con il D.L. 34/2020, che consentirà di “pensare in grande”, su un arco temporale fino a due anni (2021-2022), per intervenire su ogni componente edilizia ed impiantistica comune dell’immobile, ascensori compresi (purché adeguabili per l’abbattimento barriere architettoniche), con tanto di check up completo e documento prestazionale, manutentivo e gestionale a fine lavori (il famoso fascicolo...). Mi riferisco, oltre alla sostituzione (anche parziale) dell’intero impianto termico e all’isolamento dell’involucro (ove fattibile) previsti dall’eco bonus, alla detrazione, fino a 96.000 euro per unità immobiliare, delle spese per la riduzione del rischio sismico nelle parti comuni dell’intero edificio, asseverata da un professionista, anche all’interno della stessa classe,

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post rullo con particolare riguardo alla messa in sicurezza statica (come previsto all’art. 16-bis, comma 1, lettera i del D.P.R. 917/1986, richiamato dall’art. 16, comma 1-bis del D.L. 63/2013 e, per ultimo, dall’art. 119, comma 4 del D.L. 34/2020). A questa, il legislatore sta aggiungendo il riferimento alla lettera e), ossia, all’eliminazione delle barriere architettoniche, mediante ascensori e montacarichi, e alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire la mobilità interna ed esterna all’abitazione per le persone portatrici di handicap in situazione di gravità. Finalmente! Un sogno per gli Ingegneri di tutti i settori, civile ambientale, industriale e dell’informazione, in linea con gli articoli pubblicati da molti anni su questa rivista. Eh sì, perché l’art. 119 del D.L. 34/2020, ai commi da 11 a 15, prevede che tutta l’operazione sia incentrata su professionisti iscritti all’albo, quelli tecnici - per progetto, direzione lavori, collaudo, attestati e asseverazioni - e quelli economici - per il visto di conformità. Ottimo, ma attenzione, non è tutto rose e fiori. Infatti, sotto l’albero, c’è anche un altro pacco con un enorme punto interrogativo, e posso immaginare cosa contenga. I colleghi segnalano gravi fenomeni

SUPERBONUS 110%: LE NUOVE INDICAZIONI CHIUDONO IL CERCHIO?

di concorrenza sleale e di comportamenti illeciti, per i quali sono già intervenuto sui media e sto raccogliendo la documentazione per capire come agire a tutela della categoria. E questo ha ben poco di natalizio. Le aziende lamentano il blocco dei lavori in corso e la mancata partenza di nuovi, in attesa che sia chiaro se e come si possa applicare la maggiore detrazione del 110%. I cittadini hanno paura di avere un contenzioso col fisco per aver fruito della detrazione in modo improprio, vedendo le centinaia di richieste di interpello, le FAQ e i dibattiti su web, dove vengono sollevati dubbi su dubbi, molti dei quali fondati, altri meno. Si è così determinata una sensazione generalizzata di confusione, dove viene sovvertito il principio fondamentale per lo sviluppo economico ex art. 3, commi 1 e 2 del D.L. 138/2011, che stabilisce essere permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge (e per motivi imperativi di interesse generale). Al contrario, viene sovente chiesto dai committenti di operare solo nell’ambito della casistica di legittimità esplicita derivante dalla lettura di circolari, pareri, interpelli, FAQ, ecc. Questo può rassicurare gli operatori di settore, ma vanifica la portata del D.L. 34/2020, che, nell’intenzione del legislatore, non poteva che essere connotato da straordinaria necessità e urgenza, perché così dice l’art.

Direttiva 2010/31/UE, modificata dalla Direttiva 844/2018/UE - Art. 4, Par. 1: «... Gli Stati membri non sono tenuti a fissare requisiti minimi di prestazione energetica che non siano efficaci sotto il profilo dei costi rispetto al ciclo di vita economico stimato. ...». Art. 7: «Edifici esistenti. Gli Stati membri adottano le misure necessarie per garantire che la prestazione energetica degli edifici o di loro parti destinati a subire ristrutturazioni importanti sia migliorata al fine di soddisfare i requisiti minimi di prestazione energetica fissati conformemente all’articolo 4 per quanto tecnicamente, funzionalmente ed economicamente fattibile. ...». Regolamento 244/2012/UE - Considerando 2: «È competenza degli Stati membri fissare requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi. Tali requisiti devono essere fissati al fine di raggiungere livelli ottimali in funzione dei costi. ... Il livello ottimale in funzione dei costi si situa all’interno della forchetta dei livelli di prestazione per i quali l’analisi costi-benefici sul ciclo di vita è positiva». D.Lgs. 192/2005 - Art. 4, lettera b, comma 1:«I requisiti Ordine Ingegneri Genova / ottobre-dicembre 2020 / n° 4

77 della Costituzione. La casistica applicativa è infinita: sarebbe come chiedere a un musicista di codificare tutte le possibili sinfonie realizzabili con le 7 note disponibili. Il decreto è in vigore dal 19.5.2020, giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma l’intera Italia sta aspettando la finanziaria di fine 2020 per applicarlo a pieno regime, se non altro per avere certezza che i lavori iniziati possano terminare oltre il 31.12.2021, limite tecnicamente irragionevole per interventi importanti che non siano limitati a villini e simili. Come ingegnere, sono propenso ad ingegnarmi anche dal punto di vista normativo, ritenendo che il principio di legalità ci consenta di vivere secondo diritto, nel rispetto della legge, senza dover aspettare che ogni nostra azione sia supportata dalla giurisprudenza o dai chiarimenti di qualsiasi tipo; quanto meno per le questioni tecniche che dovremmo essere noi a decidere e risolvere secondo metodo scientifico e giudizio esperto, nell’indipendenza intellettuale sancita l’art. 2 del D.P.R. 137/2012. L’ultimo pacco non reca alcuna scritta. È leggero, penso sia vuoto. In questo caso potremo riempirlo con le nostre speranze e i nostri progetti, perché, mai come oggi, siamo noi gli artefici del nostro futuro.

minimi rispettano le valutazioni tecniche ed economiche di convenienza, fondate sull’analisi costo benefici del ciclo di vita economico degli edifici». Art. 8 Comma 1-bis:«... in caso di edifici soggetti a ristrutturazione importante, nell’ambito della relazione di cui al comma 1 è prevista una valutazione, da effettuarsi in fase di progettazione, della fattibilità tecnica, ambientale ed economica per l’inserimento di sistemi alternativi ad alta efficienza...». D.M. 26/06/2015 (MISE) - Allegato 1, punto 2.3: «Gli edifici e gli impianti non di processo devono essere progettati per assicurare, in relazione al progresso della tecnica e tenendo conto del principio di efficacia sotto il profilo dei costi, il massimo contenimento dei consumi di energia non rinnovabile e totale». Norma tecnica UNI EN 15459 - Appendice D (durata elementi edilizi e impiantistici): «Strutture in calcestruzzo 100 anni (vedi anche NTC 2018). Finestre in alluminio e legno 50 anni. Lastre di gesso 50 anni. Caldaie a condensazione 20 anni. Radiatori ad acqua 30-40 anni. Ecc.».

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random GENOVA, LIBERI PROFESSIONISTI IN CONSIGLIO CAMERALE: MICHELINI RIELETTO RAPPRESENTANTE ALL’UNANIMITÀ Maurizio Michelini, presidente ›L’ing. dell’Ordine provinciale degli Inge-

gneri di Genova, è stato confermato per il secondo mandato, quinquennale, rappresentante dei liberi professionisti in seno al Consiglio della Camera di Commercio della provincia di Genova. Il 18 dicembre, è stata allestita la piattaforma telematica di voto, e tutti i presidenti degli Ordini e dei Collegi professionali interessati hanno confermato unanimemente per acclamazione il rappresentante uscente, una responsabilità resa più “pesante” dopo la recente riforma normativa che ha abro-

gato la Consulta delle professioni. La riunione, presieduta da Luigi Attanasio, si è svolta online per le misure anti-Covid, ed ha visto una grandissima partecipazione da parte dei vertici degli Ordini e dei Collegi professionali. «Sono molto lieto dell’esito di questa votazione - il commento del Presidente camerale Attanasio - che denota un clima di unità da parte dei rappresentanti delle professioni in ambiti molto diversi fra loro. La scelta di Michelini è il giusto riconoscimento per un professionista che si è speso tantissimo, da ogni punto di vista. La sua collabo-

razione con la Camera di Commercio è iniziata con il supporto alle imprese colpite dall’alluvione del 2014 ed è proseguita negli anni fino al suo impegno per portare a termine nei tempi giusti la ricostruzione del ponte Genova San Giorgio». Inizia così a delinearsi - fanno notare dalla Camera di Commercio - il quadro del prossimo Consiglio camerale, che sarà formato da 22 consiglieri designati dalle associazioni di categoria, più 3 rispettivamente, dai sindacati, dalle associazioni dei consumatori e dagli ordini professionali.

VELOCYPHER, L’ULTIMO ROMANZO DI GUIDO BARBAZZA: LA FANTASCIENZA E LA DIFESA DELL’ AMBIENTE CHE SARÀ chiama Tesea e ha un compito di ›Siimportanza cruciale: riprendere il con-

trollo di Velocypher, navedrone senza equipaggio, governata dall’intelligenza artificiale ma sfuggita al controllo della “Compagnia”, che ha per missione il trasporto di materiali grezzi e la pulizia del mare dalle microplastiche, trasformandole in prodotti finiti. L’impresa però non è facile per la bionda pilota, eroina in un futuro, inutile dirlo, tutto hi-tech e macchine fantastiche: Tesea riesce a salire a bordo di quella sorta di astronave che è Velocypher, ma deve fare i conti con Algidus, il potente computer di bordo hackerato da un cybercriminale che ne ha assunto il controllo in remoto. Uno scontro senza pietà. Ma un segreto aiuta la nostra eroina: per quanto il suo cervello sappia scomporre qualunque fenomeno riducendolo a freddo calcolo ingegneristico, che l’aiuta a misurarsi con l’intelligenza artificiale, il suo cuore pulsa riportandola ai caldi sentimenti delle sue radici, agli inse-

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gnamenti del suo bisnonno Achille di Genova Prà. La stessa origine di Guido Barbazza, Project D ire cto r e Marine Power Solutions della multinazionale finlandese Wärtsilä, conosciuto come l’ingegnere volante, che con questo suo “Velocypher”, 127 pagine, appena uscito per Magenes editore, giunge alla sua settima fatica letteraria (9 invece i suoi volumi in totale) e non smentisce le sue doti di scrittore che sa costruire trame che creano tensione emotiva ma anche gradevole lettura. Questo nuovo libro - «scritto, come gli altri - ci dice

- fra un aereo a l’altro, l’unico momento in cui posso concentrarmi mentre tutti dormono» - è fantascienza pura, impastata con i temi della difesa dell’ambiente che sarà. Ma se qualcuno, in questa lotta fra il bene e il male, fra protagonisti fantastici che si sfidano sulle acque ma anche lungo le rotte della tecnologia, volesse vederci in sottofondo le reali e odierne battaglie per le conquiste di nuovi traffici e di business, condotte con metodi più o meno ortodossi, ebbene…si accomodi pure. G. San.

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genova 2018-2048 VIADOTTO SAN GIORGIO - GLI ULTIMI LAVORI NELL’AREA DEL POLCEVERA

La città-cantiere in chiusura Interventi finali sul verde Dopo la consegna della strada ad Aspi del 4 agosto scorso, entro il 31 dicembre è prevista la liberazione degli spazi, ma potrebbe slittare a metà gennaio per il maltempo o qualche imprevisto. In quest’ultima fase è partito il ripristino delle aree acquisite oppure occupate per i lavori e si passerà alla realizzazione del parco. Tutto il resto è di competenza del governo. Marco Manara Metà gennaio, più o meno, con la conclusione delle lavorazioni che prevedono la dismissione del cantiere ormai quasi entrato nella quotidianità della zona e la riconsegna delle aree a seconda delle proprietà, al Comune di Genova o a RFI. Il Viadotto San Giorgio ormai è cosa fatta, il traffico scorre, anzi la strada vera e propria della struttura era stata consegnata ad Aspi lo scorso 4 agosto.La cittadella-cantiere sparisce e con la riconsegna degli spazi si completa l’opera. Da contratto, la scadenza era il 31 dicembre 2020 (questo giornale viene chiuso in redazione il 18) ma è possibile che le operazioni possano prolungarsi considerando anche qualche piccolo imprevisto o l’incidenza di eventuale maltempo sino alla metà o alla fine di gennaio. Parlare di “consegna dell’opera”, spiegano i costruttori, non sarebbe corretto perché il viadotto è finito e dal 4 agosto la “strada” è nelle mani di Aspi, in attesa di successive decisioni che non sono di competenza né della struttura commissariale né delle imprese. È il governo a dover sbrogliare la matassa di concessioni e gestioni. Cosa è accaduto dall’inaugurazione a oggi? Sul San Giorgio la parte del leone, escludendo alcuni interventi di completamento del viadotto peraltro pienamente in funzione, l’ha fatta la tecnologia, con attivazioni e prove delle strutture di controllo tecnologico, una sorta di quadro comando e cervellone che controlla un po’ tutto. Una parte di lavori da ultimare è ancora di competenza dei demolitori per la sistemazione e ripristino di alcune parti del cantiere che torneranno alle loro originali destinazioni pre-crollo: interventi come i vari smantellamenti delle baracche del cantiere, la pulizia delle aree, la dismissione e chiusura di tutta una serie di impianti che supportavano la vita e le attività del cantiere con la definitiva sistemazione e rifinitura dell’impalcato di acciaio. In quest’ultima fase di lavori è partito anche il ripristino delle aree che erano state acquisite o occupate per i lavori. Si tratta del “rinverdimento” dei versanti, la rimozione di coperture in terra di parti dell’area che torna alla normalità del pre-crollo del vecchio Morandi. Una sorta di ritorno (quasi totale) alle origini con la piantumazione di verde. Il sindaco e commissario Bucci lo

ribadiamo la proposta e la necessità che la aveva ribadito a ridosso dell’inaugurazione vita del sito sia a tempo indeterminato. Il della scorsa estate: «Il verde sarà uno detempo affinché la struttura commissariale gli assi portanti del progetto del futuro». faccia lobbyng sul Ministero affinché non Intendendo il parco sotto i nuovi piloni, venga chiuso c’è. Chiuso fisicamente il in fase di progettazione. In questa finale cantiere resteranno ancora aperti diversi di cantiere è stata avviata la risistemazioaspetti burocratici e tecnico-amministrane della zona collinare adiacente alle due estremità del San Giorgio, con l’utilizzo di tivi relativi a chiusure/documentazione/ piante delle stesse tipologie già insite sul certificazioni e coordinamento delle opere territorio. Intanto nel cantiere il lavoro ferportuali. ve ancora (anche se in occasione dell’inaugurazione si era parlato di novembre come termine). La sistemazione delle aree “a terra” dovrebbe consentire di rendere nuovamente del tutto visibile e accessibile i 43 alberi della “radura della memoria”, rimasta temporaneamente inaccessibile, fra qualche polemica. I tempi su questo fronte datano a fine gennaio. Mentre il sito - web: www. commissario.ricostruzione.genova. it - della memoria della ricostruzione del viadotto del Polvera per ora rimane fino ad ottobre 2021. Ne avevamo parlato nello scorso numero indicando l’importanza dei contenuti come strumento non solo tecnico ma di testimonianza e archivio per ripercorre questi anni, o per eventuali studi, tesi, ricer- In alto da destra Robot Wash, per la pulizia dei pannelli laterali e Robot Inspection installati sul Giorgio. Quest’ultimo scansionerà il carter inferiore del viadotto (foto sotto), percorrendone che. Dal canto no- San da entrambe le parti tutto il percorso con compiti di controllo e sicurezza (ph Struttura stro, come “A&B” Commissario per la ricostruzione)

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cover SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA - PARLA IL VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

Cancelleri: «Genova, modello ispiratore per tutto il Paese» IL DL Semplificazioni, ha tracciato «la strada verso la velocità e lo snellimento burocratico, due aspetti indispensabili per realizzare il necessario ammodernamento infrastrutturale, di cui abbiamo urgente bisogno». L’art. 2. può giocare «un ruolo determinante per risolvere le tante problematiche infrastrutturali che coinvolgono anche la drammatica situazione della sanità calabrese, e non solo». Gianfranco Sansalone L’inserimento dell’art. 2 nel DL 76/2020 è frutto della sua “ostinazione”, in un percorso non affollato da “amici”, ed ha fra l’altro introdotto, al comma 4, per le stazioni appaltanti, la stessa definizione sui compiti del commissario straordinario per la demolizione e la ricostruzione del viadotto Polcevera usata nel D.L. 109/2018, art. 1, comma 5, ovvero: «... operano in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea…». Vice Ministro Giancarlo Cancelleri, si può dire, su questa base, che il DL Semplificazioni ha accolto la ratio del cosiddetto “modello Genova”? Il DL Semplificazioni è una legge nuova che prende il meglio delle esperienze commissariali precedenti e le attualizza alla crisi economica post Covid-19, nel rispetto di tutti i criteri di legalità. Quello che è stato fatto a Genova per la ricostruzione del viadotto Polcevera è un caso eccezionale che, speriamo, non debba essere più replicato. Ci è servito però da modello ispiratore, per tracciare quella strada verso la velocità e lo snellimento burocratico, due aspetti indispensabili per poter realizzare il necessario ammodernamento infrastrutturale, di cui ha urgente bisogno il nostro Paese. Di fatto l’art. 2 del DL 76/2020 non sembra molto conosciuto finora... Perché non è ancora decollato? L’art. 2 del Dl Semplificazioni è una vera rivoluzione e come tutte le rivoluzioni ha bisogno di tempo per essere recepita. Le grandi stazioni appaltanti si stanno attrezzando, però, per sbloccare migliaia di opere pubbliche su tutto il territorio nazionale, è necessario agire parallelamente su un altro fronte: quello di dotare le pubbliche amministrazio-

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Ph agendadigitale.eu

ni, soprattutto i Comuni, di personale tecnico adeguato. Per questo occorre riprendere rapidamente il discorso interrotto della Centrale unica di progettazione che, se correttamente inserita nel perimetro istituzionale del MIT, potrà dare un valido e utile servizio alle piccole e medie stazioni appaltanti. L’art. 9, voluto dalla ministra Paola De Micheli, introduce una visione dei Commissari straordinari che pare voler quasi istituzionalizzare queste figure; e fra l’altro, perché diventi operativo, mancano i decreti attuativi del governo: questo cosa può comportare secondo lei? La grande sfida di “Semplificazioni” che tutto il Governo si è posto, necessita di più azioni contemporanee. Un articolo non esclude l’altro e aver individuato, insieme al Parlamento, una serie di opere “strategiche” da affidare alla supervisione di specifici commissari è una carta in più da giocare per introdurre il nostro Paese in un percorso più semplificato e veloce, soprattutto in questo momento di ripresa,

nell’ambito delle infrastrutture. Sapevo benissimo che l’art. 9 avrebbe necessitato di qualche passaggio, e tempo, in più, per questo ho fortemente voluto l’art. 2, così da partire immediatamente a sbloccare le procedure delle opere già inserite e finanziate dei contratti di programma di Anas ed Rfi e avviare cantieri e lavoro. La ministra De Micheli nei giorni scorsi ha rivolto un invito alle due principali stazioni appaltanti del Gruppo FS, Anas ed RFI, ad adottare gli atti necessari per esercitare subito i poteri derogatori previsti dall’art. 2, per consentire, nelle more del perfezionamento dell’iter amministrativo dell’articolo 9, di procedere all’apertura di cantieri di opere caratterizzate da elevata complessità progettuale, difficoltà esecutiva ed attuativa, criticità tecnico-amministrative o in caso di interventi con ricadute importanti sul tessuto socio economico. Ho il piacere di dirle un piccolo ma importante dettaglio. Con il Conte 1 le deleghe sono arrivate qualche mese

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cover dopo dall’inizio del Governo e quando se ne è parlato eravamo ormai nel pieno della pandemia e io immerso nel Dl Semplificazioni, per questo ho colto l’occasione e ho voluto fortemente una particolare delega: «... il coordinamento funzionale per il monitoraggio delle attività svolte dai Commissari straordinari per gli interventi da realizzarsi nel Mezzogiorno di cui all’art. 9 del D.L. 16 luglio 2020, n. 76, nonché delle attività delle stazioni appaltanti di cui all’articolo 2, comma 4, del citato decreto legge n. 76 del 2020 limitatamente ai contratti di programma ANAS e RFI, anche al fine di proporre al Ministro puntuali interventi di accelerazione e di superamento di eventuali ritardi...». Per questo, prima ancora che la ministra De Micheli scrivesse agli amministratori delegati di Anas ed Rfi, io li avevo già sollecitati per iniziare a definire un quadro complessivo delle infrastrutture, in progetto o in costruzione, del nostro Paese. Siamo già a lavoro per dare loro, e alle diverse stazioni appaltanti, tutti gli strumenti necessari per accelerare i lavori. Voglio però precisare una cosa, non mi piace parlare di priorità o di elenchi. Preferisco parlare di opere necessarie, i lavori di manutenzione e messa in sicurezza per esempio o i tantissimi cantieri abbandonati in tutto il territorio per mille ragioni che in alcuni casi isolano e creano disagi a tantissimi territori. Ecco, partiamo: da Nord a Sud serve ripartire. Con il governo del premier Giuseppe Conte stiamo emanando provvedimenti e misure importanti, ma il dl Semplificazioni, fra tutti è a mio avviso,

CANCELLERI: «GENOVA, MODELLO ISPIRATORE PER IL TUTTO IL PAESE»

non perché ci sono ovviamente molto affezionato, forse quello che maggiormente segna il cambio di passo rispetto a un’Italia impantanata da decenni nella burocrazia e nelle lungaggini ammin i s t r a ti v e . Una legge così, che permette procedure semplificate, stazioni appalt a n ti con poteri c o m m i s s a ri a l i per realizzare opere in tutto il territorio e fare ripartire presto il nostro Paese, creando lavoro e rilanciando l’economia, non si era mai vista. Il dl Semplificazioni permette di portare avanti opere ferme e incompiute da decenni, progetti ambiziosi mai realizzati prima e, soprattutto, consente all’Italia di mettere il turbo per recuperare

il gap infrastrutturale che c’è tra il Nord e il Sud del nostro Paese e con il resto dell’Europa. L’armonicità tra i due articoli mi sembra naturale e soprattutto necessaria per rimettere in moto tutto il Paese e utilizzare tutti gli strumenti adesso a disposizione per avviare ogni cantiere fermo. Ultima domanda: in particolare l’art. 2 può giocare un ruolo nella drammatica situazione della sanità calabrese? Ad esempio donando al commissario straordinario, com’è avvenuto a Genova, i poteri di deroga al codice dei contratti e pur con tutti i limiti previsti - ricorrere alle norme europee per completare le strutture ospedaliere che già esistono (penso al fatiscente ospedale di Locri, sulla costa jonica, per fare un solo esempio) facendo uscire la popolazione da una situazione di straordinaria pericolosità dovuta al Covid, controllando i cantieri con l’esercito e procedure antimafia eccezionali, come nel caso del Morandi, per capirci? L’art. 2 del dl Semplificazioni, in aggiunta ai poteri conferiti al commissario Guido Longo, può certamente giocare un ruolo determinante per risolvere le tante problematiche infrastrutturali che coinvolgono anche la drammatica situazione della sanità calabrese. Ma non solo quella calabrese. Questo però non significa deregulation. La legge non deroga a nessuna norma penale, né alle norme antimafia, anzi prevede una serie di controlli e di vincoli di trasparenza mai attuati prima per un commissario straordinario. Quello che è successo a Genova dimostra esattamente questo. La corruzione e il malaffare, proprio in una procedura in deroga, sono stati immediatamente scoperti e disinnescati. E questo è stato possibile non grazie al moltiplicarsi di pezzi di carta rilasciati da decine e decine di autorità competenti, ma attraverso la circolazione e l’uso integrato delle informazioni e grazie alla vigilanza e al pronto intervento delle Forze dell’ordine che, a prescindere dal tipo di procedura, non deve mai mancare.

Ph Commissario ricostruzione Viadotto Polcevera

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cover SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA - IL PARERE DEL GIURISTA ANDREA NAPOLEONE DOPO IL DL 76/2020

«Sbloccare i cantieri? Occorrono riforme strutturali, non interventi emergenziali» Troppi rinvii nell’affrontare, attraverso interventi di sistema, i veri nodi dell’economia italiana, mentre la tempesta Covid non si placa e le stazioni appaltanti, per sbloccare realmente investimenti e lavori, hanno bisogno di normative certe e stabili. Fra i punti critici per arginare la crisi economica, legiferando in maniera efficace: far entrare subito in vigore il Regolamento attuativo del Codice degli appalti, con particolare attenzione a regolamentazione del Rup e disciplina delle “riserve”, limitando fortemente il ricorso a figure commissariali straordinarie. Coerentemente con la ratio originaria che ne ha previsto l’introduzione, questi dovrebbero essere numericamente limitatissimi, e tali da non sopperire alle insufficienze strutturali della legislazione. Piuttosto, occorrerebbe guardare con favore all’applicazione della vigente normativa Eu. Gianfranco Sansalone Un ulteriore decreto emergenziale che lascia intatti i nodi cruciali della disciplina in materia di appalti; un Codice dei contratti pubblici, citato fra i primi punti da affrontare nel programma del governo Conte 1 e rimasto, di fatto, nello stesso cassetto in cui si trovava; un abuso al ricorso dei Commissari straordinari che evidenzia una scarsa propensione, e non solo, della politica italiana ad affrontare con efficacia i problemi che si aprono nel Paese e vanno risolti con rapidità; una non comprensione del delicatissimo ruolo dei Rup…e tante altre cose ancora che agli occhi dell’avv. Andrea Napoleone dimostrano come in Italia non ci sia ancora, nel legislatore, la capacità di guardare con chiarezza verso l’Europa per intraprendere strade nuove e trasparenti che conducano a una normativa davvero innovativa in materia di appalti. Giurista con una lunga esperienza legale in realtà come Anas Spa, Stretto di Messina Spa, Avvocatura del Comune di Roma e diversi ministeri, oggi al MIT e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in qualità di “esperto” e componente del Nucleo tecnico di coordinamento della politica economica, oltre che dottore di ricerca in diritto amministrativo, l’avv. Napoleone aveva già affrontato parte di queste tematiche su “A&B” dello scorso giugno. Abbiamo voluto risentire il suo parere dopo l’approvazione del decreto 76/2020 (convertito l’11 settembre, legge 120) a maggior ragione vista la situazione che si è determinata con la pandemia.

Un decreto, avvocato Napoleone, nato per far fronte alle ricadute economiche negative dopo le misure sull’emergenza sanitaria per il Covid-19, con scadenza 31 gennaio 2021, salvo proroghe. Da giurista, come la vede? Non bene. Come ha sottolineato lei, il DL Semplificazioni è una normativa emergenziale, non una riforma strutturale del sistema degli appalti. Il rischio da scongiurare

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per il futuro è ora quello di non garantire la certezza del diritto agli operatori del settore, che, invece, hanno bisogno di stabilità e non di una stratificazione normativa. È per questo che ritengo che ritengo che il percorso iniziato con lo “Sblocca-cantieri”, e proseguito con il DL Semplificazioni, debba virtuosamente sfociare in una normativa primaria, come quella, appunto, del Codice degli appalti, riformata alla luce del diritto europeo di riferimento. Perché non è successo? Io ricordo perfettamente che la riforma complessiva del Codice degli appalti era una priorità indicata dal Presidente del Consiglio nel primo discorso che fece alla Camera per ottenere la fiducia, ed era uno dei punti del governo Conte 1. Cosa che purtroppo non si è ancora concretizzata, probabilmente per le troppe priorità affrontate in questi mesi. Lo stesso disegno disegno di legge delega, approvato dal Cdm il 28 febbraio 2018, non ha mai visto la luce, ma è stata introdotta una serie di decreti legge che volta per volta, modificando quell’articolo, quel comma, quel subcomma, ha creato - oltre a indubbi aspetti positivi sulla sburocratizzazione dei cantieri anche un po’ di caos nell’attività quotidiana degli operatori economici. Per la riforma vera del Codice degli appalti, agli inizi erano state poste due alternative: riscriverlo completamente, oppure adattare il testo attuale risolvendo “chirurgicamente” alcune criticità del testo, ma senza stravolgerlo interamente. La soluzione concordata era stata quella della riscrittura, anche alla luce dei criteri e dei principi della predetta legge delega, ma purtroppo, non essendo ancora entrato in vigore il nuovo Regolamento attuativo del Codice, il rischio era, ed è, quello di scrivere una riforma sull’acqua. Ma a chi darebbe fastidio un nuovo Codice degli appalti? Io francamente non credo ci siano forze

che si oppongano al nuovo, non ci vedo il dolo, ma bisogna vigilare e fare attenzione affinché non manchi mai una visione strutturale di insieme. I contenuti qualificanti di un nuovo codice quali dovrebbero essere? Innanzitutto, una maggiore attenzione del legislatore alla fase esecutiva del contratto di appalto. La fase pubblicistica di gara è, infatti, già dotata di penetranti presidi di legalità (ancorché quasi esclusivamente documentali), mentre quella di esecuzione, cioè del cantiere vero e proprio per intenderci, resta una sorta di far west rimesso all’esclusiva volontà, competenza e responsabilità del Rup e del direttore dei lavori che si coordinano (esclusivamente) con il direttore di cantiere dell’impresa. Io ero d’accordo con le logiche e i criteri che erano stati individuati nella legge delega approvata dal CdM n. 48 del 28 febbraio 2018: erano di grande buon senso. Ne ricordo alcuni: eliminare i livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti per l’adeguamento alla normativa europea, razionalizzare i metodi di risoluzione delle controversie, anche alternativi ai rimedi giurisdizionali, riducendo gli oneri di impugnazione degli atti delle procedure di affidamento; adottare un Regolamento unico per dettare la disciplina esecutiva ed attuativa, in particolare, della nomina, del ruolo e dei compiti del responsabile del procedimento, nonché dell’esecuzione del contratto, della contabilità, delle sospensioni e delle penali. Attualmente, invece, la normativa di dettaglio dell’esecuzione del contratto, del ruolo e delle attività del direttore dei lavori, è contenuta in un decreto ministeriale gravemente lacunoso. Si pensi, ad esempio, che tutt’ora continuano scandalosamente a non essere normati i limiti di ammissibilità delle riserve, rimessi esclusivamente alle previsioni dei capitolati speciali di appalto, quando invece sarebbe stato necessario disciplinarli a livello uniforme da una normativa nazionale e di rango primario, non

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cover certamente da una contrattuale mutabile a seconda delle stazione appaltante coinvolta. Questo dovrebbe essere a mio avviso il primo punto da affrontare: una disciplina uniforme e snella della fase esecutiva dell’appalto. E il rapporto con le direttive comunitarie? Su questo punto sarei propenso ad una loro applicazione diretta, con qualche piccolo correttivo interno. Applicarle così come sono, senza mediazione interna che le renda ulteriormente complicate e difficili da attuare, insomma. Se la normativa italiana in materia di appalti fosse stata effettivamente la migliore possibile, ora non ci sarebbero tutti questi problemi nel settore: se ci sono vuol dire che va cambiata, va migliorata. Allora applichiamo direttamente le norme europee e lasciamo poi alle stazioni appaltanti la libertà di poterle attuare secondo standard di legalità prefissati. Sia garantita, insomma, anche una maggiore autonomia nella gestione contrattuale, e si facciano successivamente i dovuti controlli. In questo periodo di emergenza, ad esempio, più che prevedere innalzamenti di soglie per accelerare gli affidamenti, nell’ottica di assicurare la continuità dei cantieri, soprattutto da parte di imprese in concordato fallimentare, sarebbe necessaria una maggiore libertà, da parte delle stazioni appaltanti, di contrattualizzare con maggiore flessibilità il rapporto con l’appaltatore. Il che non vuol dire modificare in corso di esecuzione le condizioni di aggiudicazione o le condizioni di gara originariamente predisposte (e che, dunque, hanno portato alla formulazione di quella determinata offerta), ma semplicemente dare boccate di ossigeno e di liquidità alle imprese, basandosi su valutazioni a riguardo un po’ meno restrittive e più flessibili, così come anche previsto dai “considerando” delle vigenti direttive europee in materia. L’art. 2 del DL Semplificazioni, ricalca un comma del “decreto Genova”, con la possibilità di deroga pur rispettando le norme

«SBLOCCARE I CANTIERI? OCCORRONO RIFORME STRUTTURALI, NON INTERVENTI EMERGENZIALI»

penali e le disposizioni antimafia, e per la demolizione e la ricostruzione del nuovo viadotto si è fatto riferimento proprio alla normativa europea. Ora, per lei questa esperienza non potrebbe essere una finestra concreta aperta per le stazioni appaltanti anche delle altre grandi opere? Ribadisco che le norme introdotte dal DL Semplificazioni sono emergenziali e devono essere configurate e configurabili come tali: temporanee e mirate a risolvere emergenze concrete. La normativa europea non è citata come una base di normazione, ma come un limite alla potestà di deroga delle stazioni appaltanti che applicano l’art. 2 c. 4. Quindi in realtà, così come viene riportata in questa formulazione, la normativa europea viene vista come un confine, un perimetro entro cui poter agire, non come un presupposto di azione. Quindi, non credo sia un appiglio in questo senso. Per poterlo essere, la formulazione avrebbe dovuto essere del tipo: “si applica la normativa comunitaria salvo in questi”. Invece il principio espresso è: “si può derogare a tutto salvo a quanto previsto dai principi inderogabili dalla norma europea”, che è un concetto di una portata normativa un po’ diversa. Del resto, anche nel decreto Genova i principi dell’appartenenza dell’Italia all’Ue sono visti come limite all’operatività delle deroghe e non come un via libera alle stazioni appaltanti ad applicare direttamente e in toto le norme europee. L’art. 9 dello stesso decreto si sofferma invece sulla figura dei commissari e ne regolamenta ancora le funzioni. Ma riusciremo prima o poi a diventare un Paese senza commissari? I commissari dovrebbero avere ruoli emergenziali che puntino a risolvere criticità circostanziate nel tempo. Non si può generalizzare il ricorso alla figura del commissario, che, a mio avviso, dovrebbe invece essere sempre ad acta, cioè istituito per lo svolgimento di singoli e specifici atti giuridici da emanarsi riparando all’inerzia dell’autorità originariamente competente a compiere quel determinato e ben individuato atto o provvedimento. Il problema, come ho detto poc’anzi, è che la legislazione ordinaria non funziona, sia perché è scritta male, sia perché non è attuata, sia perché le PPAA, con la dotazione di personale che hanno, di merito e qualitativo, non riescono poi a renderla velocemente operativa. Allora cosa si fa? Si mette una pezza, cioè un commissario, senza considerare però che, ad esempio, questi si dovrà dotare di una propria struttura, presa dalle amministrazioni già esistenti

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(raramente viene prevista la possibilità di assunzioni ex novo), con ulteriori costi per la PA e con sempre le stesse criticità. Non bisogna dimenticare, peraltro, che in pochi vogliono assumersi responsabilità derogatorie, in una situazione di incertezza legislativa come la nostra, e questo è un altro grande tema: chi si muove senza i pareri conformi dell’Avvocatura di Stato, dell’Anac, della Corte dei conti ecc.? Genova è stato un caso davvero unico che ha saputo integrare e contemperare l’emergenza con il dialogo fra le istituzioni di controllo. E il ruolo del Rup in tutto questo, sulla base delle novità introdotte dal DL Semplificazioni? Il Rup, responsabile unico del procedimento, è sostanzialmente il soggetto maggiormente onerato dalle deroghe eventualmente previste da una normativa emergenziale, è il dominus della commessa pubblica. Per cui se si dice ad esempio nell’art 2 c. 4 del DL Semplificazioni che le stazioni appaltanti agiscono “in deroga a tutto tranne che…”, è chiaro che sarà il Rup a poterlo fare, perché è in lui che la stazione appaltante si “personifica”. Ora, prevedere una deroga del genere, avrebbe richiesto la previsione parallela per il Rup di uno scudo soprattutto dalle responsabilità erariali. In questo senso la normativa introdotta è deficitaria, in quanto è stata introdotta una deroga senza prevedere una manleva che porti ad incentivare il Rup ad agire in deroga, e questo non fa altro che bloccare l’applicabilità della deroga stessa. Senza contare che non è stato previsto nemmeno un meccanismo di incentivazione economica ex lege per il Rup virtuoso: il quale così trovandosi già senza alcuno scudo, e con lo stesso stipendio che percepisce per seguire la procedura ordinaria, dovrebbe velocizzare i cantieri applicando la normativa derogatoria assumendosi tutte le responsabilità che ne derivano. E perché dovrebbe farlo? Il legislatore di tali criticità non è stato consapevole, ha previsto uno scudo alla responsabilità erariale solo fino a quando durerà lo stato di emergenza, mentre le norme dell’art. 2 c. 4 potenzialmente si applicano fino alla conclusione dell’opera, perché una volta iniziata con quelle facoltà derogatorie, stando all’attuale formulazione della norma, si potrà sempre continuare ad operare in deroga. Non è previsto espressamente un dies ad quem, un “giorno fino al quale”, ovvero un termine temporale alle deroghe e proprio per questo analogamente e parallelamente, non avrebbe dovuto prevedersi una scadenza alla limitazione della responsabilità erariale. Cosa che invece, purtroppo, è stata fatta. E il rischio, per questa mancanza di sensibilità politica e legislativa, è vedere la non applicabilità su vasta scala di norme pur innovative e introdotte con grande fatica, ma di fatto ostacolate dalle stesse stazioni appaltanti, che ne non ritengono conveniente l’utilizzo.

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speciale L’IMPRONTA DEGLI INGEGNERI LIGURI SUL MOSE DI VENEZIA / 1

GENOVESE UNO DEI “PADRI” DEL SISTEMA SALVA-LAGUNA Per trovare una soluzione definitiva al problema dell’acqua alta, nel 1980 il Ministro dei Lavori Pubblici Nicolazzi nomina una Commissione di “sette saggi”, fra i quali spicca il Prof. Enrico Marchi - nato a Rovigo ma a lungo docente e Preside di Ingegneria all’Unige - che dopo un anno presenta il famoso “progettone”: è il via alle paratie mobili. L’apporto dell’ingegnere genovese è sostanziale. Dallo scorso novembre il sistema - unico al mondo - è operativo in test e funziona, alzandosi 10 volte in 40 giorni. Ma il 9 dicembre, quando non viene attivato sotto una forte mareggiata, la città torna nuovamente sott’acqua scatenando feroci polemiche. Ricostruiamo questa travagliata avventura, lunga 40 anni, alla quale hanno contribuito diversi specialisti e docenti della Liguria. GIANFRANCO SANSALONE La notte del 5 dicembre scorso la grande barriera che alle tre bocche di porto protegge Venezia dall’acqua alta, si è nuovamente alzata, per la prima volta in notturna. In laguna il livello della marea si è fermata a 75 cm, senza lambire il centro storico. Se non ci fossero state le paratoie mobili del Mose, secondo il Centro maree, l’acqua sarebbe arrivata a +135, e con lo scirocco a 75 km/h si sarebbe spinta all’interno superando il metro e 30. Ma martedì 8, tre giorni dopo, nonostante preannunciate La barriera in fase test alzata alla bocca di Chioggia (ph. Consorzio Venezia Nuova) condizioni meteo avverse, la barriera non è stata zione al problema, l’11 giugno 1980 il Ministro dei Lavori Pubblici azionata e l’incubo si è ri-materializzato con livelli di 130 e 138 cm. Nicolazzi ha nominato una Commissione di “sette saggi” per giun«Siamo in una fase sperimentale - si è difesa attraverso l’Ansa Cinzia gere finalmente a uno studio definitivo, passato alla storia come il Zincone, a capo del Provveditorato alle Opere pubbliche del Nordest “progettone”, chiamando anche il Prof. Enrico Marchi, nato a Rovigo - nella quale si alza quando c’è una previsione di 130 cm: l’allerta ma a lungo docente, direttore dell’Istituto di Idraulica e Preside di Inviene data 48 ore prima per permettere sia di emettere le ordinanze gegneria all’Università di Genova. Marchi è stato fra i protagonisti di per la navigazione sia per convocare le squadre operative. Nonostante quella Commissione, che individuò - in appena un anno - la soluzione infatti a Venezia si parli di “strucare el boton”, pigiare il bottone, in delle paratie mobili, dando il via libera alla realizzazione di un’opera realtà l’operazione nasce con molto anticipo e va preparata. Fino a unica al mondo. L’apporto dell’ingegnere genovese è stato sostanziale questa mattina le previsioni non arrivavano a 130, e quando sono (Vedi, dalla pag. seguente, la relazione del suo allievo prof. Seminara, cambiate si era fuori tempo massimo». A dimostrazione che se prima che ha avuto un ruolo di rilievo nella “salvezza” del progetto, quansul Mose lo scetticismo sfiorava il sarcasmo, ora la città insorge se do venne bloccato, come si legge nel suo intervento). Nonostante gli non viene usato, e che il sistema non è così semplice da gestire. scetticismi e i timori di ogni tipo, e dopo i lavori avviati nel 2003, dal Dal 3 ottobre al 10 dicembre, è stato azionato più di 10 volte, in 3 ottobre scorso il sistema è operativo in test, e funziona in maniera media una la settimana, tenendo finalmente all’asciutto, salvo apsoddisfacente, anche se la consegna ufficiale è prevista per il 31 punto problemi tecnici, una delle città più belle del mondo, dilaniata, dicembre 2021. litigiosa e divisa per decine di anni sulla soluzione da applicare per I costi? In termini economici si parla di 5,5 milardi di euro. Dal mocurare la devastante cancrena degli incalcolabili danni, dei disagi e mento della sua entrata in funzione definitiva, la manutenzione è del dramma collettivo causato dall’invasione dell’acqua. stimata in circa 100 milioni l’anno per garantirne il funzionamento, Mose è l’acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico, un mentre in uno studio del Cnr del 2019 si parla di un forte stato di enorme sistema di dighe mobili a scomparsa concepito per fermare erosione del fondali della laguna dovuto ai lavori di costruzione. le maree che dall’Adriatico entrano nella Laguna alzandone il livello e Fin qui la travagliata storia del Mose per punti essenziali. Ma forse riversando l’acqua, appunto, nel centro storico, e non solo. Inventore pochi sanno che alla realizzazione di questa straordinaria opera di e capo dei progettisti l’ing. Alberto Scotti dalla Technital di Veroingegneria idraulica, che sta salvando un patrimonio dell’Umanità na, la struttura è di proprietà del Ministero delle Infrastrutture e dei come la città di Venezia, hanno contribuito, in vari ruoli, anche altri Trasporti ed è gestita dal Consorzio Venezia Nuova (CVN), costituito ingegneri e docenti genovesi. Fra i quali Donatella Mascia, Carlo Poda imprese e cooperative locali e nazionali, commissariato nel 2014 denzana Bonvino, Sandro Stura, Gianni Vernazza, dei quali “A&B” dallo Stato (attuale commissaria è Elisabetta Spitz) dopo uno sconricostruirà in questo Speciale - che continuerà nel prossimo numero volgente scandalo relativo a corruzioni e fondi illeciti, con 35 arresti e - il lavoro svolto, e pubblicherà documenti e foto su una delle più 100 indagati tra politici di primo piano e funzionari pubblici. I lavori grandi opere ingegneristiche del nostro tempo. furono all’epoca bloccati e la vicenda ha portato - non senza polemi*** che - il Presidente del Consiglio Renzi, a sciogliere repentinamente Un ringraziamento particolare va ai Prof. Giovanni Seminara e Gianni il secolare istituto del Magistrato alle Acque (istituito nel 1501) soVernazza dell’Università di Genova, Luigi Da Deppo dell’Università di stituendolo con il Provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto. Padova, all’Accademia dei Lincei e al Consorzio Venezia Nuova, oltre Di un’opera che proteggesse Venezia dall’acqua alta si era cominciato naturalmente a tutti coloro che hanno collaborato in vario modo e con a parlare nel 1966, dopo una vera devastazione della città (+194 le loro testimonianze dirette. cm), ma solo dopo una serie di tentativi falliti per trovare una solu-

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L’IMPRONTA DEGLI INGEGNERI LIGURI SUL MOSE DI VENEZIA / 1

L’ARCHITETTURA DEL SISTEMA DI GESTIONE FUNZIONAMENTO, TECNOLOGIA, CONTROLLI Il complesso apparato di Sale operative, decisionali, di controllo e di emergenza; dispositivi elettronici, data base, processori, previsioni meteo, simulazione, allarmi, sorveglianza, che sta dietro il funzionamento delle 78 paratoie d’acciaio mobili che bloccano l’alta marea alle Bocche di Lido, Malamocco e Chioggia. Prof. Ing. Gianni Vernazza Il sistema di barriere mobilie MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) è un’opera realizzata dal Consorzio Venezia Nuova per bloccare l’acqua alta e le onde generate dalle tempeste sull’alto Mar Adriatico. La Laguna di Venezia è separata dal mare da una barriera di banchi di sabbia (lunga circa 50 Km) che si interrompe in tre punti (bocche: Lido, Malamocco e Chioggia). Quando le condizioni meteomarine sono particolarmente avverse, ogni 6 ore, per effetto della marea l’acqua del mare entra nella laguna creando inondazioni su Venezia e dintorni. Per far fronte a questi fenomeni che rendono la laguna sempre più vulnerabile all’acqua alta, è stato progettato il sistema, basato su 78 paratoie di acciaio indipendenti e affiancate, che sono installate alle tre bocche di porto per “chiudere” il litorale e quindi separare la laguna dal mare. Le paratoie sono divise in 4 schiere: alla Bocca di Lido, più ampia, ne sono presenti due, rispettivamente di 21 e 20 elementi, collegate da un’isola artificiale; alla Bocca di Malamocco una di 19 paratoie; alla Bocca di Chioggia una di 18 paratoie; Le paratoie sono strutture scatolari metalliche (larghezza 20 metri, lunghezza variabile da 18,5 a 29 metri e altezza da 3,6 a 5 metri), ognuna con due cerniere per la BARRIERE MOBILI IN LAGUNA STORIA DI UN “PRECURSORE” Il prof. Enrico Marchi, nato a Rovigo nel 1925, fra i massimi esperti italiani di Idraulica, si era laureato a Bologna nel 1950. All’Unige è stato dal 1962 professore straordinario di Idraulica, quindi ordinario dal 1965 al 1999 e - dal ‘62 al ’98 - direttore dell’ Istituto di Idraulica. Membro del Consiglio Superiore dei LLPP dal 1982 al 1987, fra i diversi incarici, ha ricoperto anche quelli di Presidente dell’Associazione Italiana di Meccanica Teorica e Applicata (19941997) e dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere (dal 1999). Autore di un centinaio di pubblicazioni scientifiche e di diverse voci nei maggiori Manuali e Dizionari tecnici, aveva ricevuto nel 2005 il prestigioso Grifo d’Argento del Comune di Genova. Nominato nel 1980 nella Commissione ministeriale dei “sette saggi” che ha redatto il “progettone” per il Mose di Venezia, è mancato il 7 marzo 2007. Di seguito la ricostruzione del lavoro del Prof. Marchi, a cura del suo allievo Prof. Emerito Giovanni Seminara, del quale pubblichiamo in due parti - questa è la prima - la relazione svolta in un convegno del 2008 dedicato alla sua figura, organizzato dall’Accademia dei Lincei, che ringraziamo per la cortese concessione.

movimentazione. Lo sviluppo complessivo delle dighe mobili è 1,6 km. Conche di navigazione alle tre bocche consentono il transito di mezzi di soccorso, pescherecci ed imbarcazioni da diporto con le paratoie in funzione; queste ultime sono piene d’acqua, adagiate sul fondo e connesse a cassoni di calcestruzzo sui quali sono incernierati. Quando l’acqua alta minaccia di raggiungere i 110 cm (o livelli prestabiliti di allarme), dentro le paratoie viene iniettata aria compressa che fa uscire l’acqua, così queste iniziano a galleggiare fino ad emergere creando delle dighe che bloccano la marea alle tre bocche di porto. Quando l’acqua cala, le paratoie vengono di nuovo riempite e rientrano nella loro sede. Nei cassoni di calcestruzzo ci sono “gallerie” (due in parallelo) complete di spazi per passaggio persone che raccolgono strumentazioni, armadi di raccolta dati, cavi reti di trasmissione dati, etc. Il tempo medio per la chiusura completa delle bocche di porto è circa 4-5 ore, mentre le operazioni di solo innalzamento di una schiera di paratoie è circa 30 minuti. Caratteristiche dell’opera - Il MOSE è caratterizzato da diversi fattori specifici: dimensioni notevoli dell’opera, sia in senso strutturale che finanziario; soluzione innovativa e unica a livello mondiale e quindi è

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ATTI DEI CONVEGNI LINCEI 255

XXVI GIORNATA DELL’AMBIENTE

LA SALVAGUARDIA DI VENEZIA E DELLA SUA LAGUNA in ricordo di Enrico Marchi (Roma, 5 giugno 2008)

ROMA 2010 SCIENZE E LETTERE EDITORE COMMERCIALE

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sottoposta a precise verifiche sperimentali e prove preliminari; integrazione e rispetto delle necessità funzionali con il resto della laguna, durante la gestione ordinaria (riposo) e straordinaria (operativa) delle barriere. Queste interferiscono pesantemente sul traffico marittimo della laguna e quindi devono garantire un’adeguata sicurezza durante la navigazione, gestire gli accessi attraversi le bocche di porto; sono quindi numerosi e diversi gli Enti esterni che devono essere coinvolti o considerati nella loro gestione. Per assicurare la navigazione e non interrompere l’attività del Porto di Venezia, anche con le barriere mobili in funzione, alla bocca di Malamocco è presente una conca di navigazione per il passaggio delle grandi navi. Alle Bocche di Chioggia e Lido operano invece conche di navigazione più piccole per il ricovero ed il transito di mezzi di soccorso, pescherecci ed imbarcazioni da diporto. Architettura del sistema di controllo - Il sistema nel suo complesso è costituito da 3 sottosistemi distribuiti, installati rispettivamente nei tre siti e in ognuno è previsto un sistema di controllo “locale”, indipendente. Se necessario il controllo locale di uno può prendersi carico del controllo degli altri siti. In ognuno è prevista una sala di Controllo e Prof. Ing. Giovanni Seminara Fra i numerosi ricordi che conservo dell’intenso dialogo scientifico ed umano che ho intrattenuto con il mio non dimenticato Maestro, uno mi è particolarmente caro e mi è tornato alla memoria in occasione di questo evento: la dedica, con cui Egli mi faceva omaggio di quello che sarebbe stato il Suo ultimo lavoro scientifico a stampa: “A Giovanni Seminara, non perché si ricordi di me, ma di Venezia! Con affetto, Enrico Marchi”. Si trattava del testo, pubblicato negli Atti dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, della relazione da lui tenuta il 25 Novembre 2002 in occasione del conferimento, da parte dello stesso Istituto, del Premio Augusto Ghetti, riconoscimento prestigioso perché legato alla figura del più illustre esponente della Scuola Idraulica Padovana dello scorso secolo, con il quale Marchi aveva condiviso l’onere, ma anche il piacere intellettuale, di >>

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una di Emergenza di bocca. In posizione gerarchicamente superiore si trova la stazione dell’Arsenale che ha: la Sala Operativa Decisionale che si interfaccia con gli enti esterni, pianifica la gestione ed invia gli ordini alla Sala comandi operativa, che attua le procedure per le manovre delle paratoie ed acquisisce i dati/informazioni sullo stato delle infrastrutture: la Sala Disaster Recovery (in caso di perdita Sw) con server specifici e la Sala CED. Ognuna ha le informazioni sullo stato delle infrastrutture e sull’esecuzione degli ordini di manovra. Nella Sala Arsenale sono presenti varie unità o apparati specifici. Durante le operazioni di gestione delle barriere, sia durante che a fine di ogni sequenza di sollevamento ed abbassamento, si evidenzia e si monitorizza l’evoluzione temporale di tutta la struttura con i relativi segnali. In tal modo si analizza anche il comportamento delle varie parti per arrivare all’affinamento della strategia di controllo, alla predisposizione ad azioni correttive, ecc. Il flusso dati è dell’ordine di 80-100 Mb/s.

Come si divide il sistema - L’intero sistema MOSE si può suddividere a livello impiantistico in molti sistemi “ausiliari”, che peraltro sono essenziali all’operatività: ricordiamo, come esempio, il sistema aria compressa per la gestione delle paratoie, la rete elettrica (UPS, gruppi elettrogeni, etc.), la rete di telecomunicazioni (voce, dati, interfono), i sistemi antincendio e di condizionamento, ascensori e montacarichi, etc. Ci sono anche sistemi Anti-intrusione, Video Sorveglianza, controllo accessi. Il sistema di controllo (DCS: Data Control System) è affiancato da uno indipendente di emergenza (ESD: Emergency Shut Down) per intervenire in caso di situazioni critiche; particolare attenzione è posta anche sulla situazione di falsi o mancati allarmi per gestirli correttamente. Il DCS acquisisce tutte le informazioni, gestisce il processo di movimentazione delle paratoie e la gestione-monitoraggio degli impianti tecnologici asserviti. L’ESD attua i comandi di messa in sicurezza delle paratoie col ritorno in posizione

una sfida di inconsueta complessità, quella di individuare ed esaminare la fattibilità di opere in grado di assicurare la salvaguardia di Venezia dalle acque alte. Nel farmi questo omaggio, Egli, già colpito dalla malattia, mi invitava affettuosamente a non dimenticare l’impegno, morale prima che scientifico, a dare continuità a quel lavoro appassionato che aveva caratterizzato parte significativa della Sua vita scientifica e professionale. Tale lavoro cercherò di ripercorrere se pur brevemente in questo contributo, cercando di evidenziarne alcune caratteristiche non comuni, presenti in quei rari esempi di scienziati-ingegneri in cui convivono grande competenza, onestà intellettuale, coraggio di assumere decisioni semplici su questioni complesse e di difenderle, con fermezza ma mantenendo da esse un distacco laico e disinteressato.

colloca in un contesto politico–culturale determinato dall’evento catastrofico del Novembre ’66. Di esso tanto si è scritto che non appare qui necessario tornarvi: basterà ricordare che si trattò di un evento di straordinaria virulenza per intensità e durata, che causò la prolungata sommersione dell’intera città ed il collasso di parti delle difese litoranee. Il simultaneo disastro indotto dall’esondazione dell’Arno che colpiva dolorosamente la città di Firenze contribuì a suscitare un’onda emotiva nel Paese e nell’opinione pubblica internazionale.

VENEZIA FRA IL ’66 ED IL PROGETTONE - Il coinvolgimento di Enrico Marchi nei problemi della salvaguardia di Venezia si

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L’immediata risposta dell’opinione pubblica: emozione e confusione. La risposta dell’opinione pubblica nel nostro Paese nelle immediate vicinanze dell’evento fu fortemente influenzata da tale emotività. Ciò emerge chiaramente dai giornali dell’epoca. La confusione derivava non tanto dalla contestazione del modello di sviluppo della città, questione certamente

di “riposo”. Questo agisce direttamente sul comando delle valvole motorizzate per iniettare acqua nelle paratoie. Entrambi sono ridondati ed è previsto un ulteriore sistema di controllo SIL 2, anch’esso in backup in parallelo a quelli precedenti per garantire un’elevata disponibilità con la riconfigurazione in situazioni critiche. Il sistema di recovery a valle di un eventuale crash generale Sw sui server, consente di ripristinare tutte le macchine in tempi molto ridotti (es. 10-20 ms) in modo da evitare perdite di pacchetti dati. Sono presenti tre anelli su Fibre Ottiche. Ogni bocca ha il work server oltre ad un server duplicato (A-B). Il sistema MOSE presenta altresì un elevato grado si manutenibilità, essendo tutti i componenti principali del sistema in configurazione ridondata, ed esiste, quasi sempre, la possibilità di evitare l’interruzione del servizio. Sono presenti anche moduli Sw per il monitoraggio dello “stato di salute’” dell’intero sistema. Essendo il MOSE considerato infrastruttura critica, particolare attenzione è stata posta anche a “indesiderate intrusioni”. Il ruolo degli operatori è molto importante e devono essere particolarmente qualificati; c’è una consolle dedicata (off-line) per l’addestramento e la simulazione eventi, nonché il comportamento delle paratoie. È previsto un Sw particolare di supporto decisionale, a seguito di vari scenari, con relative regole decisionali. Per la sua operatività, il sistema MOSE utilizza vari modelli previsionali per simulare “effetti dell’acqua alta” con vari orizzonti temporali. È quindi importante una rete meteo-marina sia puntuale (mareografi) e globale (immagini satellitari), raccogliendo dati anche sul bacino idrico e relativi apporti della laguna, sul moto ondoso, sulle correnti a monte e a valle delle schiere di paratoie, nonché sui trend ambientali in atto. fondamentale e fonte di dibattito non ancora sopito (…), bensì dal fatto di porre al centro delle cause dell’accresciuta frequenza delle acque alte i provvedimenti adottati per lo sviluppo: in particolare gli imbonimenti, la chiusura delle valli da pesca e la costruzione del canale dei Petroli. Può non stupire che tale confusione emerga nelle argomentazioni dei movimenti ambientalisti, il cui amore per l’ambiente fa talvolta velo alla lucidità dell’analisi. Meno comprensibile è, invece, che essa sia largamente presente nelle affermazioni di intellettuali di grande prestigio, da cui sarebbe stato forse lecito attendersi una maggiore doverosa cautela. Qualche esempio. “L’ultimo Doge di Venezia“, Vittorio Cini, intervistato da Meccoli sul Corriere della Sera del 16 Novembre 1966, da una parte afferma: «La prima cosa da realizzare (…) è una efficace difesa contro il mare…», «(…) Se vorremo consegnare ai posteri Venezia come l’abbiamo ereditata >>

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L’IMPRONTA DEGLI INGEGNERI LIGURI SUL MOSE DI VENEZIA / 1

“QUELLI DEL MOSE” - REVISORE ESTERNO DEL PIANO MORFOLOGICO DELLA LAGUNA

SEMINARA: «Così convincemmo il governo a non bloccarlo» Il Professore Ing. Giovanni Seminara, Emerito dell’Università di Genova, si è laureato a Genova in Ingegneria Civile Idraulica nel 1969. PhD in Meccanica dei Fluidi presso la University of London, Imperial College, è stato Ordinario di Meccanica dei Fluidi dal 1986 al 2015 presso l’Università di Genova; socio Nazionale dell’Accademia dei Lincei; socio non residente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti; socio dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere. Ha rappresentato la Comunità Scientifica italiana nell’ambito dell’European Mechanics Council dal 1989 al 1994, avendo svolto inizialmente attività di ricerca nel campo della Meccanica dei Fluidi di base e della Bio-fluidodinamica. Più recentemente ha contribuito a fondare e sviluppare quella nuova branca dell’idrodinamica che si occupa dell’interazione dei fluidi in movimento con frontiere erodibili: la Morfodinamica, nelle sue espressioni fluviali, costiere e sottomarine. Queste competenze hanno motivato le funzioni di membro del Comitato Tecnico del Magistrato per il Po e della Commissione Grandi Rischi, che ha svolto per brevi periodi. Per le sue attività scientifiche nel campo dell’idrodinamica e morfodinamica della laguna di Venezia ha fatto parte dal 2003 al 2007 del Comitato Scientifico del CoRILA (Consorzio per le ricerche lagunari), e fu chiamato dall’allora Magistrato delle Acque a fare da consulente esterno per le opere di difesa della laguna. Dal 2019 è Presidente della Commissione per l’Ambiente e le Grandi Catastrofi Naturali dell’Accademia dei Lincei.

Nel lungo dibattito connesso alla difesa di Venezia e della sua laguna, con la scelta della soluzione ingegneristica da adottare, una delle questioni sollevate dai movimenti ambientalisti è stata l’impatto delle opere sul cosiddetto “equilibrio lagunare”. Le preoccupazioni nascevano dalla constatazione della progressiva scomparsa delle aree barenali soprattutto nella parte centrale della laguna. Per rispondere in modo serio a queste preoccupazioni era necessario comprendere le cause del degrado morfologico, un tema allora nuovo sia nel panorama delle conoscenze scientifiche che in quello dei provvedimenti di ingegneria ambientale necessari a contrastare il degrado. Dagli studi che allora iniziammo è nata una nuova disciplina, la Morfodinamica Lagunare. Con il concorso importante di alcuni colleghi padovani abbiamo dimostrato che il degrado lagunare è sostanzialmente dovuto al ridotto apporto di sedimenti alle aree vegetate della laguna. Una conseguenza, questa, della decisione della Repubblica di Venezia di deviare tutti i corsi d’acqua che sfociavano nel Rinascimento in Laguna. Il degrado è stato però accelerato nell’ultimo secolo, soprattutto a causa della realizzazione dei moli delle tre bocche lagunari, necessari per adeguarne le profondità al pescaggio necessario alla navigazione a vapore. L’impatto sul degrado morfologico della scelta della soluzione ingegneristica adottata per la difesa è invece del tutto trascurabile. Non così l’impatto che sul ricambio lagunare potrebbero avere chiusure troppo frequenti, che potranno rendersi necessarie a fine secolo in dipendenza dal paventato innalzamento del livello del mare. dovremo creare (…) un sistema di dighe e di chiuse che permettano di controllare artificialmente il giuoco delle maree»; dall’altra lamenta che il ponte automobilistico che collega Venezia alla terraferma, da lui promosso negli anni ’30 «(…) era stato un errore colossale (…)», implicitamente adombrando la tesi di una correlazione fra la realizzazione di tale opera e l’acutizzarsi del problema delle acque alte! E Indro Montanelli mette sul banco degli accusati «(…) il tumultuoso e scellerato sviluppo di Mestre (…)» ipotizzando che esso abbia contribuito al «(…) pauroso aggravarsi e infittirsi dell’acqua alta (…)». E, ancora, il conte Alessandro Marcello del Maino, definito dal suo intervistatore, il noto scrittore Dino Buzzati, «(…) una delle più alte competenze in materia (…)», fa dire a Buzzati stesso che «(…) l’onda di marea, non incontrando più le barene su cui estendersi e trattenersi, torna indietro più rapidamente e (…) più facilmente si riversa in Piazza San Marco».

Una seconda preoccupazione emersa nella fase di progettazione dell’opera riguardava la possibilità, emersa in prove di laboratorio, di un malfunzionamento della schiera di paratoie. Sembrava, infatti, che non sempre le paratoie, sottoposte all’azione di onde regolari, oscillassero in modo sincrono. L’importanza del comportamento sincrono, è legata al fatto che la presenza di varchi fra le paratoie dovute a oscillazioni a-sincrone, consentirebbe flussi d’acqua che, se pur modesti, ridurrebbero l’efficienza dell’opera di difesa. Assieme ad alcuni colleghi genovesi, spiegammo il fenomeno come dovuto ad un’instabilità idrodinamica ed emerse tuttavia che l’entità del malfunzionamento si riduce fortemente se le onde incidenti sono irregolari come sempre avviene in natura. Nel 2006 la fase esecutiva del progetto MoSE, iniziata nel 2003, subirà un’interruzione, dovuta alla richiesta del Comune di Venezia di valutare una serie di proposte di soluzioni alternative al sistema MoSE. La Presidenza del Consiglio Prodi chiamò a discutere le soluzioni alternative una Commissione interministeriale in cui sedevano esperti di tutti i Ministeri, insieme con rappresentanti del Magistrato alle Acque, della Regione Veneto e dei Comuni di Venezia e Chioggia. Partecipai a quella Commissione, in qualità di esperto nominato dal Ministero della Ricerca Scientifica. E contribuii a dimostrare l’inadeguatezza delle soluzioni alternative proposte, che ricevettero pareri tutti negativi ad eccezione di quello del Ministero dell’Ambiente. Fu a valle di quelle riunioni a Palazzo Chigi che la prosecuzione dell’opera fu definitivamente sancita. Al progetto delle opere di difesa si è recentemente affiancato un piano morfologico la cui stesura è stata affidata all’Università di Padova. Fui chiamato dall’allora Magistrato alle Acque a svolgere il ruolo di revisore esterno di quell’ambizioso progetto che si proponeva di ridurre la perdita di sedimenti della laguna attraverso opere di ripascimento delle barene e la realizzazione di argini sommersi a difesa dei bassifondi più esposti.

Considerazioni il cui fondamento tecnicoscientifico avrebbe potuto essere accertato solo attraverso studi che verranno sviluppati negli anni successivi e dimostreranno tali tesi largamente infondate. La risposta delle Istituzioni Una prima risposta della comunità internazionale arriverà da un’importante istituzione, l’UNESCO, che istituisce a Venezia un suo Ufficio Permanente che analizzerà, con cadenza annuale, il progresso degli studi su cause e rimedi del fenomeno delle acque alte, pervenendo nel 1969 alla stesura di un Rapporto su Venezia. L’attenzione del mondo politico nazionale sui problemi della difesa del nostro Paese dalle catastrofi idrogeologiche, non subirà invece un’accelerazione significativa. Mentre si varava qualche importante provvedimento, come la costituzione del Magistrato per il Po, restava al palo l’approvazione di una legge organica sulla difesa del suolo che arriverà solo venti anni

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dopo (Legge 183, 1989). La sensibilità del governo sui problemi di Venezia si tradusse solo tre anni dopo l’evento in un rafforzamento di quel “Comitato per lo studio dei provvedimenti a difesa della città di Venezia e dei suoi caratteri ambientali e monumentali”, che era stato istituito nel 1962 e che sarà destinato a svolgere un ruolo di crescente importanza nelle forme rinnovate che assumerà nel corso degli anni. In particolare, la legge speciale istituirà nel 1973 un “Comitato tecnico-scientifico per lo studio dei problemi concernenti la difesa di Venezia“, che prenderà poi il nome di Comitatone. Non mette conto qui di ripercorrere i termini del dibattito politico che si sviluppò in quegli anni, in cui Venezia diventò il paradigma di tre grandi questioni destinate ad accompagnare lo sviluppo del nostro Paese: il problema del decentramento dei poteri Stato-Regioni, la questione ambientale intesa come problema di sostenibilità dello sviluppo >>

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L’IMPRONTA DEGLI INGEGNERI LIGURI SUL MOSE DI VENEZIA / 1

“QUELLI DEL MOSE” - COLLAUDATORE STATICO DELLE OPERE MECCANICHE E DI OPERE CIVILI

MASCIA: «Per me tutto iniziò con la tesi di un mio allievo» Laureata nel 1973 presso la Facoltà di Ingegneria a Genova, in Ingegneria Civile Trasporti con 110 e lode e dignità di pubblicazione, la prof Donatella Mascia ha iniziato l’attività accademica nella stessa facoltà ottenendo, nel 1974, il titolo di Ricercatore presso l’Istituto di Scienza delle Costruzioni e nel 1978 la carica di Assistente ordinario di Costruzioni navali. Dal 1986 è Professore associato di Costruzioni navali sempre all’Unige. È stata Presidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Genova per due mandati dal 1993 al 1999. Dal novembre 2004 fa parte del Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche Lombardia e Liguria. Dal 2011 è Collaudatore statico nell’ambito del del MOSE di Venezia. È consulente tecnico di Parte nel processo per il crollo del ponte Morandi e del Processo relativo alla Torre Piloti di Genova, presso il Tribunale di Genova.

Il mio ruolo, nell’avventura Mose, è stato quello di collaudatore statico, insieme con il prof. Carlo Brutti, delle opere meccaniche (paratoie e gruppi di aggancio) delle bocche di Lido Treporti, Malamocco, Chioggia e San Nicolò. Ho inoltre collaudato, e lo sto ancora facendo, gran parte delle Opere Civili delle bocche di Malamocco e Chioggia. Tutto ha avuto inizio con una Tesi di Laurea: con l’allievo Alfredo Sarpero, laureando in ingegneria navale, si sviluppò l’analisi strutturale del Jack-up, la Chiatta destinata al posizionamento e alla rimozione delle paratoie del Mose, in grado di trasformarsi da imbarcazione a piattaforma, mediante gambe retrattili. È cominciato tutto così. Anche se non avevo avuto occasione di approfondire, sapevo però che il Mose era nato a Genova, da un’idea del mio professore di idraulica, il prof. Enrico Marchi, idea sviluppata anche da altri Professori genovesi, grandi esperti del settore, come Sandro Stura e Giovanni Seminara. Ora il Mose era diventato una realtà: il mio lavoro di collaudatore ebbe inizio nel lontano novembre 2011. Ricordo cantieri, allestiti dalle maggiori imprese di costruzione italiane, in grande fermento, con centinaia di addetti, impegnati in un’opera decisamente complessa, per la quale erano state messe in campo grandi capacità tecnologiche e organizzative. I cassoni in calcestruzzo destinati ad accogliere le paratoie dovevano ancora essere calati in mare e il loro posizionamento richiedeva una precisione centimetrica. Le prime paratoie ad essere costruite furono quelle di Lido tre Porti, realizzate da Cimolai. Come dimenticare le difficoltà affrontate per l’esecuzione delle prove di carico? Erano tutti prototipi senza precedenti, con tipologie non assimilabili ad altre esistenti. Si pensava che le esperienze acquisite sulla prima bocca sarebbero servite ad accelerare il processo sulle altre. Purtroppo invece, nell’estate 2014, per le note vicende, lo scenario produttivo ha subito uno stop improvviso. È stato come fermare una macchina in corsa…e economico ed il problema del recupero dei centri storici. Vale tuttavia la pena di sottolineare che gli echi di tale dibattito condizioneranno la formulazione della prima Legge Speciale per Venezia, la 171 del 1973, che sancirà, sette anni dopo l’alluvione, che “la salvaguardia di Venezia e della sua laguna costituisce un problema di preminente interesse nazionale”. I capisaldi della legge erano costituiti: dall’individuazione di competenze distinte per lo Stato (difesa idraulica, opere marittime, opere di consolidamento strutturale), la Regione Veneto (inquinamento idrico), i Comuni di Venezia e Chioggia (restauro conservativo); dal tentativo di superare la “dimensione meramente comunale dei problemi” (on. Padula, relatore della legge) attraverso la definizione da parte della Regione di un Piano Comprensoriale che avrebbe dovuto stabilire, sulla base di indirizzi governativi, direttive per gli strumenti urbanistici territoriali, vincolanti per i Comuni: in attesa del Piano veniva bloccato

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sono arrivati i tempi duri dei cantieri quasi deserti, dove le maestranze ridotte al lumicino, ricordavano le fatiche di Sisifo. Lentamente, come in un liquido vischioso, i lavori sono ripresi, seppure con ritmo rallentato e non più con l’entusiasmo iniziale. La chiusura temporanea dei cantieri ha lasciato che la corrosione provocasse danneggiamenti, e porvi rimedio ha richiesto lunghissimi accertamenti e anni di lavoro. Come sempre succede nelle grandi opere, gli interlocutori istituzionali mutano e questo crea scompiglio. Con il passare del tempo era prevalso, sul Mose, lo scetticismo dell’opinione pubblica, alimentato dalla stampa. La caparbietà dei tecnici coinvolti ha però, alla fine, dimostrato che l’idea, scaturita dalla mente eccelsa del Prof. Marchi, era vincente: il sistema funziona! Quando le paratoie si sono alzate in contemporanea nelle quattro bocche, lasciando per la prima volta Venezia indenne dall’acqua alta, i più si sono stupiti, mentre gli addetti ai lavori sorridevano orgogliosi e compiaciuti, e io con loro. Ora mancano pochi ritocchi, ma il più è fatto.

Il jack-up. Lo speciale mezzo utilizzato per l’installazione delle paratoie e la loro sostituzione

qualsiasi uso di aree già imbonite della terza zona industriale. E la questione centrale, quella della difesa dalle acque alte? Il provvedimento la trattava piuttosto marginalmente, non sancendo la necessità della chiusura delle bocche di porto, delegando bensì agli organi della programmazione la scelta delle soluzioni ritenute più convenienti ed efficaci. La frammentazione e sovrapposizione delle competenze, vecchio male della nostra legislazione, decreteranno il fallimento della legge: gli indirizzi governativi per il Piano Comprensoriale verranno solo nel Marzo 1975, il Piano sarà ultimato solo nel 1979 e la legge Regionale non sarà mai approvata! La risposta della comunità scientifica e del mondo professionale. Due Istituzioni scientifiche hanno svolto più di ogni altra un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella diffusione delle conoscenze scientifiche relative alla Laguna di Venezia:

la Scuola di Idraulica Padovana e l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Già nel 1963 IVSLA aveva istituito una Commissione di Studio sui problemi di salvaguardia e si deve ad una serie di Convegni, promossi da IVSLA e svoltisi nel 1955, 1960 e 1962, l’affiorare della consapevolezza del ruolo crescente del fenomeno della subsidenza e dei problemi ambientali. La Scuola Padovana, guidata da Augusto Ghetti, esprimerà un costante e diffuso impegno di carattere scientifico e professionale sui problemi della difesa della città: è in particolare alla Scuola Padovana che si deve la messa a punto di modelli analiticonumerici di crescente sofisticazione per la simulazione dell’idrodinamica lagunare (D’Alpaos, Dazzi…). L’onda emotiva del 1966 stimolò tuttavia anche un fiorire di idee per la difesa della città dalle acque alte, idee talvolta utopiche, assurde o deliberatamente provocatorie, in cui si esercitò una variopinta gamma di soggetti >>

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Le gallerie interne alle barriere (ph. Consorzio Venezia Nuova)

Le paratoie fuori acqua a Malamocco (ph. Consorzio Venezia Nuova)

La bocca di Malamocco (ph. Consorzio Venezia Nuova)

Il Lido Treporti (ph. Consorzio Venezia Nuova)

che non mette conto qui di ricordare (vedi per una breve rassegna il supplemento al Notiziario ANSA n. 292 del 1996). E il mondo della cultura contribuì allo sviluppo di una coscienza informata attraverso iniziative meritorie, quale la “Mostra storica sulla Laguna Veneta” allestita a Palazzo Grassi nel 1970, che ripercorreva l’evoluzione fisica subita dalla Laguna e l’importanza che essa ha esercitato sulla vita della città: i presupposti conoscitivi quindi di qualsiasi fondato intervento di salvaguardia. Ma fu solo nel 1970 che il problema della salvaguardia ricevette il primo rilevante contributo tecnico, stimolato dalla comunità scientifica: il Laboratorio di Dinamica delle Grandi Masse, istituito con sede in Venezia dal CNR in risposta all’evento del 1966, bandì un Concorso Internazionale di idee in cui si prefigurava ufficialmente l’impiego di sbarramenti mobili alle bocche di porto «(…) per intervalli di tempo limitati e al solo scopo di prevenire ed evitare il fenomeno delle acque alte per circa 70 volte all’anno (…)”. Dei cinque progetti presentati dalle 12

ditte (3 straniere) invitate a partecipare, uno (proposto dal gruppo Riva Calzoni - Officine Galileo - A.T. Brescia – Terni Società per l’Industria) verrà giudicato il più interessante: esso va a pieno titolo considerato l’ispiratore della soluzione che undici anni dopo sarà individuata dal Comitato dei Sette Saggi. L’eco di tale iniziativa, i cui risultati furono illustrati a Palazzo San Giorgio presso la Fondazione Cini il 16 Luglio 1970, fu decisamente positiva, come si evince dalla stampa locale

(Scriveva L. Pietragnoli sul Gazzettino di Venezia del 18 luglio 1970: «(…) Già si è scritto che la soluzione con gli sbarramenti mobili è oggi non solo la migliore ma l’unica possibile per bloccare l’alta marea, nel rispetto di tutte le altre facce del problema di Venezia (economica, portuale, ambientale, urbanistica, etc. I tempi di costruzione non sono certo eccessivi. La spesa è sopportabile. Certo, occorrono nuovi studi e verifiche in modello: ma è pur vero che a San Giorgio si ha la senzazione che un passo importante è già stato fatto…)» e nazionale del tempo (E Meccoli, sul Corriere della Sera: «L’iniziativa del CNR è un contributo teorico: toccherà ora al Comitatone confermare la soluzione delle chiuse mobili come la migliore e proporre al governo un appalto concorso

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che non è improbabile possa essere bandito già a Settembre. Oggi, però, a differenza di ieri, sappiamo che: le chiuse si possono realizzare in un periodo da 4 a 5 anni; la tecnica italiana è in grado di costruirle (…)»).

La presentazione delle soluzioni tecniche emerse dal Concorso avveniva mentre il Comitatone dibatteva accesamente la scelta del tipo di provvedimenti da adottare per la difesa delle acque alte, individuati comunque sempre nella realizzazione di sbarramenti mobili quale strumento da attivare per valori del livello eccedenti la soglia di pericolo, stabilita in 110 cm a Punta della Salute. E inoltre infuriava una polemica, cavalcata dal “Movimento per la difesa di Venezia” originata da una perizia tecnica di Giulio Supino, dell’Università di Bologna che, sulla base di un’analisi teorica, suggeriva che la costruzione del canale dei Petroli era stata causa di accentuazione del fenomeno dell’acqua alta, incrementandone la frequenza in misura consistente (intorno all’8%). Giovanni Seminara (1 - continua nel prossimo numero)

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professione DOCUMENTO CON LE LINEE GUIDA PER IL PIANO REGIONALE DI PREVENZIONE 2014-2018

Scelte eco-compatibili? Intanto stop al rischio radon ll lavoro del Gruppo interdisciplinare che ha partecipato all’elaborazione degli indirizzi per una proposta di regolamenti comunali all’edilizia privata, quasi una trasposizione delle Green Public Procurement (GPP). Un riferimento alle Amministrazioni e ai professionisti liguri per quanto concerne la messa le buone pratiche di green economy. Ecco i punti chiave.

Vittorio Bruzzo Responsabile Settore Ambiente dell’Ordine Ingegneri Genova

La terra si riscalda troppo velocemente: le istituzioni europee e mondiali spingono il mondo ad agire presto per porre rimedio alle conseguenze catastrofiche che questo innalzamento delle temperature potrebbe generare. Con l’Accordo di Parigi i Paesi aderenti si erano impegnati a fermare la marcia del termometro non oltre 1,5 ºC sopra la temperatura media pre-industriale. A cinque anni dalla firma, però, il mondo non è in linea con gli impegni di Parigi e per restare nel raggio del grado e mezzo, occorre adottare una serie di misure immediate e drastiche accompagnate da uno sforzo di riconversione. Studi condotti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), istituito dalle Nazioni Unite, evidenziano che anche con quel livello di riscaldamento il mondo sarà vittima di terribili disastri, che superare il grado e mezzo di riscaldamento metterebbe a rischio molti degli ecosistemi più fragili come quelli costieri o del Pacifico e che avvicinarsi ai due gradi avrebbe effetti dirompenti esponendo milioni di persone a ondate di siccità e inondazioni. Vie di salvezza esistono e la coope-

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razione internazionale è assolutamente imperativa. In quest’epoca di nazionalismi e di chiusura, tuttavia, un collettivo sforzo mondiale appare politicamente difficile. Per l’IPCC si dovrebbe cominciare con vasti progetti per la riduzione delle emissioni inquinanti, abbracciando un deciso passaggio alle energie rinnovabili, un più completo e intensivo riciclaggio dei rifiuti, un collettivo risparmio energetico, il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia delle risorse naturali. Oltre all’aggiornamento e al rafforzamento della legislazione in materia di energia e clima, l’UE mira a sviluppare azioni che stimolino gli investimenti, creino posti di lavoro, migliorino le competenze delle persone, responsabilizzino e innovino le industrie e garantiscano un globale e generale beneficio. È evidente che un’attenta pianificazione urbanistica e una rigenerazione urbana adeguata (aree verdi, edifici sostenibili, sostenibilità ambientale, trasformazioni del territorio secondo criteri di compatibilità ambientale, sicurezza, efficienza energetica, comfort abitativo, salute dei cittadini, efficienza dei servizi, uso razionale delle risorse primarie, riduzione dei consumi energetici, utilizzo di energie rinnovabili, salubrità degli ambienti interni, ecc.) costituisce un primo passo nella direzione auspicata dall’IPCC e può rappresentare un valido contributo ad una strategia di mitigazione dei summenzionati eventi catastrofici. Contemporaneamente l’innovazione di modelli di gestione, cura e manutenzione dell’ambiente sociale e naturale e di progetti di trasformazione, rigenerazione e sviluppo del territorio, contribuiscono a incrementare la resilienza delle aree antropizzate. Si tratta di un mutamento di approccio finalizzato a perseguire prospettive di sostenibilità a fronte dei cambiamenti ambientali, economici e sociali che possono investire il territorio.

Nel rispetto dei suddetti programmi e in particolare del Piano Nazionale della Prevenzione 2014/2018, prorogato al 2019, che prevedeva azioni di prevenzione della salute a largo spettro, la Regione Liguria, con DGR 730/2015 e DGR 10/2016, aveva promosso l’adozione delle buone pratiche in materia di sostenibilità ed eco-compatibilità nella costruzione e nella ristrutturazione di edifici anche in relazione al rischio radon (un gas nobile radioattivo naturale derivato dal decadimento dell’uranio. Si trova in natura in piccole quantità nel suolo e nelle rocce. Può risultare cancerogeno se inalato, in quanto emettitore di particelle alfa). Successivamente, con decreto del Direttore Generale del Dipartimento Salute e Servizi Sociali n. 2641/2018, la Giunta Regionale ha istituito un gruppo di lavoro regionale interdisciplinare (GdL) composto da esperti dell’Università, degli ordini professionali (Architetti, Geologi, Ingegneri - di cui sono fra i rappresentanti - e Medici), delle AASSLL, dell’Arpa Liguria, per l’elaborazione di indirizzi regionali finalizzati all’adozione di regolamenti edilizi comunali in chiave ecocompatibile, anche in relazione ai rischi conseguenti all’esposizione al radon, che in Italia costituisce la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo, e pertanto si è reso necessario elaborare un piano di monitoraggio volto alla verifica dei livelli espositivi al radon in Liguria. Al Piano, predisposto e messo a punto da ARPAL, ha collaborato il GdL con la partecipazione di Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le Province di Imperia, Spezia e Savona oltre all’ANCI, che ha presentato l’iniziativa ai Comuni liguri. I lavori hanno portato alla redazione del documento “Indirizzi regionali per regolamenti edilizi comunali in chiave ecocompatibile”, emesso

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professione come “Allegato A” quale parte integrante e necessaria al Decreto del Direttore Generale con numero di protocollo NP/2020/1375308 sottoscritto in data 30/07/2020. Gli indirizzi elaborati sono da considerarsi una trasposizione delle Green Public Procurement (GPP) all’edilizia privata con soli fini di proposte e non rappresentano cogenza. Possono essere di riferimento alle Amministrazioni e ai professionisti liguri per quanto concerne le buone pratiche di green economy con particolare riguardo per la sostenibilità ambientale, la conservazione del patrimonio culturale, la sicurezza, la lotta al dissesto idrogeologico, l’efficientamento energetico, la qualità dell’ambiente costruito e degli spazi pubblici. Il documento è suddiviso in cinque capitoli: I - Disposizioni preliminari - Riporta la premessa, le finalità, i contenuti e la relazione tra le linee guida, il Regolamento edilizio comunale e gli atti in campo urbanistico, ambientale e edilizio di competenza comunale; II - Disposizione e integrazioni per i regolamenti edilizi vigenti - Sito e contesto che fa riferimento alla trasformazione di un ambito territoriale a seguito del-

SCELTE ECO-COMPATIBILI? INTANTO STOP AL RISCHIO RADON la realizzazione di edifici, opere di urbanizzazione, opere di trasformazione dell’assetto del suolo e più in generale interventi di sistemazione di spazi e aree; III - Disposizione e integrazioni per i regolamenti edilizi vigenti – Nuovo: include sia la realizzazione di un edificio o della sua area di pertinenza, sia la realizzazione di ampliamenti che superano il 30% della superficie coperta esistente; IV - Disposizione e integrazioni per i regolamenti edilizi vigenti – Esistente: contempla la realizzazione di opere manutentive, di recupero e conservazione del patrimonio edilizio esistente, di ristrutturazione e di ampliamento inferiore al 30% della superficie coperta esistente; V - Temi generali. Ciascun capitolo, suddiviso in articoli, per un totale di 29, contiene i tematismi che individuano gli argomenti generali trattati e per ciascuno di essi viene analizzata: la finalità e i relativi obiettivi di sostenibilità; la destinazione d’uso, cioè le categorie funzionali alle quali si riferiscono (residenza, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, rurale, servizi, autorimesse e rimessaggi); la prestazione aggiuntiva, cioè la descrizione dei requisiti

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richiesti per perseguire gli obiettivi di sostenibilità finalizzati a offrire prestazioni superiori ai limiti di legge vigenti e quindi ottimizzarne la finalità. In sintesi gli argomenti trattati nel documento sono finalizzati a fornire indirizzi regionali ai regolamenti edilizi comunali in chiave ecocompatibile, individuando criteri per una progettazione sostenibile con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale degli interventi, per le nuove costruzioni, ristrutturazioni, manutenzioni, riqualificazioni energetiche di edifici privati e aree di trasformazione e per la gestione dei cantieri considerati in un’ottica di ciclo di vita. Si tratta di requisiti ambientali che si vanno ad aggiungere alle prescrizioni e prestazioni richieste dalla normativa vigente. Gli indirizzi hanno un carattere sperimentale per la durata di 18 mesi. Decorso questo periodo è prevista una revisione da parte del GdL e, sulla base dei ritorni ottenuti dalla loro applicazione e dei risultati conseguiti a fine campagna di monitoraggio del gas radon, tutt’ora operativa, potranno essere oggetto di integrazioni o modifiche.

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professione LE NOVITÀ LEGISLATIVE RECEPITE DALLA REGIONE E GLI OBBLIGHI PER I PROGETTISTI

Sismica: nuovo “vademecum” per le costruzioni in Liguria Un dettagliato resoconto delle variazioni normative nazionali e regionali, con tutte le indicazioni per affrontare qualunque situazione, secondo la classificazione, la tipologia di intervento, la tipologia costruttiva, la classe d’uso dei manufatti, fino ai diversi “allegati” necessari. Il provvedimento regionale ha recepito le proposte avanzate dagli Ordini e in particolare dalla Froil, la Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria.

Alfonso Russo Commissione Attività Civili Ordine Ingegneri Genova La Regione Liguria ha recepito le novità legislative in materia di gestione dei progetti di opere strutturali da realizzare in zona sismica. Più precisamente le coordinate spazio-temporali di questa azione ci conducono all’Atto n. 812-2020, nella seduta n. 3631 del 5 agosto 2020 su “D.P.R. 380/2001 art. 94-bis c. 2 e c. 5 e l.r. n. 29/1983 art. 5-bis c. 1 lett. c). Approvazione criteri ed indirizzi anche procedurali in materia di interventi strutturali in zone sismiche”. Tutto ciò dopo un percorso che gli Uffici Regionali competenti hanno avviato anche mediante un confronto con i soggetti interessati, in particolare gli Enti delegati all’esercizio delle funzioni in materia sismica e gli Ordini Professionali, che hanno formulato osservazioni e proposte. La Federazione Regionale Ordini degli Ingegneri ha partecipato attivamente agli incontri tecnici ed ha rilevato la disponibilità degli Uffici regionali nel mettere in atto un utile e proficuo confronto per cesellare un documento che tenesse conto della realtà operativa sia progettuale che esecutiva di cantiere. L’atto legislativo si è reso necessario per i recenti aggiornamenti legislativi

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che riguardano il settore: Decreto Legge 18 aprile 2019, n. 32, “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici” (cosiddetto “Decreto Sblocca Cantieri”), convertito in legge con modificazioni dalla Legge 14 giugno 2019, n. 55; Decreto Legge 24 ottobre 2019, n. 123, “Disposizioni urgenti per l’accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici” (cosiddetto “Decreto Sisma”), convertito in legge con modificazioni dalla Legge 12 dicembre 2019, n. 156, ed in particolare l’articolo 94-bis recante la disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche; Decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 30 aprile 2020, “Approvazione delle linee guida per l’individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi di cui all’articolo 94-bis, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all’articolo 93”. Nello specifico, sono stati modificati e integrati i seguenti articoli del D.P.R. 380/2001: art. 59 (Laboratori); art. 65 (Denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica); art. 67 (Collaudo statico); art. 93 (Denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche); art. 94-bis (Disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche), inserito ex-novo dal D.L. 32/2019 e modificato dal D.L. 123/2019. Nello stesso tempo le Linee guida ex art. 94-bis D.P.R. 380/2001 approvate con D.M. 30/04/2020, forniscono solido supporto a definire: modalità procedurali come l’obbligo di trasmissione via PEC allo Sportello Unico sia

della denuncia (deposito del progetto) sia della relazione a strutture ultimate di competenza del Direttore dei Lavori; i criteri per classificare gli interventi secondo la loro “rilevanza” nei confronti della incolumità pubblica. Dagli indirizzi di adeguamento alla nuova normativa, si rileva quanto segue: art. 65 del D.P.R. 380/2001: si va oltre il calcestruzzo armato e precompresso e le strutture metalliche, in quanto viene introdotto l’obbligo di denuncia dei lavori, prima del relativo inizio, per le opere realizzate con materiali e sistemi costruttivi disciplinati dalle norme tecniche in vigore (NTC 2018: c.a., c.a.p., acciaio, acciaio-calcestruzzo, legno, muratura, altri sistemi costruttivi); art. 67 del D.P.R. 380/2001: per gli interventi “privi di rilevanza” e per gli interventi locali/riparazione sulle costruzioni esistenti, il Certificato di Collaudo Statico è sostituito dalla Dichiarazione di Regolare Esecuzione resa dal Direttore dei Lavori, come previsto dai commi 8-bis e 8-ter dell’art. 67 del D.P.R. 380/2001; art. 93 del D.P.R. 380/2001: il comma 5 prevede che per tutti gli interventi la denuncia (preavviso) dei lavori in zona sismica sia valida anche agli effetti della denuncia di cui all’art. 65. Quindi tutti gli interventi sono da classificare come “CA+ZS”, secondo la terminologia nota da tempo; art. 94-bis del D.P.R. 380/2001: viene introdotta la classificazione degli interventi in relazione alla loro “rilevanza” nei confronti della incolumità pubblica: interventi “rilevanti” di cui all’art. 94-bis, c. 1, lett. a) del D.P.R. 380/2001; interventi di “minore rilevanza” di cui all’art. 94-bis, c. 1, lett. b) del D.P.R. 380/2001; interventi “privi di rilevanza” di cui all’art. 94bis, c. 1, lett. c) del D.P.R. 380/2001; varianti di carattere non sostanziale ex art. 93 c. 1 del D.P.R. 380/2001. La classificazione comprende tutti i possibili interventi, in funzione della zona sismica (alta, media o bassa si-

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professione

smicità), della tipologia di intervento (nuova costruzione o intervento sull’esistente), della tipologia costruttiva (usuali tipologie o caratterizzate dalla loro particolare complessità strutturale), della classe d’uso dei manufatti. Si segnala in particolare che la variante si può definire non sostanziale se interviene solo su singole parti o elementi dell’opera, senza produrre concrete modifiche sui parametri che determinano il comportamento statico o dinamico della struttura nel suo complesso, quali ad esempio: il periodo fondamentale T1, il taglio alla base VR, le sollecitazioni massime (M,N,T) sugli elementi strutturali, parametri univocamente identificati e quantificabili. L’autorizzazione sismica non è prevista per le zone a bassa sismicità (zone 3 e 4). Interessante per la formale precisazione in merito, il paragrafo relativo agli interventi non configurabili come sopraelevazione: gli interventi riconducibili alla tipologia di intervento locale o di riparazione ai sensi del paragrafo 8.4.1 NTC 2018 – categoria di “minore rilevanza” ai sensi dell’94-bis c. 1 lett. b) n. 2) del D.P.R. 380/2001; gli interventi che comportino la sola variazione di destinazione d’uso del sottotetto; gli interventi che comportino l’aumento del numero dei piani all’interno di una costruzione esistente ottenuto mantenendone inalterato il volume e la sagoma. In ogni caso il Progettista ha l’obbligo della verifica della sicurezza strutturale e deve giustificare le scelte operate, nell’ambito di quanto previsto dalle

SISMICA: NUOVO “VADEMECUM” PER LE COSTRUZIONI IN LIGURIA

NTC 2018. Relativamente agli interventi non soggetti ad autorizzazione sismica preventiva, cioè gli interventi di “minore rilevanza” e “privi di rilevanza”, il comma 5 dell’articolo 94-bis del D.P.R. 380/2001 consente alle Regioni di istituire controlli, anche con modalità a campione. Per quanto concerne la Regione Liguria, l’art. 7-bis della L.R. 29/1983 prevede già che gli Enti delegati esercitino con metodo a campione sia il controllo dei progetti depositati sia il controllo ispettivo in corso d’opera. La D.G.R. 1664/2013 fornisce, tra l’altro, i criteri per la scelta dei relativi campioni. Sono recepite le novità introdotte nella normativa statale del D.P.R. 380/2001, le linee guida approvate con D.M. 30/04/2020 e le modifiche alla L.R. 29/1983 introdotte con L.R. 29/2019, tra cui l’estensione della delega di funzioni in materia sismica ai Comuni che hanno espressamente manifestato interesse all’esercizio. Un’altra novità che riguarda gli interventi “privi di rilevanza” è costituita dall’obbligo di presentazione di preavviso-denuncia semplificata dei lavori secondo lo specifico modulo, allegato alla D.G.R. N° 812/2020. A maggior dettaglio di quanto elencato nella classificazione degli interventi strutturali, sono presenti i seguenti allegati: Allegato A: Elenco delle costruzioni “usuali” per il contesto regionale ligure. Negli interventi “rilevanti” sono comprese «le nuove costruzioni che si discostino dalle usuali tipologie o che per la loro particolare complessi-

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tà strutturale richiedano più articolate calcolazioni e verifiche, situate nelle località sismiche, ad eccezione di quelle a bassa sismicità (zone 3 e 4)». Allegato B: Elenco degli interventi “privi di rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità per il contesto regionale ligure. Allegato C: Individuazione delle categorie di interventi nei riguardi della pubblica incolumità per il contesto regionale ligure. Allegato D: Riepilogo dei principali adempimenti in materia strutturale per il contesto regionale ligure. Una tabella estremamente chiara che permette di individuare caso per caso gli adempimenti da attuare per ciascuna categoria di intervento. Sia l’allegato A che l’allegato B permettono di identificare con estrema precisione le opere strutturali pertinenti, essendo queste chiaramente esposte mediante parametri oggettivi (tipologia e geometria). In tal modo i soggetti coinvolti (progettisti e funzionari) non hanno elementi di interpretazione che spesso comportano un dispendio di energie progettuali e burocratiche. Gli allegati C e D costituiscono un efficace strumento operativo per individuare il percorso burocratico per ciascun intervento. Richiama alla memoria i vecchi ed utili diagrammi di flusso che la Città Metropolitana di Genova aveva in passato predisposto per capire l’iter istruttorio delle pratiche in materia di strutture in zona sismica. In conclusione si può affermare che il documento ed i relativi allegati, costituiscono una architettura chiara e razionale. Molti interventi che in passato erano da interpretare, ora trovano una collocazione ben specifica nell’ambito della classificazione esposta e dei parametri geometrici e tipologici presenti negli allegati. Tuttavia altre situazioni non inquadrabili si presenteranno nel tempo e saranno oggetto di necessaria interpretazione e di eventuale estensione degli elenchi di opere degli allegati A e B. Sarà quindi sempre essenziale la proficua collaborazione tra gli Enti delegati all’esercizio delle funzioni in materia sismica e gli Ordini Professionali.

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professione EDILIZIA - LE NUMEROSE E SOSTANZIALI NOVITÀ INTRODOTTE DAL DECRETO N. 76/2020

Manutenzione straordinaria: che cosa cambia nel Testo Unico

Raffaele Forte Conduttore seminari “Ingegneria & Condominio” per Ordine Ingegneri Genova Tra le tante novità introdotte dal Decreto Semplificazioni (D.L. 16/07/2020, n. 76, convertito con la Legge 11/09/2020, n. 120) vi è anche la ridefinizione degli interventi di manutenzione straordinaria disciplinati dal Testo unico edilizia al comma 1, lettera b) dell’Art. 3 del DPR 06/06/2001, n. 380, di cui si riporta il testo vigente dal 15 settembre 2020. «Art. 3 (L) - Definizioni degli interventi edilizi (legge 5 agosto 1978, n. 457, art. 31) Comma 1, lettera b) “interventi di manutenzione straordinaria”, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino mutamenti urbanisticamente rilevanti delle destinazioni d’uso implicanti incremento del carico urbanistico. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’ uso. Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono comprese anche le modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio ovvero per l’accesso allo stesso, che non pregiudichino il decoro architettonico dell’edificio, purché l’intervento risulti con-

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forme alla vigente disciplina urbanistica ed edilizia e non abbia ad oggetto immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;» Come recita l’ultimo capoverso, l’ambito di applicazione della manutenzione straordinaria è stato allargato a partire dal 15 settembre 2020 anche alle modifiche ai prospetti degli edifici legittimamente realizzati. Occorre segnalare che tale modifica della definizione della “manutenzione straordinaria” avrà dal punto di vista operativo senz’altro un impatto assai rilevante, in quanto la precedente formulazione del comma 1, lettera c) dell’Art. 10 del DPR 380/2001 annoverava le “modifiche della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti” all’ambito del permesso di costruire. L’orientamento giurisprudenziale, ante D.L. Semplificazioni, è andato sempre nella direzione di ricomprendere la modifica dei prospetti tra gli interventi edilizi abilitabili con lo strumento del permesso di costruire. Si faccia riferimento ad esempio alla recente sentenza del TAR del Lazio n. 7818/2019, la quale sottolineava che «l’apertura di porte e di finestre sul prospetto di un edificio va qualificato – sempre – come intervento di ristrutturazione edilizia comportante modifica dei prospetti, assoggettato (tuttora) al regime del permesso di costruire ex art. 10 primo comma lett. c) del D.P.R. 6 Giugno 2001 n° 380 (…)». In sintesi, affinché l’intervento di modifica dei prospetti possa essere gestito come intervento di manutenzione straordinaria, occorre che le modifiche di progetto rispettino i seguenti presupposti: 1 - devono essere necessarie per mantenere o acquisire l’agibilità dell’edificio o l’accesso allo stesso; 2 - non devono pregiudicare il decoro architettonico dell’edificio; 3 - devono essere conformi alla disciplina urbanistica ed edilizia; 4 - non abbiano ad oggetto immobili tutelati ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al D.Lgs. 42/2004 Con riguardo al primo presupposto, come si riscontra nella “Relazione illustrativa” al decreto legge, il legislatore ha voluto primariamente creare un percorso semplificato per le procedure relative agli adattamenti di immobili a seguito di interventi di frazionamento o di altre opere interne, quali ad esempio la suddivisione di una unità immobiliare in più unità, favorendo così l’aggiunta di finestre o di nuovi accessi dall’esterno. Si ritiene quindi che non sem-

pre sarà possibile procedere con questo strumento per la modifica dei prospetti, in quanto elemento essenziale è il requisito di necessità per “mantenere o acquisire l’agibilità o l’accesso allo stesso”. Un altro caso in cui si ritiene utilizzabile questo strumento di semplificazione riguarda la modifica delle bucature delle finestre di vecchi edifici, tipicamente ante ’67, che ad esempio non rispettino le dimensioni minime del rapporto aero-illuminante (R.A.I.). In questo caso il requisito di necessità sarebbe soddisfatto dall’esigenza di rendere pienamente conforme il R.A.I. dell’edificio alle disposizioni attuali. Per quanto riguarda il secondo presupposto, l’assenza di pregiudizio del decoro architettonico, è un tema che investe sia l’ambito pubblicistico (rispetto del decoro architettonico come dettato dal Regolamento Comunale), sia l’ambito condominiale di natura prettamente civilistica, che tramite il Regolamento Condominiale può imporre limitazioni non allineate all’ambito pubblicistico e generare di conseguenza conflittualità tra le parti. Il terzo presupposto è del tutto pleonastico, in quanto qualsiasi intervento edilizio deve essere conforme alla disciplina edilizia. Con il quarto presupposto vengono esclusi gli immobili tutelati, per i quali bisognerà agire con gli strumenti della ristrutturazione edilizia o con quelli degli interventi di restauro e di risanamento conservativo, qualora assentibili ai fini della modifica dei prospetti. Quali sono dunque i titoli abilitativi necessari per la modifica dei prospetti? Come già accennato, se le modifiche soddisfano tutti i presupposti precedentemente citati, lo strumento per l’ottenimento del titolo edilizio è la Segnalazione Certificata di Inizia Attività (SCIA) cosiddetta “semplice”, come disposto dalla lettera a) dell’art. 22, comma 1, del D.P.R. 380/2001. Qualora invece non ricorrano i suddetti presupposti, le modifiche dei prospetti potrebbero essere ricompresi come: 1 - interventi di ristrutturazione edilizia, cosiddetta “leggera”, per i quali è necessaria la SCIA semplice, come disposto dalla lettera c) dell’art. 22, comma 1, del D.P.R. 380/2001, oppure come 2 - interventi di ristrutturazione edilizia, cosiddetta “pesante”, per i quali nel caso si tratti di immobili tutelati, è necessario il permesso di costruire o la SCIA alternativa, come disposto dalla lettera c), dell’art. 10, comma 1, del D.P.R. 380/2001.

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formazione I TRE WORKSHOP DI ATENA E DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI AL SALONE NAUTICO DI OTTOBRE

NAUTICA: LE NUOVE TECNOLOGIE CHE APRONO LE PORTE AL FUTURO Dalle novità nella costruzione degli scafi in vetroresina con i profili alari che permettono alle imbarcazioni performances una volta impensabili grazie al sollevamento dell’intero scafo sopra il pelo dell’acqua, fino alle nuove norme internazionali per la riduzione delle emissioni inquinanti nei combustibili dei motori di bordo: anche quest’anno tre temi di grande attualità. Felice Lombardo Delegato Attività navali e portuali Ordine Ingegneri Genova Anche quest’anno l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Genova non ha mancato - nonostante le difficili condizioni dovute al Covid - il tradizionale appuntamento con l’ingegneria nautica. Nel salotto del Breitling Theatre messo a disposizione da Fiera di Genova Spa, unico soggetto che nel novero delle Fiere Nautiche mondiali è riuscito, con meritato successo di pubblico, a consentire lo svolgimento della 60a edizione del Salone Nautico di Genova, si sono succeduti i nostri workshops con relatori di primissimo piano. Tre gli appuntamenti, grazie alla tradizionale e consolidata collaborazione con Atena Lombardia (e in particolare col segretario ing. Fausto Corradini e il presidente dott. Bruno Della Loggia) con il rilascio di crediti formativi ai nostri iscritti. Il comune denominatore dei seminari sta nella continua ricerca di soluzioni tecniche e tecnologiche innovative nel settore della nautica che, da un lato, tendono al raggiungimento di altissimi livelli prestazionali delle imbarcazioni e, dall’altro, rappresentano gli strumenti per rispondere alle sfide di “compliance”, alle seve-

rissime norme ecologiche internazionali. Nel primo, del 5 ottobre, dal titolo “Non chiamiamoli gommoni” il tema R&D ha attirato l’attenzione di tutta la platea, con relatori che hanno spiegato ad esempio, nell’ambito dei progressi nella costruzione degli scafi in vetroresina, come oggi sia possibile combinare il concetto tradizionale di gommone tubolare con quello di gommone carenato formando così un ibrido, “il RIB”, in cui il galleggiamento è assicurato in modo preponderante dai tubolari, lasciando alla carena il compito di conferire il giusto assetto e stabilità direzionale con riduzioni in peso di circa il 30% rispetto alle imbarcazioni tradizionali di pari dimensioni geometriche ed ingombri. Nel seminario tecnico del pomeriggio, “Foiling the future” si è dibattuto su come i profili alari predisposti come appendici a scafi sempre più performanti ispirati alle forme dei tursiopi, riescano a conferire loro velocità una volta impensabili grazie al sollevamento pressoché completo dello scafo sopra il pelo dell’acqua. Non solo conoscenza degli sforzi e sollecitazioni sui profili, fasciami, complementi di scafo e velatura, ma anche apparati di controllo automatico in grado di determinare i giusti equilibri per il corretto assetto in ogni condizione

ATENA Lombardia, con il patrocinio di Confindustria Nautica, presenta il seminario

ATENA Lombardia, con il patrocinio di Confindustria Nautica, presenta il seminario

FOILING THE FUTURE

Lunedì 5 ottobre 2020, ore 12.30

Programma

• Apertura lavori – Piero Formenti (ZAR Formenti, VP Confindustria Nautica) • Introduzione – William Breventani (BWA, Presidente Consiglio RIB Confindustria Nautica) • Vincenzo Nappo – Motonautica Vesuviana • Antonio Pane – Salpa • Aldo Drudi - Anvera • Andrea Piccione – Volvo Italia • Alessandro Suardi – Enave

SALONE DI GENOVA, BREITLING THEATRE AREA “SAILING WORLD” 5 OTTOBRE 2020

REGISTRAZIONE PARTECIPANTI

15:00

INTRODUZIONE E APERTURA DEI LAVORI

Simone Bartesaghi – Fluid4Engineering

Andrea Ratti, Politecnico di Milano, Dipartimento di Design

16:20

Luca Filippi – Chubanga Foil 16:40

15:20

INGEGNERIZZAZIONE E COLLAUDO DI APPENDICI STRUTTURALI

15:40

IL RUOLO DEL CONTROLLO IDRAULICO NEL FOILING

Edoardo Bianchi – Persico Marine

Gianni Cariboni – Cariboni Italy 16:00

L’EVOLUZIONE DEI KITE A SOSTENTAMENTO IDRODINAMICO

LA RELAZIONE TRA TECNOLOGIA, PUBBLICO ED EVENTO SPORTIVO. ANTICIPAZIONI SULLA GESTIONE DELLE CHALLENGER’S SELECTION SERIES PRADA CUP

Antonio Vettese – Press Office COR36 Prada Cup 17:00

Dede De Luca – One Sails

Martedì 6 ottobre 2020 – ore 10.30

10.30 Apertura lavori

10.40 Paolo Bertetti, San Lorenzo Spa – “L’impatto delle nuove normative sulla progettazione e sulla realizzazione di uno yacht” 11.00 Andrea Piccione, Volvo Group Italia Spa – “Soluzioni tecnologiche innovative per la compliance alle nuove normative sulle emissioni in atmosfera” 11.20 Francesco Cito - MAN – SCR: Be Ready For The Future 11.40 Daniele Bottino, ABS – Il punto di vista degli Enti di Classifica 12.00 Q&A – Conclusione seminario

CHIUSURA DEI LAVORI

Il seminario è a partecipazione gratuita previa registrazione all’indirizzo: atena.lombardia@gmail.com Saranno disponibili 80 posti in presenza e la possibilità di seguire l’evento in diretta streaming.

LA PROPULSIONE VELICA DI UNA IMBARCAZIONE FOILANTE

2021: NOx addio?

L'abbattimento delle emissioni inquinanti nella nautica da diporto

Salone Nautico di Genova, Sala Forum, Mezzanino Pad. Blu Programma

14:45

Luca Rizzotti, Foiling Week

Breitling Theater, Area Sailing World, Salone Nautico di Genova

meteomarina. I software di simulazione utilizzati nelle fasi di progettazione dei profili consentono di individuare le soglie per il raggiungimento delle condizioni di sviluppo di fenomeni indesiderati quali la cavitazione che, oltre ad abbattere il rendimento idrodinamico, sollecita in maniera indesiderata il materiale erodendone le superfici portanti. L’ultimo workshop, il giorno dopo, “2021: NOX addio”, ha visto declinare da parte dei principali stakeholders presenti, tutte le problematiche, implicazioni ed accorgimenti che gli operatori del mondo della nautica da diporto (e non solo), dovranno affrontare per il rispetto delle normative internazionali (IMO III) volte alla riduzione delle emissione degli NOX residuali dalla combustione dei motori di bordo. Il rispetto di tali restrizioni valide per yacht di lunghezze maggiori di 24 m e superiori a 500 GT dovrà essere garantito a partire dal prossimo 1 gennaio. Come nelle precedenti edizioni, gli atti dei seminari sono a disposizione nell’apposita sezione del sito dell’Ordine degli Ingegneri riservata alla formazione. Nelle prossime pagine “A&B” ha sviluppato e attualizzato un tema per ogni convegno, grazie ai contributi in esclusiva dei relatori.

Il seminario è gratuito per i Soci ATENA e per tutti coloro che desiderano presenziare. È necessario confermare la propria iscrizione inviando un’e-mail con nome, cognome e n. di cellulare all’indirizzo: atena.lombardia@gmail.com È previsto il riconoscimento dei crediti formativi (CFP) da parte dell’Ordine Ingegneri di Genova, che ha valutato anticipatamente i contenuti formativi professionali del seminario.

Il seminario è gratuito per i Soci ATENA e per tutti coloro che desiderano presenziare. Per ragioni organizzative è necessaria l'iscrizione inviando un’e-mail all’indirizzo: atena.lombardia@gmail.com È previsto il riconoscimento dei crediti formativi (CFP) da parte dell’Ordine Ingegneri di Genova, che ha valutato anticipatamente i contenuti formativi professionali del seminario.

MYD

MASTER IN

YACHT DESIGN

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formazione FOILING THE FUTURE - INGEGNERE ALLA “PERSICO MARINE” E VELISTA OLIMPIONICO

Edo, il mago di “Luna Rossa” e il sogno delle barche volanti Intervista all’ing. Bianchi, relatore al Nautico sul tema dell’evoluzione dei foils. Iscritto all’Ordine di Genova, famoso nel mondo dello sport, precursore della nuova generazione di imbarcazioni che ha sviluppato potenza e velocità grazie alle “ali” che hanno cambiato la navigazione sportiva, è anche il costruttore delle ultime due barche per l’America’s Cup classe AC75. Gianfranco Sansalone Edoardo Bianchi si definisce «marinaio, ingegnere, imprenditore ed esperto di compositi», con una «voglia di crescere e scoprire più forte che mai: cerco nuove esperienze in cui valorizzerò al meglio le mie capacità». Ma Edoardo, Edo per gli amici e i fans, è molto, molto di più. Nato a Varese, due figli, residente in provincia di Bergamo, iscritto all’Ordine degli Ingegneri di Genova dal 2014, è uno dei nomi più noti del mondo della nautica. Per il suo passato sportivo: ha cominciato a veleggiare a 8 anni con suo padre in equipaggio sulla Classe Star e dal 2008 al 2017 ha partecipato a moltissime regate vincendone diverse e vantando il titolo di velista olimpionico ad Atene nel 2004 e Pechino 2008 classe Tornado, con la quale ha detenuto il titolo di campione italiano per i due quadrienni e ricevendo la medaglia al valore atletico. Per il suo presente di progettista e manager: alla Persico Marine, considerato il massimo esperto di foils, le “ali” che fanno “volare” barche e catamarani sull’acqua. Argomento quest’ultimo, che ha affrontato al convegno “Following the Future”, organizzato da Atena con la collaborazione dell’Ordine degli Ingegneri genovese al Salone Nautico il 5 ottobre scorso. Edo, ancora, è conosciuto come padre delle ultime due Luna Rossa classe AC75. All’inaugurazione della prima, nel 2019, emozionato, disse: «Questa l’ho fatta io.

Due settimane fa è nato il mio secondo figlio, Tobia, e questa è la mia terza figlia. Quello che ti viene male è che la costruisci, ci perdi dodici mesi di vita e poi la devi subito dare in mano al team. Ma stiamo già guardando a barca due. Sarà pronta per la Coppa America del 2021: sarà tutta tecnologica, un lavoro di squadra fra chi ha disegnato, progettato, costruito e poi chi ci navigherà sopra». Ora siamo alla vigilia della 36a American’s Cup, che vedrà incrociare le vele il defender Emirates Team New Zealand e i tre sfidanti Luna Rossa Prada Pirelli, Ineos UK e American L’ing. Edoardo Bianchi, di Persico Marine Magic. Il 17-20 dicembre inizio progettata per essere efficiente alla fluidocon la Prada America’s Cup World Series dinamica per generare meno resistenza al Auckland e la Prada Christmas Race. vento, e in acqua ci ritroviamo con pochi Quindi la Prada Cup, la Challenger metri quadri di superficie bagnata. QueSelection Series: Round Robin dal 15 al ste imbarcazioni riescono così a generare 24 gennaio 2021. Le Semifinali dal 29 velocità tre volte superiori alla velocità del gennaio al 2 febbraio e la Finale dal 13 al vento reale (TWS)». 22 febbraio. Il vincitore della Prada Cup Edoardo, i foils sono la tua specialità. Hai incontrerà Emirates Team New Zealand, cominciato presto ad occupartene, una nel match per la 36a America’s Cup dal passione… 6 marzo 2021 fino al massimo al 21 Alla base del progetto per la mia tesi di dello stesso mese. Per gli appassionati, laurea magistrale, il Whites Dragons, c’eesclusive su Rai 2 e Sky Sport. Durante rano essenzialmente tre elementi: il mio la prima serie, 17-20 dicembre, Mr Bianessere un velista olimpionico, quindi conchi, è commentatore in studio su Rai-2. scio delle dinamiche dell’andare e stare Anche quest’anno l’elemento spettacolare in barca; il desiderio di “andare oltre”, e saranno prosoprattutto “più velocemente”; e infine gli prio i foils, studi e la conoscenza tecnica della male grandi apteria, che mi consentivano di dare fondapendici che mento scientifico ai risultati. Ne è derivato spuntano un catamarano foiling ad ala secante, le dagli scafi e cui velocità elevate derivano dall’aver diche «generaminuito la resistenza d’onda, sollevando no portanza gli scafi dall’acqua e giocando con fluidi fino al loro diversi, cioè non più solo con l’acqua ma sollevamento anche con l’aria. fuori dall’acNon è stato facile portare l’attenzione del qua, permondo dei grandi della vela su questa inmettendogli novazione: il foil ad ala secante in effetti di generare ha svelato il suo enorme potenziale e la velocità di sua spettacolarità nella scorsa America’s 40-50 nodi. Cup giocata sui catamarani, ma oggi moPerché l’imstra il suo carattere dirompente anche sui ba rcazione monoscafi della Vendée Globe, e questa ormai viene America’s Cup promette anch’essa grande studiata e spettacolo. È inoltre vero che in generale

La sala al convegno nel Nautico di Genova (ph Aba News / Mimmo Giordano)

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formazione il foil ha acquisito negli ultimi anni sempre più importanza, come dimostra, ad esempio, il crescere e consolidarsi della classe Moth, o l’evoluzione di tavole da surf e kitesurf in foiling surf e foiling kitesurf, capaci di prestazioni spettacolari (e molto divertenti). In questo senso possiamo leggere per il foil un futuro non più solo per pochi, ma per tutti. Al contrario del boom degli anni Sessanta, quando non hanno però retto i materiali e i processi costruttivi. Tornando all’American’s Cup, in che cosa consiste l’evoluzione tecnologica delle cosiddette “barche 2”? Sarà la prima volta al mondo che si vedranno volare sull’acqua imbarcazioni a vela monoscafo di 75 piedi (fino alla scorsa edizione, con queste caratteristiche si vedevano solo i multiscafi). Io li chiamo monomarani, perché da come sono strutturati riprendono i concetti di un trimarano con la caratteristica di avere un unico scafo centrale. Inoltre ci sono due bracci, gli arms, che portano i foils a 4 metri e mezzo dallo scafo centrale, e questo genera la potenza che permette di raggiungere performances ancora più elevate (aumento del righting moment). Inoltre, per quanto riguarda l’albero, la grande differenza è che siamo passati da un’ala rigida a un wingnast con doppia randa. Immagino che rispetto alle tue gare olimpiche di Atene e Pechino, siano mondi non paragonabili. Si può parlare di “rivoluzione”? In un certo senso si. In questi anni il foil si è evoluto sia per il design e la progettazione, sia dal punto di vista costruttivo e di performance. Basti pensare al peso: un foil di prima generazione andava intorno ai 130 chili, oggi parliamo di 250 chili di carbonio, con dimensioni quasi raddoppiate. L’anima centrale del foil, lo stock, è un monolitico di carbonio, che rappresenta la

EDO, IL MAGO DI “LUNA ROSSA” E IL SOGNO DELLE BARCHE VOLANTI

“Luna Rossa” Pirelli Prada American’s Cup 2021

struttura. La quale viene realizzata con la stesura di strati di carbonio (3 decimi di millimetro di spessore) dentro uno stampo femmina. Per raggiungere gli spessori necessari, di 100-120 millimetri, occorrono circa 400 laminati stesi a mano. Questi strati, o “pelli”, vengono polimerizzati in diverse cotture in autoclave. Una volta polimerizzato questo grezzo di carbonio, per garantire la geometria del profilo “perfetta”, viene rifinito e lavorato con frese a cinque assi. Per realizzare un foil sono necessari generalmente 12-15 settimane. Vederlo è un conto, ma dal punto di vista ingegneristico, come si compone? Noi dividiamo la struttura del foil in due aree: l’arm, il braccio, che dalla carena la

Bianchi alle Olimpiadi di Pechino nel 2008

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porta all’esterno, e serve per trasferire i carichi dall’appendice in acqua alla barca; e il foil, l’ala immersa, che con un sistema di flap genera portanza e permette all’imbarcazione di volare. Il sistema è uguale a quello dell’ala di un aereo. Parliamo di futuro. I tuoi sogni c’erano già nella tua tesi di laurea e si sono realizzati. Sei stato un anticipatore e i risultati sono venuti. Il tuo sogno di oggi qual è? Vedere queste tecnologie applicate al più presto possibile sulle imbarcazioni private. In fondo stiamo parlando dell’ottimizzazione dell’energia, e con questo della possibilità di aumentare la velocità e di ridurre i consumi nel rispetto dell’ambiente. Un esempio? Si pensi ai motoscafi e a quanto carburante utilizzano. CHI È Trentacinque anni, Edoardo Bianchi, ingegnere navale nel 2010 e ingegnere nautico con 110 e lode - triennale al dipartimento della Spezia e magistrale a Genova - è imprenditore, manager, progettista, atleta e due volte velista olimpionico. Dopo la laurea in ingegneria navale, nel 2010 si laurea in ingegneria nautica a Genova con una tesi sperimentale che diventa il “Whites Dragons”, un catamarano con foil ad ala secante - esempio della sua visionarietà - che già nel 2010 prometteva di rivoluzionare il modo di andare in barca. Nel 2011 apre un’azienda di composito, ma il richiamo del mondo racing, con le sue sfide e l’altissimo tasso di innovazione e tecnologia, lo porta alla Persico Marine dove riveste importanti ruoli sia nell’organizzazione di nuovi reparti aziendali, sia come leader di commesse di Coppa America per Landrover Bar (35th America’s Cup) e Luna Rossa Prada Pirelli (36th America’s Cup).

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formazione NON CHIAMATELI GOMMONI - ENAVE E LA “MARCATURA CE PER LE UNITÀ RIB”

Cosa impongono le norme per i “Rigid Inflatable Boat” Nell’applicazione della normativa e degli standard, la conoscenza del prodotto fa la differenza e rende più liberi progettisti e costruttori di utilizzare tutti gli spazi e le opportunità che sono consentiti per caratterizzare e rendere più attraenti le proprie offerte.

Alessandro Suardi Responsabile della struttura di Valutazione ENAVE Già dal 1998, quando è entrata in vigore la Direttiva 94/25/CE, le unità da diporto sono rientrate nella logica della tutela dei consumatori e dell’ambiente promossa dalla Comunità Europea. Per questo, la già citata Direttiva ha fissato degli obiettivi minimi di prestazione - chiamati Requisiti Essenziali - per determinare le caratteristiche minime che le unità da diporto debbono rispettare. Un emendamento nel 2003 e una totale riscrittura con la Direttiva 2013/53/ UE hanno portato ad assumere l’assetto normativo attuale. Le Direttive, comunque, sono uno strumento legale e non tecnico e per la loro applicazione sono a disposizione dei set di standard internazionali, le norme ISO per esempio, che guidano i progettisti e i costruttori nel soddisfacimento dei Requisiti Essenziali. I prodotti, dal canto loro, hanno però subito evoluzioni incredibili e come sempre la legislazione ha cercato di seguire questo cambiamento. Nell’ambito della nautica da diporto il prodotto che ha visto stravolgersi i suoi paradigmi, accanto alla produzione tradizionale, è sicuramente quello del RIB, comunemente chiamati “gommoni”. Ormai questo segmento presenta da piccole unità arrotolabili e idonee a trovare posto in un gavone, i “tender” di imbarcazioni medie, a maxi-unità autonome di più di 20 metri. L’adattamento degli standard ha portato a suddividere lo standard relativo ai RIB (o Rhib, Rigid Hull Inflatable Boat) in 4 parti. Questa suddivisione è funzionale a definire diversi profili operativi ma per meglio definire dei parametri tecnici che ogni singola

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tipologia di battelli deve soddisfare, esistono diversi tipi, ovvero TYPE, che sono descritte nelle norme ISO 6185-1, ISO 6185-2, ISO 6185-3 e ISO 6185-4. Inoltre, le unità squisitamente concepite per essere “tender to” cioè unità di appoggio a unità medie, trovano normati i test a cui vanno sottoposti i battelli per resistere a urti dovuti a cadute durante il sollevamento e varo dall’unità madre. Test che non avrebbero senso in unità maggiori, La sala al convegno “Non chiamiamoli gommoni” alla Fiera di Genova destinate ad essere considerate (ph Aba News / Mimmo Giordano) di propulsione, ha incontrato una lunga serie autonome. Anche le Categorie di di casi e ha maturato una ricca esperienza a Progettazione influiscono molto sui requisiti riguardo, per fare in modo di valorizzare le e sulle prestazioni. La categoria B, per soluzioni tecniche proposte dai cantieri coesempio, impone che un’imbarcazione da struttori sempre rispettando appieno la nordiporto sia progettata per una forza del vento mativa. Dai piccoli tender a unità di oltre 15 fino a 8 (34–40 nodi) compreso, e un’altezza metri, entrobordo, fuoribordo, con eliche di d’onda significativa fino a 4 metri, compresi. superficie…i nostri clienti hanno saputo metSono condizioni assolutamente severe per terci di fronte a sfide sempre più importanti un gommone dell’immaginario collettivo, anche dal lato dei materiali di costruzione ma non impensabili per RIB che possono spaziando dalla vetroresina, al carbonio all’alraggiungere e superare i 20 metri ed essere luminio. Questo particolare segmento di mercostruiti anche in carbonio e montando cato, quindi, pone progettisti, cantieri ed Enti motorizzazioni degne di unità tradizionali di di Certificazione come ENAVE davanti ad un pari dimensione. Infatti dal Type VII in avanti, continuo studio e aggiornamento per fornire in altre parole le ISO che riguardano unità all’utenza nautica prodotti innovativi, versatili, che sono concepite per essere autonome sicuri per l’utenza e rispettosi dell’ambiente e nella navigazione e non dipendenti da una la spinta al rinnovamento e all’innovazione unità-madre, per la stabilità sono chiamate che la categoria RIB sa garantire sicuramente in causa le parti competenti della ISO 12217 caratterizzerà il panorama nautico ancora per (ISO 12217-1 oltre 6 m, ISO 12217-3 fino molti anni con sviluppi su materiali, motoriza 6m) per verificare che le caratteristiche zazioni e modalità di utilizzo. siano almeno pari a quelle costruite con scafo completamente rigido. CHI È Nell’applicazione della normativa e degli Bergamasco di origine, classe 1981, Alesstandard, però, la conoscenza del prodotto sandro Suardi in ENAVE dirige lo staff della fa la differenza e rende più liberi progettisti valutazione tecnica e completezza formae costruttori di utilizzare tutti gli spazi e le della documentazione per le marcature le opportunità che sono consentiti per CE, fornisce supporto tecnico e normativo a caratterizzare e rendere più attraente il proprio tutta la rete nazionale ed internazionale dei prodotto. Nella stessa misurazione della tecnici operativi e si occupa dello sviluppo lunghezza, per esempio, è necessario tenere commerciale dei servizi. Dopo il Collegio Naconto degli standard sia generali che specifici vale “Francesco Morosini” di Venezia, dove del prodotto e la definizione di appendice coltiva il suo amore per le barche e la navigapuò rendere necessari approfondimenti e zione a vela, si laurea in Ingegneria Navale a aggiustamenti che determinano o meno Trieste, specializzandosi nella progettazione l’applicazione di un requisito tecnico con delle unità da diporto a vela per navigazioevidenti costi di progettazione, realizzazione ne d’altura e a lungo raggio e nel frattempo e test. continua la sua attività velica come istruttore L’ENAVE, Ente Navale Europeo, nella sua per il conseguimento della patente nautica normale operatività di Organismo Notificato alla Comunità Europea per la Valutazione di e skipper esperto; tiene corsi di vela sia per Conformità relativa alla Marcatura CE di unità adulti che per bambini e ragazzi avviandoli da diporto e loro componenti, oltre ai motori alla passione per il mare. Ordine Ingegneri Genova / ottobre-dicembre 2020 / n° 4


formazione 2021: NOX ADDIO? - “IMPATTO DELLE NUOVE NORMATIVE SU PROGETTAZIONE E REALIZZAZIONE DI UNO YACHT”

Soluzioni ed effetti per “l’ora X” verso il green Dall’1 gennaio 2021 entreranno in vigore le norme IMO che ridurranno sensibilmente i limiti di emissioni inquinanti per imbarcazioni tra 24m e 500GT, con obblighi severi per i costruttori, superabili solo con l’impiego di catalizzatori SCR. Le esigenze di compattezza e le elevate potenze specifiche tipiche dei propulsori nautici richiedono lo sviluppo di soluzioni molto sofisticate per un business che per le case costruttrici risulta spesso marginale.

Paolo Bertetti Vice Presidente Sanlorenzo Spa La normativa IMO sulle emissioni di NOx che entrerà in vigore il 1° Gennaio 2021 per gli yacht tra 24m e 500GT creerà non pochi grattacapi ai progettisti di yacht e ai cantieri nautici, in quanto il rispetto dei limiti è oggi possibile solo con l’impiego di catalizzatori SCR. Le principali problematiche per i progettisti legate all’adozione dei catalizzatori riguardano: ingombri degli SCR sovente non compatibili con altezza e lunghezza sala macchine; importante aggravio di peso dovuto ai catalizzatori con relativa impiantistica e all’urea (AD Blue) che viene iniettata nel catalizzatore; peggioramento della ventilazione in sala macchine a causa dell’elevato sviluppo di calore e dell’ostruzione passaggio aria; incremento della rumorosità rispetto a silenziatori convenzionali di pari volume (in quanto non è possibile utilizzare materiali fono assorbenti all’interno dell’SCR); aumento consumi ed emissioni GHG rispetto a yacht con motori IMO Tier II; riduzione spazi di accesso e per manutenzione in sala macchine. La nuova normativa comporta problemi anche per i costruttori di motori destinati ad impiego nautico, in quanto le modifiche da introdurre non si limitano alla sola aggiunta del catalizzatore o all’utilizzo di soluzioni già sviluppate per altri campi applicativi (trasporto su strada, ferroviario, industriale). In realtà le esigenze di compattezza e le elevate potenze specifiche tipiche dei

propulsori nautici richiedono lo sviluppo di soluzioni molto sofisticate per un business che per le case costruttrici risulta sovente marginale. Ne conseguono grosse difficoltà a giustificare gli elevati investimenti necessari per lo sviluppo di soluzioni ad hoc ed una bassa priorità per progettisti e sperimentatori. I risultati derivanti da questa situazione sono evidenti e aggiungono ulteriori criticità ai cantieri: all’entrata in vigore della normativa (gennaio 2021) la maggior parte dei motoristi non avrà ancora fornito ai cantieri i prototipi dei sistemi SCR per i motori con potenze più elevate; in mancanza dei prototipi dei sistemi SCR, i Cantieri non sono in grado di validare le applicazioni con test in navigazione in anticipo sull’introduzione in serie. Anche per gli utilizzatori gli effetti non saranno trascurabili: 1) difficoltà di reperimento di Urea, che risulterà particolarmente penalizzante per i motori che non hanno possibilità di disattivare l’iniezione dell’Urea nelle zone di navigazione dove non si applica la normativa. 2) Difficoltà di smaltimento dell’urea deteriorata (il problema dell’invecchiamento è legato all’esposizione prolungata a temperature >35-40°C o al deterioramento fisiologico quando rimane a lungo nel serbatoio). 3) Rumorosità prolungata in pozzetto, dopo spegnimento motore, per la necessità di tenere attiva a lungo la ventilazione sala macchine dovendo raffreddare i catalizzatori che hanno una grossa massa termica. 4) Possibili malfunzionamenti o danneggiamenti del catalizzatore in caso di utilizzo prolungato a basso carico motore con successivi shock termici. 5) Rischi di danneggiamento dell’SCR se non si utilizza gasolio a basso tenore di zolfo. In sostanza il legislatore impone alla nautica di uniformarsi alla normativa nata per le grandi navi senza curarsi che le soluzioni oggi disponibili, ottime per le navi, mal si adattino all’impiego sugli yacht. Una scelta intelligente dal punto di vista ambientale avrebbe dovuto considerate altri criteri per ridurre le emissioni dello yacht: ragionare in termini di emissioni aggregate (GHG + NOx); agire in base all’effetto delle emissioni riferito alla zona di emissione; conteggiare le emissioni complessive (fase di costruzione + utilizzo + fine vita); considerare l’influenza fondamentale di peso e velocità effettiva degli yacht. Non avendolo fatto, l’adozione forzata dell’u-

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nica soluzione finora sviluppata (SCR) comporterà trascurabili effetti di riduzione NOx in banchina e in navigazione sotto costa (dove NOx è dannosa per l’essere umano) a fronte dell’aumento delle emissioni di CO2 durante tutta la vita operativa dello yacht (causata dall’aumento del dislocamento). In questa situazione poco sensata dal punto di vista ambientale, i cantieri stanno sviluppando altre soluzioni più efficaci per ridurre le emissioni complessive dello yacht, che potranno essere implementale nel medio termine: soluzioni ibride che consentano la navigazione in modalità elettrica, partendo da banchina e per la prima fascia costiera (per avere effettivamente zero NOx); sistemi abbattimento NOx su by-pass per motori diesel conformi a normativa IMO Tier II (che garantiscono minor consumo e minori emissioni CO2 rispetto ai motori conformi ad IMO TierIII); soluzioni di accumulo con batterie al litio che consentano l’utilizzo dello yacht in modalità ‘’zero emissioni’’ all’ancora; utilizzo combustibili ricavati da fonti rinnovabili (CO2 neutral); rivisitazione della potenza degli apparati propulsivi sulla base dell’effettive velocità di utilizzo (meno potenza, meno peso, carene ottimizzate per velocità massime 20-22 nodi). In conclusione gli sforzi dei cantieri per ridurre le emissioni degli yacht non si devono fermare con l’entrata in vigore della normativa IMO NOx TierIII ma anzi devono intensificarsi affinché si arrivi presto a soluzioni realmente efficaci. CHI È Laureato al Politecnico di Torino Ingegnere meccanico con specializzazione in ingegneria automobilistica, l’ing. Paolo Bertetti da maggio 2019 è Vice Presidente R&D e QSM presso la Sanlorenzo Spa, dopo quattro anni di vice presidenza e una carriera che nell’azienda l’ha visto Vicepresidente design e innovazione del prodotto nella Divisione Superyacht (2016-2017), Global Project Manager e membro del Cda di Hainan Sundiro-Sanlorenzo Yacht Manufacturing (2013-2015), direttore operativo di Sanlorenzo Yacht (2008-2013), Direttore del Sistema Qualità di Azimut Yachts (2000-2008), Direttore progettazione e sviluppo del prodotto - Divisione Automotive - Car Wheels presso SKF Group (19812000).

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qui ordine SPORTELLO INARCASSA - INIZIATIVE, NEWS E RISPOSTE AGLI ISCRITTI

L’attività della Fondazione dal Bilancio ai sussidi Covid Gianluigi Calzetta

Fiduciario Inarcassa Ordine Ingegneri Genova Cell. 335.242973 gianluigi.calzetta@gmail.com gianluigi.calzetta@ingpec.eu

OK dai Ministeri vigilanti, al via l’impiego dei 100 milioni Lo scorso 29 ottobre i Ministeri vigilanti hanno approvato le deliberazioni assunte dal Comitato Nazionale dei Delegati di Inarcassa nella seduta dell’11-12 maggio 2020, varando l’impiego dello stanziamento di 100 milioni di Euro a sostegno degli architetti e ingegneri iscritti, danneggiati dall’emergenza Coronavirus. *** Finanziamenti con contributo in conto interessi, al 100% a carico di Inarcassa Dall’11 novembre sono aperti i finanziamenti con contributo in conto interessi, al 100% a carico di Inarcassa, fino a 50.000 euro, da restituire in un massimo di 6 anni. Il servizio, rifinanziato nell’ambito dei 100 milioni varati dai ministeri, è stato affidato a Banca Intesa Sanpaolo ed è stato integrato con la costituzione di un fondo di garanzia, cui potranno accedere gli iscritti regolari senza merito di credito. Importante novità è costituita dall’apertura ai prestiti, nei limiti di condizioni stabilite, anche agli iscritti irregolari. Inarcassa si prefigge lo scopo di garantire agli iscritti la liquidità necessaria a fronteggiare la situazione di disagio straordinaria collegata alla grave emergenza sanitaria nazionale causata dal COVID-19, tramite l’erogazione di finanziamenti con contributo in conto interessi. Il finanziamento può essere concesso per qualsiasi esigenza di liquidità nello svolgimento dell’attività professionale connessa all’attuale stato di crisi, per l’anticipazione dei costi da sostenere per progetti e interventi da effettuarsi a fronte di committenze di uno o più incarichi professionali, per l’acquisto di immobilizzazioni materiali ed immateriali necessarie allo svolgimento dell’attività professionale. A sostegno dell’operazione verrà acquisita preferibilmente la garanzia del Fondo Centrale di Garanzia cui alla L. 662/1996 e s.m.i., o, qualora non sia possibile acquisire per qualsiasi motivo tale garanzia, quella del Fondo di Garanzia Inarcassa, riservata esclusivamente ai liberi professionisti in regola con il rilascio del certificato di regolarità contributiva come specificato di seguito. La banca potrà richiedere ulteriori garanzie reali o personali ritenute, caso per caso, più idonee. Il beneficio previsto dal bando è cumulabile con eventuali finanziamenti precedentemente concessi all’iscritto, ad esclusioni di quelli già concessi da Inarcassa per la situazione di disagio straordinaria collegata alla grave emergenza sanitaria nazionale causata da COVID-19. Per accedere al finanziamento agevolato i richiedenti, alla data della domanda, devono essere iscritti ad Inarcassa, essere in regola per il rilascio del certificato di regolarità contributiva ovvero, in caso di irregolarità, l’importo del debito scaduto verso Inarcassa per contributi e oneri accessori non deve essere superiore a 33.333 euro, essere registrati a “Inarcassa on line”. Per approfondimenti vedere il sito ufficiale di Inarcassa: www.inarcassa.it *** Sussidi per contagio COVID 19 Sono aperte dal 5 novembre, su Inarcassa On Line, le richieste di sussidio per contagio dal virus, con l’integrazione – tra i beneficiari – di coloro che sono risultati affetti da sospetto Covid-19 senza ricovero e abbiano sospeso le attività professionali. La nuova prestazione è destinata ai soli iscritti e pensionati iscritti, con esclusione dei soggetti asintomatici. Per approfondimenti vedere il sito ufficiale di Inarcassa: www.inarcassa.it *** Indennità una tantum a iscritti titolari di pensione di invalidità e ai superstiti Nell’ambito dello stanziamento straordinario per le misure di assistenza agli associati, Inarcassa erogherà i bonus per i mesi di marzo, aprile e maggio 2020 agli iscritti titolari di pensione di invalidità ed indiretta ai superstiti, esclusi dai provvedimenti governativi, alle stesse condizioni previste dal decreto interministeriale del 28 marzo 2020, in attuazione dell’art. 44 del “Decreto cura Italia”. Per approfondimenti vedere il sito ufficiale di Inarcassa: www.inarcassa.it *** Bilancio di previsione 2021 Il Comitato Nazionale dei Delegati, nell’adunanza del 26 e 27 novembre, ha approvato il bilancio di previsione del budget 2021, che stima per il prossimo anno 2021 un flusso di entrate contributive al di sopra di 1 miliardo di euro

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qui ordine

L’ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE DAL BILANCIO AI SUSSIDI COVID

e un avanzo economico di circa 352 milioni, nonostante l’impatto negativo della crisi epidemiologica da Covid-19. Grazie al costante puntuale monitoraggio degli eventi finanziari ed alle azioni messe in atto per contenere i rischi sul portafoglio, il patrimonio investibile a valori correnti di mercato di Inarcassa a fine ottobre 2020 si è mantenuto sopra gli 11 miliardi di euro. Sul risultato del 2020 incidono le misure straordinarie adottate, in piena pandemia, per prestazioni assistenziali con un ammontare di 100 milioni di euro, che si sono aggiunti agli 8 milioni stanziati nel corso della prima fase emergenziale. Pesa altresì l’impegno di circa 224 milioni di euro, anticipati per consentire la tempestiva corresponsione agli associati dei bonus governativi di marzo, aprile e maggio, anche se in gran parte rimborsati. «L’emergenza che stiamo vivendo - ha dichiarato il Presidente di Inarcassa Giuseppe Santoro - ha acuito i temi sui quali la libera professione dibatte oramai da anni: tra questi, inevitabilmente, la rivoluzione digitale e la trasformazione del mondo del lavoro, la bassa crescita strutturale, il calo reddituale, il gap generazionale e di genere. L’esigenza di misure a tutela della professione, adeguate e lungimiranti è ormai improcrastinabile». *** L’agenda del nuovo Consiglio direttivo della Fondazione Inarcassa Il Consiglio della Fondazione Inarcassa, insediatosi il 3 novembre scorso, ha messo in campo le basi per avviare una ampia interlocuzione con le Istituzioni a sostegno e tutela della categoria degli architetti e ingegneri liberi professionisti. Equo compenso, una testa un lavoro, incentivazione dei bonus fiscali per interventi di efficientamento energetico e riduzione del rischio sismico, restano, in continuità con il precedente Consiglio direttivo, i punti centrali dell’agenda politica della Fondazione. *** Equo compenso Il Consiglio direttivo della Fondazione si propone di definire alcuni incontri con i parlamentari che hanno mostrato attenzione su questo tema. L’obiettivo è portare all’attenzione del legislatore nazionale la necessità, come richiesta dai professionisti dell’area tecnica, di andare oltre i contorni di una legge di principio, già definita nel c.d. decreto fiscale all’art. 19-quaterdecies della legge 4 dicembre 2017, n. 172, per giungere ad una legge che vieti, nel settore pubblico e privato, gli affidamenti di incarichi professionali con compensi non adeguati e non calcolati sulla base del DM “Parametri”. *** Doppio lavoro, declinato secondo la logica una testa un lavoro Fondazione Inarcassa ha avviato una solida interlocuzione con il ministero della Pubblica Amministrazione. Il nuovo Consiglio intende proseguire il confronto riavviato solo poche settimane fa con la ministra Dadone e, allo stesso tempo, vorrà farsi promotore di una proposta che coinvolga direttamente il Parlamento. *** Superbonus 110% È il tema su cui Fondazione Inarcassa ha dedicato massima attenzione negli ultimi mesi. Il nuovo Consiglio direttivo proporrà nelle sedi opportune la necessità di prorogare i termini di fruizione degli incentivi fiscali e l’opportunità di estendere la detrazione alla classificazione e verifica sismica degli immobili, anche nel caso non segua l’effettiva esecuzione delle opere.

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qui ordine IL RICORDO - L’IMMATURA SCOMPARSA DEL PROF. GIOVANNI SOLARI

Ciao “Signore del Vento” Pubblichiamo integralmente il commosso saluto che uno dei suoi colleghi e amici più cari gli ha rivolto dal sito dell’Ateneo genovese “Uni.Ge.Life”, con il ricordo della personalità e del prestigio del grande scienziato, ordinario di Tecnica delle Costruzioni alla Scuola Politecnica, che aveva collaborato più volte con “A&B” destando grande interesse per la sua enorme preparazione e capacità di comunicazione. E alcuni ricordi inediti disegnano una figura di grande sensibilità umana e sentimentale.

Giorni or sono la notizia della scomparsa di Giovanni Solari, 67 anni, ordinario di Tecnica delle Costruzioni alla Scuola Politecnica, ci ha raggiunti e lasciati attoniti. Era malato da tempo ma la pandemia ci ha fatto dimenticare altri mali che sono stati messi in secondo piano seppure letali e diffusi, e così, senza clamore, Giovanni ci ha lasciati con la sua solita ed innata signorilità. Nei momenti subito dopo la triste notizia ho provato a scrivere qualcosa per ricordarlo ma non ci sono riuscito, non trovavo parole consone alle emozioni che provavo. Qualche giorno dopo grazie ad un mio giovane collega ho trovato un filmato bellissimo di Giovanni (Il padre dell’ingegneria eolica Giovanni Solari, TEDxGenova, https:// www.youtube.com/watch?v=BUCny0rHC8E) e l’ho condiviso con tutti Voi colleghi e amici di Genua-All. Il video mostra, senza tema di smentita, chi era davvero Giovanni Solari il “Signore del vento” come lo chiamavo io quando lo incontravo nei corridoi di Villa Cambiaso

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noscere il Signore del vento perché era un grande uomo davvero e tutti lo devono conoscere: «confesso che non sapevo, fino a pochi giorni fa, chi fosse Solari: sapevo che avete una galleria del vento, ma niente di più. Ho appena visto il video, e non ne ho perso un secondo. Ti ringrazio per avermi regalato 16 minuti di vera emozione». Non voglio aggiungere molto, non voglio ricordare i premi che ha vinto, la ricerca top di Giovanni, altri lo hanno già fatto. Vi lascio s o l o u n paio d i

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ph Aba News / Mimmo Giordano

Aristide Massardo Consigliere Ordine Ingegneri Genova Ordinario di Sistemi per l’energia Scuola Politecnica Unige

dove entrambi siamo prima stati studenti, poi ricercatori e professori, anzi Baroni. Lui rideva quando parafrasando Totò gli dicevo “io Barone lo nacqui” prendendoci in giro per quello che altri, sbagliando, pensano di noi. Di chi ha dedicato la vita alla ricerca, a far crescere i giovani, a diffondere il nome della propria Università nel mondo, chi ha usato numerosissime domeniche sottratte alla famiglia per viaggiare ed essere in qualche posto nel mondo pronto al lavoro il lunedì mattina. Già...Giovanni o lo vedevo in villa Cambiaso di corsa o in aeroporti in giro per il mondo. Lui viaggiava moltissimo: Cina, Uruguay, Canada e il resto del mondo ed aveva sempre un sorriso per me quando mi incontrava e trovava sempre un attimo per raccontarmi le sue avventure, i suoi riconoscimenti, i suoi progetti. Il video ha suscitato molte reazioni in particolare nel personale e nei docenti di altre Scuole: molti non lo conoscevano, purtroppo, ma il messaggio di una collega (che abbracc i o ) già in Senato con me ai tempi della riforma 240, mi ha fatto capire quanto fosse nec e s s a rio insis tere a fare co-


qui ordine

CIAO “SIGNORE DEL VENTO”

aneddoti personali che ho vissuto con lui mai divulgati e che aggiungono al ricercatore, secondo il mio modestissimo parere, un grande tratto umano. Nel 2015, ci siamo trovati a presentare ognuno di noi una proposta all’ERC per un Advanced Grant nello stesso Panel PE08. Quando scoprimmo che eravamo entrambi in gara ebbi la netta sensazione che non avrei vinto vista la sua rinomanza e bravura, ma ormai si giocava. Passammo entrambi il difficilissimo step 1 e subito dopo lui venne in presidenza della Politecnica a farmi gli auguri per la mia avventura, ovviamente contraccambiato da me. Allo step 2 lui venne fi- Il Prof Solari in una visita all’Ordine degli Ingegneri di Genova con il Presidente Maurizio Michelini (a sinistra) e il segretario Enrico Sterpi nanziato ed io finii in wai- (ph Aba News/Mimmo Giordano) ting list (non c’erano soldi ria e in quel preciso momento Gio- Direttore di uno dei più importanti per tutti). Non ero certo felice per vanni arrivò in presidenza e, qua- centri di ricerca mondiali in Canala notizia della mia mancata vitto- si scusandosi, mi disse che aveva da sul tema oggetto dei suoi studi, vinto il Grant ERC. ma non sapeva cosa fare con i figli Lo abbracciai, la sua anche se già grandi. Professione sensibilità verso un Scoprii così un uomo fragile nei collega concorrente sentimenti, lui che sembrava inteINTERVISTA AL PROF. GIOVANNI SOLARI, FRA I MAGGIORI SPECIALISTI AL MONDO NEL SETTORE deluso per la man- ressato solo ai suoi studi e alle sue cata assegnazione ricerche tentennava ad accettare LA LEZIONE DEL SIGNORE DEL VENTO del Grant mi aveva un’offerta incredibile e ricchissima GIULIA DANIELI lasciato incredulo, per non lasciare qui i figli. rof. Giovanni Solari, il vento è il filo conduttore della sua vita Già Presidente professionale, qual è stato il motivo scatenante che ha fatto sì che si dell’Associazione gli dissi che ero fe- Gli dissi che al suo posto, pur di trasformasse in un percorso così totalizzante? mondiale degli Ho sempre avuto la passione dei grattacieli, le torri con le loro altezze Ingegneri del lice per lui e che si fronte all’importanza dell’offerta, mi hanno sempre affascinato. Fin dai tempi del liceo ero appassionato di vento, l’ing. disegno, mi affascinava il mondo dell’architettura, lo studio delle forme e meritava il premio gli affetti fondamentali della vita Giovanni Solari degli stili, ma ero attratto anche dalla matematica, dai calcoli e dalla scienza (1953) ha scritto delle costruzioni. Ho scelto Ingegneria perché mi ha permesso di studiare (era vero perché non non possono essere sempre postimetodi di calcolo entrambe le discipline. Negli anni ’70 la sismica era una materia piuttosto sulle costruzioni nuova e del vento non se ne parlava. Io stavo ultimando la mia tesi di laurea soffro della malattia cipati al lavoro. Dopo poco tempo esposte al vento sull’azione dei terremoti nei grattacieli, quando un professore mi incontra che sono comprese nella normativa nei corridoi dell’Università e mi dice che era stato contattato dall’Italimpianti dell’invidia, però ne nel corridoio in Villa mi disse che perché cercavano un consulente in Italia che potesse aiutarli a risolvere il italiana, europea e americana ed è problema di una ciminiera in Brasile che stava vibrando a causa del vento; e ho numerose altre). non aveva accettato e che era fefra i maggiori specialisti al mondo in mi propose di preparare la mia tesi sugli effetti del vento nelle costruzioni. questa disciplina. Genovese, ingegnere Così buttai via tutto il lavoro già fatto e mi dedicai a studiare il vento, una Ma la sua lezione era lice perché i canadesi gli avevano strutturista laureato negli anni ’70, materia di cui rimasi come “prigioniero” tanto da diventare la passione di ha abbandonato la tesi di laurea che stata forte davvero: comunque offerto di collaborare. tutta la mia vita. Al vento quindi ci arrivai casualmente e per “colpa” di una stava facendo e si è messo a farne ciminiera in Brasile. un’altra sugli effetti nel vento sugli l’unico docente che Aveva il suo solito sorriso, e con siI tornado oltre i loro effetti disastrosi possono servire a qualcosa? Come edifici perché l’Italimpianti cercava un possiamo “imbrigliare” la loro forza? Oltre utilizzare il vento per la vince un ERC Advan- gnorilità si lamentò di quanto fosse consulente in Italia che li aiutasse a produzione dell’energia, come può esserci d’aiuto il vento? risolvere il problema di una ciminiera Il vento ha una caratteristica unica nel panorama non soltanto dell’ingegneria: ced Grant da svilup- difficile spendere i soldi dell’ERC può avere effetti molto nocivi e al tempo stesso molto utili. Nocivi: il 75% in Brasile che vibrava. Da allora dei danni e dei morti che la Natura arreca alla Terra sono provocati dal è stata una carriera in crescendo, pare all’interno della (diversi milioni di euro) sapendo vento molto più che dall’acqua, anche se in molti fenomeni i due elementi con incarichi in tutto il mondo per i sono quasi inscindibili; è comunque la causa scatenante e l’Onu, durante un risultati dei suoi studi. Per il progetto sua Università sente quanti problemi avevo io con la ricongresso a Ginevra nel 2009, ha stabilito che sia il pericolo principale a cui “Thunderr”, è stato premiato con è esposta la Terra. subito il bisogno di cerca sperimentale a Savona, della fondi europei e gli è stato conferito Certo, il terremoto colpisce molto per la sua impredicibilità: nel 1970 il l’Advanced Grant dall’European Bangladesh fu colpito nella stessa settimana da due cicloni che causarono un una parola di suppor- difficoltà di far crescere qui i gioResearch Council. Il dottorato honoris milione e centomila morti, il più grande disastro causato dalla natura che si causa dal governo rumeno e gli ricordi nella storia. Contemporaneamente una città della Cina venne colpita to al collega e amico vani rispetto ai Politecnici, del bistudi sperimentali in corso in Italia e da un sisma che causò tremila morti. I media all’epoca parlarono solo del all’estero. «Senza il vento – dice – non terremoto. sconfitto. Quanti altri sogno di ringiovanire la macchina Effetti utili: a parte l’energia eolica - una risorsa praticamente infinita se potrebbe esserci vita sulla Terra». utilizzata bene - il vento da solo potrebbe colmare il fabbisogno energetico nella sua posizione lo Unige e delle difficoltà del Paese. Professore di Tecnica delle Costruzioni di tutta la Terra, e ancora oggi è l’elemento dominante che libera le città e Ingegneria del Vento, membro del avrebbero fatto con Giovanni, sono orgoglioso di avere dall’inquinamento. Inoltre riequilibra il clima spostando le masse d’aria fredda Collegio dei docenti del Dottorato di verso le zone calde e viceversa. Ricerca in Ingegneria Civile, Chimica condiviso questa amicizia con Te, quel garbo? In che cosa consiste l’ingegneria del vento? e Ambientale, Direttore della Galleria È una disciplina che studia le azioni e gli effetti del vento sulle costruzioni. del Vento nell’Università di Genova, è Un paio di anni dopo, anche ora che sei nel vento quel Nella sua accezione più ampia, riguarda tutti rapporti che intercorrono fra il docente universitario anche in Cina, vento e l’uomo sulla superficie della Terra. Io sono un ingegnere strutturista, venne da me in pre- vento che hai studiato tanto. Uruguay, Canada, Gran Bretagna. ho trascorso tutta la vita a studiare questi fenomeni e la mia materia È invitato come relatore sull’ingegneria spazia dall’energia eolica all’inquinamento ai problemi legati all’ambiente sidenza per un con- E ogni giorno in questa città così del vento in convegni in diverse parti e alle costruzioni. Fin dall’antichità si sfruttavano i principi di architettura bioclimatica, come la città costruita dagli egizi a Kahun nel 2400 a.c., dove le del pianeta. siglio sul suo futuro ventosa sei e sarai il “Signore del /1 9 (!!). Vento” e ci accompagnerai sempre La cosa mi rese molcon la tua saggezza e il tuo sorriso. La prima pagina di un’intervista pubblicata nel primo numero di “A&B” del to orgoglioso: gli ave- Ciao Giovanni. 2018, dove il “Signore del Vento”, racconta con straordinaria semplicità i principi dell’ingegneria del vento. L’intervista si può leggere, e scaricare, dal sito vano offerto una podell’Ordine degli Ingegneri di Genova (https://www.ordineingegneri.genova.it/ > sizione permanente di News > Atti e Bollettino).

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Il prof. Ing. Giovanni Solari (foto Aba News / Mimmo Giordano)

n. 1-3 - Gennaio-Marzo 2018 -

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qui ordine COMMISSIONE INGEGNERIA BIOMEDICA - INDAGINE FRA I NEOLAUREATI A GENOVA

Le aspettative di chi affronta Bioingegneria Dai dati di un questionario emerge la conoscenza sia dell’Ordine sia delle iniziative realizzate da quest’ultimo nel settore specifico e l’importanza della formazione. I giovani guardano verso l’Europa per un ulteriore percorso di osservazione e apprendimento.

Claudio Firpo Commissione Ingegneria Biomedica Ordine Ingegneri di Genova

Spesso avvertiamo un aumento di complessità nella vita quotidiana, nel contesto socio-economico, nelle relazioni con gli altri. Turbolenza di mercato, volatilità del know-how, competitività influenzano le nostre vite e scelte, inclusa quella del percorso educativo universitario. Scegliamo la laurea da conseguire in base a materie che ci appassionano e aspettative di poter lavorare in modo dignitoso. Anche se affrontiamo con volontà e impegno gli insegnamenti, può capitare di non riuscire ad assimilare il significato di alcune pietre miliari, nonché del traguardo finale. Arriviamo finalmente alla laurea, grande festa, poi di nuovo a studiare, per superare l’esame di Stato. L’iscrizione all’Ordine è vissuta come un adempimento burocratico, specie nel settore civile-ambientale. Ma come vive tale esperienza chi consegue una laurea, “giovane” di definizione ed approvazione, sovrapposta a più settori? La Bioingegneria riceve sempre più riconoscimenti concreti, normativi e globali. L’Università di Genova, insieme al Politecnico di Milano, già nel 1995 ne aveva istituito il primo corso di laurea in Italia. L’Ordine Ingegneri di Genova, con la propria Commissione Ingegneria Biomedica, ha voluto capire me-

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glio come recepire aspettative e fabbisogni dei neolaureati in questa specializ zazione attraverso un questionario suddiviso in due gruppi (orientati all’Ordine ed alla Bioinge gneria), con domande strutturate con metodologia fuzzy, così da poter rispondere in modo netto (Sì/ No) o con gradazioni intermedie (Ni, Non so), allocando per ogni domanda un’area a risposta libera, somministrato in modo anonimo a tutti i Candidati all’esame di Stato, 2a sessione 2020. Su 21 Candidati, 14 hanno risposto (sopra, alcuni degli istogrammi del report). La Commissione ne ha percepito alcuni segnali chiari. I Candidati: 1 - sanno che cos’è un Ordine; 2 - hanno aspettative concrete da una eventuale iscrizione; 2a - sono consapevoli dei vantaggi competitivi rispetto a non iscritti e/o non abilitati; 2b - conoscono l’aggiornamento della competenza professionale, anche da fonti esterne; 3 - intendono guardare all’Unione Europea e oltre per osservare e imparare. Mentre ringrazia vivamente i suddetti Candidati, la Commissione intende continuare ad ascoltare e osservare con attenzione studenti, neo-Laureati, abilitati, iscritti di Ingegneria Biomedica e Bioingegneria e a promuovere attività a sostegno delle richieste espresse.

Rinviata la premiazione degli Ingegneri Senatori e Grandi Senatori Non si terrà quest’anno, per i divieti imposti dai provvedimenti anti-Covid pesi dal governo dovuti alla pandemia, la tradizionale cerimonia di premiazione con consegna di medaglie, diplomi e targhe ai nostri Senatori (Ingegneri con 50 anni di iscrizione all’Albo) e Grandi Senatori (60 anni), che ogni mese di dicembre coincideva con la festa per gli auguri natalizi e per il Nuovo Anno del Presidente e del Consiglio alla presenza del personale, degli organismi dell’Ordine e degli invitati referenti istituzionali. Un’occasione non solo di incontro ma anche di riflessione sul passato (grazie agli interventi dei premiati) sul presente e sul futuro della professione. La cerimonia è stata rinviata, per evidenti cause di forza maggiore, al prossimo anno

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qui federazione FEDERAZIONE REGIONALE DEGLI ORDINI DEGLI INGEGNERI DELLA LIGURIA Presidente Gianni Rolando (IM) Consiglieri GENOVA Maurizio Michelini, Alfonso Russo, Deborah Savio IMPERIA Riccardo Restani LA SPEZIA Pietro Franchetti Rosada, Claudia Bedini SAVONA Diego Pastorino, Marcello Macciò

Piazza della Vittoria, 11/10 16121 Genova C.F. 95045940103 www.federazioneingegneri.liguria.it PEC federazione.liguria@ingpec.eu

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI GENOVA

Presidente Maurizio Michelini Vice Presidenti Paolo Costa, Greta Gualco Segretario Enrico Sterpi Tesoriere Deborah Savio Consiglieri Arturo Antonelli, Vittorio Bruzzo, Andrea Chiaiso, Matteo Gentile, Claudio Firpo, Michele Lanza, Felice Lombardo, Aristide Fausto Massardo, Alfonso Russo, Gianni Vernazza Consigliere Nazionale CNI Roberto Orvieto

Piazza della Vittoria, 11/10 16121 Genova Tel. 010.593840 / 010.593978 Fax 010.5536129 C.F. 80039470101 www.ordineingegneri.genova.it PEC ordine.genova@ingpec.eu

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI IMPERIA

Presidente Riccardo Restani Vice Presidente Simone Di Marcoberardino Segretario Fabio Sappia Tesoriere Simone Dimarcoberardino Consiglieri Fabiano Boeri, Enrico Ingenito, Maria Ramella, Giovanni Rolando, Stefàna Rossi, Marco Savini

Via della Repubblica, 11 18038 Sanremo (Imperia) Tel e Fax 0184.530799 C.F. 81001410083 www.ordineingegneriimperia.it PEC ordine.imperia@ingpec.eu info@ordineingegneriimperia.it loredana@ordineingegneriimperia.it

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI LA SPEZIA

Presidente Pietro Franchetti Rosada Vice Presidente Nicola Brizzi Segretario Michele Codeglia Tesoriere Simone Tesconi Consiglieri Claudia Bedini, Paolo Ferrari, Stefano Fusi, Riccardo Marangoni, Pietro Muscinesi, Roberto Vallarino, Marco Vescovi

Via Vittorio Veneto, 19 19124 La Spezia Tel. e Fax 0187.732768 C.F. 80017220114 www.ordineingegnerilaspezia.it PEC ordine.laspezia@ingpec.eu segreteria@ordineingsp.com

ORDINI DEGLI INGEGNERI DI SAVONA

Presidente Diego Pastorino Segretario Maria Alessandra Binaghi Tesoriere Diego Bergero Consiglieri Sara Arri, Ingrid Bonino, Gabriele Calzavara, Marcello Macciò, Federico Mazzetta, Danilo Muraglia, Piero Siccardi, Luciano Vicinanza

Corso Italia, 8/11 17100 Savona Tel. 019.822678, Fax 019.822696 C.F. 80003460096 www.ordineingegnerisavona.it PEC ordine.savona@ingpec.eu ingegneri.savona@ordineingegnerisavona.it

ISCRITTI ALBO PROFESSIONALE

all’1 dicembre 2020

Genova

Imperia

La Spezia

Savona

Liguria

Sezione A Sezione B

4.495 114

455 22

696 32

1.011 74

6.657 242

Totale

4.609 di cui 716 donne

477 di cui 73 donne

728 di cui 110 donne

1.085 di cui 178 donne

6.899 di cui 1.077 donne

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sommario

A&B - Atti e Bollettino di Informazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Periodico a cura dell’Ordine degli Ingegneri di Genova Codice Fiscale 95045940103 www.ordineingegneri.genova.it - PEC: ordine.genova@ingpec.eu Presidente: Maurizio Michelini Direttore Editoriale: Felice Lombardo Reg. Tribunale Genova n. 64 del 25 marzo 1949 Anno LXXI - Trimestrale Proprietà: Ordine Ingegneri provincia di Genova Rappresentante legale: Maurizio Michelini N. 4 - Ottobre-Dicembre 2020 Chiuso in redazione il 23 dicembre 2020 Direzione e Redazione: Piazza della Vittoria, 11/10 - 16121 Genova rivistaingegneri@ordineingegneri.genova.it Editore, impaginazione, stampa: Microart Srl - Il Geko Edizioni - Recco www.ilgekoedizioni.com - info@ilgekoedizioni.com Direttore Responsabile: Gianfranco Sansalone Segreteria Redazione: Oksana Doudko Hanno collaborato: Paolo Bertetti, Vittorio Bruzzo, Gianluigi Calzetta, Claudio Firpo, Raffaele Forte, Felice Lombardo, Marco Manara, Donatella Mascia, Aristide Massardo, Maurizio Michelini, Andrea Napoleone, Stefano Rolli, Alfonso Russo, Giovanni Seminara, Alessandro Suardi, Gianni Vernazza, Monica Zunino. Foto: Aba News, Consorzio Venezia Nuova, Mimmo Giordano, Struttura Commissario Straordinario Ricostruzione viadotto Polcevera. Grazie per la collaborazione alle segreterie e al personale degli Ordini degli Ingegneri di Genova, Imperia, La Spezia e Savona Progetto editoriale: Agenzia Aba Comunicazione www.abacomunicazione.it - info@abacomunicazione.it Redazione giornalistica: redazione@abanews.it In copertina: Il cantiere del viadotto San Giorgio di Genova (foto Commissario per la ricostruzione).

Questo numero è scaricabile in pdf dal sito dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e viene spedito in formato pdf a tutti gli oltre 4.600 iscritti all’Albo degli Ingegneri di Genova e agli altri Ordini provinciali Liguri per l’inoltro ai propri iscritti e ai propri contatti. Viene anche mandato agli Ordini tecnici liguri e nazionali, alle pubbliche istituzioni, ai giornalisti e ai soggetti di interesse per la categoria. Inoltre una apposita tiratura stampata su carta viene diffusa a vari soggetti e attraverso le attività formative interne e gli eventi organizzati o a cui l’Ordine di Genova partecipa. La riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei testi è consentita purché siano espressamente citati la fonte e gli autori. È vietato riprodurre, anche in modo parziale, l’impaginazione grafica senza espressa autorizzazione della proprietà. Le immagini riprodotte sono dell'Ordine, di autori regolarmente retribuiti o di archivi, oppure sono state reperite presso fonti pubbliche e libere. I marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari. Nel caso non sia stato possibile rintracciare eventuali detentori di diritti, l’editore si dichiara disponibile ad adempiere ai propri obblighi. Il prezzo dell’abbonamento è compreso nella quota di iscrizione annuale all’albo, le copie in abbonamento a titolo oneroso sono in percentuale non inferiore al 50% del totale delle copie spedite.

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1 Il Rullo... di Rolli Vignetta a cura di Stefano Rolli 2 Post Rullo Superbonus 110%: le nuove indicazioni chiudono il cerchio? di Maurizio Michelini 4 Random 5 Genova 2018-2048 Viadotto S. Giorgio: La città-cantiere in chiusura, interventi finali sul verde di Marco Manara 6 Cover Il vice ministro Cancelleri: «Genova modello ispiratore per tutto il Paese» di Gianfranco Sansalone 8 Napoleone: « Sbloccare i cantieri? Occorrono riforme strutturali, non interventi emergenziali» di Gianfranco Sansalone 10 Speciale Mose Genovese uno dei “padri” del sistema salva-laguna. I liguri che hanno lavorato a Venezia di Gianfranco Sansalone 11 L’architettura del sistema di gestione: funzionamento, tecnologia, controlli di Gianni Vernazza 11 Barriere mobili in Laguna, storia di un precursore: Enrico Marchi di Giovanni Seminara 13 Quelli che il Mose - «Così convincemmo il governo a non bloccare il progetto» di Giovanni Seminara 14 Quelli che il Mose - «Per me tutto iniziò con la tesi di un mio allievo» di Donatella Mascia 16 Professione Edilizia: Scelte eco-compatibili? Intanto stop al rischio Radon di Vittorio Bruzzo 18 Sismica: Nuovo “vademecum” per le costruzioni in Liguria di Alfonso Russo 20 Edilizia - Manutenzione straordinaria: che cosa cambia nel Testo Unico di Raffaele Forte 21 Formazione Tre workshop di Ordine Ingegneri e Atena al Salone Nautico Le nuove tecnologie che aprono le porte al futuro di Felice Lombardo 22 Edo Bianchi, il mago di “Luna Rossa” e il sogno delle barche volanti di Gianfranco Salsalone 24 Cosa impongono le norme per i “Rigid Inflatable Boat” di Alessandro Suardi 25 NOX: soluzioni ed effetti per “l’ora X” verso il green di Paolo Bertetti 26 Qui Ordine Sportello Inarcassa: l’attività della Fondazione, dal Bilancio ai sussidi Covid di Gianluigi Calzetta 28 La scomparsa del Prof. Giovanni Solari Ciao “Signore del Vento” di Aristide Massardo 30 Sondaggio fra i neolaureati - Le aspettative di chi affronta Bioingegneria di Claudio Firpo 31 Qui FROIL - Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria Nomi e dati degli Ordini provinciali della Liguria

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