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FURIOLI ANTONIO

  • Antonio Furioli, comboniano italiano bresciano, è stato missionario in Eritrea, Etiopia e Malawi, dove ha svolto comp... more
    (Antonio Furioli, comboniano italiano bresciano, è stato missionario in Eritrea, Etiopia e Malawi, dove ha svolto compiti soprattutto nell’ambito educativo e formativo. Laureato in Teologia (1986) con specializzazione in Ascetica e Mistica, e in Missionologia (2007) alla Pontificia Università Gregoriana (P.U.G.), è attualmente docente di discipline riguardanti l’ambito della Teologia e della Spiritualità della Missione presso il Pontificio Istituto di Spiritualità “Teresianum” e all’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma. Collaboratore di riviste di spiritualità italiane ed estere ha pubblicato recentemente: Preghiera e contemplazione mistica, Marietti, Genova 22001 (trad. in spagnolo, ed. El Arca, Mexico D. F. 2012); Ripartire da Cristo: Dialogo e missione, in AA. VV., Impegni e testimonianza di spiritualità, edizioni Teresianum, Roma 2001, pp. 162-180; Charles de Foucauld. L’amicizia con Gesú, Ancora, Milano 22002 (trad. in spagnolo, ed. San Pablo, Bogotà (Colombia) 2008); Ai piedi di Gesù. Breve scuola di preghiera, Ancora, Milano 22004; Comboni ieri e oggi, San Paolo, Milano 2004; Vangelo e testimonianza. L’esperienza missionaria di S. Giustino de Jacobis in Abissinia (1839-1860), S. Paolo, Milano 2008; Il sogno d’un uomo, S. Paolo, Milano 2013; (trad. amarico 21996; tr. ingl. 1999; trad. franc. 1999; trad. ted. 1999; trad. port. 22009; trad spagn. 22012); Etiope tra gli Etiopi. San Giustino de Jacobis (1800-1860), San Paolo, Milano 2015.)
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« C’est grâce à des hommes et à des apôtres comme Comboni le fait de pouvoir faire notre désormais l’invitation qu’un poète africain de la Cote d’Ivoire, Bernard Dadié adresse à Mère Afrique : ‘Sèche tes larmes, mère Afrique. Tes fils... more
« C’est grâce à des hommes et à des apôtres comme Comboni le fait de pouvoir faire notre désormais l’invitation qu’un poète africain de la Cote d’Ivoire, Bernard Dadié adresse à Mère Afrique : ‘Sèche tes larmes, mère Afrique. Tes fils reviennent ; ils reviennent à toi, avec les mains pleines de dons. Remplis l’âme d’amour ; ils reviennent pour te revêtir d’espérances et de rêves’. Et la jeune Afrique chrétienne, aujourd’hui, stimule et provoque notre espérance minée. »
I religiosi, oggi, esperimentano una specie di inferiority complex nei confronti dei laici: esattamente il contrario di quanto accadeva nel passato. Le ragioni intime di questo rovesciamento di situazione sono molteplici e articolate. È... more
I religiosi, oggi, esperimentano una specie di inferiority complex nei confronti dei laici: esattamente il contrario di quanto accadeva nel passato. Le ragioni intime di questo rovesciamento di situazione sono molteplici e articolate. È certo comunque che, partendo dal magistero del Concilio Ecumenico Vaticano II (1963-1965), alcuni autori hanno formulato obiezioni ai vari aspetti istituzionali e tradizionali della vita religiosa nel suo insieme. Il Concilio, in realtà, ha rimesso in luce dimensioni della vocazione dei laici-quali membra fondamentali del Popolo di Dio-che in passato erano rimasti in ombra, almeno in pratica, e ha dato loro un nuovo e più avvertito senso di appartenenza alla Chiesa. Un significato più profondamente ecclesiale, oggi, viene inoltre attribuito al matrimonio, tanto che sembra quasi sminuito il valore in precedenza sovra estimato ed esaltato del celibato. È possibile e normale-ha, infatti, ribadito il Vaticano II-trovare la perfezione cristiana in qualsiasi stato di vita (cf. L.G. 40). Di conseguenza molti termini comparativi, usati di solito per esaltare e proporre la vita religiosa, sono stati di proposito omessi nei diversi testi conciliari. Da tutto ciò nasce l'esigenza di riscoprire il significato profondo della consacrazione nei suoi elementi essenziali e costitutivi. La fede: radice nascosta della vita consacrata Ogni vita cristiana è un itinerario di fede: "Vivo nella fede del figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal. 2, 20). La fede non è soltanto la virtù teologale che introduce l'uomo nella vita della grazia, ma rimane la dimensione fondamentale ogni qual volta egli si affida all'azione di Dio. Senza la fede non c'è unione vitale con Cristo e per la fede il cristiano assume il suo ruolo nella storia: "In primo luogo il laico impari ad adempiere la missione di Cristo e della Chiesa vivendo anzitutto di fede" (A.A. 29). Paolo VI conferma il valore assoluto della fede con queste parole: "La fede è il nostro primo dovere; la fede è per noi questione di vita; la fede è il principio insostituibile del cristianesimo; è la fonte della carità". Ogni appello rivolto all'uomo perché orienti la sua vita a Cristo, è sempre un invito alla fede: "Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Cristo" (L.G. 9); la Chiesa esercita la sua funzione nel mondo per "la forza … che consiste in quella fede e carità portate ad efficacia di vita" (G.S. 42); vita cristiana equivale a vita di fede: a maggior ragione la vita religiosa è "innanzitutto ordinata a far sì che i suoi membri seguano Cristo e si uniscano a Dio con la professione dei consigli evangelici." (P.C. 2e) Il decreto conciliare Perfectae caritatis, sottolineando il nesso tra vita di fede e scelte dei religiosi, esorta questi ultimi perché "credano nelle parole del Signore" (P.C. 12b) e siano "animati da fede integra" (P.C. 25). La vita religiosa-per poter essere compresa-va quindi situata in una prospettiva di fede, sia nella sua dimensione ecclesiale, sia nei suoi aspetti costitutivi. La fede è l'asse centrale su cui tutto deve essere giudicato e costruito in una comunità religiosa. Vita religiosa, valore della fede battesimale È nel battesimo che il cristiano manifesta la sua fede nel Cristo morto e risorto. Il battesimo perciò suggella la fede dell'uomo che si apre al mistero pasquale per lasciarsi assimilare a Cristo Signore: "Nel battesimo siamo stati sepolti insieme con lui e siamo anche risuscitati con lui, per la fede nell'azione di Dio che lo ha risuscitato dai morti." (Col. 2, 12) Con il battesimo inizia quindi la vita "nella fede al Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal. 2, 20). Questa fede battesimale è solo l'inizio di una collaborazione tra l'uomo credente e Dio, e deve perciò estendersi a tutta l'esistenza coinvolgendone tutta la realtà. PAGE 7
Introduzione Nel clima generale di ferie estive che stiamo vivendo un pó tutti, la voce del Maestro risuona ancora più invitante e suadente del solito:"Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò "(Mc. 6, 31).... more
Introduzione Nel clima generale di ferie estive che stiamo vivendo un pó tutti, la voce del Maestro risuona ancora più invitante e suadente del solito:"Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò "(Mc. 6, 31). Impossibile resisterGli. Eccoci dunque a percorrere insieme un viaggio immaginario in Africa, avendo come guida esperta nientemeno che S. Daniele Comboni. Tra le varie possibilità che possono aiutarci a rilassarci e a ritrovare un equilibrio che è andato usurandosi nell'arco dell'anno in corso, per gli impegni di varia natura cui siamo stati sollecitati a far fronte, il contatto con la natura è certamente il più tonificante e salutare. Contemplare con occhi ancora capaci di stupore la natura, ci aiuta a riconciliarci con le umili realtà d'ogni giorno, che vanno dal semplice avvicendarsi del giorno e della notte, alla varietà di luci soffuse e quasi surreali, a una miriade di colori iridescenti, fino all'armonia coinvolgente dei suoni e ai maestosi panorami delle montagne incombenti o dei boschi fasciati di pregnante silenzio. Comboni inizia a condividere con noi l'esperienza d'una realtà con la quale siamo tutti famigliari, specialmente in queste calde notti d'estate:"La notte era incantevole, splendeva argentea nel cielo la luna e vi scintillavano una miriade di stelle." (Scritti, 4866) Da parte sua la Bibbia non cessa d'invitarci a lodare Dio nelle Sue creature, messaggere umili, discrete ma coscienti della Sua gloria:"Lodate il Signore nel firmamento della sua potenza" (Sal. 150, 1) 1. Ma accanto alla rivelazione presente nella Bibbia, c'è un'altra parola divina, meno esplicita e diretta, ma che ognuno di noi può leggere sfogliando le dense pagine del Creato. Ciascuno di noi, fin dai banchi di scuola, è famigliare con il notissimo "Cantico delle creature" di San Francesco d'Assisi, una delle pagine immortali della letteratura italiana e vero capolavoro della preghiera di tutti i tempi 2 , o con il Cantico di Daniele 3 , che preghiamo alternativamente la 1° e la 3° Domenica della settimana, alla preghiera mattutina delle Lodi, nella Liturgia delle Ore della Chiesa Latina (cf. Dn 3, 57-88). Comboni pioniere dell'ecologia 4 Desta non poca sorpresa imbattersi in espressioni che, se sono normali e quasi scontate nei grandi oranti d'Israele (Abramo, Mosè, i Profeti, il Re Davide, ecc…), nei contemplativi del cristianesimo o in quelli delle altre grandi religioni, non lo sono affatto in uomini o donne d'azione come i missionari, persone rotte a tutte le fatiche per dilatare il Regno di Dio. Ma sentiamo Comboni stesso in una delle innumerevoli descrizioni della maestosa e straripante natura africana:"(…) ecco che la nostra barca entra maestosa nel Bahr al-Abyad, 5 che s'apre dinanzi a noi in tutta la sua maestà e bellezza. (…) noi godiamo d'una natura abbandonata PAGE 7 1 "Le stelle brillano dalle loro vedette e gioiscono; Egli le chiama e rispondono:«Eccoci!» E brillano di gioia per Colui che le ha create" (Baruc 3, 34-35); "Egli conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome." (Sal. 146, 4). 2 S. Francesco qualifica le stelle come "clarite et pretiose et belle". 3 "Benedite, sole e luna, il Signore, benedite, stelle del cielo, il Signore." 4 Ecologia (dal greco 1 F 3 6 ο κος oikos: dimora e λόγος logos: studio): scienza dell'habitat. Il termine fu proposto nel 1868 dal filosofo tedesco Ernest Haeckel (1834-1919), uno dei discepoli di C. R. Darwin (1809-1882) e uno dei più ferventi divulgatori della teoria dell'evoluzionismo del suo maestro. 5 Si tratta del Nilo bianco, mentre il Bahr al-Azraq è il Nilo azzurro; entrambi si congiungono ad Omdurman (Sudan), da qui fino all'inizio del delta il corso del Nilo è di circa 2.700 Km., cui si devono aggiungere altri 200 Km. del delta. Il Nilo con i suoi 6.671 Km. è il fiume più lungo del mondo e la riserva idrica più importante del continente africano.
Daniel Komboni. Noc apostolska [Milczenie Boga było zawsze doświadczeniem człowieka żyjącego wiarą. Ostatnia książka o milczeniu Boga w życiu matki Teresy, wzbudza refleksję papieża Benedykta XVI. O. Antonio Furioli czerpiąc również z... more
Daniel Komboni. Noc apostolska [Milczenie Boga było zawsze doświadczeniem człowieka żyjącego wiarą. Ostatnia książka o milczeniu Boga w życiu matki Teresy, wzbudza refleksję papieża Benedykta XVI. O. Antonio Furioli czerpiąc również z przykładu Komboniego, analizuje to doświadczenie jako istotny czynnik życia apostolskiego. O. Antonio Furioli m.c.c.j] Wstęp Światłość wypełnia życie każdej istoty żyjącej, pozwalając jej na zrozumienie samej siebie i drugiego człowieka jako istoty współistniejącej, wolnej, świadomej, zdolnej do relacji międzyludzkich, itd… Światłość jest synonimem świadomości, jedności, zaufania, poufałości, skromności, itd…, natomiast ciemność jest odpowiednikiem tajemnicy, odosobnienia, strachu, nieświadomości, itd…. Hades z greckiego, Piekło z listu do Rzymian, Walhalla z mitologii Wikingów lub innych ludów skandynawskich, Schéol z hebrajskiego, albo Piekło chrześcijańskie są miejscami nieprzeniknionymi i wiecznych ciemności. To w tym miejscu lodowata i wieczna samotność izoluje, oddziela istotę żyjącą na zawsze w swoim skrajnym ubóstwie, gdzie nie mijają się spojrzenia, jak w zdjęciu migawkowym, skradziona chwila z życia człowieka, albo moment ruchu rzęs uchwycony na błonie kliszy. Jest to miejsce nieodwracalnej samotności, albo wiecznej niezdolności do nawiązania więzi, jedności i solidarności. Również w Bibli możemy odnaleźć bardzo ważne świadectwa: « Siedzieli w ciemnościach i mroku, uwięzieni nędzą i żelazem » (Ps. 107,10), szczególnie w doświadczeniu ciemności rozdzierającej Hioba, pierwszego pre-chrześcijańskiego mistyka: « … nim pójdę, by nigdy nie wrócić, do kraju pełnego ciemności, do ziemi czarnej jak noc, do cienia chaosu i śmierci, gdzie świecą jedynie mroki » (Hi. 10,21-22), albo jeszcze wielkich ludzi modlitwy Izraela: «Odsunąłeś ode mnie przyjaciół i towarzyszy: domownikami moimi stały się ciemności » (Ps.88,19). Światłość i ciemność w przenośni «Wtedy Bóg rzekł: Niechaj się stanie światłość! I stała się światłość. Bóg widząc, że światłość jest dobra, oddzielił ją od ciemności. I nazwał Bóg światłość dniem, a ciemność nazwał nocą. I tak upłynął wieczór i poranek-dzień pierwszy » (Rdz. 1,3-5). Noc jest rzeczywistością nieznaną i całkowicie obcą dla Hexamérona 1. Ciemności i noc nie zostały stworzone przez Boga ani nie były pożądane przez Niego, ponieważ są one symbolem zła. Nie są więc stworzeniami boskimi i nie uczestniczą w Jego doskonałości. « Na początku Bóg stworzył niebo i ziemię. Ziemia zaś była bezładem i pustkowiem: ciemność była nad powierzchnią bezmiaru wód, a Duch unosił się nad wodami » (Rdz. 1,1-2), tutaj ciemności i przepaść są dwiema rzeczywistościami negatywnymi, które jednocześnie się przyciągają i odpychają. Według opisu Biblii noc i ciemności wydają się istnieć przed twórczą akcją Boga. Są one symbolem prymitywnego chaosu, który panował nad harmonijnym porządkiem, i który jest przeciwieństwem promieniującej Światłości asygnującej istotom miejsce dane im przez ich Stwórcę. Noc i ciemności symbolizują to co nie istnieje, nicość, « oddzieloną » od wszystkiego, niezdolną do wydobycia naturalnego ciepła Życia 2 , bijącego w pełni od swojego jedynego źródła jakim jest Bóg. Ciemności są symbolem negatywnym: nieporządku, nieładu, wszystkiego co jest bezpostaciowe i nieokreślone, bezkształtnej grudki niepożądanej przez najwyższego Stwórcę, wspaniałomyślnego Stworzyciela kosmosu. Ciemność ukazuje ideę spisku zawiązanego przeciw wszystkiemu co jest niewinne i bezbronne, symbolizuje zmowę milczenia, która wychodzi poza całkowitą niezdolność do nawiązania więzi. Poranek i PAGE \* MERGEFORMAT 16 1 To komentarz sześciu dni stworzenia (Rdz. 1, 1-26) w formie kazania zebranego w sześciu księgach Św. BAZYLEGO WIELKIEGO (329-379). 2 "Ja jestem drogą i prawdą i życiem" (Jn. 14,6).
Negli ultimi capitoli generali del nostro Istituto, è stata avviata una riflessione sulla dimensione comunitaria della nostra vita missionaria ad Gentes. In questa occasione, vorrei soffermarmi su questa dimensione, a partire dal capitolo... more
Negli ultimi capitoli generali del nostro Istituto, è stata avviata una riflessione sulla dimensione comunitaria della nostra vita missionaria ad Gentes. In questa occasione, vorrei soffermarmi su questa dimensione, a partire dal capitolo 18 di Matteo. Stando alle testimonianze della Bibbia, non è la nostra santità personale a santificare il popolo di Dio, ma il contrario, è il nostro appartenere-anzitutto a livello sacramentale e misterico, prima ancora che sociologico-a un popolo santo che ci consente di vivere positivamente la nostra personale risposta alla nostra vocazione missionaria ad vitam. Per noi missionari questo assume una valenza peculiare proprio a motivo della scelta che abbiamo fatto: la comunità non è soltanto lo spazio storico, geografico ed esistenziale, in cui viviamo il nostro personale cammino di santificazione, ma ne è il sacramento, e dunque anche la condizione di possibilità attuativa. È il vivere insieme le esigenze del Vangelo che ci consente di rispondere alla chiamata alla vita missionaria e dunque di rispondere personalmente. Questo aspetto mi pare emerga in modo molto nitido dal film Uomini di Dio e dalla testimonianza dei Trappisti dell'Atlas algerino. Hanno vissuto insieme, sostenendosi a vicenda, la loro risposta personale alla chiamata alla santità; più ancora l'hanno vissuta dentro quella chiamata che la comunità in quanto tale ha ricevuto. Un aspetto significativo della loro vicenda mi pare proprio questo, che assume peraltro anche la dimensione di un segno particolarmente efficace ed eloquente per il nostro tempo. I Trappisti di Tibhirine sono stati rapiti e uccisi proprio nel momento in cui avevano maturato insieme una scelta comune, passando attraverso tutto il travaglio e la fatica di un discernimento che inizialmente li vedeva su posizioni molto diverse e contrapposte. Se la prima irruzione dei terroristi, quella della notte alla vigilia di Natale, si fosse conclusa in modo violento con l'uccisione dei monaci, non sarebbe stata la stessa cosa. Avrebbero comunque versato il loro sangue per Cristo, ma senza aver consapevolmente e comunitariamente offerto la propria vita. C'è qualcosa di provvidenziale in questo: la vita è stata loro effettivamente chiesta, e in modo violento, ma quando insieme avevano maturato la scelta di rimanere, pur nella consapevolezza dell'alto rischio che questa scelta comportava. Non quando erano ancora divisi sul da farsi, o quando uno-come fr. Christian-era tentato di decidere per tutti. Mi pare che qui troviamo qualcosa di fondamentalmente diverso per la vita di ogni comunità, e quindi anche della nostra. Per continuare ad approfondire la riflessione in questa prospettiva, desidero questa sera soffermarmi con voi su Matteo 18. Lo leggiamo facendo attenzione, più che alle singole parti, alla sua costruzione d'insieme e alle grandi dinamiche che lo attraversano. Vorrei fare una seconda premessa, guardando ancora al contesto più generale del vangelo di Matteo in cui questo testo si inserisce. Mt. inserisce il capitolo 18 1
(1791-1855), mártir de la fe en Abisinia. de Antonio Furioli M.C.C.J. "(…) vuestros padres fueron probados para ver si en verdad temían (…) a Dios. Abraham (…) a través de la prueba llegó a ser amigo de Dios. (…)y todos aquellos que... more
(1791-1855), mártir de la fe en Abisinia. de Antonio Furioli M.C.C.J. "(…) vuestros padres fueron probados para ver si en verdad temían (…) a Dios. Abraham (…) a través de la prueba llegó a ser amigo de Dios. (…)y todos aquellos que fueron gratos a Dios fieron probados con muchas tribulaciones y se mantuvieron fieles" (Jdt 8, 26). Introducción El pasado 30 de julio la Iglesia celebró la memoria litúrgica del dies natalis de San Justino de Jacobis, más conocido como abba Yaqob Maryam (1800-1860) (1)1, que se identificó con el reservado y orgulloso pueblo abisinio, hasta el punto de asumir su herencia cultural y de vivirla desde dentro, personalizando las geniales intuiciones y las sabias adaptaciones, de tal manera que hoy es una de las comunidades cristianas más originales y mejor inculturadas de África. Este singular hijo adoptivo de Abisinia(2) 2 abrazó y acogió todo lo que de válido y bueno se encuentra en la prestigiosa tradición de la Iglesia Ortodoxa, hermana-gemela de la Iglesia de Roma, que tiene "la preocupación por todas las Iglesias" (2 Cor 11,28), las cuales a su vez la miran como a " la que preside en la caridad"(3)3. Desde el inicio de su apasionada diakonía misionera Justino de Jacobis adoptó el rito ge,ez y compartió la vida sencilla pero auténtica del pueblo abisinio. Organizó residencias en diálogo atento con los notables del lugar y en respetuosa sintonía con el ambiente soci-cultural que le había acogido. Fundó escuelas abiertas a todos en las que, además de las materias de cultura general, se aprendían las antiguas disciplinas de la casi bimilenaria tradición cristiana abisinia. Teniendo que trasladarse de continuo, debido a su peculiar ministerio apostólico, Justino de Jacobis organizó un "seminario 1 "(…) este es el nombre con el que aquí soy reconocido" (Epistolario, 567; ver también 557; 1473; Diario, parte II, 320).
Nel corso dei secoli pochi santi sono stati così deformati dall'agiografia come nel caso di san Luigi Gonzaga. I suoi biografi ne hanno fatto una specie di "primo della classe". Luigi in realtà era un anticonformista, che, nato in una... more
Nel corso dei secoli pochi santi sono stati così deformati dall'agiografia come nel caso di san Luigi Gonzaga. I suoi biografi ne hanno fatto una specie di "primo della classe". Luigi in realtà era un anticonformista, che, nato in una posizione di privilegio, seppe guardare con occhi disincantati ai "miti" della sua epoca: i valori e gli obblighi dinastici, l'orgoglio della magnificenza, l'opulenza della ricchezza, il mecenatismo delle corti rinascimentali italiane ed europee...rifiutando di lasciarsi stregare da quelle fatue lusinghe della spensierata vita di palazzo. Luigi aveva un'eccezionale capacità d'indipendenza di giudizio e una volontà d'acciaio: si farà gesuita e vivrà la sua irriducibile contestazione della società di allora fino alla morte, ma la vivrà da innamorato di Gesù Cristo.
La figura di S. Luigi Gonzaga non è stata studiata come avrebbe meritato. Spesso è distorta da una serie di rappresentazioni stereotipate. Luigi non è l'iniziatore d'una particolare scuola di spiritualità; non è neppure il fondatore di... more
La figura di S. Luigi Gonzaga non è stata studiata come avrebbe meritato. Spesso è distorta da una serie di rappresentazioni stereotipate. Luigi non è l'iniziatore d'una particolare scuola di spiritualità; non è neppure il fondatore di una famiglia religiosa. Tuttavia non mancano congregazioni clericali e laicali, maschili e femminili, che fanno riferimento a lui per quel suo inconfondibile stile di vita, coerente, e di basso profilo, che si è lasciato coinvolgere e mettere in discussione dal Vangelo. L'articolo intende segnalare nuove piste di ricerca e lanciare salutari provocazioni esistenziali per il nostro "oggi", focalizzando l'attenzione sulle ricadute positive della sua santità nell'arco di questi ultimi quattro secoli di storia della spiritualità italiana, ma non solo.
Introducción Hoy en día todos nosotros nos vemos agradablemente sorprendidos por el creciente interés y aprecio tanto de la experiencia en general, como de la espiritual en particular. No nos basta ya la sola forma racional del conocer,... more
Introducción Hoy en día todos nosotros nos vemos agradablemente sorprendidos por el creciente interés y aprecio tanto de la experiencia en general, como de la espiritual en particular. No nos basta ya la sola forma racional del conocer, al contrario, necesitamos otras formas, modos o medios de conocimiento, que pueden ser incluso más profundos y humanamente más convincentes y saciables. Pablo VI en la encíclica Evangelii nuntiandi (8/XII/1975) afirma que el Evangelio debe ser proclamado, sobre todo, con el testimonio personal, que implica presencia, participación y solidaridad, todos ellos componentes fundamentales en la obra de evangelización de la Iglesia. También el testimonio silencioso, sin palabras u obras externas de caridad, es ya una proclamación fuerte y eficaz del Evangelio 2. Por medio de un testimonio coherente de vida, los cristianos "disponen poco a poco los corazones de todos a la acción de la gracia que salva" 3 y "atraen a los hombres a la fe y a Cristo" 4. En esto está toda la potencia inicial de la evangelización, de hecho no hay evangelización auténtica si falta el testimonio, perseverante en el tiempo, de los mismos evangelizadores 5. Para la Iglesia el testimonio de una vida auténticamente cristiana es el medio primero e insustituible de evangelización: "El hombre contemporáneo escucha mejor a los testigos que a los maestros, (…) o si escucha a los maestros es porque son testigos." 6 Y Juan Pablo II retomando esta idea y extendiéndola afirma: "El hombre contemporáneo cree más a los testigos que a los maestros, más a la experiencia que a la doctrina, más a la vida y a los hechos que a las teorías. El testimonio de la vida cristiana es la primera e insustituible forma de la misión." 7 O con las palabras equivalentes de un conocido teólogo moderno: "Al hombre contemporáneo le gusta más escuchar a los testigos que a los maestros." 8 El 'signum' apodíctico o la prueba que en el curso de los siglos la Iglesia ofrece a todos los pueblos es el testimonio de los cristianos (cf. Rm. 1, 7; 1 Ts. 4, 7; 2 Ts. 2, 13; 1 Cor. 1, 2). En los santos es donde "se descubre la evidencia de un amor que no necesita extensos argumentos para ser convincente, por el hecho de que habla a cada uno de lo que él mismo vive en lo más hondo de su ser lo percibe ya como verdadero y buscado durante mucho tiempo." 9 La auténtica experiencia religiosa no es el resultado de metodologías o de técnicas paranormales o PAGE 1 1 Carnet, 103-104. 2 Elocuente y emblemática la de los siete Trapenses a quienes primero se les sacó de su monasterio de Tiberine en Argelia y después masacrados bárbaramente en mayo de 1996. 3 Apostolicam Actuositatem, 13. 4 Ibid., 4; 6. 5 Cf. Evangelii Nuntiandi, 21. 6 Ibid., 41; es una cita del discurso de PABLO VI a un grupo de laicos: Sermo habitus ad sodales «Consilii de Laicis» 2/X/1974, en Acta Apostolicae Sedis, 66 (1974) 568. 7 Redemptoris missio, (7/XII/1990), 42 8 E. BARBOTIN, Le témoignage spirituel, Bruxelles 21995, 5. 9 JUAN PABLO II, Fides et ratio, (14 septiembre 1998), 32.
Daniel Comboni, debilitado por las fatigas y las fiebres recurrentes maláricas, el año 1879 se vio obligado a volver a toda prisa a Italia para restablecerse. Quería sin embargo volver a África apenas le fuera posible, porque para él... more
Daniel Comboni, debilitado por las fatigas y las fiebres recurrentes maláricas, el año 1879 se vio obligado a volver a toda prisa a Italia para restablecerse. Quería sin embargo volver a África apenas le fuera posible, porque para él hubiese sido un deshonor morir lejos de su patria de adopción y del pueblo al que pertenecía ("me erubescebam in Europa mori", así escribía al P. Arnold Janseen, fundador de los Verbitas). Hizo testamento, seguro de que le esperaba la muerte, ya próxima, y se fue a Sudán, de donde nunca más volvería. Moría en Khartum hace 136 años el 10 de Octubre de 1881 a las 10 de la noche, con apenas 50 años y 7 meses. En 1831, precisamente el año en el que Comboni nacía en Limone San Giovanni (Brescia), el gran filósofo del idealismo alemán Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831), en su curso sobre "Filosofía de la historia" (1818) sostenía que África era un continente sin historia. Esta era la expresión más evidente de la más absoluta falta de conocimiento, además de cualquier otra consideración, que se tenía entonces de África, un continente que a pesar de ser el más cercano geográficamente a Europa, siguió siendo, hasta la segunda mitad del siglo XIX, el más lejano. Los Europeos y los Árabes llegaban hasta sus costas solo para comerciar con los esclavos y el marfíl. No se conocía la «fabulosa África », pero existía ya la imagen estereotipada del africano, representación universal de las relaciones blancos-negros. El africano era el "bon sauvage" de Jean Jacques Rousseau (1712-1778), el esclavo fiel y dócil que nutre afecto y reconocimiento hacia su patrón tal y como lo describe la escritora estadounidense Harriet Beecher Stowe (1811-1896) en su célebre romance "La cabaña del tio
This article deals with the paschal mystery of redemption. Particular emphasis is given to the precious blood of Christ as it was likewise embodied and implemented in the history of spirituality. Saint Daniel Comboni (1831-1881) is here... more
This article deals with the paschal mystery of redemption. Particular emphasis is given to the precious blood of Christ as it was likewise embodied and implemented in the history of spirituality. Saint Daniel Comboni (1831-1881) is here proposed as an example  for his commitment to the universal mystery of redemption especially in the domain of the first evangelization in Africa in the XIX centuary.
God's silence has been an experience of those who walk in the path of faith. The book on God's silence in the life of Mother Teresa inspires some reflexions to Pope Benedict XVI. Fr. Antonio Furioli analyses this experience as part of... more
God's silence has been an experience of those who walk in the path of faith. The book on God's silence in the life of Mother Teresa inspires some reflexions to Pope Benedict XVI. Fr. Antonio Furioli analyses this experience as part of every apostolic life taking Comboni as example.
San Giovanni della Croce parla della notte dei sensi e dello spirito soprattutto per coloro che sono chiamati alla vita contemplativa. Per coloro che hanno ricevuto il carisma della cura pastorale del popolo di Dio, esiste un grado di... more
San Giovanni della Croce parla della notte dei sensi e dello spirito soprattutto per coloro che sono chiamati alla vita contemplativa. Per coloro che hanno ricevuto il carisma della cura pastorale del popolo di Dio, esiste un grado di purificazione che aiuta l'apostolo a ricordarsi di essere solo strumento nelle mani di Dio. La NOTTE APOSTOLICA ha questa finalità: "quando avrete fatto tutto quelle che dovevate fare, dite siamo servi inutili."