Il pellegrinaggio alla Mecca che si trasforma in una strage (oltre mille morti) nell’Arabia Saudita a 52° Celsius, Atene costretta a chiudere la sua Acropoli, Rio de Janeiro a 60 gradi a marzo, con la popolazione che si rifugia sulle spiagge di Ipanema e Copacabana e l’India che registra cali di turisti persino per il Taj Mahal di Agra, ormai sparito dietro una coltre di smog. A maggio, nel Sud del Messico, un’ondata di caldo estremo ha causato la morte di quasi 150 esemplari di scimmie urlatrici trovate senza vita ai piedi degli alberi. Non è ciò che accadrà secondo modelli e previsioni climatiche al 2050, con il superamento di almeno 2 gradi Celsius di riscaldamento globale e neppure di scenari di fine decennio. Tutto questo accade oggi e fa presagire che non sia così lontano il tempo in cui intere aree o città del mondo diverranno invivibili per i cittadini e inospitali per i turisti, almeno in alcuni periodi dell’anno. Con conseguenze sulla crescita del numero di migranti climatici e sulle economie dei Paesi coinvolti.

Oltre la soglia di sopportazione – Secondo uno studio della statunitense Penn State University, la massima temperatura alla quale il corpo umano è in grado di termo-regolarsi attraverso la sudorazione è di 31°C, oltre la quale si posso verificare colpi di calore, stress sul sistema cardiovascolare e attacchi di cuore. Partendo da questa ricerca, un team di scienziati del Penn State College of Health and Human Development, del Purdue University College of Sciences e del Purdue Institute for a Sustainable Future, ha individuato quali regioni del pianeta sono più vicine a superare quel limite. Finora lo hanno fatto poche regioni e per periodi di tempo limitati che, però, si stanno sempre più allungando. “Se la temperatura globale salirà fino a 2°C rispetto ai livelli preindustriali – spiegano gli scienziati – per diverse ore al giorno i cittadini potrebbero andare incontro a questi problemi in Pakistan, nella valle dell’Indo, in Cina orientale e in Africa sub-sahariana”. Superando la soglia dei 3° Celsius di aumento della temperatura, a rischio sarebbero anche le popolazioni della costa orientale e delle regioni centrali degli Stati Uniti, dell’Australia e del Sud America. Qualcosa, però, sta già accadendo.

Le aree che rischiano di diventare invivibili – “Quando si parla di limiti di temperatura al 2030 o 2050, si indicano medie decennali, ma non vuol dire che – prima della fine del decennio o di arrivare a metà secolo – per uno o più anni non si possano superare soglie, come quella di 1,5°C di aumento della temperatura. Questo anche a causa della variabilità naturale del clima” spiega a ilfattoquotidiano.it Antonello Pasini, fisico climatologo presso il Cnr e docente di Fisica del clima all’Università di Roma Tre. “La situazione è già critica in diverse aree del mondo, come India e Sud-Est asiatico, dove oltre all’aumento di temperatura, c’è anche un’altissima umidità. Quando si mescolano questi due fattori, si raggiunge la soglia di tolleranza fisiologica al calore” spiega. Ci sono luoghi destinati a diventare davvero inospitali? “Anche in questi giorni in India siamo sopra la soglia dei 50 gradi con tassi di umidità enormi. Penso alle città di Mumbay e Nuova Delhi”. D’altronde, le autorità locali di diverse regioni di India e Pakistan quest’anno hanno annunciato la chiusura anticipata delle scuole a causa delle ondate di caldo. “Poi ci sono anche il Nord Africa, il Corno d’Africa e la fascia del Sahel” spiega Pasini. A Kayes, città sud-occidentale del Mali, già ad aprile le temperature hanno raggiunto i 48,5°C e nella capitale Bamako, l’ospedale Gabriel-Touré ha registrato 102 decessi solo nei primi quattro giorni di aprile, molti di questi legati al caldo. Gli obitori della città erano così pieni, che molte persone hanno dovuto tenere a casa i loro parenti defunti. La lista di Paesi e città già in condizioni difficili continua: “Dall’Arabia Saudita ad alcuni deserti che si stanno espandendo come, in Asia, il deserto dei Cobi e, poi, l’America centrale, meridionale e ai Paesi del Sud degli Stati Uniti”.

Le conseguenze su economia, turismo e disuguaglianza – Secondo una stima dello Swiss Re Institute solo l’Asia, il continente che più è cresciuto dal punto di vista economico negli ultimi decenni, rischia di perdere il 26,5% del Pil entro il 2050, mentre l’Africa e il Medio Oriente potrebbero perdere fino al 27,6%. Tutto questo avrà ripercussioni anche sul turismo, che dovrà adeguarsi con nuove regole: periodi diversi per viaggiare nei Paesi più caldi, destinazioni più a Nord per l’estate o scelta di attività diverse. “È probabile che la scelta di chiudere l’accesso a dei monumenti in alcuni Paesi o di sconsigliare determinate attività potrà diventare una costante” aggiunge Pasini, che pone l’accento anche sulle fasce della popolazione più a rischio. “Gli anziani da un lato, perché hanno un sistema termo-regolatorio meno efficiente – spiega – e poi i cittadini più fragili, quelli che vivono nelle periferie più degradate, cementificate, asfaltate, con poco verde, più sensibili alle isole di calore delle città e con meno mezzi di mitigazione a disposizione, perché magari non possono permettersi i condizionatori dell’aria”. Questo vale anche per la parte meridionale degli Stati Uniti: “Anche qui ci sono sacche di povertà notevoli, ricordiamo ciò che è accaduto con gli uragani a New Orleans”. E vale anche in Europa e nel Mediterraneo, l’area che si sta riscaldando più rapidamente. Città che saranno in futuro inospitali? “Dipende dal punto di vista, perché già oggi ci sono città inospitali per persone che non si possono permettere l’aria condizionata, anziane, con disagi psichici o malattie del cuore. L’inospitalità – spiega a ilfattoquotidiano.it Paola Mercogliano, professoressa di Meteorologia avanzata e ricercatrice del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climaticinon – non dipende solo dalla temperatura che sale, perché se si è a Dubai, ma in un grattacielo con l’aria condizionata, allora la percezione cambia rispetto a un senza tetto che vive anche in Paesi con temperature più basse. Il cambiamento climatico aumenta le disuguaglianze sociali”.

Un focus sul Mediterraneo – E, comunque, anche per una semplice passeggiata in strada, non c’è bisogno di spostarsi nei Paesi del Sud del mondo per rischiare. “Io sono a Roma e in questo momento la città è già inospitale, per me non sarebbe piacevole fare una passeggiata in strada e se fossi un turista non vorrei farlo. E siamo solo a giugno” racconta la ricercatrice. E aggiunge: “Paesi come Italia, Spagna, Turchia hanno ormai dei giorni di anomalia termica anche in inverno, anche se si nota di meno”. La sensazione è che le previsioni che si attendevano al 2030, sono già una realtà. “Il clima al 2030 è questo, la situazione sta diventando molto difficile – commenta – anche perché non abbiamo attivato politiche di adattamento adeguate ai rischi. Conosciamo i dati sul clima, ma sulla vulnerabilità delle popolazioni abbiamo poche informazioni”. Secondo il rapporto The Lancet Countdown in Europe 2024, dal 1990 al 2022 si è registrato un aumento del 9% dei decessi legati al caldo, che arriva all’11% nell’Europa meridionale, inclusa l’Italia. La ricercatrice Paola Mercogliano ha condotto uno studio per il quale è stato calcolato l’aumento di mortalità di persone nelle varie città d’Italia. “Le morti attribuibili al calore nei prossimi anni, e sottolineo che parliamo di anni e non dei prossimi decenni – spiega – aumentano perché la popolazione è più anziana e diventerà sempre più anziana. Non sarà una crescita lineare, però, perché i decessi saranno in parte attutiti grazie al fatto che il corpo umano è capace di adattarsi al clima che cambia e questo consentirà alle popolazioni di adattarsi all’aumento dei gradi che diventerà la regola”.

Come cambia il turismo – C’è anche chi ritiene che l’aumento delle temperature farà allungare la stagione estiva e, quindi, il periodo adatto per le vacanze. “Si avranno temperature più calde in primavera e in autunno, ma questo non toglie che nei mesi estivi l’Acropoli andrà chiusa, non sarà possibile fare a Roma le stesse cose che si fanno oggi”. In queste settimane, hanno destato molto allarme anche le morti di alcuni turisti in Grecia, come quella del medico e presentatore tv britannico Michael Mosley, scomparso dopo aver lasciato la spiaggia di Agios Nikolaos per una passeggiata sull’isola greca di Symi. Il problema non è solo quello delle temperature record durante il giorno, ma che non calano abbastanza durante la notte. “Il nostro corpo ha bisogno di stare almeno sotto la temperatura di 25 gradi la sera e la notte” aggiunge. “Forse la sensazione è che l’aumento della temperatura stia correndo rispetto a ciò che si attendeva – conclude – ma la verità è che i dati lo dicevano da tempo”.

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