Matrimonio a sorpresa

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Una norma del diritto ecclesiastico stabilita dal Concilio di Trento (1545-1563) prevedeva che "ministri" del matrimonio potessero essere i due sposi, e che il sacerdote svolgesse la funzione di testimone autorizzato e impegnato a convalidare la volontà espressa secondo le formule rituali dai due fidanzati. L'uso era in realtà limitato a situazioni particolari ed estreme, perché si prestava a strumentalizzazioni ambigue. La norma restò in vigore fino ai primi anni del 1900.

Un esempio di matrimonio a sorpresa viene riportato dal romanzo di Alessandro Manzoni "I promessi sposi". Nel romanzo l'idea del matrimonio a sorpresa viene riportata confusamente da Agnese a Renzo Tramaglino e Lucia Mondella. Agnese sa infatti che, per la validità di un matrimonio, è sufficiente che i fidanzati si rechino con due testimoni dal sacerdote e pronuncino in sua presenza la formula rituale. Si tratta di un ripiego poco corretto, ma giustificato nel loro caso dalle circostanze avverse.



Citazione su Wikiquote

"Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben d'accordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo all'improvviso, che non abbia tempo di scappare. L'uomo dice: signor curato, questa è mia moglie; la donna dice: signor curato, questo è mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio è bell'e fatto, sacrosanto come se l'avesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il curato può strillare, strepitare, fare il diavolo; è inutile; siete marito e moglie." Agnese, I promessi sposi, Capitolo VI (rr 214-221)



Alla proposta di Agnese, Renzo si mostra entusiasta, ma Lucia è contraria al progetto poiché esso prevede dei sotterfugi. Il matrimonio a sorpresa fallisce grazie alla pronta reazione di Don Abbondio che impedisce a Lucia di pronunciare le parole rituali.