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Le nuove cure dell'intestino

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COSÌ ELIMINI LE TOSSINE PIÙ PERICOLOSE

LE NUOVE CURE PER L’INTESTINO

È fondamentale mantenerlo sano.

Da lui dipende la salute di tutto l’organismo

VINCERE LA STIPSI

I rimedi naturali che funzionano per ritrovare subito la regolarità

COLITE SPASTICA

Come disinfiammare la mucosa del colon

I probiotici giusti

Ecco come riconoscere quelli che riequilibrano la flora batterica

Attenti allo stress

Perché ansia e tensioni indeboliscono

il nostro microbiota

Alimentazione

Scopri i cibi indispensabili che ci regalano

il benessere intestinale

RIZA

L’EDITORIALE DI VITTORIO CAPRIOGLIO

3 Elimina subito stipsi, gonfiori e infiammazioni

L'ORGANO DELLA SALUTE

6 Il benessere dell'intestino influenza quello del resto del corpo

10 Che cos’è il microbiota intestinale?

14 Così i batteri buoni difendono la nostra salute

16 Che cosa si intende per disbiosi?

26 Le intolleranze nascono dall’intestino?

30 La linea dipende dalla presenza di questi batteri amici

GLI INTEGRATORI PIÙ EFFICACI

48 I probiotici migliorano la qualità del microbiota?

52 Quando è utile

Se li abbini ai prebiotici li rendi ancora più potenti

L'ALIMENTAZIONE CHE LO RIGENERA

34 Come deve essere la tavola antinfiammatoria che nutre i batteri amici?

38 La dieta moderna rappresenta un pericolo per il suo equilibrio?

40 Porta in tavola i cibi più utili al microbiota

44 I cibi fermentati sono gli “attivatori” del tuo benessere

L’intestino è il nostro secondo cervello che assimila e scarta

58 Flora batterica sana, memoria al top

60 Ansia, stress e disbiosi: un circolo vizioso

62 Gli psicobiotici: alleati della felicità

64 Parkinson e Alzheimer legati agli ospiti del colon

è un campanello d’allarme da non sottovalutare?

22 È vero che esiste un legame fra batteri intestinali e diabete?

24 Anche l’infiammazione minaccia l’equilibrio?

SOMMARIO

66 L’identikit di chi soffre più spesso di disturbi intestinali

68 Strategie per liberare mente e colon

72 Le soluzioni antistress davvero efficaci

QUANDO È RALLENTATO

76 La stipsi, quando la pancia è pigra

80 Combatti la pigrizia con prugne, acqua e brodi veg

Direttore generale: Liliana Tieger

Immagini: Adobe Stock, Shutterstock

EDIZIONI RIZA s.p.A

Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano www.riza.it - info@riza.it

Stampato in Italia da: Caleidograf s.r.l. Via Milano, 45 - 23899 Robbiate (LC)

Distribuzione per l’Italia: SO.DI.P. “Angelo Patuzzi” S.p.A., Via Bettola n° 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI)

Tutti i diritti riservati. Questa pubblicazione è protetta da copyright ©. Nessuna parte di essa può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.

Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.

82 Il menu ideale per far ripartire la peristalsi

84 I rimedi naturali consigliati per ritrovare subito la regolarità

SE DIVENTA IRRITABILE

86 Quando il colon si “innervosisce”

88 Esistono persone più predisposte al disturbo?

90 L’alimentazione giusta per placarlo

94 I rimedi specifici per calmare l’intestino nervoso

STRATEGIE ANTI ETÀ

96 Intestino sempre giovane anche dopo i 60 anni

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È vero che esiste un legame fra BATTERI INTESTINALI E DIABETE?

Un microbiota alterato (con una minore diversità microbica e una ridotta presenza di specie protettive) potrebbe avere una funzione nell’insorgenza di questa patologia

«Il microbiota regola l’attività del sistema immunitario, favorisce la sua corretta maturazione ed efficienza, evita che si attivi in maniera sproporzionata, come nel caso di allergie e malattie autoimmuni, oppure in modo insufficiente, come capita quando le infezioni prendono il sopravvento», spiega il gastroenterologo Silvio Danese, nel libro “La pancia lo sa” (Sonzogno editore). Per tutti questi motivi, il microbiota potrebbe avere una funzione nell’insorgenza

del diabete di tipo 2. «È molto probabile che esista un legame tra microbiota e diabete, ma non sappiamo ancora con quale meccanismo siano interconnessi, e quali elementi siano capaci di alterare il microbiota intestinale facendolo diventare diabetogeno», commenta Agostino Consoli, presidente dell’Associazione italiana diabetologia. «Inoltre, non è ancora chiaro se le modificazioni del microbiota siano una causa o un effetto. In altre parole: se io mangio troppo e mangio male, divento obeso. Ma invece quando altero il microbiota, quanto questa alterazione contribuisce a determinare il diabete?».

Cosa dicono gli ultimi studi

Recenti studi, tuttavia, hanno evidenziato come condizioni di alterata composizione della comunità microbica intestinale sembrerebbero predisporre allo sviluppo di tale patologia.

Gli individui affetti da diabete o prediabete presentano, in generale, una minore diversità microbica e una ridotta presenza di specie di batteri protettive, con un conseguente aumento della permeabilità intestinale e dello stato di infiammazione dell’intestino.

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L’ORGANO DELLA SALUTE RIZA

LA NUOVA FRONTIERA

«Sulla base di tutte le scoperte che sono state fatte in anni recenti, molti scienziati coltivano la speranza che un domani manipolare i microrganismi possa servire a guarire una grande quantità di malattie, dall’ipercolesterolemia alla depressione, passando per la celiachia e altre patologie autoimmuni», scrive il gastroenterologo Silvio Danese. «Un tentativo di sperimentazione avanzata nell’uomo è il trapianto di microbiota da un campione di feci proveniente da un soggetto sano in uno malato. È già stato dimostrato come questa pratica curi circa il 90% dei casi di un’infezione potenzialmente letale come quella provocata dal Clostridium difficile. Potremmo essere agli albori di una nuova era, in cui la cura di molte patologie andrebbe trovata tramite la manipolazione del microbiota, perché perfino la sclerosi multipla e le malattie cardiovascolari sembrano essere influenzate dagli stimoli infiammatori provenienti dall’intestino».

Come sono collegati microflora e metabolismo?

Lo spiega il gastroenterologo Silvio Danese: «Al centro del pancreas, c’è una zona nota come “isole di Langerhans”. È la zona in cui viene prodotta l’insulina, l’ormone che come compito principale ha quello di regolare il metabolismo glucidico e i livelli di zuccheri nel sangue. Se per qualche motivo il pancreas non riesce a produrre insulina a sufficienza, i livelli di glicemia schizzano alle stelle, con implicazioni anche gravi per la salute dei reni e del cuore. Quando la condizione è cronica, si parla di diabete o, per la precisione, di diabete mellito. La pancia sa quando mangiamo troppi alimenti che contengono tanto glucosio e poche fibre. Non solo i bignè alla crema o i gelati. Per esempio, le farine 00 di molti cibi confezionati e di tantissimi panini sono concentrati di amidi e hanno un indice glicemico alto. I loro zuccheri, cioè, entrano rapidamente in circolo, mobilitando il pancreas, che deve adoperarsi a produrre l’ormone per abbassarne il livello nel sangue. È provato che troppa insulina in circolo non faccia bene, poiché stimola gli stati infiammatori dell’organismo, contribuendo ad alterare il microbiota».

L’analisi batterica

«I soggetti affetti da diabete di tipo 1 presentano una maggiore quantità di Bacteroides, batteri Gram negativi che contengono elevate quantità di lipopolisaccaride (LPS), una molecola che innesca una risposta infiammatoria e determina la secrezione di citochine», sostiene la biologa Laura Gherardini. «In associazione alla riduzione

della presenza di determinati ceppi microbici, aumentano alcuni patogeni che sarebbero in grado di indurre il meccanismo dell’insulino-resistenza e di influenzare la funzionalità delle cellule beta del pancreas. Dall’analisi di campioni di individui affetti da diabete di tipo 2 è emerso inoltre che il microbiota intestinale è coinvolto nell’alterato metabolismo dell’aminoacido istidina, cosa che fa aumentare la produzione di acido imidazolpropionico, una sostanza che altera la risposta delle cellule nei confronti dell’insulina. Alla luce di queste recenti evidenze, agire sul microbiota intestinale, con l’uso di pre e probiotici, può essere utile per prevenire il diabete». Uno studio clinico tedesco ha inoltre dimostrato che una dieta equilibrata integrata con l’utilizzo del ceppo probiotico Lactobacillus reuteri determina l’arricchimento della microflora e la produzione intestinale di alcuni fattori e proteine coinvolti nella modulazione della secrezione di insulina.

Probiotici: è meglio il mix

Uno studio condotto presso l’Università del Piemonte Orientale ha dimostrato come bambini obesi, sottoposti a terapia dietetica e all’assunzione dei probiotici contenenti Bifidobacterium breve BR03 e Bifidobacterium breve B632, abbiano perso più peso e, soprattutto, abbiano migliorato il grado di sensibilità all’insulina rispetto ai bambini trattati unicamente con la dieta. I benefici dei probiotici sulla flora batterica intestinale e di conseguenza sui parametri metabolici sembrano essere maggiori quando vengono impiegate più specie, in particolare i Lactobacilli e i Bifidobacteria.

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Porta in tavola I CIBI PIÙ UTILI AL MICROBIOTA

Arricchire l’alimentazione di fibre deve diventare una vera e propria abitudine quotidiana per fare star bene il nostro intestino e garantirci salute e lunga vita

Per star bene, far sì che l’intestino funzioni nel modo migliore, che la flora batterica prosperi e che anche la mente sia in equilibrio, la prima condizione è curare lo stile di vita, e in particolare l’alimentazione. La salute dell’intestino e dei suoi batteri, infatti, dipende da ciò che mangiamo ogni giorno, perché il microbiota si nutre di quello che trova nel tratto intestinale. L’alimentazione che adottiamo abitualmente è in grado di modificare il nostro microbiota e quindi di far aumentare o diminuire i batteri più utili all’organismo. Se per esempio da accaniti carnivori diventiamo vegetariani, a poco a poco la composizione della flora intestinale si sposterà da una prevalenza di batteri Firmicuti (che rischiano di farci ingrassare) a una maggioranza di Prevotella (più vantaggiosi per la salute e anche dimagranti). Attenzione però, i cambiamenti alimentari non devono essere soltanto transitori, ma diventare abitudini permanenti. È vero che la composizione dell’intestino può migliorare in un paio di giorni, ma altrettanto in fretta può tornare allo stato di disbiosi. L’assunzione di probiotici (che servono ad aumentare la popolazione di batteri “buoni” nel nostro intestino) può essere utile in condizioni di particolare vulnerabilità, per aiutare la ricostituzione di una flora intestinale sana. Ma non possiamo sperare in risultati soddisfacenti affidandoci soltanto a questa integrazione. È imperativo, infatti, modificare lo stile di vita e soprattutto il modo in cui si mangia, scegliendo gli alimenti adatti alla salute intestinale.

La “vera” dieta mediterranea è l’ideale

La scienza ha eletto la dieta mediterranea tra le migliori che si possano seguire per mantenere il microbiota in condizioni di sano equilibrio. A grandi linee, possiamo affermare che una dieta ricca di fibre, come quella mediterranea (grazie al notevole consumo di vegetali) porta a prevalere nell’intestino le famiglie di batteri utili; al contrario invece un’alimentazione carica di grassi animali e zuccheri aiuta a far prevalere i Firmicuti, una famiglia di batteri che tende a diventare dominante con il passare degli anni; se la dieta ne è ricca, in sostanza, l’intestino

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L’ALIMENTAZIONE CHE LO RIGENERA RIZA

invecchia prima. Tutto ciò che ingeriamo contribuisce ad arricchire e nutrire il repertorio di forme viventi che coabita con noi. Per questo una dieta sana è molto varia, ricca di vegetali di specie diverse e di alimenti fermentati; è invece povera di grassi animali, proteine e zuccheri, che sono tendenzialmente graditi a famiglie batteriche che è bene non far prosperare nell’intestino.

Ci vogliono tanti vegetali

Un’altra ottima dieta è quella giapponese, improntata sul consumo di tanti vegetali, pesce e alimenti fermentati. Questi ultimi sono un toccasana per l’intestino e dovremmo imparare a farli entrare nelle nostre abitudini alimentari, proprio come accadeva secoli fa, quando la fermentazione era molto usata come metodo di conservazione. Gli alimenti fermentati sono infatti uno straordinario veicolo di probiotici (batteri alleati che arrivano vivi nell’intestino) e contengono anche prebiotici (le sostanze di cui la flora si nutre). Dovremmo nutrirci maggiormente di vegetali e meno di carne, privilegiando ortaggi e frutta più ricchi di fibre (nutrimento della flora intestinale), polifenoli (sostanze antiossidanti di cui l’organismo ha bisogno) e probiotici, che vanno a rimpolpare le fila degli “eserciti” di batteri amici che vivono nel nostro intestino. Il maggiore contributo all’equilibrio dell’intestino lo danno infatti le verdure, e in particolare quelle a foglia. Sono importanti per l’equilibrio intestinale anche la frutta, la frutta a guscio e le bacche, così come il pesce fresco e i cibi fermentati.

LE STRATEGIE SALVA COLON

Per la salute dell’intestino dobbiamo tornare a consumare più fibre. Per farlo ecco i tre comandamenti da seguire ogni giorno:

- mangia più verdure, scegliendole di tanti tipi diversi;

- preferisci la frutta intera a quella in succo;

- consuma cereali in chicco, integri, provando tutte le varietà a disposizione (dal riso integrale, al farro, al bulgur e alla quinoa).

Tutte le volte che nutrirai bene il tuo intestino, proteggerai anche la salute e l’umore. Attenzione però se si soffre di sindrome da colon irritabile: le fibre, nelle fasi acute del disturbo, possono avere un effetto irritante, per questo è bene scegliere una dieta cosiddetta a basso contenuto di Fodmap (ossia, dall’inglese, fermentable, oligo, di, mono - saccaridi e polioli, contenuti per esempio in asparagi, carciofi, cavolfiori...).

Come avere una microflora sana

In scienza dell’alimentazione si chiamano fibre quelle sostanze (note come oligosaccaridi) presenti nei vegetali, che non riusciamo a digerire perché resistono agli enzimi e agli acidi che scompongono per noi gli altri alimenti e ci permettono di assorbirli. Sono i batteri a digerire per noi, almeno in parte, le fibre e durante questo processo producono alcune sostanze per noi utili. L’antichissimo accordo che gli animali hanno stipulato coi batteri verte proprio sulle fibre (noi non possiamo utilizzarle, loro sì). Ecco il fondamento della nostra convivenza con loro. Se non rispettiamo il patto, perché la nostra dieta è carente di fibre, loro iniziano a darci problemi. Le fibre, poi, fanno aumentare il volume fecale e, se accompagnate da un’adeguata quantità di liquidi, favoriscono la peristalsi. Cibi e bevande da cui sia stata eliminata o ridotta la parte di fibra (farine raffinate e i loro prodotti, ma anche succhi di frutta...) trascurano le esigenze dei batteri, perché eliminano dalla dieta proprio ciò che li nutre. Le fibre sono per loro tanto importanti da essere definite “prebiotici”, ossia capaci di favorire l’attività dei probiotici, i batteri benefici che esercitano una funzione positiva sul nostro organismo.

41 ▲ RIZA

Strategie per liberare MENTE E COLON

La parola d’ordine deve essere alleggerire, ripulire dai pensieri e dalle fissazioni inutili che ingombrano la pancia e il cervello di sostanze non più vitali

Quando nel nostro corpo assunzione, assimilazione ed eliminazione del cibo avvengono senza intoppi, sul piano fisico le cose filano a meraviglia. Niente stipsi, diarrea, costipazione o colite. Quel che serve viene assimilato, non passa invano; ma quando passa, non torna più, senza rimpianti, perché è nella sua natura. Nella mente, dovrebbe accadere altrettanto: il processo di assimilazione ed eliminazione delle esperienze dovrebbe essere un flusso armonico, che non lascia andare le esperienze senza averle assimilate, non procrastina e non trattiene ciò che è solo zavorra. Se nella mente e nell’apparato digerente esperienze e cibi vengono digeriti ed espulsi, l’organismo è in equilibrio e in salute.

Bisogna lasciare andare il passato e rinnovarsi

Un intestino che funziona bene si rigenera in continuazione: basti pensare ai batteri al suo interno, che sono capaci di mutare ogni venti secondi. Anche la mente farebbe (quasi) altrettanto, assecondando la nostra naturale tendenza al cambiamento, se non la ostacolassimo. Quante volte, invece, ci troviamo a scavare nella “spazzatura” del nostro passato, cercando soluzioni, alternative a situazioni ormai morte e sepolte?

È un’operazione inutile, quanto lo sarebbe quella di riportare indietro le proprie feci. Ogni mattino, al risveglio, siamo diversi: durante il sonno, anche grazie al sogno, il cervello si rinnova. Rigidità, moralismo, intransigenza... sono tratti tipici di chi lamenta ricorrenti disturbi intestinali.

Ma anche questo organo, tanto quanto il cervello, per star bene ha bisogno di versatilità e di flessibilità e anche di emozioni fluide, espresse liberamente.

Via le zavorre, si trasformano in stipsi Spesso a una mente ingombra di scorie corrisponde un intestino incapace di liberarsi regolarmente.

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IL LEGAME CON IL CERVELLO RIZA

Dal punto di vista psicosomatico, allora, la prima operazione da fare per alleggerire intestino e cervello è ripulire la mente dai pensieri, dalle identità e dalle fissazioni inutili, che ingombrano il campo - della mente, così come delle visceredi sostanze che non servono più.

Ogni sera, prima di andare a dormire, ritagliati qualche minuto da solo, chiudi gli occhi e prova a rievocare tutti i pensieri che nel corso della giornata ti hanno fatto sentire impotente e angosciato, i tarli ossessivi che non portano da nessuna parte, quelli che si rincorrono identici ogni giorno, impermeabili a tutto...

L’esercizio da fare

Visualizza l’immagine di un cestino come quello che compare sullo schermo del computer, immagina di impugnare un mouse, e di poter trascinare il brutto pensiero dentro quel cestino...

Ripeti la stessa operazione con tutti i pensieri “spazzatura” che si presentano e poi... clic!

Svuota il cestino. Liberati degli oggetti che non ti servono… Ripiani e ripiani di vestiti che non metti da dieci anni, scarpe vecchie, utensili rotti, coltelli spuntati, oggetti che appartengono a una vita passata. Se non riesci a separartene, ti porti addosso un peso che si imprime nella psiche e si incista nel corpo e in particolare nell’intestino. Deciditi, dunque: butta, vendi o regala quello che non usi. Ti sentirai incredibilmente leggero. E l’intestino volerà, la mente si sentirà libera.

L’IMPORTANTE È CAMBIARE

Chi ha problemi intestinali spesso ha così paura che rifiuta qualsiasi cambiamento, anche le cose belle. Questo atrofizza anche l’intestino. Allenati perciò con un piccolo cambiamento al giorno: oggi indossa un colore che ti è inusuale; domani sera cambia menu; dopodomani modifica il percorso che fai da anni per andare al lavoro... La prescrizione per allentare il peso che grava sull’intestino è semplice: ogni giorno qualcosa di nuovo, sempre più “azzardato”.

Lasciati coinvolgere dalla vita

Chi evita sempre di farsi coinvolgere, per timore di sbagliare, per paura di non essere all’altezza, di soffrire oppure di confrontarsi con gli altri e magari scoprire lati di sé scomodi, che non vuole vedere, o per paura di dover mettere in discussione i propri principi... spesso ha anche un intestino che funziona male. Ciò porta una sorta di “calcifi cazione” della vita e in genere riverbera questa condizione anche a livello delle viscere.

La psiche, così come la “pancia”, ha bisogno che ci si sporchi le mani, che ci si metta in gioco, che si assaggino avventure nuove, così come nuovi alimenti, che arricchiscono “l’ecosistema” intestinale, così come quello esperienziale.

È meglio allora la paura di chi si butta in qualcosa, e ne fa esperienza, magari anche con risultati imperfetti, piuttosto che il sollievo del tutto illusorio di chi si tira sempre indietro. Diventa più “morbido” e anche il colon potrà rilassarsi. Vedrai così che i disturbi intestinali saranno subito meno intensi.

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L’alimentazione giusta PER PLACARLO

Per limitare i sintomi del colon irritabile è bene ridurre i FODMAP, cioè i cibi fermentabili, che sono molto irritanti a livello intestinale. Quali sono e come impostare la dieta

Gli studi scientifici si sono molto concentrati su un approccio alimentare che potesse limitare i sintomi del colon irritabile. Ha avuto discreto successo la dieta FODMAP, proposta dai ricercatori della Monash University di Melbourne (Australia) e giudicata a tal punto efficace da essere entrata a far parte delle linee guida sull’intestino irritabile della British Dietetic Association. Gli studi hanno dimostrato come una dieta a base di alimenti a basso contenuto di FODMAP porti reali benefici a chi soffre di intestino irritabile. Vengono infatti ridotti fermentazioni, crampi addominali e iperproduzione di gas. Uno studio pubblicato sulla rivista “Gastroenterology” ha dimostrato che circa tre persone su quattro hanno ottenuto una remissione consistente dei sintomi dopo alme-

no sette giorni di dieta, mentre circa il 30% non ha risposto in alcun modo alla FODMAP. Inoltre, uno studio apparso sul “British Medical Journal” riporta sì un miglioramento dei sintomi della sindrome nel 50-80% dei casi, ma soprattutto nella fase iniziale della dieta, mentre non ci sono evidenze scientifiche circa l’efficacia della FODMAP a lungo termine.

I FODMAP alterano l’intestino

Il termine FODMAP è l’acronimo della frase inglese: Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides And Polyols (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili): si tratta cioè dei nomi scientifici di alcuni carboidrati a catena corta che risultano molto irritanti a livello intestinale e che per questo

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SE DIVENTA IRRITABILE

GLI ALIMENTI A RISCHIO

Ecco un elenco di cibi che contengono FODMAP e che sarebbe meglio evitare, almeno temporaneamente, per chi ha problemi al colon.

● CIBI RICCHI DI MONOSACCARIDI, CIOÈ FRUTTOSIO LIBERO: mele, pere, pesche, mango, anguria, miele, concentrati di frutta, conserve di frutta e succhi di frutta. Dolcificanti da evitare: fruttosio, sciroppo di mais.

● CIBI RICCHI DI DISACCARIDI, OVVERO LATTOSIO: latte di mucca, capra o pecora, anche in gelati, budini e yogurt; latticini morbidi e freschi (come ricotta o mozzarella).

● CIBI RICCHI DI OLIGOSACCARIDI (FRUTTANI, GALATTANI): carciofi, asparagi, barbabietole, cavolini di Bruxelles, broccoli, cavoli, finocchi, aglio, cipolle, scalogno, anguria, pesche bianche, cachi. Tra i cereali evitare soprattutto frumento e segale, se consumati in quantità (sotto forma di pane, pasta, couscous, cracker, biscotti). Legumi di cui diminuire il consumo: ceci, lenticchie, fagioli, fave.

● CIBI RICCHI DI POLIOLI (SORBITOLO, MANNITOLO, MALTITOLO, XILITOLO): mele, ciliegie, pere, pesche, susine, prugne, anguria, avocado, cavolfiori, funghi, piselli. Da evitare anche tutti i dolcificanti che terminano in -olo.

I SOSTITUTI A CUI DARE LA PREFERENZA

Questi sono gli alimenti sostitutivi, utili per evitare un eccessivo consumo di FODMAP fermentabili.

● CIBI CON MENO MONOSACCARIDI (FRUTTOSIO LIBERO): banane, mirtilli, pompelmo, uva, melone, kiwi, limoni, mandarini, arance, lamponi, fragole. Invece del miele, sciroppo d’acero.

● CIBI CON MENO DISACCARIDI (LATTOSIO): dare la preferenza al latte delattosato, a quello di soia o di riso. Scegliere i formaggi duri e stagionati. Al posto del gelato, meglio i sorbetti.

● CIBI CON MENO OLIGOSACCARIDI (FRUTTANI, GALATTANI): portare in tavola sedano, peperoni, melanzane, fagiolini, lattuga, erba cipollina, zucca, cipolla verde, pomodori. Tra i cereali dare la preferenza a quelli senza glutine.

● CIBI CON MENO POLIOLI (SORBITOLO, MANNITOLO, MALTITOLO, XILITOLO): banane, kiwi, mirtilli, pompelmo, mandarini, limoni, arance, uva, lamponi, fragole. Dolcificare con zucchero integrale di canna o con edulcoranti che non terminano in -olo.

In due settimane

c’è già un miglioramento

motivo dovrebbero essere il più possibile evitati. Il meccanismo tramite il quale questi carboidrati fermentabili provocano sintomi intestinali è dovuto a due processi fisiologici di base: in primo luogo, questi carboidrati sono indigesti e quindi fermentati dai batteri nel colon. Ciò porta a una produzione di gas. Questo gas può alterare l’ambiente luminale e provocare ipersensibilità viscerale in coloro che sono propensi ad avere dolori intestinali. In secondo luogo, c’è un effetto osmotico tramite il quale i carboidrati fermentabili aumentano il trasporto di acqua al colon, portando così anche a un’alterazione delle abitudini intestinali.

La dieta a basso contenuto di FODMAP non deve durare per sempre: è prevista una graduale reintroduzione dei carboidrati fermentabili fino al raggiungimento di una soglia di tolleranza che varia da paziente a paziente, sempre con il monitoraggio di un medico.

● Si parte con la prima fase, di circa 8 settimane, che prevede l’esclusione totale degli alimenti con FODMAP.

● Durante la seconda fase, si procede con una loro graduale reintroduzione: ordine e quantità vengono definiti in base al soggetto, cui viene consigliato di tenere un diario alimentare per monitorare la propria dieta quotidiana.

● La terza fase, infine, punta al riconoscimento di una soglia individuale di tolleranza dei cibi in questione.

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