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#cheauto! Luglio/Agosto 2019

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#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

38

€ 0,00

Luglio/Agosto 2019

JEEP WRANGLER

la leggenda

...e in Africa si allena...

la nuova Defender

LE MANS: SI VOLTA PAGINA


#cheauto quando l’auto fa spettacolo

Nr.

38

Luglio/Agosto 2019

checosac’è #chefoto

6

#cheroba 18 • L’anno del leone - VIDEO

#chebella 34 • Ford Edge: made in USA

#chemacchina 48 • Jeep Wrangler - VIDEO

#cheleggenda 62 • Un’italiana a Indy

#checorse 74 • Le Mans, si volta pagina - VIDEO



#cheamerica 86 • Fango, sudore e polvere

#chestoria 96 • Che furba la Supra! • Silenzio… si impara

#chefuoristrada 108 • Passione integrale

#chenovità 114 • Asia Attack

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#cheauto

Direttore Responsabile e Editore Vittorio Gargiulo

Periodico mensile digitale Via Pesa del Lino 2B 20900 MONZA

Responsabile redazione USA Niccolò Gargiulo

info@cheautomagazine.com www.cheautomagazine.com Periodico non soggetto all’obbligo di registrazione ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012

Pubblicazione online ILLIUM LLC (DANIA BEACH – FL – USA)

Collaboratori Alessandro Camorali (stile & design) John Close (sport) Marco Cortesi Gian Maria Gabbiani (test) Salvo Venuti (off road) Grafica e Impaginazione Diego Galbiati

TUTTI I DIRITTI RISERVATI. Tutti i materiali e i contenuti presenti in questa pubblicazione inclusi testi, fotografie, illustrazioni, video sono protetti da copyright e/o altri diritti di proprietà intellettuale. I materiali e i contenuti presenti su questo periodico si intendono pubblicati per un utilizzo personale e non commerciale del lettore. Il lettore accetta e garantisce di non copiare e/o distribuire integralmente o parzialmente i contenuti di questo periodico o di effettuarne un utilizzo commerciale. Il lettore accetta inoltre di non riprodurre, distribuire, mostrare, modificare, adattare, tradurre e derivare altri prodotti dal quanto pubblicato in questo periodico.



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Il Passo della Lombarda è uno dei valichi più suggestivi tra Italia e Francia. Da questa spettacolare strada sono passati a inizio giugno i protagonisti della prima edizione della Venezia-Montecarlo, ribattezzata Grand Road. Una “passeggiata” di tre giorni che ha portato alcune decine di splendide supercar a spasso tra alcuni dei più spettacolari paesaggi del nord Italia, sino a scendere verso il principato attraverso Isola 2000 su alcune delle strade del rally di Montecarlo



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FRONT PAGE

Esapekka Lappi e Janne Ferm (Citroen WRT) durante uno spettacolare passaggio della prima Prova Speciale del rally d’Italia, corso in Sardegna nel week end tra il 13 e il 16 giugno Foto Jaanus Ree - Red Bull Content Pool


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Capo Formentera è conosciuto da chi vive a Majorca come il punto di incontro dei venti. Il vento e il mare hanno modellato questo angolo nel nord dell’isola, raggiungibile da una spettacolare strada costruita, assieme al faro, negli anni 30 del secolo scorso. E Alberto Torrecillas, il designer del concept Cupra Formentor, non nasconde di essersi ispirato proprio a quelle forme al momento di tracciare le linee di questa automobile



chefoto Oltre alla 24 Ore di Le Mans (di cui parliamo ampiamente più avanti) giugno è anche il mese della 24 Ore del Nurburgring. La corse tedesca, che si tiene sul “vecchio” circuito detto “inferno verde”, è senza dubbio tra le più dure e competitive del panorama internazionale. Questa bellissima immagine ritrae una Ferrari ma, per dovere di cronaca, ricordiamo che a trionfare è stata l’Audi condotta da Kaffer/ Stippler/ Vanthoor/ Vervisch Foto Julian Schmidt



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Chi ha avuto la ventura di passare nelle scorse settimane dal famosissimo parco del Prater di Vienna avrà di certo sbattuto gli occhi più volte… per assicurarsi di non essere precipitato in un sogno. Infatti, sull’altrettanto famosa ruota panoramica una vera Formula 1 Red Bull aveva preso il posto di una delle normali cabine… potenza del marketing! Foto Matthias HeschlRed Bull Content Pool



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Prosegue anche in questo 2019 il successo dei Trofei Suzuki nel mondo dei rally. A circa metà stagione al comando della classifica generale è Simone Goldoni, seguito da Roberto Pellé e Andrea Scalzotto. I prossimi appuntamenti sono il Rally di Roma Capitale (19-21 luglio) e il Rally di Alba (27-28 luglio)

#ca



cheroba

LA NUOVA DEFENDER MESSA ALLA PROVA IN AFRICA

L’anno del leone


UN PROTOTIPO DELLA NUOVA LAND ROVER DEFENDER HA CONTRIBUITO A TRACCIARE E MONITORARE I LEONI DELLA RISERVA DI BORANA IN KENYA… COMPLETANDO AL CONTEMPO UN IMPEGNATIVO PROGRAMMA DI TEST


l’anno del leone

“Questo

per il Tusk Trust è l’Anno del Leone – ha dichiarato Charles Mayhew, Chief Executive dell’associatione Tusk Trust – miriamo a far conoscere il declino della popolazione dei leoni in Africa. Fortunatamente nella riserva di Borana abbiamo un certo numero di branchi. Seguirli e monitorarli in questo ambiente vasto e selvaggio è vitale per la loro protezione e per ridurre i conflitti con le comunità vicine… e la nuova Defender si è occupata di tutto, dal guado dei fiumi alle salite rocciose. “ Land Rover è da quindici anni partner ufficiale dell’organizzazione ambientalista Tusk Trust e, come detto, il 2019 è l’anno del leone. Quale migliore occasione per completare il programma di collaudi della Nuova Defender che utilizzarla nell’ambito di questa operazione? Ed è esattamente quanto è recentemente avvenuto in Kenya, dove un prototipo, riconoscibile per una livrea tanto inconsueta quanto adatta la luogo, è stato impiegato dai manager dell’organizzazione ambientalista a supporto delle operazioni per la salvaguardia dei leoni nei 14 .000 ettari della Riserva di Borana. Nel dettaglio un prototipo della Defender, munito di snorkel, è stato utilizzato per monitorare gli animali muniti di radiocollare e per il trasporto dei rifornimenti. Questo particolare programma ha consentito agli esperti operativi del Tusk Trust di sottoporre la nuova Defender ad una serie di



l’anno del leone



l’anno del leone

severissimi test relativi a situazioni di vita reale, effettuati guardando fiumi, trascinando carichi pesanti, affrontando terreni che più impegnativi non si può. La riserva di Borana include pianure, piste con solchi profondi, forti pendenze rocciose, rive fangose e folte foreste, che hanno consentito alla nuova Defender di mettere in mostra tutta la sua gamma di notevoli capacità. Nick Collins, Engineering Director Jaguar Land Rover in proposito ha ditto: “Siamo ad uno stadio avanzato della fase di test e sviluppo della nuova Defender. Il lavoro con gli amici del Tusk Trust in Kenya ci ha permesso di raccogliere dati importanti sulle prestazioni. La riserva di Borana comprende ogni specie di terreni difficili che ne fanno il luogo perfetto per provare all’estremo le qualità allterrain della nuova Defender.” Ma non è tutto. Infatti i collaudi della defender in Kenya hanno anche rappresentato una perfetta opportunità di lavoro per il famoso fotografo David Yarrow, che si è unito a Land Rover a sostegno della campagna a favore dei leoni, scattando una serie di sbalorditive immagini. David Yarrows è oggi noto come il fotografo d’arte “best seller” mondiale nel suo genere. In tempi recenti ha trovato una sua nuoca dimensione scattando foto del mondo umano ed animale in un modo fresco e creativo, grazie anche al suo spirito filantropico e conservazionista. Basti pensare che, nel solo 2018,



l’anno del leone


uata nel Borana è una riserva sit ya. Ospita distretto di Laikipia, Ken iconiche alcune delle specie più incluso del Continente Africano, grave il rinoceronte nero, in Borana è pericolo di estinzione. ambientale dedicata alla protezione o e della sostenibile del territori co della fauna. L’approccio olisti o e Riserva si basa sul turism da vivere sull’allevamento per dar migliorando alle popolazioni locali ema. l’integrità dell’ecosist ina Lewa Nel 2015 Borana e la vic no unito Wildlife Conservancy han uno i loro territori creando dei santuari della natura più grandi del Kenya


l’anno del leone

La nuova Defender è stata usata anche per la sostituzione di un radiocollare difettoso appartenente ad un leone maschio, sedato a breve distanza dalla vettura. Land Rover è da 15 anni Partner ufficiale dell’associazione Tusk Trust, che gestisce un programma mirato a mettere in luce la situazione dei leoni in Africa. Tre quarti della popolazione dei leoni del continente sono in declino ed oggi i rinoceronti bianchi e neri sono più numerosi dei leoni africani. Meno di 20.000 leoni sopravvivono nel mondo, rispetto ai 200.000 del secolo scorso

le donazioni di beneficenza derivanti dalla vendita di sue immagini hanno superato i due milioni di dollari. Le fotografie di Yarrows ritraggono la vita sulla Terra e son davvero inconfondibili, tanto che David ha saputo conquistare numerosi estimatori fra i collezionisti. È rappresentato da alcune delle principali gallerie d’arte del mondo e, negli ultimi due anni, tre lavori di Yarrows sono stati battuti da Sotheby’s a Londra e New York per più di 100.000 dollari. “Per la fotografia naturalistica è necessario arrivare nel luogo più adatto – ha commentato Yarrows – e trovare la posizione migliore per lo scatto. E’ quindi indispensabile un veicolo che possa raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. La Defender è sinonimo di avventura e natura dal giorno del debutto della prima Land Rover nel 1948. E’ stato quindi logico che uno dei primi compiti affidati alla Nuova Defender sia a favore dei leoni africani che rischiano l’estinzione.” Col sostegno di Tusk, la Riserva di Borana opera su aree strategiche, sostenendo comunità locali, trasmettendo l’educazione ambientale, proteggendo gli habitat, salvando le specie in pericolo ed assicurando che la coesistenza uomo-fauna selvatica sia possibile. La riserva ospita alcune delle specie più vulnerabili al mondo: elefanti, rinoceronti neri, cani selvatici africani, zebre imperiali condividono il territorio con i leoni ed altri grandi predatori.



l’anno del leone



l’anno del leone


La nuova Defender è stata progettata e sviluppata a Gaydon nel Regno Unito ma la casa della produzione globale sarà l’avanzatissimo impianto di Nitra, in Slovacchia, inaugurato di recente. Prima del suo debutto la nuova Defender avrà superato più di 45.000 test individuali in alcuni dei luoghi più estremi del pianeta. Gli ingegneri Land Rover hanno infatti guidato la flotta sperimentale a +50° nel deserto, a 40 sottozero nell’Artico e a 3.000 metri di altezza sulle Montagne Rocciose nel Colorado, per assicurarsi che la nuova Defender sia la compagna ideale anche per gli spiriti più avventurosi. Commenta Nick Rogers, Director Group Engineering di Jaguar Land Rover: “Dopo le prove complete di simulazione e al banco, abbiamo guidato la nuova Defender per 1,2 milioni di chilometri su ogni tipo di terreno e in situazioni di clima estremi, con l’obiettivo che diventasse il veicolo Land Rover più robusto e capace mai prodotto.” Il nuovo 4x4 ha inoltre affinato le sue doti stradali sul circuito del Nürburgring in Germania

#ca


chebella

Ford Edge

Made in USA!


Un’analisi “estetica” dell’imponente Ford Edge ci porta a esplorare i motivi che stanno alla base delle scelte stilistiche “made in USA”, scelte spesso sottostimate in Europa ma pragmaticamente orientate ad un utilizzo razionale e super-confortevole dell’automobile di Alessandro Camorali

(titolare di Camal Studio e docente IAAD)


made in USA!

Credo Per aumentare la sicurezza e rendere l’esperienza di guida più confortevole, a bordo di Edge è stato introdotto Ford Co-Pilot360. L’Adaptive Cruise Control con Stop&Go e Lane Centring Assist supporta il mantenimento della distanza di sicurezza e contribuisce a mantenere il SUV centrato nella sua corsia. E’ presente anche una evoluta funzionalità Stop&Go mentre l’Evasive Steering Assist, grazie all’utilizzo di radar e telecamera, aiuta a ridurre il rischio di collisioni derivanti da veicoli che precedono a rilento o inaspettatamente fermi sulla strada. Ford Edge utilizza telecamere, radar e sensori a ultrasuoni anche per supportare le tecnologie di assistenza alla guida, fra cui: Adaptive Front Lighting System, Blind Spot Information System, Glare-Free Highbeam, Pre-Collision Assist with Pedestrian Detection e Traffic Sign Recognition. Guidare e parcheggiare è inoltre reso più semplice grazie al Cross Traffic Alert, al Ford Adaptive Steering e all’Active Park Assist con le nuove funzioni di assistenza al parcheggio perpendicolare e parallelo. Importante anche l’Adaptive Steering, che adatta il rapporto di sterzata in base alla velocità del veicolo a vantaggio del comfort in marcia e della facilità di manovra

che chiunque abbia trascorso del tempo negli Stati Uniti d’America, che abbia trascorso almeno qualche ora sulle lunghe distese d’asfalto senza curve (…e ahimè… senza cambi di paesaggio)e che abbia visitato una delle grandi metropoli, capirà bene quello che andrò a scrivere sulla Ford Edge. Sono sicuro che anche tutti voi, da buoni italiani, guardiate con scetticismo ogni “cosa” con ruote provenga dagli USA, confidando di essere i sacri custodi della cultura automobilistica... ma forse un po’ vi sbagliate! Ricordate chi ha inventato la produzione in serie? Chi ha dato inizio all’industria dell’automobile così come la conosciamo oggi? Ebbene sì, fu un americano che rispondeva al nome di Henry Ford. Quell’uomo riuscì a sostituire le briglie con un volante e a rendere di “tendenza” il fumo sferragliante e di “moda” il colore nero. Questa premessa era doverosa e mi permette di collegarmi al vero punto chiave per leggere e capire il mercato e i prodotti statunitensi nel campo automobilistico: il pragmatismo. L’italiano medio, oltre ad essere il più grande allenatore di calcio da bar, è anche l’esperto di motori per eccellenza, considerando cavalli e carrozzeria le caratteristiche imprescindibili per degnarsi di rivolgere uno sguardo interessato verso un veicolo. Invece oltre oceano hanno saputo mettere la cultura dell’handmade (del fatto a mano) prima di tutto: solidità, durata e comodità, i tre dogmi applicabili dalle prime Ford T sono giunti sino alla Edge, passando per le sportive Mustang.



made in USA!

Salendo a bordo di una vettura dei grandi brand americani vi accorgerete subito dello spazio immenso, una scala diversa rispetto alle vostre abitudini, vi sentirete piccoli e a volte inadeguati alla guida di quell’enorme mezzo. Tutto ritorna normale appena imboccherete una tipica strada americana, cittadina o di campagna… di dimensioni doppie per i nostri standard! A seguire la vostra seconda preoccupazione sarà questo enorme motore che romba sotto il cofano (difficile trovare dei 4 cilindri fino a poco tempo fa!), pensando ai consumi e… al portafogli. In realtà vi renderete subito conto che per spostare quel carroarmato di acciaio in fondo basta un “piccolo” V8 da 3 o 4 litri, dai bassi consumi se il paragone lo si fa in costo carburante piuttosto che in litri consumati. E la Ford Edge non sfugge a tutte queste regole. Dopo il primo centinaio di chilometri inizierete a percepire quanto siano comodi i sedili, di come sia ampio il bracciolo centrale, come siano grandi i vani intorno a voi dove riporre ogni cosa. Sarete compiaciuti dalla quantità di vani portabottiglie nei 4 pannelli porta e, dopo la doverosa sosta in un tipico “diner”, finalmente capirete il perché di quei grandi vani porta bicchieri nel tunnel centrale: laggiù hanno dei beveroni enormi! Dopo altri mille chilometri inizierete ad apprezzare la costanza del Cruise Control, la fluidità del motore e del cambio automatico, tutte cose che limitano il compito del “driver” al solo direzionare lo sterzo. Il problema del parcheggio sarà un vago ricordo. Anzitutto perché gli stalli nei perking



made in USA!

dei supermercati sono XXXL e poi, in verità, per quanto grande sia la tua Ford Edge c’è sempre qualcuno che ha un assale di ruote in più di te... quindi ti renderai clamorosamente conto che sei al volante di una perfetta “compatta” americana.

La nuova generazione di Edge introduce il modem integrato FordPass Connect, con connettività disponibile fino a 10 dispositivi. Oltre agli aggiornamenti Live Traffic e alla possibilità di usufruire di canali d’intrattenimento online, FordPass Connect fornisce una serie di funzioni attraverso l’app FordPass, tra cui: Vehicle Locator: aiuta a ritrovare la propria vettura all’interno dei parcheggi | Vehicle Status: informazioni si livelli di carburante e olio e sull’antifurto | Door Lock/ Unlock: consente l’accesso remoto alla vettura | Remote Start: consente l’accensione della vettura da remoto. Il sistema di comunicazione e intrattenimento SYNC 3 di Ford (abbinato al touchscreen capacitivo da 8’’ ecompatibile con Apple CarPlay e Android Auto™) consente al conducente di controllare smartphone, audio, navigazione e climatizzatore attraverso semplici comandi vocali. Per un’esperienza audio esclusiva è disponibile il sistema premium B&O, che utilizza un Digital Sound P rocessor a 10 canali garantendo una distribuzione uniforme del suono attraverso 12 speakers. Infine l’innovativo display digitale 3D, che consente di personalizzare il layout del pannello strumenti del SUV

Se osservate bene una Ford Edge potrete identificare tutti questi dogmi e dettagli che sto elencando, essenziali nella progettazione di un veicolo per il mercato americano che, anche se venduto in Europa, ne mantiene il DNA di origine. L’esterno della Edge trasmette solidità, spigoloso e monolitico nella sua forma, robusto nelle parti di consumo con plasticoni nelle aree soggette a sabbia e neve. Il frontale, come quasi la totalità delle vetture americane, presenta un cofano imponente, spesso marcato nel “naso” centrale in rilievo (nel nostro caso accennato da due pizzicate di volume) per trasmettere “visivamente” la potenza del grosso propulsore sottostante. Questo particolare i più attenti lo avranno già osservato nelle strade USA: dal furgoncino delle poste all’utilitaria, passando per l’autoarticolato, hanno tutti il cofano in rilievo! Gli interni sono solidi e comodi, grandi per i nostri standard… ma vi sembrerebbero adeguati se foste 1,90mt per 120kg). Il vostro telefono cellulare navigherà nel vano portaoggetti e le vostre bottigliette d’acqua da mezzo litro sembreranno dei mignon nel vano pensato per quell’uso. La qualità dei dettagli e dei materiali è molto migliorata negli ultimi anni (prima non era elevata come ci si aspetterebbe) ma in USA si predilige la durata del veicolo alla sua bellezza. Quindi il tipico cliente Ford non



made in USA!

si cura troppo delle finiture intorno ai vetri o delle mostrine cromate dell’autoradio; il cliente Ford vuole usare quell’auto in tutte le condizioni senza doversi preoccupare di rovinare qualcosa, di rigare una cromatura o intaccare la carrozzeria, non vuole vedere i sedili con la morbida pelle italiana diventare brutti o tagliarsi dopo soltanto… 200 mila chilometri, perché sapete, le strade in America sono molto lunghe... In verità calandra dell’Edge Vignale sembra essersi truccata per una serata di gala europea ma si intuisce subito che preferirebbe le sneaker ai tacchi alti. In sintesi la Ford Edge è una vettura polifunzionale ben costruita, per durare. Disponibile oggi in Italia nella convincente declinazione Titanium, nella sportiva ST-Line e nell’esclusiva Vignale. Quest’ultima (che abbiamo analizzato nel dettaglio) fonde il design Ford “made in USA” più contemporaneo con accenni di artigianato tradizionale. Tra le finiture di questa versione il design della griglia superiore esagonale in stile “very Ford”, con finitura matt e contorni cromati, come le linee dei fendinebbia e cerchi in lega da 20”. All’interno, i sedili in pelle “pienofiore” riportano il classico motivo esagonale Vignale così come gli interni delle portiere, il bracciolo e la console centrale fino al cruscotto. La Edge, credeteci, è molto, molto comoda e anche se appare un po’ distante dai nostri gusti estetici il prezzo la rende appetibile… e la scritta Vignale cerca di essere intrigante. Però nel segmento la concorrenza europea abbonda di ottimi prodotti e, nel vecchio continente, per la Ford Edge la vita è piuttosto dura.


Grazie alla scelta di materiali premium e al design moderno, gli spaziosi interni di Edge avvolgono gli occupanti in un ambiente sofisticato ed elegante. Il freno di stazionamento elettronico e il Rotatory Gear Shift Dial offrono ulteriore spazio al guidatore e al passeggero anteriore, ottimizzando lo spazio all’interno del tunnel centrale che ospita anche i porta-bibite regolabili e un ampio vano portaoggetti, con spazio sufficiente per riporre libri e tablet. Le ulteriori dotazioni premium includono il tetto panoramico, i sedili anteriori climatizzati e quelli posteriori riscaldabili cosÏ come il volante


made in USA!

La trazione integrale intelligente Ford garantisce una transizione fluida della coppia fra tutte le ruote, per una maggiore aderenza alla strada, specialmente in condizioni scivolose. Questa tecnologia permette di passare automaticamente dalla trazione integrale a quella a due ruote motrici a seconda delle esigenze. La nuova modalità utilizza un software a intelligenza artificiale per rilevare le letture effettuate da decine di sensori disposti attorno all’auto, ed è in grado di determinare la trazione necessaria in soli 10 millisecondi. Tutte le motorizzazioni di Edge sono rispondenti alla normativa Euro 6.2. Il nuovo diesel bi-turbo Ford EcoBlue 2.0 è in grado di offrire la ottima potenza e coppia generosa insieme a consumi ottimizzati e basse emissioni. Il cambio automatico Ford a 8 rapporti (reattivo e fluido) contribuisce a ottimizzare il consumo di carburante e include anche: Adaptive Shift Scheduling: valuta i diversi stili di guida per ottimizzare i tempi di cambio marcia. Il sistema è in grado di identificare le pendenze in salita e in discesa e le curve strette e di regolare di conseguenza, i cambi di marcia | Adaptive Shift Quality Control: valuta le informazioni dell’ambiente e del veicolo per regolare la pressione della frizione per cambi di marcia uniformi. Il motore Ford EcoBlue 2.0 con Start&Stop è disponibile anche con 190CV, abbinato alla trasmissione manuale a 6 rapporti e alla trazione integrale intelligente Ford AWD



made in USA!


caratteristiche tecniche prinicipali

Motori

EcoBlue 2.0 Manuale 6M Intelligent AWD

EcoBlue 2.0 Automatico 8M Intelligent AWD

Potenza (CV)

190

238

CO2 (g/km)

156

175 - 187

Comb.

6.0

6.7 - 7.2

Velocità max (km/h)

203

216

0-100 km/h (sec.)

10.4

9.6

50-100 km/h (sec.)*

10.4

N/A

Peso a vuoto (kg)#

2030

2590

Massa complessiva (kg)

2116

2655

Lunghezza totale (mm)

4834

Larghezza (con/senza specchietti)(mm)

2184 / 1928

Altezza totale (FWD / AWD) – auto scarica

1732 / 1742

Volume di carico (modalità a 2 posti, al tetto)

1847

Volume di carico (modalità a 5 posti, al tetto)

602

Sospensioni anteriori

Indipendenti, MacPherson con braccetto di controllo inferiore a L, controtelaio indipendente e barra stabilizzatrice

Sospensioni posteriori Indipendenti ‘integral link’ con controtelaio indipendente e barra stabilizzatrice Freni / Dischi (mm)

Anteriori / Ø345 x 32

Posteriori / Ø316 x 11

Cerchi / Pneumatici (Standard)

19” X 8” / 235/55 R19

(Standard / optional)

20” X 8.5” / 255/45 R20

(Optional ST-Line)

21” X 9” / 265/40 R21

ca


chemacchina

Jeep Wrangler

LEI È LEGGENDA


La Jeep Wrangler è un’icona. Ma grazie alla sua particolare anima, non è solo in grado di portare il suo proprietario nell’avventura. Porta l’avventura da lui, anche nella vita urbana di tutti i giorni di Marco Cortesi


lei è leggenda

Perché

ti compri una Jeep se stai quasi sempre in città? Ci sono molte risposte, estremamente plausibili e ragionevoli. La prima è che la Jeep è una macchina che in città va alla grande. Inoltre, buona parte degli incidenti avvengono in città, e la Jeep, oltre ad essere indistruttibile, ha una dote innata: sembra spaventare alla grande gli altri automobilisti, che quando incrociano la sua strada immancabilmente si ammansiscono per senso di conservazione. Questa sì che è sicurezza attiva! Scherzi a parte, la cosa che colpisce di più della Wrangler è l’aura di avventura che emana. Riesce a farti sentire un cercatore d’oro della Sierra Nevada, anche se nell’800, ai tempi del sogno californiano o del Klondike, non c’erano ancora ovviamente le auto. Però il feeling è quello. Non ci sono i cavalli e i carri, ma c’è la Jeep. Non per altro il nome Rubicon richiama proprio il Rubicon Trail, sentiero che attraversa i luoghi della corsa all’oro, diventato oggi il punto di riferimento e di raduno indiscusso per tutti gli amanti dell’offroad. Jeep in particolare. Ma non serve andare così lontano. Anche in città, o poco al di fuori di essa, la Wrangler consente di riscoprire lo spirito avventuroso. Ad esempio, sui sentieri della Val Trompia, in cui l’estrazione di metalli come il ferro aveva creato un vero e proprio “rush” nostrano. Tra una miniera abbandonata e l’altra la Wrangler ti fa immaginare di essere un piccolo esploratore. Ma anche al limite dei paesaggi urbani, c’è sempre qualcosa da scoprire. Una cascina caduta in rovina con l’arrivo di un’autostrada o di una linea ferroviaria.



lei è leggenda

Una delle caratteristiche più interessanti di Jeep negli ultimi anni, è la variegata produzione di prototipi e concept vehicle realizzati in collaborazione con Mopar, divisione ricambi ma anche elaborazioni. Per l’Easter Jeep Safari della scorsa Pasqua sono stati sei i modelli presentati, quasi tutti basati sulla nuova Gladiator, versione “cassonata” della Wrangler. Ad esempio, la Wayout, pensata per ospitare chi vuole affrontare l’avventura ma anche… dormirci con una tenda montata sul tetto. La Flatbill è invece dedicata ai fanatici del motocross, con funzionalità specifiche ma soprattutto lo stile e i colori tipicamente brillanti di questo mondo. La M-715 FiveQuarter è quella più vintage, basata su un telaio della M-715 del 1968, completamente rivisitato. Un vero e proprio “restomod”. Più moderne, anche se retrò, le J6 e JT, mentre è dedicata agli… arrampicatori la Gravity, più leggera e reattiva, creata utilizzando componenti che verranno offerti come accessori originali

Un’azienda dalla grande storia, caduta nel degrado. Il termine tecnico è archeologia urbana, o archeologia industriale. Fatto sta che guidando una Wrangler ci si sente un po’ Indiana Jones. Il suo bello è proprio questo. Non solo ti porta nell’avventura ma porta l’avventura in te. Certo, molti dei clienti che la acquisteranno lo faranno per l’immagine ma la maggior parte non potrà fare a meno di calarsi nel personaggio, mantenendo vivo lo spirito del Rubicon Trail con l’unica macchina che non cambia, anche quando cambia. Ci sono tante definizioni e caratteristiche che vengono utilizzate per indicare le “vere fuoristrada”. Ma qualunque sia la scelta, la Jeep Wrangler spunta tutte le caselle. Dal sistema 4x4 permanente all’architettura del telaio “body on frame” con longheroni e traverse, dalle ridotte ai differenziali bloccabili e alle barre scollegabili: tutte le cose sono al posto giusto. Ma non è solo quello. Nonostante presenti tutte le caratteristiche tecniche corrette, è il colpo d’occhio che conferisce alla Wrangler il titolo a pieni voti. La nuova Wrangler conserva l’aspetto, l’indole, l’anima delle prime Jeep. Le linee sono quelle leggendarie, e ancora oggi... modulari. Grazie proprio dal telaio non autoportante, la Jeep può essere ridotta ai minimi termini. Le porte sono rimovibili, così come il tetto, sia nella versione “morbida” Sunrider, sia con l’opzione hard top Freedom Top che tra l’altro è modulare e si trasforma facilmente in “targa”. Anche il parabrezza mantiene la storica caratteristica di essere ripiegabile e rimuovibile. Nessuna vettura offre la stessa sensazione di libertà visiva e di guida… anche se,



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attenzione, in Italia non è consentito circolare senza le portiere! Come detto, nonostante le novità della generazione JL, con una griglia anteriore rinnovata e un’aerodinamica migliorata, la linea rimane quella storica, inconfondibile. Tanto storica da essere entrata nel lessico comune: non servono altre parole, è una Jeep. Tanti sono i dettagli che tradiscono il passare dei tempi, dalle luci a led agli stessi fanali posteriori, prima semplici appendici avvitate alla vettura che servivano a... far luce, oggi veri oggetti di design che denotano qualità costruttiva. Ma mentre all’esterno il rinnovamento va per dettagli, per quanto riguarda gli interni il salto è talmente grande da far quasi parlare di rivoluzione. L’abitacolo è decisamente più confortevole ed elegante, con una qualità superiore dei materiali e delle finiture. Il processo, già iniziato con il secondo ciclo della precedente JK, fa ora il salto al livello successivo. La plancia, fedele alla tradizione del marchio, presenta forme pulite e linee scolpite che si abbinano perfettamente al design orizzontale del cruscotto, con finiture che variano in base all’allestimento. Il quadro strumenti (rifinito a mano) propone una superficie morbida al tatto, con cuciture a vista sull’allestimento Sahara. I pannelli delle porte lato guidatore e passeggero anteriore, rivestiti in vinile, sono morbidi al tatto e presentano braccioli più lunghi a beneficio del comfort dei passeggeri. Non va però dimenticato anche il lato più “duro” della Wrangler: sul fondo dell’abitacolo restano presenti gli scoli per l’acqua, in caso di allagamento, e anche se più raffinate, tutte le componenti sono pensate per essere



lei è leggenda

robuste e resistenti. Senza dimenticare la multimedialità, con tre sistemi Uconnect con quadro strumenti LED a colori, schermo tattile capacitivo ad alta definizione e funzioni Apple CarPlay e Android Auto per il telefono vivavoce e la navigazione. Particolarmente utile anche la retro-camera, anche in fuori strada: un modo efficace per evitare di finire in fossi o scarpate. Proprio il fuori strada è (ovviamente) il terreno di caccia per la Wrangler, inimitabile e inarrestabile. Nel dettaglio il sistema di trazione integrale Command-Trac dispone di una scatola di rinvio a due velocità, con rapporto per le marce ridotte di 2.72:1, nonché di robusti assali anteriori e posteriori Dana next-generation. La versione Rubicon, quella più abile nella guida off-road, è equipaggiata con un riduttore off-road inseribile a due velocità con rapporto delle marce ridotte pari a 4.0:1 e bloccaggi elettrici dei differenziali anteriori e posteriori. In più offre un sistema di disconnessione elettronica della barra stabilizzatrice anteriore per aumentare l’escursione delle sospensioni ed incrementare la trazione quando si percorre un tratto particolarmente difficile. A richiesta, per le condizioni più estreme, è disponibile anche il differenziale autobloccante posteriore Trac-Lok, utile in particolare su neve e ghiaccio. A denotare l’attenzione verso l’off-road anche le diverse opzioni per le gomme, da pesare attentamente in funzione dell’utilizzo. Con la Rubicon, sulle strade bianche sembra di andare su una strada qualunque, solo in modo più divertente. Tuttavia è da tenere in considerazione che più uno pneumatico è specializzato sull’off-road, minori saranno le caratteristiche di tenuta sull’asfalto, specie se bagnato.


In occasione del lancio 2018 della quarta generazione la Wrangler era stata messa alla prova sull’impegnativo tracciato del RubiconTrail, tra le montagne a cavallo tra la California e il Nevada, un leggendario tracciato off-road ad ovest del lago Tahoe. Si tratta di un percorso estremamente duro che si arrampica su rocce, pendii e altopiani. Ciascun esemplare di Wrangler era dotato di riduttore off-road Rock-Trac, inseribile “shift-on-the-fly” a due velocità con rapporto delle marce ridotte pari a 4.0:1, assali anteriore e posteriore Dana 44 heavy-duty next-generation, bloccaggi elettrici dei differenziali anteriori e posteriori Tru-Lock per la guida in fuoristrada più estremo e Active Sway Bar System, il sistema di disconnessione elettronica che consente di scollegare la barra stabilizzatrice anteriore per aumentare l’escursione delle sospensioni e incrementare la trazione quando si percorre un tratto particolarmente difficile


lei è leggenda

Il sistema UconnectTM 8.4” NAV di Jeep Wrangler offre i servizi UconnectTM LIVE per visualizzare e controllare numerose applicazioni tramite il display UconnectTM semplicemente collegando il proprio smartphone al veicolo attraverso una connessione Bluetooth. L’appUconnectTM LIVE può essere scaricata dall’AppStore o da Google Play e installata sul proprio smartphone. Inoltre, il sistema Uconnect 8.4” è dotato di serie della ConnectedNavigation (TomTom Live) e dell’esclusiva funzionalità Off-road Pages, che fornisce informazioni utili e in tempo reale al guidatore sugli angoli di inclinazione, il rollio e altre caratteristiche relative alle performance 4x4 del veicolo, come il funzionamento dei sistemi 4x4 e il bloccaggio del differenziale. Inoltre servizi live con infotainment quali musica e radio su Internet, social network, notizie, informazioni e navigazione con aggiornamenti sul traffico in tempo reale. Con UconnectTM LIVE l’utente può accedere tramite lo schermo touch a “Tune In Internet” (web-radio con più di 100.000 stazioni), a “Deezer Internet music” (piattaforma con oltre 35 milioni di tracce musicali), a Reuters (per essere sempre informato) e naturalmente ai principali social media

Però, rispetto al passato, la vera differenza di questa versione JL è che anche nella guida quotidiana non si sacrifica nulla. Il comfort è quasi da vettura “normale”. Si apprezza non solo la posizione di guida alta, ma anche lo stare a bordo in generale. Certamente sia per consumo che per rumorosità non si tratta di un mezzo da autostrada, ma i passi avanti sono sorprendenti anche da quest’ultimo punto di vista. I consumi non saranno da utilitaria (e i lunghi viaggi saranno un po’ più snervanti) ma sono abbordabili: un plus non da poco ad esempio per chi frequenta raduni o pianifica vacanze “on the road”, ma anche per chi usa la Jeep come unica auto quotidiana. Ad aiutare la vettura sono dei motori di qualità: confermato il 2.2 litri turbodiesel da 200 CV, con 450 Nm di coppia a 3000 giri/ min, a cui si aggiunge il nuovo turbo benzina 2.0 quattro cilindri in linea. Un propulsore da 272 cavalli ma soprattutto 400nm di coppia, incremento notevole rispetto al precedente V6 aspirato. Tutti e due i motori sono Euro6 D Temp, e dotati dell’efficiente e pluripremiato cambio automatico a otto rapporti prodotto da ZF. Tutti questi numerosi miglioramenti in termini di allestimento, feeling e qualità contribuiscono a impreziosire un prodotto che già era al top della categoria. Oggi i prezzi base superano i 50.000€ per la versione a 5 porte Unlimited e i 48.000 per il modello “base”. Un cambiamento che denota anche lo spostamento verso l’alto della vocazione della Wrangler, destinata ad un pubblico sempre più di alto livello.



lei è leggenda

Lanciata al salone di Ginevra, la Jeep Wrangler Rubicon 1941 è un allestimento 100% “street legal” pensato per il fuoristrada e l’avventura. Realizzata con specifici Jeep Performance Parts, sfoggia tra gli altri il kit con sospensioni rialzate di 2 pollici, lo “snorkel”, le “rock rails”, il battitacco nero, il “black fuel door” e i tappetini all weather. Completa la configurazione “hard” una livrea 1941 che ricorda una data simbolo per il marchio Jeep, la nascita della Willys, richiamata peraltro su altri particolari della vettura come ad esempio il cerchio, il pomello cambio e il tavolino per il portellone posteriore. Inoltre, il veicolo è arricchito con i Jeep Authentic Accessories selezionati dalla gamma degli oltre 200 accessori specifici. Sarà presto disponibile su tutte le versioni 2.2 diesel


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cheleggenda


MASERATI 8CTF

UN’ITALIANA A INDY Ottant’anni fa la Maserati 8CTF “Boyle Special” trionfava nel catino dell’Indiana dopo che da vent’anni un marchio europeo non trionfava nella 500 Miglia di Indianapolis


un’italiana a Indy

Che

negli anni trenta una Maserati vincesse una corsa non era una cosa rara. Il Tridente era tra i marchi protagonisti della scena agonistica, quindi nulla di strano. Ma l’evento inaspettato, clamoroso, per certi versi “incredibile” avvenne il 30 maggio del 1939, esattamente 80 anni fa. Quella tiepida domenica di fine maggio del “39 infatti, una Maserati 8CTF con al volante il ventisettenne Warren Wilbur Shaw fu capace di un’impresa memorabile, mai ripetuta da altre vetture italiane (se non dalla stessa 8CTF l’anno seguente). Vinse la 500 Miglia di Indianapolis! Dopo una gara durissima di 4 ore e 20 minuti, percorsa alla media di oltre 115 miglia orarie (pari a 185 km/h) la monoposto emiliana fu capace di battere tutte le auto di casa in una gara già allora “mitica”. Per Maserati non si trattava della prima esperienza americana: già nei primi anni “30 Alfieri Maserati era stato invitato dagli organizzatori ad assistere ad alcune gare nel continente americano. Più avanti, la cessione del pacchetto azionario dell’azienda al Gruppo Orsi (maggio 1937) aveva permesso ai fratelli Maserati di concentrarsi unicamente sulla progettazione di nuove vetture da competizione. L’autorità sportiva internazionale in quel periodo aveva stabilito di modificare il regolamento tecnico per le vetture da Gran Premio: a partire dal 1938 sarebbero state introdotte norme più restrittive e la cilindrata non sarebbe più stata libera bensì regolata in funzione



un’italiana a Indy

del peso della vettura, per un massimo di 3.000 cc per i motori dotati di compressori. Fu basandosi su quella nuova normativa che Ernesto Maserati impostò lo sviluppo e la realizzazione di una nuova vettura denominata 8CTF. Il telaio riprendeva la classica struttura delle monoposto dell’epoca, con due longheroni in profilati d’acciaio e traverse, un motore a 8 cilindri verticali in linea, costituito da due gruppi di 4 fusi in blocco unico con la testata. Da questa architettura derivava la sigla della monoposto “8CTF”: 8 cilindri, testa fissa. La cilindrata era di 2991,4 cc, il rapporto di compressione di 6,5:1 e l’alimentazione era forzata, con due carburatori e due compressori volumetrici. La distribuzione, a due valvole per cilindro disposte a V di 90°, era comandata da due alberi a camme in testa. La Maserati 8CTF arrivò quell’anno a Indy dopo aver partecipato ad alcune corse nel 1938, in cui aveva dimostrato il suo grande potenziale: il Conte Carlo Felice Trossi aveva condotto al comando alcuni giri nel GP di Tripoli e aveva ottenuto la pole position nella Coppa Ciano. Da parte sua il mitico Luigi “Gigi” Villoresi si era aggiudicato il giro più veloce alla Coppa Acerbo. Questi incoraggianti risultati avevano attratto diversi clienti che avevano richiesto di acquistare la vettura. Fu così che Maserati cedette una 8CTF alla scuderia statunitense di Chicago “Boyle Racing Headquarters”, di proprietà dell’irlandese Michael Joseph “Mike” Boyle. Boyle, appassionato di corse automobilistiche fin da ragazzo, aveva come obiettivo


Se si parla di Maserati e di 500 Miglia non si può non accennare alla 420/M/58, telaio 4203, vettura voluta nel 1958 dal Commendatore Gino Zanetti, proprietario dell’industria di gelati Eldorado. L’obiettivo era partecipare alla 500 Miglia di Monza, che si correva sull’anello di alta velocità(in senso antiorario come a Indy) ed era alla sua seconda edizione. A dire il vero nel 1957 parteciparono in pratica solo team americani ma nel 1958 Ferrari schierò due monoposto e Maserati la splendida “Eldorado”, affidata a Stirling Moss. Il motore, derivato dall’otto cilindri che aveva equipaggiato le 450S bi-albero, aveva una cilindrata ridotta a 4.190 cc capace di 410 CV a 8.000 giri. Il cambio aveva due soli rapporti mentre il ponte posteriore di tipo De Dion era privo di differenziale. Il telaio tubolare derivava da quello della pluri-vittoriosa 250F di Formula 1. La carrozzeria in alluminio era caratterizzata da una pinna aerodinamica verticale dietro l’abitacolo oltre che da una presa d’aria frontale per i carburatori. La gara era su tre manche: nella prima Moss arrivò 4°, nella seconda fu 5° e nell’ultima invece, si ruppe il comando dello sterzo e la sua Maserati terminò la corsa contro il guard-rail. In virtù dei tre risultati di manches e del numero totale di giri percorsi, Moss venne comunque classificato settimo


un’italiana a Indy

quello di vincere la più famosa corsa d’America, la 500 Miglia di Indianapolis, con una vettura da lui finanziata e gestita dalla sua scuderia. Prima di acquistare la Maserati 8CTF, Boyle aveva partecipato a diverse edizioni della corsa con altre vetture: Summers, Cooper, Smith, iscritte via via come Boyle Products/Henning, Boyle Motor Products, IBEW Boyle Racing… ma sempre con scarsa fortuna. All’inizio del 1939 il team manager delle squadre di Boyle, Harry W. “Cotton” Henning, arrivò a Bologna per comprare dalla Maserati un esemplare di 8CTF. La vettura, una volta arrivata in America, fu allestita per la corsa con ruote maggiorate e pneumatici Firestone; venne anche adottata la livrea di colore amaranto che caratterizzava la Boyle Racing Headquarters. Iscritta come “Boyle Special”, fu affidata a Warren Wilbur Shaw che riuscì a qualificarsi con il terzo tempo, ottenuto a quasi 129 miglia orarie (pari a 207.7 km/h). con 51 giri in testa Dopo una dura lotta con la Stevens-Winfield di Louis Meyer e la Adams-Sparks di Jimmy Snyder, Shaw riuscì nell’impresa, al termine di una gara velocissima, che lui condusse per ben 51 giri. Per Maserati si trattava di una vittoria storica, era infatti dal 1919 che un’auto europea non riusciva a vincere nel “catino” dell’Indiana e quel trionfo le diede grande notorietà sul piano internazionale, tantè che all’edizione successiva della 500 Migliafurono iscritte altre 3 esemplari della Casa del Tridente oltre alla vettura di Shaw. Wilbur Shaw si impose anche nel 1940, confermando la superiorità della 8CTF



un’italiana a Indy

per doti velocistiche, affidabilità sulla lunga distanza e ottima tenuta di strada… e ancora oggi Wilbur Shaw, pilota dell’Indiana, è tra i 5 piloti più vincenti della storia ad Indianapolis con 3 vittorie (1937, 1939 e 1940, le ultime due a bordo di una 8CTF) e 3 secondi posti (1933, 1935 e 1938) per un totale di 13 partecipazioni. Quella clamorosa doppietta sulla storica pista statunitense, conferì alla Casa del Tridente un prestigio unico, accresciuto dal fatto che nel dopoguerra le 8CTF, in livree tipicamente americane, furono protagoniste non solo nel “catino” dell’Indiana ma su tutte le piste ovali degli Stati Uniti. La straordinaria carriera della 8CTF, una delle più lunghe e gloriose che possa vantare una monoposto da competizione, terminò nel 1950 dopo che Bill Vulcanich non si qualificò alla 500 Miglia di Indianapolis di quell’anno. La HVA (Historical Vehicle Association) degli Stati Uniti nel 2014 ha registrato la leggendaria Maserati 8CTF come la prima automobile di produzione non americana ad entrare permanentemente negli annali della Biblioteca del Congresso USA. Registrata fra gli “Standard for Heritage Documentation” del Ministero degli Interni, la documentazione fa parte del NHVR (National Historic Vehicle Register) e dell’HAER (Historic American Engineering Record). Uno dei tre esemplari costruiti, numero di telaio 3032, quello con cui Wilbur Shaw trionfò nelle 500 Miglia del 1939 e del 1940, è stato riconfigurato con la livrea di quei giorni di gloria ed è attualmente esposto all’Indianapolis Speedway Museum.



un’italiana a Indy


caratteristiche tecniche prinicipali

Motore:

otto cilindri verticali in linea

Cilindrata:

2991 cmÂł

Potenza:

350 CV; 365 CV dal 1939

Cambio:

Meccanico a quattro velocitĂ + retromarcia

Telaio:

longheroni e traverse in lamiera di acciaio stampata e inchiodata con sezione a C

Peso:

780 kg

VelocitĂ massima: 290 km/h

#ca


checorse

Š Rolex - Jad Sherif


24 Ore Le Mans

OR A SI VOLTA PAGINA

La Toyota ha fatto il bello e il cattivo tempo a Le Mans. La casa giapponese si è imposta dominando in lungo e in largo, ma riuscendo nonostante tutto a complicarsi la vita. Secondo successo inatteso per Fernando Alonso, che è anche Campione del Mondo

di Marco Cortesi


ora si volta pagina

E

così fu Toyota. Il secondo capitolo dell’epopea “ti piace vincere facile” (che è Le Mans in questa fase di transizione) si è concluso con l’attesa doppietta delle vetture giapponesi. A dispetto di tutti i proclami della vigilia che promettevano privati velocissimi sul giro e in grado di mettere in difficoltà le TS-050 Hybrid, la corsa, ultima della super-stagione 2018-2019, si è presto trasformata in un monologo. Dopotutto c’era da aspettarselo. Indipendentemente dalle concessioni regolamentari, le potenze, l’energia, i consumi, quando in gioco c’è una multinazionale ufficiale contro piccole scuderie con vetture “clienti”, l’esito è quasi sempre scontato. Troppi gli ambiti in cui una casa automobilistica “vera” può migliorare, troppa la riserva di potenziale che ha a disposizione tramite mille accorgimenti e aree di sviluppo. Ma, certo, è di Toyota che stiamo parlando: i maestri di scivolamento su bucce di banana e di auto-complicazione della vita. Quindi un po’ di incertezza era garantita e la vittoria assoluta è stata decisa da un solo, incredibile episodio. Quando un sensore ha segnalato una foratura sull’anteriore destra della vettura in testa, l’argentino José Maria Lopez è stato celermente richiamato ai box e la ruota sostituita. Già che c’erano, in Toyota avrebbero potuto sostituire tutte e quattro le gomme (…just in case) ma dopotutto, se il sensore dice che è l’anteriore destra, dev’essere l’anteriore destra. Peccato che il sensore sbagliasse, ed il povero Lopez sia dovuto rientrare di nuovo. Fortuna che dietro, pronta a raccogliere la palla, c’era l’altra Toyota, quella di Fernando Alonso, Kazuki Nakajima e Sebastien Buemi, che oltre a conquistare il Mondiale Endurance, già in precedenza quasi sicuro, ha centrato il secondo successo consecutivo alla Sarthe.


© Rolex - Jad Sherif

Dopo una prova piena di ostacoli, il team Signatech Alpine (piloti Lapierre, Negrão e Thiriet) ha incassato il terzo successo in quattro anni in categoria LMP2 alla 24 Ore


ora si volta pagina


Anche se la Hypercar Toyota non sarà formalmente derivata dalla produzione, è in programma il debutto di un modello stradale che con la versione “racing” avrà una stretta parentela: i test sono iniziati sul circuito di Okayama, con al volante anche il capo supremo Akio Toyoda


ora si volta pagina

La gara più “vera” è stata però quella delle Gran Turismo. Tutte le partecipanti sono state in lotta, ravvicinatissime, per l’intera gara, e dopo ore di attività c’erano ancora più di 10 vetture a pieni giri. Di fatto si è trattato di una qualifica lunga 24 ore, in cui si è spinto sempre al massimo. Alla fine, grazie ad una gestione migliore delle gomme e all’assenza di errori, a trionfare è stata una Ferrari, quella di Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra, per la scuderia piacentina AF Corse. Si è trattato anche dell’unica vittoria “italiana” dell’edizione 2019. Secondo posto per la Porsche che vedeva al via anche Gimmi Bruni, penalizzato dalle fasi di safety-car. Sono stati invece degli incidenti a fermare le due Corvette, che sembravano favorite per il successo. Particolarmente grave l’errore di Marcel Fassler, entrato “a bomba” su un gentleman doppiato facendo finire entrambi a muro nelle prime ore. La seconda Porsche ufficiale, che sembrava potersi involare, è stata invece rallentata da un problema a uno scarico. Mai in lotta invece le Ford GT e le Aston Martin. Le vetture dell’ovale blu, all’ultima partecipazione ufficiale, non hanno mai avuto il ritmo, mentre le seconde, velocissime in qualifica, sono rapidamente sparite in gara. Da dimenticare poi l’ultima avventura della BMW M8. La vettura bavarese, mai veramente competitiva nei suoi anni di vita, è stata praticamente inesistente. Progettata dando per scontate delle deroghe poi mai arrivate (complice l’opposizione all’ultimo minuto di due rivali) la M8 continuerà la sua vita in IMSA ancora per qualche tempo, sperando in un bilanciamento regolamentare. Grande disappunto in GTE-Am (con equipaggi composti da piloti gentleman) per la squalifica della Ford GT privata del team Keating. La vettura, dopo aver dominato la corsa, è stata “pizzicata” con due minori irregolarità riguardanti il sistema


Quando già erano in vista della vittoria la galoppata del trio Toyota Lopez-ConwayKobayashi è stata frustrata dal mal funzionamento di un sensore di pressione pneumatici, che ha costretto Lopez a un paio di soste impreviste


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di rifornimento. Filosofico il team principal Ben Keating, considerando la piccola portata delle infrazioni: “Fossi stato io secondo dietro di noi, avrei chiesto la massima severità” ha spiegato. In LMP2, la gara ha visto via via ridursi il parterre dei pretendenti al top, in una classe comunque vitale e frizzante. Il team G-Drive, capitanato dal russo Roman Rusinov, ha perso tempo per un problema al cambio, mentre il team americano Dragon Speed è stato messo ko da un botto di Pastor Maldonado a Tertre Rouge. Alla fine, a prevalere è stata la scuderia transalpina Signatech con Nico Lapierre, Pierre Tiriet e André Negrao. Netto il redominio del telaio Oreca, “liscio” o rimarchiato, ma solo per motivi di marketing, come Alpine e Aurus, quest’ultimo produttore delle limousine di stato russe. Per il dominio Toyota ci sarà ancora tempo, ma la pacchia durerà poco. Le vetture attuali lasceranno spazio nel 2020 a una nuova generazione di “Hypercar” e, insieme alla casa delle tre ellissi è già confermata la partecipazione delle Aston Martin Valkyrie. Le vetture dovranno essere Hypercar costruite allo scopo o derivate dalla produzione, con una media di 750 cavalli “termici” per 1100 chili di peso minimo. Sarà presente anche un sistema ibrido da massimo 200KW, che potrà spingere l’asse anteriore, rendendo le vetture 4x4 a meno che, in caso di derivate di produzione, la vettura stradale gestisca la trazione in modo differente. Il sistema ibrido dovrebbe essere attivato oltre i 120 km/h in condizioni di pista asciutta, più “in alto” sul bagnato. I motori termici potranno a loro volta essere specificamente “racing” o derivati dalla produzione. Per le vetture derivate dalla serie è imposto un minimo di 20 esemplari costruiti in due anni… e i collezionisti già si fregano le mani...

Successo quasi “naturale” per Alonso, Nakajima e Buemi con una Toyota troppo superiore ai rivali in questa Le Mans 2019. Per i tre piloti si tratta del secondo successo consecutivo



ora si volta pagina

La #Ferrari ha vinto per la 36esima volta la 24 Ore di Le Mans. Lo ha fatto con la vettura numero 51 di AF Corse guidata da Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra. Per la Casa di Maranello è la vittoria di classe numero 27 che si va a sommare alle nove assolute, la prima giunta 70 anni fa grazie a Luigi Chinetti e a Lord Selsdon con la 166 MM Barchetta Touring. Per la 488gte si tratta della prima vittoria in classe GTE-Pro nella classica francese, come del resto per i tre piloti coinvolti

#ca



cheamerica


Baja 500

FANGO E E R O D U S POLVERE Uno degli appuntamenti fissi sul calendario degli appassionati di corse fuoristrada, la Baja 500, si svolge su un percorso che offre ampia varietĂ di terreni e ostacoli nella spettacolare cornice della penisola messicana della Bassa California

di Niccolò Gargiulo Fotografie: SCORE / Art Eugenio


fango sudore e polvere

Rocce,

canyon, dune di sabbia, percorsi sullo sterrato veloce, la vista mozzafiato sull’Oceano Pacifico e poi su fino a 900 metri sul livello del mare. 500 miglia (485,02 per la precisione, poco più di 780 chilometri) percorse in senso orario per affrontare tutte le sfide offerte dalla natura selvaggia della Bassa California. Si parte da Ensenada, sulla costa del Pacifico, 130 chilometri a sud della più famosa San Diego, e si suda per cinque giorni, si alza polvere (tanta!) e si cerca di arrivare al prossimo checkpoint più velocemente degli altri. Le chiamano “desert race” e la Baj 500 è una delle pià importanti della stagione. Uruapan, Santa Catarina, Rancho El Coyote, Colonet, San Vicente e poi di nuovo a Ensenada… luoghi e nomi dal sapore “western” che quest’anno hanno tirato fuori il meglio dal trentaduenne statunitense Andy McMillin, che si è imposto sulla concorrenza dei 245 veicoli iscritti (perlopiù speciali pick-up, buggy e moto) con un tempo di 9 ore-49 minuti-12 secondi. Una gara pressoché perfetta, senza errori o problemi tecnici di grande rilevanza per


Bryce Menzies (Red Bull Ford F-150)

Freddie Willert (Jimco) secondo nella classe SCORE Lites

Luke McMillin (Ford F-150) secondo alla bandiera a scacchi, un paio di minuti dietro al cugino Andy


fango sudore e polvere


La Baja 500 del 2019 ha visto il ritorno in gara di un buggy Subaru nella classe 5. L’equipaggio composto da Neal e Dustin Grabowski (figlio e padre) ha portato al successo un nuovo veicolo chiamato “Crosstrek Desert Racer” e spinto da un motore boxer aspirato di 2.5 litri, preparato dalla Crawford perfomance e capace di oltre 300 cavalli. Leggerissimo e oltremodo agile il buggy

il buggy ha così permesso ai colori Subaru di

migliorare il secondo posto ottenuto l’anno scorso


fango sudore e polvere

il pick-up Chevy Silverado numero 31 di McMillin, che ha tagliato il traguardo con meno di due minuti di vantaggio sul Ford F-150 numero 83 del cugino Luke McMillin. L’affare di famiglia si è concluso in maniera spettacolare quando, a poche decine di chilometri dal traguardo finale, i due si sono addirittura trovati affiancati nei pressi di Uruapan. Sul terzo gradino del podio il pilota di casa Carlos “Apdaly” Lopez, sul pick-up Chevy numero 9. I piloti della classe regina dei pick-up “SCORE”, veri e propri mostri da 900 cavalli e quattro ruote motrici, si sono impadroniti di 11 delle prime 12 posizioni al traguardo. Tra i 144 partecipanti che hanno visto la bandiera a scacchi solo Justin Davis è riuscito a rompere l’egemonia dei pick-up “SCORE” classificandosi all’ottavo posto assoluto e conquistando la vittoria nella Class 1, riservata a veicoli a ruote scoperte. Per i super-appassionati di questo tipo di competizioni il calendario 20419 ora prevede la “Vegas to Reno” in agosto e, ancora in Bassa California, la durissima Baja 1000… in pratica una gara lunga il doppio, che farà sembrare questa Baja 500 quasi una scampagnata.


Da sempre ai primi posti nella sua classe, il team Honda ha portato al successo un pick up “Ridgeline Baja Race Truck” anche in questa edizione della 500. La vittoria nella classe 7 è arrivata grazie all’equipaggio composto dal pilota Jeff Proctor, dal secondo pilota Pat Dailey e dal navigatore Evan Weller, che hanno così replicato i trionfi del 2016 e 2018. Il loro pick up quest’anno era stato notevolmente alleggerito e migliorato ma era sempre spinto dal un motore V6 biturbo HPD di 3.5 litri, da 550 cavalli, con monoblocco e cilindri assolutamente di serie

Il vincitore della Baja 500 Andy McMillin (Red Bull ChevySilverado)


fango sudore e polvere

L’idolo di casa Carlos “Apdaly” Lopez nonostante le difficoltà è riuscito a salire sul podio classificandosi terzo assoluto con il suo RPM Racing Chevy Rally Truck (Geiser)

Cameron Steele (Chevy/Geiser) affiancato da RobMacCachren (Ford F-150), vincitore della Baja 500 del 2018


#ca


chestoria

SOSPENSIONI INTELLIGENTI

Che furba la


CONTENUTO PUBBLIREDAZIONALE

DRIV™ FORNIRÀ LA TECNOLOGIA DELLE SOSPENSIONI INTELLIGENTI MONROE SULLA TOYOTA GR SUPRA SPORTS COUPÉ 2020

Supra!


che furba la Supra!

La

notizia è di quelle ghiotte, degne di una riflessione… perché le automobili attuali non sono “smart” solo per ciò che riguarda l’infotainment ma anche, e sempre di più, per tutto ciò che attiene al comportamento su strada… in attesa della guida autonoma vera e propria. Ma ecco quindi la buona novella: la quinta generazione di Toyota GR Supra sports coupé 2020 sarà dotata della tecnologia avanzata delle sospensioni intelligenti Monroe. DRiVTM (brand del gruppo Tenneco), fornitore leader mondiale nel settore aftermarket e “ride performance”, ha infatti recentemente annunciato che la tecnologia CVSAe (Continuously Variable Semi-Active) sarà presente sulla performante coupé nipponica, che proprio in queste settimane sta via via raggiungendo le concessionario del mondo intero.


Dalla separazione programmata di Tenneco nasceranno due nuove società indipendenti: una società dedicata al mercato after market e ride performance (DRiV) e una che si dedicherà invece alla tecnologia Powertrain. DRiV sarà una delle più grandi società globali multilinea, multimarca e aftermarket, nonché una delle maggiori società globali OE per le prestazioni di guida e frenata.

I marchi principali di DRiV saranno Monroe, Öhlins,

Walker, Clevite Elastomers, MOOG, Fel-Pro, Wagner, Ferodo, Champion e altri. Si stima un fatturato pro-forma di DriV di 6,4 miliardi di dollari al 2018, con il 54% dei ricavi derivanti dal mercato aftermarket e il 46% dai clienti di componenti originali


che furba la Supra!

Sarà una Supra sempre più intelligente, semplice e entusiasmante da guidare. Tutto ciò grazie a sospensioni basate su un design a triplo tubo, una tecnologia CVSAe che rileva costantemente le condizioni stradali (e di guida) e regola in modo indipendente ogni ammortizzatore in tempo reale con conseguenze sulla guida guida davvero eccellenti. Ogni ammortizzatore è infattti dotato di una valvola elettronica CES8700 montata esternamente e sviluppata da Öhlins (un’azienda che fa parte di DRiV) che si collega ad un’unità di controllo elettronico centrale (ECU) in grado di riallineare le impostazioni di smorzamento ogni 10 millisecondi (!!!) per ottenere un comfort di guida e un controllo ottimali.

“La tecnologia CVSAe è una soluzione collaudata e all’avanguardia, progettata per garantire a conducenti e passeggeri il massimo comfort e piacere al volante. - ha detto in proposito Neville Rudd, tra i maggiori dirigenti di DRiV - Questa soluzione avanzata è stata progettata per raggiungere un equilibrio ottimale tra performance, comfort e controllo, aiutando i produttori di equipaggiamento originale a differenziare le caratteristiche di guida e maneggevolezza del veicolo in un mercato sempre più competitivo”. La tecnologia CVSAe fa parte della gamma di sospensioni intelligenti Monroe che, tra le altre, comprende soluzioni di sospensione selettiva (Dual Mode) e soluzioni semi-attive, dotate di una valvola montata esternamente (CVSAe) e di due valvole indipendenti (CVSA2). La gamma comprende anche l’interessantissima tecnologia Kinetic che interviene attivamente per il controllo del rollio e del beccheggio. DRiV è leader nei sistemi avanzati di “ride performance” e produce i maggiori sistemi di sospensione CVSAe nel suo stabilimento di Ermua, Spagna. Per ulteriori informazioni visitate il sito www.monroeintelligentsuspension.com


Attesa finita per la nuova Toyota GR Supra, la quinta generazione della leggendaria sportiva di Toyota nonché il primo modello GR sviluppato dalla TOYOTA GAZOO Racing. Il progetto è stato affidato al Chief Engineer Tetsuya Tada, strizzando l’occhio alla gloriosa dinastia delle sportive Toyota (le Supra originali e le 2000GT del passato), con un progetto che prevede e mantiene intatta l’essenza della Supra: motore anteriore con 6 cilindri in linea e trazione posteriore. Gli appassionati potranno quindi godere di una miscela esplosiva di potenza, agilità e precisione, ottenuta grazie al connubio tra il passo più corto e l’ampia carreggiata, pesi ridotti, baricentro ribassato e scocca ad elevata rigidità. È stato scelto un motore 3.0L, twin scroll turbo in grado di erogare 340 cavalli e un valore di coppia di 500 Nm, che insieme al cambio automatico a 8 rapporti assicura un’accelerazione potente e lineare con elevati livelli di coppia disponibili a qualsiasi regime del motore

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chestoria

Il primo mese di viaggio

SILENZIO… SI IMPARA…


Dopo una prima tappa a Genova le due Subaru Outback del team di H2o PLANET hanno attraversato la costa meridionale francese e costeggiato l’intera penisola iberica per immortalarne lo stato delle acque


silenzio... si impara...

Sono

passati più di due mesi dalla partenza dei team di 7milamiglialontano a bordo delle loro Subaru Outback e, mentre si accingono a completare il giro delle due isole britanniche, è arrivato il momento di ripercorrere i momenti e gli incontri più significativi di questa prima parte del progetto H2o PLANET nel vecchio continente. Il primo stop era previsto prima ancora di superare la prima linea di confine. I viaggiatori infatti avevano appuntamento con il professor Stefano Schiapparelli, zoologo e direttore del Museo dell’Antartide di Genova, che ha raccontato quanto sia importante studiare e monitorare un luogo così lontano come il polo sud per comprendere come gli impatti delle attività compiute dall’uomo a queste latitudini influenzino anche ecosistemi enormemente distanti. Giunti in Spagna, gli equipaggi hanno quindi incontrato a Barcellona Miquel Rafa Fornieles, un esperto del fiume Ebro, il secondo più lungo della penisola iberica, che ha parlato dei rischi per l’impatto ecologico di dighe, industrie e sfruttamento agricolo, oltre che del lavoro che è stato svolto dall’associazione che dirige per preservare l’ecosistema dell’importante bacino idrico. Procedendo verso sud le due Outback si sono poi fermate a “la Carbonera”, un polo industriale costituito da una fabbrica di cemento, una centrale termica e due porti che si stagliano all’interno della riserva terrestremarina di Cabo de Gata, la più estesa



silenzio... si impara...

del Mediterraneo occidentale (460 km² di superficie terrestre e 120 km² marina protetti). Il contrasto di questa enclave produttiva con la natura che la circonda è stridente, netto e pericoloso ed è stato documentato dal team di 7milamiglialontano così come era stato annunciato tempo fa dal biologo marino Dario Nardi, l’anima scientifica e voce narrante di H2o PLANET, nel corso della conferenza stampa di lancio del progetto. Ma è bastato spostarsi di pochi chilometri più a ovest per ritrovarsi nel “mar de plastico”, la distesa di serre che si espandono nei dintorni di Almeria che hanno trasformato in orto una delle zone più aride d’Europa, con oltre 3 milioni di tonnellate di produzione annue. Questo miracolo economico però avviene al costo di un inquinamento sempre crescente e dello sfruttamento di manodopera a bassissimo costo. Fortunatamente il viaggio di 7milamiglialontano non è solo testimonianza di criticità ma anche scoperta di belle storie e incontro di persone che lasciano sperare in un lieto fine. Come Fausto Hidalgo do Nascimento, architetto paesaggista di quell’area, che seguendo una sua visione di rispetto e adorazione della natura, ha raccolto nel corso di quarante anni di lavoro migliaia di specie vegetali da ogni angolo del mondo, creando il suo giardino dei sogni ideato per circondare un’abitazione incredibile, uscita direttamente dalla sua fantasia. Il percorso delle due Outback prosegue ed è possibile seguirlo in tempo reale al link https://7mml.argopro.it/7mml-h2o.aspx


ca


chefuoristrada

PASSIONE INTEGRALE


E’ l’evento che i fans aspettano per dodici mesi. Quest’anno la Fiera di Carrara si animerà dall’11 al 13 ottobre e… di nuovo saranno i tre giorni di full immersion dedicati al mondo del fuoristrada di Salvo Venuti


passione integrale

La

manifestazione a cui un appassionato di 4x4 non può mancare? Si chiama 4x4 Fest e da diciannove anni fa sognare (e sudare) gli appassionati di off road dell’intera penisola.

Quest’anno la Fiera di Carrara si animerà dall’11 al 13 ottobre, e di nuovo saranno i tre giorni di full immersion dedicati al mondo del fuoristrada che i fans aspettano… per dodici mesi. Il 4x4 Fest non è solo un evento dove si va per ammirare le ultime novità delle case motoristiche o per fare l’affare con i famosi “prezzi fiera”, è soprattutto un grande momento di aggregazione, un appuntamento per poter finalmente conoscere di persona gli amici virtuali o per incontrare gli amici sparsi su tutto il territorio nazionale… e magari pure conoscere i propri beniamini che gareggiano nei vari campionati di specialità, sempre disponibili durante le pause delle loro esibizioni in pista. Consapevole di tutto ciò a Federazione Italiana Fuoristrada, da alcuni anni, ha voluto creare all’interno della manifestazione un luogo dove il fuoristradista può ritrovare l’atmosfera familiare delle uscite in montagna fra amici, un posto dove poter parlare della passione comune, magari assaggiando qualche specialità gastronomica proveniente dalle varie regione d’Italia, accompagnandola con un buon bicchiere di vino… ma soltanto se poi non si deve mettere subito al volante. Stiamo parlando dell’ormai famoso “Villaggio FIF”, dove sono presenti tutte le delegazioni nazionali, dove gli appassionati possono avvicinarsi alle realtà locali del fuoristrada e conoscere nuovi appassionati con cui condividere momenti di adrenalina, spensieratezza e godimento della natura. Senza tema di smentita possiamo affermare che il momento di massima aggregazione


#4X4LIFE PASSIONE INTEGRALE è l’hashtag dell’edizione 2019 che conferma la natura off road della manifestazione, accompagnata da un’immagine che vuole essere un tributo alla sempre crescente Community di follower che anima le pagine social di 4x4Fest, ogni giorno dell’anno solare. Dopo il successo senza precedenti della scorsa edizione (3.710.326 visualizzazioni su Facebook) gli organizzatori hanno lanciato un contest per la scelta dell’immagine 2019, che è stata votata dallo zoccolo duro di una Community sempre più attiva (sono già 18.000 i like su Facebook in attesa della nuova edizione) e che desidera prendere parte attiva alla costruzione dell’evento principe del panorama 4x4 italiano


passione integrale

e festa avviene la domenica all’ora di pranzo. E’ infatti ormai una consolidata consuetudine l’invito a pranzo da parte delle delegazioni FIF a tutti i presenti, che possono così degustare le tante specialità poste in una lunga tavolata (oltre quindici metri!!!...) allestita nella parte centrale del Villaggio FIF.

Ovviamente la presenza della Federazione Italiana Fuoristrada non è limitata solo al Villaggio FIF. Ci sono anche altri stand: da quello della Scuola di Guida Sicura in 4x4, fiore all’occhiello della FIF con i suoi oltre trentacinque anni di storia, a quello del neo costituito Settore Storico a quelli che varie specialità sportive agonistiche, quali il Campionato Italiano Velocita in Fuoristrada, il Campionato Italiano Trial 4X4 e il Trofeo Extreme 4x4. Ma si può andare al 4x4Fest solo per parlare di fuoristrada senza farsi venire una voglia matta. Irrefrenabile di praticarlo? Certo che no. E poteva la Federazione non accontentare gli appassionati ? Ed ecco quindi varie proposte. Anzitutto i minicorsi di Guida Sicura in 4x4, erogati dagli Istruttori FIF gratuitamente e in maniera continuativa nell’arco di tutta la manifestazione. Per chi è arrivato a Carrara con il proprio fuoristrada c’è la possibilità di provarlo in pista come pure è possibile “assaggiare” le ultime novità presentate dalle varie case automobilistiche. Da tenere presente anche l’opportunità di “essere trasportati”: si può partecipare al Tour della Cava di Fantiscritti, per ammirare da vicino le rinomate cave di marmo, o al “Tour delle Cave del Corchia” per ammirare gli spettacolari scenari dell’Alta Versilia. Ma non finisce qui: per l’edizione 2019 gli organizzatori stanno ancora mettendo a punto tante altre sorprendenti iniziative che andremo a scoprire nei prossimi mesi. Noi ci saremo e tu ?

#ca



chenovitĂ

Haval h2 e Mahindra Goa Plus

ASIA ATTACK Haval (gruppo Great Wall) e Mahindra rilanciano la loro presenza in Italia attraverso due nuovi interessanti prodotti. Dalla Cina un bel suv di media grandezza e dall’India un pick up tutto robustezza e lavoro


K


asia attack

Potenza

della Via della Seta? Forse. Fatto sta che nel breve volgere di due settimane due enormi gruppi asiatici hanno presentato sul mercato italiano due nuovi veicoli. Trattasi di Haval, cinese, parte del gruppo Great Wall (da anni presente nella penisola) che ha presentato un interessante “mid suv” e di Mahindra, indiana, che da noi è di casa da decenni e che ha iniziato il rinnovamento di gamma e stile dal pick up Goa. Cominciamo dai cinesi di Haval , che si presentano come “leader del mercato suv in Cina”… e quindi visti i volumi del mercato domestico (più di un milione di vetture nel 2018), tra i maggiori al mondo. Il programma strategico globale denominato HAVAL 521 si pone come traguardo quello la vendita di 2 milioni di suvall’anno nel giro di cinque anni, per diventare il brand globale numero 1 nel segmento suv.

Così facendo la Cina da paese importatore di automobili diverrebbe anche esportatore. Un accesso comodo e una guida confortevole sono le basi di partenza per rendere piacevole un’automobile e le linee del nuovo modello H2 riprendono uno schema classico nel segmento C, ponendo molta attenzione all’eleganza e facendo in modo che il design favorisca ottima abitabilità per cinque. Il layout interno è accogliente: la ricca dotazione tecnologica e la progettazione operativa dei comandi permettono di vivere l’auto e sfruttare lo spazio a bordo nel migliore dei modi. A listino sono presenti due versioni. La Easy, con un’ottima dotazione base, e la Premium full optional, con interni in pelle. Molto bella, pratica e razionale la consolle comandi come i numerosi e utili vani portaoggetti. Il volante ingloba diversi pulsanti, inclusi quelli per regolare l’impianto audio, il controllo Bluetooth e il cruise control mentre il sedile guida è regolabile elettricamente.



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Con il sistema di accesso Keyless con Smartkeysi sbloccano automaticamente le portiere e il sistema di climatizzazione offre il controllo automatico bizona della temperatura (regolazione separata per guidatore e passeggero). Ricco e pratico il sistema di infotainment e navigazione touch screen… e per chi desidera emozioni meno”virtuali” c’è il tettuccio apribile che permette sensazioni “en plein air”. Il suv Haval H2 è equipaggiato con avanzati dispositivi di sicurezza attiva e passiva, a partire da soluzioni di base come quella del bloccaggio automatico porte a 15 km/h. Il poggiatesta anteriore attiva il sistema di protezione del collo in caso di collisione tra autoveicoli mentre è presente anche l’ESP (Controllo elettronico della stabilità). L’Haval H2 ha sei airbag. Doppio airbag anteriore, doppio airbag laterale anteriore, doppio airbag laterale a tendina integrato mentre il TPMS (Sistema di monitoraggio pressione pneumatici) monitora costantemente la pressione degli pneumatici.

Questo SUV è anche dotato di sensori di parcheggio, telecamera posteriore e sistema Blind Spot per la visualizzazione angolo cieco della ruota anteriore destra. Il motore della HAVAL H2 importata in Italia è un 1.497 cc turbo a benzina, a 16 valvole, da 140 CV a 5.600 giri/minuto, con coppia di 196 Nm a 4.500 g/m. che rispetta la normativa Euro 6D-Temp (è disponibile anche l’alimentazione a GPL). Il propulsore è abbinato a un cambio è manuale a sei marce mentre la trazione è anteriore. L’H2 adotta all’anteriore il sistema a ruote indipendenti tipo Mc Pherson e al posteriore la soluzione a ruote indipendenti tipo Multilink. Questa scelta garantisce che la vettura possa affrontare qualsiasi tipo di terreno accidentato e in condizioni difficili. Oggi l’H52 va sul mercato con un’interessante promozione che offre la versione Easy a 17.900 e la versione Premium a 19.900, entrambe IVA compresa. Da ricordare anche che HAVAL offre una garanzia di 3 anni o 100.000 km.


HAVAL è un marchio indipendente all’interno del Gruppo Great Wall Motors. Fondata nel 1984, GWM è la più grande azienda automobilistica privata cinese. Da oltre oltre 15 anni è il Gruppo numero 1 nel principale mercato mondiale di automobili, quello cinese, oltre ad essere in assoluto il più grande produttore nazionale di SUV e crossover e uno dei maggiori marchi nel panorama automobilistico internazionale. GWM vende autovetture in 60 paesi e le esportazioni rappresentano circa un terzo delle vendite. La produzione GWM è basata al 70% su veicoli commerciali e fuoristrada; il restante 30% invece rappresenta utilitarie e piccole berline. In Italia il marchio è presente dal 2006 attraverso Eurasia Motor Company, con l’importazione di due veicoli: il SUV H6 e il pick-up Steed 6


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E

veniamo a Mahindra. Chi cerca un pick-up robusto e infaticabile, con un motore che spinge fin dai bassi regimi dovrebbe dare un’occhiata al nuovo Mahindra Goa Pik-Up Plus, oggetto di ben 51 modifiche rispetto al modello precedente. Le linee scolpite (seppur piuttosto datate) non lasciano indifferenti. Il frontale presenta una nuova mascherina con inserti cromati, un gruppo ottico spigoloso (sottolineato dalle “sopracciglia” superiori a LED) con doppia parabola interna, fendinebbia integrati e grande presa d’aria al centro del cofano. Anche la vista laterale è personalissima, con la profonda scalfatura che disegna l’intera fiancata e ne accentua il vigore. Belli i cerchi in lega argento/nero lucido a cinque doppie razze da 16 pollici. Sono quattro i colori della carrozzeria: Artic White, DeSat Silver, Napoli Black (chissà mai perché…) e Rage Red.

Lo spazioso e confortevole abitacolo del nuovo Mahindra GOA Pik-Up Plus ha beneficiato di importanti aggiornamenti: nuovo il rivestimento degli interni e nuove la dotazioni. Ancora lontane dal livello di alcuni concorrenti, appaiono comunque buone e adatte all’utilizzo del mezzo: in fondo un pick up è un veicolo da lavoro. La versione S10 a Doppia Cabina include il grande schermo touch da 7” con infotainment e navigatore, cruise control, volante multifunzione, climatizzatore automatico, specchietti regolabili elettricamente, sedili regolabili in altezza, tergicristalli e fari automatici, due prese per la ricarica di device elettronici, proiettori supplementari per visione laterale in curva e molto altro. Dotazioni di sicurezza come ABS, ESC, doppi airbag, zone di protezione da crash e colonna dello sterzo collassabile, sono caratteristiche standard sui modelli Mahindra. Inoltre, sui modelli a doppia cabina sono presenti tre poggiatesta e cinture a tre punti di ancoraggio.



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Il nuovo GOA Pik-Up Plus è dotato di un motore mHawk turbodiesel a quattro cilindri 2,2 litri turbo a 16 valvole, in grado di erogare 140 CV a 3.750 giri/minuto, con iniezione diretta common-rail Bosch di seconda generazione. L’impressionante coppia di 330 Nm a partire da soli 1.500 giri/minuto fino a 2.800 giri, assicura scatti rapidi e una potenza di traino di tutto rispetto. Il motore turbodiesel è abbinato al cambio manuale a sei marce, mentre la trazione è 4x2 posteriore, oppure nelle versioni 4WD, intergrale e inseribile elettricamente. E’ di serie il differenziale meccanico posteriore MLD (Mechanical Locking Differential) con bloccaggio automatico al 100%. Le capacità del GOA Pik-Up Plus nel fuoristrada sono esaltate dagli ottimi angoli caratteristici: attacco 34°, dosso 18°, uscita 15°. I consumi dichiarati dalla casa sono: Urbano 11; Extraurbano 7,9 e Combinato 9 litri per100km. Il nuovo Mahindra GOA Pik-Up Plus è per-

sonalizzabile con diversi optional, tra i quali segnaliamo paracoppa inox, Roll-bar (inox satinato), gancio traino, vasca di protezione del cassone, hard top in vetroresina finestrato, telo copricassone. Per attività lavorative particolari, Mahindra prevede allestimenti specifici quali lampeggianti, sirena bitonale, barra polifunzionale, barra luci strobo, torre fari, faro brandeggiabile, piattaforma aerea, campana per tonneggio, immatricolazione ATC e ad uso speciale, accessori di vario tipo. Attualmente Mahindra GOA Pik-Up Plus è detraibile al 130%, oltre a fruire di tassa di circolazione ridotta grazie all’immatricolazione N1-Autocarro. Ogni Pik-Up è inoltre coperto dalla garanzia di 3 anni o 100.000 km e gode del soccorso stradale gratuito sempre per 3 anni. Nelle varie versioni (in totale sono sette) il Goa Pick Up Plus è in vendita a partire da 18.878 euro sino al massimo di 25.734 euro, IVA compresa.


Mahindra & Mahindra Ltd. è una realtà molto importante a livello globale operativa anche nei settori nautico, aeronautico, dei mezzi agricoli, dell’innovation technology, degli investimenti immobiliari, e altro ancora. Marchio leader in India nella produzione di SUV, Mahindra ha più di 70 anni di storia, conta oggi oltre 200.000 dipendenti, copre 100 mercati in 6 continenti e raggiunge 20,7 miliardi di dollari di fatturato. Tra l’altro detiene il pacchetto di maggioranza delle quote azionarie in Pininfarina, SsangYong Motor Company e Peugeot Scooters mentre nel 2016 ha acquisito i marchi motociclistici BSA e Jawa. Molto attiva nel motorsport, Mahindra è presente sin dagli inizi nel Campionato FIA Formula E. L’Europa è sempre stata un importante mercato per il gruppo. Mahindra Europe Srl è una società controllata al 100% da Mahindra & Mahindra Ltd. che dal 2005 distribuisce i veicoli Mahindra in 10 Paesi del vecchio continente

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