Bombolo

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Bombolo durante uno spettacolo a Roma nel 1983

Bombolo, pseudonimo di Franco Lechner[1] (Roma, 22 maggio 1931Roma, 21 agosto 1987[2][N 1]), è stato un attore, comico e cabarettista italiano.

È noto soprattutto come caratterista[3] in film di genere (principalmente commedie sexy e poliziotteschi) e come spalla di attori come Tomas Milian, Enzo Cannavale e Pippo Franco in ruoli basati principalmente sulla fisicità, sulla mimica facciale e sull'utilizzo dell'onomatopea (famoso il suo Tze-tze![4]), del turpiloquio e del dialetto romanesco; divenne famoso soprattutto per aver interpretato il personaggio di Venticello, ladruncolo e informatore della polizia, in nove degli undici film della serie cinematografica poliziesco-comica dell'ispettore Nico Giraldi; il suo personaggio divenne una maschera tipica e lo rese uno degli attori più famosi del cinema di genere italiano degli anni settanta e ottanta.

Bombolo con Giorgio Bracardi e Renato Nicolini alla manifestazione anti-fast food in piazza di Spagna il 20 aprile 1986

«Io mo' me so' levato dar giro, faccio un lavoro pulito.»

Nacque nel rione Ponte, nel centro storico di Roma, in via di Monte Giordano 13, da Ernesto Lechner, ambulante peracottaro (venditore di pere cotte) nonché riparatore di forni per panettieri, di remote origini austriache e livornesi, e Angelina Giovannoni; per il poco spazio nell'appartamento familiare al pianterreno veniva messo a dormire in un cassetto. Perse presto la madre, che morì di parto quando lui aveva tre anni. Lasciò la scuola elementare a otto anni, una volta terminata la classe seconda, e assieme a Renato, uno dei quattro fratelli, esercitò fin dalla giovane età l'attività di venditore ambulante con carretto come piattarolo (venditore di stoviglie, padelle, pentole, bicchieri, tovaglie e ombrelli ai passanti, talvolta vasi cinesi, in estate anche sedie a sdraio) nei vicoli del centro, nella zona attigua allo storico mercato di Campo de' Fiori. Inoltre si esibiva improvvisando scenette e personaggi comici alla trattoria da “Picchiottino”, situata a fianco della sua casa natale, dove era solito pranzare restandovi anche per parte del pomeriggio tardando nell'andare a prendere i figli a scuola. Coniugato con Regina Abbatiello, trovò casa nel quartiere Boccea, in via Federico Galeotti 9, ed ebbe i figli Daniela, Stefania e Alessandro (che chiamava Alitandlo, secondo la sua comica abitudine di storpiare i nomi; con loro era molto permissivo e si comportava più da amico che da padre, tanto da far spesso dire a sua moglie che aveva quattro figli e non tre; riusciva a svolgere il suo lavoro in modo redditizio, al punto da poter iscrivere tutti i figli a scuole private. Durante l'estate del 1975 il regista Pier Francesco Pingitore e il suo autore Mario Castellacci pranzando un giorno da “Picchiottino” lo notarono, e parlandogli di “faccia giusta per il cinema” e “talento naturale” gli lasciarono un numero di telefono su un foglietto. Non volendo sottrarre tempo al suo redditizio lavoro di ambulante, fu la moglie, dopo aver trovato il foglietto in una tasca dei suoi pantaloni, a chiamare per lui e a convincerlo. Castellacci e Pingitore lo introdussero così nel mondo del cinema facendolo recitare come caratterista e, secondo Pingitore, durante le riprese del film vendeva la sua merce a chi lavorava sul set; nel 1976 esordì anche a teatro, al Bagaglino. Sapendo leggere a fatica, inizialmente studiava i copioni con l'aiuto dei familiari.[4][5]

Continuando a lavorare da ambulante, incrociava spesso il produttore Galliano Juso, chiedendogli ogni volta di fargli fare un film. Juso un giorno si convinse, e lo presentò al regista e sceneggiatore Bruno Corbucci. Conobbe così Tomas Milian sul set del film Squadra antifurto, inaugurando la gag dello schiaffo che il personaggio del maresciallo Nico Giraldi gli rifilava frequentemente e del conseguente tipico pianto, e stringendo con lui vera amicizia; Milian divenne di casa dai Lechner, invitatovi spesso a mangiare.[4] Fra gli anni settanta e ottanta partecipò come caratterista a decine di film diretti soprattutto da Bruno Corbucci e Pier Francesco Pingitore. Durante una trasmissione di Domenica in del 1983, rivelò di aver scelto il nome d'arte "Bombolo" poiché era stato da sempre il suo soprannome, ispirato alla canzone omonima del 1932 ("Era alto così, era grosso così, lo chiamavan Bombolo") scritta e musicata da Marf e Vittorio Mascheroni.[6][7]

Il suo ultimo film fu Giuro che ti amo (1986), insieme a Nino D'Angelo, nel quale apparve visibilmente dimagrito, segnato da un attacco di meningite acuta avuto pochi mesi prima, che lo portò anche al coma durante il ricovero ospedaliero e dal quale si riprese solo parzialmente. Come riportato dalla biografia di Ezio Cardarelli, in collaborazione con la famiglia dell'attore,[8] il subentrare di un male inguaribile agli inizi del 1987 lo portò a un nuovo ricovero ospedaliero e minò definitivamente il suo stato di salute già precario, costringendolo a un ritiro definitivo.

La tomba di Franco Lechner in arte Bombolo nel giugno 2023, cimitero Flaminio di Roma

La sua ultima apparizione in scena, sul palco del Salone Margherita con la compagnia del Bagaglino risale a venerdì 8 maggio 1987. Quella sera fu aiutato a salire sul palcoscenico a causa della debolezza dovuta alla malattia ormai incombente. Morì il 21 agosto 1987 all'ospedale Forlanini di Roma, all'età di 56 anni, in seguito a un arresto cardiaco.

Tomas Milian ha raccontato che, al funerale di Bombolo, avvenuto il 24 agosto 1987 nella parrocchia di Santa Maria in Vallicella, si nascose dietro una colonna affinché nessuno lo notasse e quando il feretro passò davanti a lui, gli diede un affettuoso buffetto, in ricordo di tutti gli schiaffoni che, sul grande schermo, nei panni dell'ispettore Nico Giraldi, aveva rifilato all'attore romano. Bombolo riposa in un colombario nel cimitero Flaminio a Roma, e l'epitaffio riporta "ciao Bombolo Core de Roma".[9]

Bombolo insieme a Pippo Franco nel film Nerone (1977)
Bombolo in una scena del film Delitto al Blue Gay (1984)
Marcello Martana e Bombolo in una scena del film Delitto al Blue Gay (1984)

Programmi televisivi

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Partecipazioni

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  • 1972 – Per un fiore (brano contenuto nella compilation Roma, CGD)
  • 1979 – C'era una volta Roma, nel brano Busti al Pincio – Com'è bello far l'amore quanno è sera, insieme a Pippo Franco & Laura Troschel

Influenza culturale

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Annotazioni
  1. ^ Secondo alcune fonti sarebbe nato il 7 marzo 1932.[1]
Fonti
  1. ^ a b Enrico Lancia e Roberto Poppi, Gli attori. Vol. 1: A-L, Gremese Editore, 2003, p. 80, ISBN 978-88-8440-213-4.
  2. ^ Tomba di Bombolo, Cimitero Flaminio di Roma (JPG), su Cimiteri di Roma.
  3. ^ Massimo Giraldi, Enrico Lancia e Fabio Melelli, 100 caratteristi del cinema italiano. Gli interpreti "minori" che hanno fatto grande il nostro cinema, Gremese Editore, 2006, pp. 36-37.
  4. ^ a b c d Bombolo, che faccia da schiaffi. Quello "tsé tsé" diventato un cult, su Spettacoli - La Repubblica, 18 novembre 2014. URL consultato l'11 marzo 2020.
  5. ^ Giovanna Cavalli, «Mio padre Bombolo? Non sapeva leggere, lo aiutavo con i copioni. Mia mamma era gelosa per le commedie sexy», su Corriere della Sera, 3 giugno 2024. URL consultato il 9 luglio 2024.
  6. ^ Storia di Bombolo, quasi una favola - Cultura, su ANSA.it, 19 novembre 2014. URL consultato l'11 marzo 2020.
  7. ^ Bombolo, su Maramaoband. URL consultato il 24 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2015).
  8. ^ Ezio Cardarelli, 2014.
  9. ^ Filmato audio Tomas Milian e Bombolo (intervista su TG9), 4 luglio 2013.
  10. ^ Eli Roth: "Ho imparato l'italiano da Bombolo", in la Repubblica, 21 settembre 2009.

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