www.fgks.org   »   [go: up one dir, main page]

Philippe Pétain

generale e politico francese
Versione del 24 apr 2013 alle 11:35 di 87.24.62.156 (discussione) (Ortografia)

Henri-Philippe-Omer Pétain (Cauchy-à-la-Tour, 24 aprile 1856L'Île-d'Yeu, 23 luglio 1951) è stato un generale e politico francese.

Philippe Pétain

Presidente del Governo di Vichy
Durata mandato10 luglio 1940 –
3 giugno 1944
PredecessoreTerza Repubblica francese
SuccessoreGoverno provvisorio della Repubblica francese

Primo Ministro della Francia
Durata mandato10 luglio 1940 –
17 aprile 1942
PredecessorePaul Reynaud
SuccessorePierre Laval

Dati generali
FirmaFirma di Philippe Pétain

Generale molto amato durante la Prima guerra mondiale, fu a capo del governo collaborazionista di Vichy dal 1940 al 1944, in seguito al Secondo armistizio di Compiègne.

La carriera militare

Gli inizi

Arruolatosi a vent'anni, fu addestrato presso l'École spéciale militaire de Saint-Cyr, accademia militare in cui studiò senza particolarmente eccellere.[1] Ebbe diversi comandi, nessuno dei quali su teatro operativo, malgrado all'epoca coloniale vi fosse necessità di giovani ufficiali sui diversi fronti militari.

L'insegnamento militare e le innovazioni tattiche

Assegnato nel 1900 alla scuola di tiro di Châlons, entrò in contrasto con il direttore, promuovendo una dottrina focalizzata sulla precisione anziché sul volume di fuoco.

 
Pétain all'alba del XX secolo

L'anno successivo fu docente aggiunto presso la scuola di guerra, entrando in contrasto stavolta con Ferdinand Foch[2], ma nonostante questo fu poco dopo nominato docente ordinario di tattica di fanteria dal 1904 al 1907 e dal 1908 al 1911.

In questo ruolo fu uno degli artefici di una piccola rivoluzione, ribaltando insieme a Foch l'impostazione squisitamente difensivista delle truppe appiedate, in forza di una teoria tattica che sino dal 1867 legava i comandi ad un uso poco utile e molto sanguinoso dei fanti.

In un'epoca nella quale la fanteria era ancora l'Arma di più decisivo rilievo, Pétain propugnò un impiego più aggressivo delle forze, teorizzando che solo l'offensiva poteva produrre vittoria. Altre sue elaborazioni contestavano la disposizione, introdotta in una codificazione del 1901, di eseguire grandi cariche alla baionetta.

Nel 1912, ad Arras, fu il primo comandante di un sottotenente di fresca nomina, cui la carriera e la fama avrebbero arriso in modo non meno significativo: Charles de Gaulle.

Nel 1913 si rese assai impopolare fra le alte gerarchie dell'esercito, esprimendo pesanti critiche su un infelice attacco disposto dal generale Gallet, condotto alla baionetta contro postazioni di mitragliatrici dagli esiti cruenti. Descrisse anzi quell'ordine come esempio negativo di uno degli errori tattici che non si dovevano mai più commettere.[3] Proponeva la manovra e la mobilità delle truppe, contro la staticità imposta dagli alti comandi.

Nel luglio del 1914, cinquantottenne colonnello, gli fu rifiutata la nomina a generale e meditò di congedarsi, quando scoppiò la prima guerra mondiale. Comandante di brigata, ottenne buoni risultati in Belgio, salendo via via di grado sino a generale di corpo d'armata. Guadagnò un forte ascendente sulle truppe, mostrandosi, in maniera innovativa, particolarmente attento a risparmiarne quanto più possibile le vite dei soldati.

Verdun

Nel febbraio del 1916 fu a Verdun, responsabile del fronte francese in una battaglia cruciale, e vi arrestò l'avanzata tedesca.

Oltre all'eroica resistenza del Forte di Vaux e del suo pluridecorato comandante Raynal[4], il carisma di Pétain ed il suo acume strategico furono fra i fattori decisivi.

Restano infatti notevoli, a proposito di questa battaglia, le sue intuizioni sulla coordinazione delle azioni dell'aeronautica militare (aveva fortemente voluto la creazione della prima divisione di caccia aerea che potesse portare ausilio dal cielo) con quelle della logistica: la memorabile "Voie Sacrée" (via sacra)[5] servì per portare continui rifornimenti e rinforzi alla prima linea ed a soccorrere i feriti, mantenendo costantemente elevata la capacità operativa ed il morale delle truppe impegnate, mentre sul fronte opposto una diversa organizzazione non impediva il progressivo scemare di potenziale offensivo e di motivazione.

 
Cartolina d'epoca celebrante l'ingresso del Maresciallo Pétain, ormai "generalissimo", a Metz.

Dalle stelle alle stellette

Il 1º maggio Pétain fu sostituito dal generale Nivelle al comando della 2ª Armata; Nivelle, meno attento alla salvaguardia delle sue truppe, fu ritenuto dalla commissione di guerra del parlamento un promettente comandante in capo delle armate francesi e sostituì in questa funzione Joseph Joffre[6], mentre a Pétain veniva offerta la carica, creata appositamente per lui, di capo di stato maggiore generale.

All'alba del 16 aprile 1917, agli ordini del Nivelle, ebbe inizio la battaglia dello Chemin des Dames, seconda battaglia dell'Aisne, che ben presto si rivelò una disastrosa disfatta, capace di costare 100.000 perdite nella sola prima settimana e 350.000 complessive[7], per un guadagno di terreno del tutto irrisorio ed insignificante. La vera e propria disfatta fu interna, essendo questa la causa principale degli ammutinamenti del 1917, che giunsero a turbare i due terzi delle unità francesi. Forte della fiducia che le truppe gli riconoscevano, soprattutto per essersi distinto giusto nella salvaguardia delle vite dei suoi soldati, Pétain fu urgentemente chiamato a sostituire Nivelle, nel frattempo igienicamente riparato nelle colonie africane.

Non senza fatica, ristabilì un certo morale, placò buona parte del malcontento e ripristinò la lealtà gerarchica, facendo eseguire, malgrado pesanti pressioni politiche, solo una parte delle fucilazioni[8]. Ma più di tutto, a tranquillizzare e confortare i soldati, poté la riconquista dello Chemin des Dames, rapidamente ottenuta con minime perdite e rischi contenutissimi.

Nondimeno, Pétain poteva vantare illustri detrattori in Foch, Joffre e Clemenceau, che lo accusarono di disfattismo e di scarsa propensione all'attacco. Divenuto di fatto coordinatore delle truppe alleate, fu però da questi ignorato proprio quando proponeva un mortale affondo alla Germania, che sarebbe stato alla portata degli Alleati e di facile successo; accettarono invece la richiesta di armistizio.

Un prestigioso dopoguerra

Nominato Maresciallo di Francia alla fine della guerra[9], fu eletto membro de l'Académie des sciences morales et politiques e il 14 settembre 1920 poté finalmente sposare Eugénie Hardon, la cui mano aveva fiduciosamente chiesto nel 1901.

In seguito combatté ancora in Marocco, nel 1925-1926, a capo di una coalizione franco-spagnola[10], contro i berberi di Abd el-Krim che lottavano contro il colonialismo nel Rif. La vittoria fu ottenuta grazie anche all'impiego di armi chimiche.

All'unanimità Pétain fu eletto all'Accademia di Francia[11]. Fu ministro della Guerra nel 1934[12] sotto la presidenza di Gaston Doumergue; estromesso in occasione di un "rimpasto", la sua popolarità crebbe notevolmente e, nel 1935, Gustave Hervé lanciò una campagna di sostegno al grido di «C'est Pétain qu'il nous faut»[13].

Nominato presidente del Conseil supérieur de la Guerre, organo analogo all'italiano Consiglio Supremo di Difesa, in tale veste avallò stavolta scelte strategiche di indirizzo difensivista, contro de Gaulle che proponeva invece un rafforzamento delle potenzialità offensive, ad esempio mediante l'adozione massiccia del carro armato; sostenne perciò Joffre e la "sua" Linea Maginot.

La Francia di Vichy

  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica di Vichy.
 
Incontro con Hitler del 1940

Il 2 marzo 1939 fu ambasciatore in Spagna presso il caudillo Francisco Franco, ed ivi restò nei primi mesi della Seconda guerra mondiale, fino alla rottura del fronte operata dai tedeschi nel maggio 1940. Pétain fu allora richiamato in patria e nominato vicepresidente del Consiglio sotto Paul Reynaud[14]. Poco dopo, il 14 giugno, la Francia fu occupata e le istituzioni dovettero rifugiarsi a Bordeaux. Due giorni dopo Reynaud si dimise, indicando in Pétain, convinto sostenitore dell'opportunità di richiedere un armistizio, il suo ideale successore. Il presidente della repubblica Albert Lebrun gli affidò l'incarico, salutato da Charles Maurras come una «divine surprise». Il 22 giugno la Francia sottoscrisse l'armistizio a Rethondes.

File:French stamps 1944.jpg
Pétain su francobolli francesi del 1944

Il 29 giugno la cittadina di Vichy, in territorio non occupato, fu scelta come sede del nuovo governo. Il 10 luglio le Camere riunite presso il casinò di Vichy conferirono a Pétain pieni poteri per la redazione di una nuova costituzione. Dello stato "collaborazionista" egli fu Primo Ministro fino al 18 aprile 1942 (giorno in cui cedette l'incarico a Pierre Laval) guidando ben cinque gabinetti e Capo dello Stato fino al 1944.

Il processo

Con la liberazione della Francia Pétain fu deportato in Germania, a Sigmaringen, e solo alla fine della guerra, il 24 aprile 1945, si costituì alla frontiera svizzera per essere processato.

Fu accusato di tradimento e di collaborazione col nemico. Gli fu quindi intentato un processo che sotto certi aspetti fu caratterizzato da vistose lacune della Giustizia, come ebbe a considerare lo storico francese Robert Aron.

«In effetti, si ha l'impressione, rileggendo ora quegli atti, che molte siano state le lacune della Giustizia. Molti testimoni non furono nemmeno ascoltati, come i vecchi collaboratori diretti del Maresciallo a Vichy, Rochat e Dumoulin de la Barthète, rifugiatisi in Svizzera, dei quali il Governo non ha chiesto nemmeno l'estradizione. Lo stesso interrogatorio è stato condotto senza metodo, disordinatamente: Pétain non è stato interrogato circa la sua politica in Africa, né in Siria, né sul suo atteggiamento nei confronti dell'Alsazia, né riguardo l'Indocina, punti essenziali per comprendere le difficoltà e le profonde limitazioni del Governo di Vichy.»

Durante il processo Pétain sostenne di essersi "sacrificato per la Francia": a suo dire senza la sua azione, volta a ottenere il favore di Hitler, l'intero territorio transalpino sarebbe finito nelle mani dei tedeschi, con conseguenze ancor peggiori per i cittadini.

«Nel corso di questo processo io ho voluto mantenere volontariamente il silenzio, dopo aver spiegato al popolo francese le ragioni di tale atteggiamento. La mia unica preoccupazione, la mia unica cura, è stata di rimanere insieme ad esso sul suolo di Francia secondo la mia promessa, per tentare di proteggerlo e attenuare le sue sofferenze. Qualunque cosa accada, il popolo non lo dimenticherà. Esso sa che io l'ho difeso come ho difeso Verdun. Signori giurati, la mia vita e la mia libertà sono nelle vostre mani, ma il mio onore, io lo affido alla Patria. Disponete di me secondo coscienza. La mia non ha nulla da rimproverarmi, poiché durante una vita già lunga, giunto alla mia età e alle soglie della morte, affermo che non ho altra ambizione, che quella di servire la Francia.»

La linea della difesa non fu convincente ed egli venne condannato a morte, ma la pena fu commutata nel carcere a vita da Charles De Gaulle. Fu internato a 89 anni a L'Île-d'Yeu, dove morì sei anni dopo, ricevendo - in punto di morte - il rifiuto da parte del governo francese alla sua richiesta d'accoglimento delle proprie spoglie presso l'Ossario di Verdun. Nel secondo dopoguerra Pétain divenne un idolo dell'estrema destra francese (ruolo che gli viene attribuito, seppur in misura minore, ancor oggi), essendo il punto di riferimento non solo dei nostalgici del suo governo, ma anche dei giovani nazionalisti.

Onorificenze

Onorificenze francesi

Onorificenze straniere

Note

  1. ^ 403º su 412 nella graduatoria di ammissione, si classificò 229º su 336 nella graduatoria finale.
  2. ^ Tattico reputato di vaglia, buon seguace delle teorie offensiviste di von Clausewitz, fu l'autore de I principi della guerra e La condotta della guerra.
  3. ^ «Le général vient de nous montrer toutes les erreurs à ne pas commettre».
  4. ^ Più volte ferito in combattimento ed ormai invalido, Raynal ottenne il comando di questo vecchio fortino dismesso e pressoché disarmato, improvvisamente ridivenuto strategico per l'impreveduta portata dell'avanzata germanica; è oggi considerato una figura eroica di grande notorietà in Francia.
  5. ^ Così definita da Maurice Barrès, la strada provinciale carrabile fra Bar-le-Duc e Verdun collegava il fronte con le retrovie, nelle quali in brevissimo tempo furono allestite utilissime strutture di supporto come ospedali, armerie ed altri campi di servizio.
  6. ^ Joffre, divenuto celebre per la Prima battaglia della Marna, era stato insieme al Foch entusiasta sostenitore del Piano XVII, poi rivelatosi gravemente inadeguato.
  7. ^ Compresi alcuni reparti inglesi che Lloyd George aveva affidati al Nivelle.
  8. ^ Le condanne a morte effettivamente eseguite sarebbero state circa 60-70, secondo lo storico Guy Pedroncini, a fronte delle 554 comminate dalla corte marziale.
  9. ^ 19 novembre 1918; tale titolo non fu revocato nemmeno a seguito del processo per i fatti di Vichy e resta sua prerogativa.
  10. ^ Circa 350.000 gli uomini al suo comando.
  11. ^ 20 giugno 1929.
  12. ^ Dal 9 febbraio all'8 dicembre.
  13. ^ «È Pétain quello che ci vuole».
  14. ^ Il 16 maggio. Franco gli aveva però invano consigliato di non legarsi a quel gabinetto.
  15. ^ Robert Aron, Processo e morte di Pétain, in Storia illustrata n°125 Anno 1968, pag. 80
  16. ^ Robert Aron, Processo e morte di Pétain, in Storia illustrata n°125 Anno 1968, pag. 81

Voci correlate

Altri progetti

Controllo di autoritàVIAF (EN95295727 · ISNI (EN0000 0001 2144 2391 · SBN TO0V325251 · BAV 495/15100 · LCCN (ENn50011069 · GND (DE118740156 · BNE (ESXX1069173 (data) · BNF (FRcb12014186f (data) · J9U (ENHE987007266849705171 · NSK (HR000671028 · NDL (ENJA00812897 · CONOR.SI (SL146271587