Bruno Munari

La ricerca, utilizzando e integrando sistemi differenti di indagine, ha portato alla evidente constatazione che i processi creativi che si manifestano all’interno delle odierne organizzazioni “ad alta valenza innovativa o ideativa”, vengono sempre ‘proceduralizzati’ in forma di modelli o tecniche didattiche. La ricerca ha verificato e dimostrato che i processi creativi, nel momento in cui si proceduralizzano danno vita a fenomeni di routine nella gestione della creatività: in tal modo essi si manifestano come medium/programma ricombinatorio dei linguaggi specifici dei sistemi organizzativi e permettono i cambiamenti di valori, prodotti e servizi. Il ruolo della routine in tali imprese non è così secondario come molti potrebbero pensare: l’abitudine rappresenta un momento importante nei processi di generazione di vantaggio competitivo. A seguito dello svolgimento di osservazioni partecipanti presso imprese (n. 35), interviste in profondità (n. 60 soggetti tra creativi, artisti, scienziati, ricercatori, insegnanti e manager di cui si allegano n. 28 interviste sbobinate), e un censimento analitico di tecniche di stimolazione del flusso creativo (n. 200 di cui n. 93 dettagliatamente descritte nel capitolo n. 4) ideate da studiosi e manager, è emerso che nelle organizzazioni osservate esistono procedure di innesco del processo creativo, le quali possono essere rigide o flessibili, costituite da scalette rigorose, format, convenzioni standard, ovvero da semplici canovacci abbozzati.
L’autore della ricerca, analizzando attentamente teorie, modelli e tecniche di stimolazione, ha ravvisato la presenza di concetti ricorrenti anche se definiti in modi differenti sul piano del linguaggio naturale. Mediante una serie di confronti si è arrivati alla desunzione di meta-regole analoghe. Dalle meta-regole analoghe, l’autore ha costruito un ulteriore momento di riduzione della complessità, rintracciando delle meta-meta-regole (o regole di terz’ordine) comuni: a. Meta-meta-regole dell’opposizione; b. Meta-meta regole della combinazione; c. Meta-meta-regole della separazione. Si è, poi, andati oltre cercando di tracciare una sociologia della conoscenza dei processi creativi, in modo da individuare elementi morfo-genetici e morfo-statici della creatività in tali organizzazioni ad alta valenza innovativa, arrivando ad una serie considerazioni. Da un lato si è giunti alla conclusione che la proceduralizzazione della creatività determina una routinizzazione del processo di erogazione di idee che porta sempre verso lo stesso sentiero. Dall’altro si è giunti a un ragionamento paradossalmente contrario al punto precedente: anche un atteggiamento assolutamente iper-proceduralizzato può generare idee che oltrepassano, creativamente, le procedure che hanno guidato tale atteggiamento. In altre parole non esisterebbe una ‘non-creatività’, in quanto la creatività è sempre figlia di una relazione (tra problema e potenziale solutore) e di un contesto. In entrambe le considerazioni precedentemente descritte non si può uscire dal gioco della regola, né dal gioco del comportamento creativo e dalla sua ricorsività frattale determinata dal rapporto circolare che instaura con il pensiero e il linguaggio naturale. Con il termine creatività i concetti di ‘fantasia’, ‘talento’, ‘genialità’, ‘immaginazione’ hanno subito un processo di secolarizzazione.
Non c’è correlazione stretta tra stimolo a essere creativi e risultato creativo. La bassa probabilità che un atto creativo generi innovazione radicale risulta molto spesso funzionale alla sopravvivenza dei sistemi sociali e delle organizzazioni. Se i processi creativi andassero sempre a buon fine nessun sistema di credenze si stabilizzerebbe. La creatività è un riduttore di complessità utile al decision making: una banalità può essere accettata se proveniente da un detentore del ruolo di creativo, mentre un’idea geniale può essere rigettata dal sistema se proposta da un non addetto ai lavori. I modelli che stimolano la creatività sono tecnologie del sé; servono da innesco di un processo, ma anche da strumento di disattivazione della propria procedura. Le persone che operano in ambiti innovativi si auto-percepiscono creativi, confinandosi all’interno di un’auto-ingiunzione paradossale. Esiste una dialogo latente tra problema e soluzione: cambiando le regole del dialogo, cambia la sostanzialità della serendipity; si attua, in tal modo, una sociologia dei processi creativi.

One of the last surviving members of the futurist generation, Bruno Munari has been the enfant terrible of Italian art and design for most of this century. Munari was born in 1907 in Milan and it was against the active background of futurism that his artistic experiments developed, but his mechanical fantasies, practical inventions, and didactic writings continue to be enjoyed by a public that has no memory of Balla, Prampolini, and Marinetti.Munari's 40-odd books, ranging from futurist manifestoes to design manuals to children's books, have been widely read in many languages. But this book, itself designed by Munari, is the first comprehensive account of his total achievement. Here are the Unreadable Books (that told stories through the possibilities of typography, papermaking, and binding), Traveling Sculptures, Fossils of the Year 2000, Theoretical Reconstruction of Imaginary Objects, Original Xerographies, Negative Positives, and the famous Useless Machines of the 1930s ...

Campagnaro M (2017). Il cacciatore di pieghe. Figure e tendenze della
letteratura per l'infanzia contemporanea. LECCE:Pensa MultiMedia, ISBN: 978-88-6760-513-2

Quando si definisce un libro per bambini “semplice”, implicitamente o esplicitamente, si lascia intendere che la trama ha una sola “piega” e si escludono, di fatto, possibili rimandi in termini di ulteriorità di senso, di mistero, di altrove da esplorare. In un libro “semplice” vi è gran poco da svelare perché la trama è liscia, lineare, dispiegata, senza increspature o incuneamenti. I saggi raccolti in questo volume tentano di dimostrare, invece, che le opere di letteratura per l’infanzia si caratterizzano proprio per una molteplicità di “pieghe”: non solo con riferimento alla caratterizzazione dei temi, dei personaggi, delle ambientazioni o delle avventure di una storia per l’infanzia o per l’adolescenza, ma, soprattutto, per la presenza di intrecci narrativi nei cui anfratti si celano alcune fra le “pieghe” più suggestive, ovvero quelle dell’anima e della coscienza.
Il volume, che si articola trasversalmente, sia rispetto all’età dei destinatari (infanzia e adolescenza) sia rispetto ai generi narrativi (fiaba, racconti classici, romanzi contemporanei, albi illustrati), è suddiviso in due parti: la prima è dedicata alla fiaba; la seconda affronta figure e tematiche legate ad altre forme della letteratura per l’infanzia. In entrambi i casi, si indagano le “pieghe” nei libri per ragazzi, quali metafore che accolgono e rilanciano la categoria pedagogica della complessità.

Una chiave interpretativa di intervento mirata alla riqualificazione urbana su elementi puntuali precisi e definibili come vere e proprie “porte di accesso” al PARCO METROPOLITANO DELLE COLLINE DI NAPOLI e cerniera tra l'urbe e l'extra-urbe: architetture di ‘soglia’ che attraverso innesti puntuali riscoprono un concetto territoriale di città storica e reinventano i significati strutturali suggeriti dalla matrice geografica partenopea.

This essay examines Bruno Munari’s innovative picture books within the broader context of his ‘major’ artistic work. Specifically, it illustrates and discusses how Munari’s production that is linked to Futurism, Abstractionism, or Concrete art, has been remediated in his books and activities for children. Munari’s work is on this score an unparalleled example of the ways the visual language of experimental art could be translated into effective and meaningful visual experiences for lay people, including children.

This essay is based on a historical corpus of Bruno Munari's picturebooks (from the Forties to the Eighties) in which content, shape, color, texture, material and graphic design transform his works into verbal, visual and tactile narratives, which are vital to children's reading pleasure and development. In an era when children were chided to "please don't touch", Munari groundbreakingly designed picturebooks in which touch became a key sense for reading and understanding. The purpose of this article is to examine methodically and in detail how Munari's picturebooks work and to identify the narrative mechanisms that are able to offer children tactility and a fulfilling reading experience. After a short introduction and an overview of the key role books and education play in Munari's oeuvre, a detailed analysis will look more deeply into the three narrative mechanisms designed by Munari for his picturebooks. The body of this analysis is divided into three parts, each dedicated to explaining one of the three narrative mechanisms that transforms the book page into a stage of everyday life, an active agent and a challenge of limits. The main findings of this investigation will reveal that Munari's picturebooks open up imaginary worlds in everyday settings that draw the reader into the action and push them to be challenged by limits rather than bow to them, even those books published to be understood and handled by toddlers.

Questo saggio analizza un corpus storico di albi illustrati di Bruno Munari (dagli anni Quaranta agli anni Ottanta) in cui contenuto, forma, colore, consistenza, materiale, grafica e design trasformano le opere in narrazioni verbali, visive e tattili, vitali per il piacere della lettura e lo sviluppo cognitivo delle bambine e dei bambini. In un periodo storico in cui l'infanzia veniva redarguita a "non toccare", Munari rivoluzio-na e innova la progettazione dell'albo illustrato, eleggendo il tatto a "senso" chiave nella lettura e nella fruizione del libro. Il saggio analizza in modo approfondito e metodico i meccanismi narrativi di albi, capaci di promuovere la valenza educativa della tattilità e della lettura quali esperienze gratificanti. Dopo l'introduzione e l'inquadramento storico-culturale rispetto al ruolo giocato dall'educazione e dai libri nel lavoro di Munari, il contributo si sofferma sul funzionamento di tre meccanismi narrativi presenti nei libri per l'infanzia dell'artista e designer milanese. Il primo meccanismo eleva la pagina a "palcoscenico" della quotidianità; il secondo meccanismo trasforma la pagina di un libro in un "agente attivo" e, infine, nel terzo meccanismo il piccolo lettore viene catapultato in esperienze di lettura che sfidano il senso del limite. L'analisi rivelerà come e perché questi libri, che mettono al centro del progetto editoriale la sfida intellettuale, anche nelle esperienze editoriali per i piccolissimi, siano in grado, ancora oggi, di alimenta-re l'immaginario di bambine e bambini.

Campagnaro M (2016). The Function of Play in Bruno Munari’s Children’s
Books. A Historical Overview. RICERCHE DI PEDAGOGIA E DIDATTICA,
vol. 11, p. 93-105, ISSN: 1970-2221, doi: 10.6092/issn.1970-2221/6449

The ludic dimension of Bruno Munari's prolific children's book publishing activity plays an important role, as far as narration and visual arts are concerned. Since the 1940s, and for the following 50 years, books, play and education were fundamental reference points in the artistic production and critical thinking of this Milanese artist. Munari cultivated these influences with extraordinary results in his picturebooks. The following analysis of some of Munari's texts offers a historical-critical perspective on the value, function and representation of play in this vast production. The present research relies on three main analytical categories: co-authorship, disorientation and the experience of the limit. Nel corso della sua prolifica attività editoriale destinata all'infanzia, Bruno Munari ha dedicato alla dimensione ludica uno spazio narrativo e visivo rilevante. Già a partire dagli anni Quaranta del Novecento, libro, gioco ed educazione si configurano come un incrocio fondamentale nella produzione artistica e nella riflessione critica dell'artista milanese. A questa contaminazione Munari rimarrà fedele per oltre cinquant'anni e l'espressione più compiuta sarà rintracciabile nelle pagine degli albi illustrati da lui creati. Nell'esaminarne alcuni esempi si intende operare una ricognizione storico-critica sul valore, sulla funzione e sulla rappresentazione del gioco in questa produzione. La prospettiva di ricerca adottata utilizza, quali categorie di analisi, la co-autorialità, lo spiazzamento e l'esperienza del limite.

Le sigle televisive hanno rappresentato, fin dalle origini della televisione
pubblica italiana, un campo di interessanti sperimentazioni sull'immagine
in movimento e un peculiare terreno di confronto tra progetto grafico e
medium tecnologico. A partire da uno scavo nell'archivio Teche Rai e
dall'analisi di alcune delle sigle più rappresentative del primo decennio di
trasmissioni televisive, l’articolo delinea alcune tracce per ricostruire una
preistoria della grafica in movimento. L’esame di articoli pubblicati sulle
riviste aziendali della Rai e su altre pubblicazioni periodiche specialistiche
e le riflessioni dei grafici permettono di contestualizzare questi progetti
all'interno di un più ampio dibattito critico e sottolineare le tangenze tra
diverse ricerche sperimentali che, anche sulla scia del nuovo immaginario
dischiuso dall'elettronica, stavano negli stessi anni riflettendo sulle
possibilità di “programmazione” di immagini in movimento.

During his 70-year creative career, Bruno Munari (1907-1998) experimented with a wide range of techniques and genres, anticipating and influencing many subsequent trends. However, he was not only an artist and designer, but also a sophisticated intellectual and a prolific writer, as evidenced by his intense activity of pedagogical and narrative dissemination through over 180 books.

This contribution analyzes Munari's written production in relation to the theme of creativity, a major topic in his work, through the comparative analysis of a series of texts and visual works. In particular, we will focus on the didactic books Fantasia (1977) and Da cosa nasce cosa (1981), where Munari attempts to explain the ways in which fantasy, invention, creativity and imagination interact, and provides practical rules to stimulate and nourish the creativity of children and adults.

As words and images suggest, Munari's creative process deliberately incorporates heterogeneous ideas, inventions and materials. His approach is not sequential nor linear, but rather based on a cognitive three-dimensionality which translates into the re-elaboration and re-semiotization of an idea in multiple signs and shapes.

On September 21, 1969, forty artists, joined by musicians, architects, art critics, local firemen, electricians, and the public, took over the city of Como, with a series of interventions that went on from the afternoon into the night. Announced through a distribution of leaflets, Campo Urbano: interventi estetici nella dimensione collettiva urbana was coordinated by the art historian Luciano Caramel, the photographer Ugo Mulas, and Bruno Munari. Although other late 1960s event-based artistic interventions used the printed page as their documentary platform, the Campo Urbano photobook is unique. At Munari’s direction the images were printed full-page, alternating between contact sheets, bird’s eye views, and panoramic shots. Many of the images were rotated vertically to create a jolting effect while some of the actions were allowed to spill across multiple pages. Munari also bathed some of Mulas’ black and white negatives in a solution of metallic cerulean blue, simulating an act of erasure. Nothing could be more presentist than such a photobook and yet I will argue that Munari conceived of it as a springboard to trigger a series of visual associations with earlier Italian art and fleeting episodes from a still unwritten history of an art of participation.

Materiality in Bruno Munari’s Book Objects: The Case of Nella notte buia and I Prelibri, Libri & Liberi, 2019, 8 (2), 359-379, DOI: 10.21066/carcl.libri.8.2.7
This paper reviews the primacy of materiality in Bruno Munari’s work based on the case study of two of his picturebooks. Bruno Munari was one of 20th-century Italy’s most eclectic figures. Over the course of his lengthy career as an artist and designer, Munari explored the field of materiality in children’s books with exceedingly favourable results. His picturebooks set a precedent in the field of children’s literature, and they are highly valued even today. Children are fascinated by the opportunity to organise the experience of reading more freely thanks to innovative graphic and typographic mechanisms that fully exploit the editorial potential of materials such as paper, construction paper, and cardboard, but also transparent or semi-transparent sheets of acetate film, wood, plastic, sponge, and so on. In this paper, I describe the exclusive relationship that Munari developed over the years with the book as an object in all its various components (text and paratext). To do so, I discuss two of Munari’s significant editorial projects, the picturebook entitled Nella notte buia [In the Dark of the Night] (1956) and I Prelibri [Prebooks] (1980). I analyse the ways in which the Milanese artist succeeded in exploiting all the communicative, aesthetic and educational potential of these books’ material dimension.

This contribution reconstructs the history of movable books, books created for a wide range of different purposes (teaching, mnemonics, play, divining, etc.) including mechanical or paratextual devices demanding or soliciting the interaction of the reader. The investigation runs from hand-written books to the most courageous paper-engineering experiments of the 20th century Avant-Garde, considering some specific editorial genres, including calendars, “libri di sorti”, anatomical books, navigation handbooks etc., and animated children's books. In particular, it demonstrates how the happy season for animated paper production and publishing of the 19th century would not have been possible without the scientific inheritance of optical studies and vision sciences, precursors a short time before the invention of the Lumière brothers (1895). The study also examines some literary works using combinatorial mechanisms, experimenting the semiotic potential of expressive codes and very different techniques and materials: the reference is to books of Futurism and Dadaism, the "artists' book", and other avant-garde texts from the second half of the 20th century.

Nearly every piece of writing on Bruno Munari’s career includes passing nods to Dada and Surrealism: aesthetic (and anti-aesthetic) precedents casually appended to the more obvious influences of Constructivism and Concretism upon his prodigious body of work. Munari’s seemingly inexorable progression toward graphic and industrial design – the practices on which he le  his most enduring mark – passed through various, successive stages, in ected in turn by Futurism and the Bauhaus, Abstraction-Création and Arte Programmata, among other movements and tendencies.  These affinities appear well documented in scholarship.  The nature of Munari’s rapport with Surrealism and Dada, however, has yet to receive any sustained examination – something this chapter aims to redress, considering along the way not simply Munari’s absorption of European currents, but the fittful reception of Dada and Surrealism in Italy at large.

Bruno Munari was one of the most important and eclectic twentieth-century European artists. Dubbed the «Leonardo and Peter Pan» of contemporary art, he pioneered what would later be labelled kinetic art, playing a key role in the constitution and definition of the aesthetic programmes of groups such as Movimento Arte Concreta and Programmed Art. He became an internationally recognized name in the field of industrial design, winning the prestigious «Compasso d’Oro» prize four times, while also being a prominent figure in Italian graphic design, working for magazines such as Tempo and Domus, as well as renowned publishing companies such as Einaudi and Bompiani. He left an indelible mark as an art pedagogue and popularizer with his famous 1970s artistic laboratories for children and was the author of numerous books, ranging from essays on art and design to experimental books.

Capturing a resurgent interest in Munari at the international level, the exceptional array of critical voices in this volume constitutes an academic study of Munari of a depth and range that is unprecedented in any language, offering a unique analysis of Munari’s seven-decade-long career. Through original archival research, and illuminating and generative comparisons with other artists and movements both within and outside Italy, the essays gathered here offer novel readings of more familiar aspects of Munari’s career while also addressing those aspects that have received scant or no attention to date.

CONTENTS:
- Pierpaolo Antonello/Matilde Nardelli/Margherita Zanoletti: Introduction: Bruno Munari’s Lightness
- Ara H. Merjian: «On the Verge of the Absurd»: Munari, Dada, and Surrealism in Interwar Italy
- Anthony White: Bruno Munari and Lucio Fontana: Parallel Lives
- Giovanni Rubino: Bruno Munari versus Programmed Art: A Contradictory Situation, 1961–1967
- Jeffrey Schnapp: The Little Theatre of the Page
- Maria Antonella Pelizzari: The Charade of Bruno Munari’s Photo-reportage (1944)
- Margherita Zanoletti: Word Imagery and Images of Words: Bruno Munari the Writer
- Nicola Lucchi: «The Great Painter Paints the Baker’s Sign»: Bruno Munari and the Art of Advertising
- Matilde Nardelli: The Small, the Large, and the Moving: Bruno Munari and Cinema 
- Pierpaolo Antonello: Bruno Munari’s Natural Forms
- Romy Golan: Campo Urbano: Episodes from an Unwritten History of Participation
- Teresa Kittler: Bruno Munari’s Environmental Awareness

Il convegno interdisciplinare, organizzato dal Corso di Laurea di Scienze della Comunicazione, ha approfondito il tema della grammatica rodariana a 360 gradi: saranno esplorati in primo luogo i risvolti linguistici della “grammatica rodariana”, i percorsi propri di quelle che denomineremo “fantasia disciplinata” e “disciplina della fantasia” dell’Autore. In secondo luogo, la poetica dello scrittore sarà analizzata secondo tutti i profili comunicativi, in stretta connessione con le dinamiche relazionali proprie del mondo attuale e attraverso i canali interpretativi della semiotica, dell’estetica, della didattica, del diritto, della comunicazione cinematografica e grafica.

The master's thesis investigates the notion of play, starting from the assumption that the development of contemporary thought has led to a serious revaluation of this concept. Philosophers, linguists, sociologists and anthropologists engage in innumerable attempts to define this concept, which nevertheless seems reluctant to any type of unambiguous designation. This tireless questioning of the nature of play and its possible implications within real life, reflects on the development of architectural, artistic and literary avant-gardes, which in play find a tool for leading an ideological battle against the constitutive seriousness of civil society, alienating and oppressive towards the free expression of individuals. The structure of play encourages a fragmentation of the already-given, finalized to a creative re-composition; thus it can translate into an operational methodology for contesting the present and imagining alternative scenarios. The playful behavior is able to cause a moment of suspension, an instant of revelation, in which the individual can grasp a sense of awareness. Basing on these premises, the research traces a phenomenological path through last century’s playful design experiences, in an attempt to demonstrate how play has progressively developed political connotations of social critique.

Campagnaro M (2017). Bruno Munari’s visual mapping of the city of Milan: A historical analysis of the picturebook Nella nebbia di Milano. In: (a cura di): Goga N, Kümmerling-Meibauer B., Maps and Mapping in Children’s Literature. Landscapes, seascapes and cityscapes. p. 147-163, AMSTERDAM/PHILADELPHIA:John Benjamins Publishing Company, ISBN: 978 90 272 0161 4, doi: doi 10.1075/clcc.7.09cam

Abstract
Bruno Munari was one of the most pioneering and ingenious thinkers of the twentieth century. Pablo Picasso called him “the new Leonardo” and Pierre Restany “the Leonardo and the Peter Pan of Italian design.” During his long career as an artist and a designer, Bruno Munari achieved a special bond with the infant universe. He explored the area of visual narration in children’s literature  with sublime results. Munari’s witty picturebooks pay special attention to young readers’ capacity to organize and orientate their reading experience by means of
visible and invisible details. This chapter examines the picturebook Nella nebbia di Milano (the Circus in the Mist, 1968). The aim of the chapter is to provide an overview of Munari’s original approach and of his capacity to visualize and map places in children’s everyday lives.

As perhaps the most prominent Italian designer of the twentieth century, Bruno Munari also remains its most elusive and ineffable.  Nearly every piece of writing on his career includes passing nods to Dada and Surrealism: aesthetic (and anti-aesthetic) precedents casually appended to the more obvious influences of Constructivism and Concretism upon his prodigious body of work.  Munari’s seemingly inexorable progression toward graphic and industrial design – the practices on which he left his most enduring mark – passed through various, successive stages, inflected in turn by Futurism and the Bauhaus, Abstraction-Création and Arte Programmata, among other movements and tendencies. These affinities are well documented in scholarship.  The nature of Munari’s rapport with Surrealism and Dada, however, has yet to receive any sustained examination – something this essay aims to redress, considering along the way not simply Munari’s absorption of European currents, but the fraught and fitful reception of Dada and Surrealism in Italy at large.

Il saggio, pubblicato sul catalogo Milano 1950 – 1959. Il rinnovamento della pittura in Italia, catalogo, Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1997, pp. 101-116, è la mia prima ricognizione sul problema del rapporto tra arte contemporanea e architettura negli anni cinquanta. Dagli interventi in ceramica di Fontana per Menghi e Zanuso in via Senato 11 (1947), al Cinema Arlecchino (1948), fino alle collaborazioni di Somaini per il padiglione Soggiorno (1954) oggi biblioteca del parco), il saggio traccia una panoramica degli interventi di artisti contemporanei nelle architetture milanesi in un solo decennio ponendo in evidenza il ruolo attivo delle Triennali. Da questa ricerca sono nate le mie ricerche successive sugli interventi di Crippa e Dova al Qt8 e su Campigli e l'architettura, su Gio Ponti e gli artisti, su Fontana e l'architettura nel dopoguerra, e infine su  Dino Basaldella e l'architettura, ricerche pubblicate successivamente.

"Sono passati quattordici anni da quel catalogo. Avevamo messo insieme tutti i libri disegnati da Bruno Munari per la collana «Un Libro al Mese». Quattordici anni prima di poter trovare finalmente gli altri venticinque della collana “Caleidoscopio”, quelli che completano il lavoro di Munari per il Club degli Editori. Molto più  rari questi ultimi certo, perché  non si potevano comprare ma solo scambiare con i «buoni Club lire», ricavati dall’acquisto di quelli pubblicati sotto la sigla «Un libro al mese». Tolti alla polvere e alla distrazione dell’analfabetismo istruito: se non si salveranno dalla distruzione li avremo almeno restituiti alla memoria. [...] La pubblicazione nel 2008 del nostro «Le copertine di Bruno Munari per la collezione Un Libro al Mese»  è stata la prima a certificare quali e quante fossero quelle copertine di cui pochissimi si erano accorti. Elenco, numeri, misure, date, che oggi si trovano facilmente nel gran bazar di internet, sono quasi sempre desunte nella sostanza e nella forma da quella pubblicazione. [...] E come è stato allora per «Un libro al mese» oggi si ignora quest’altra piccola storia munariana: sono felice di averla ricomposta" (dal testo introduttivo).

onvegno Internazionale “I Bambini Nel XX Secolo. L’infanzia nel ’900, percorsi internazionali di ricerca storico-educativa”, Università del Salento, Lecce, 5-7 ottobre 2017. Titolo della relazione presentata da Marnie Campagnaro: Rappresentazioni visive nella letteratura per l'infanzia nel secondo Novecento. I libri per bambini di Bruno Munari.

Tras la Primera Guerra Mundial, el movimiento futurista sufrió una crisis derivada de su interpretación de la guerra mencionada en el noveno punto de su texto fundacional de 1909: «queremos glorificar la guerra –única higiene del mundo– el militarismo, el patriotismo, el ademan destructivo de los anarquistas, las grandes ideas por las que se muere y el desprecio a la mujer» y del que Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) había publicado un volantino con motivo de la toma de Trípoli el 5 de octubre de 1911, Direzione del Movimiento Futurista: corso Venezia, 61, Milán y, posteriormente, publicaría un libro homónimo en Edizioni Futuriste di «Poesia», Milán, 1915 (Marinetti, 1968: 233-341). La aclamación belicista, en los primeros años de la vanguardia, suponía acabar con el pasadismo, proclamar la muerte del arte y establecer un estándar creativo ex novo que aboliera los límites entre arte y vida.Durante el periodo intervencionista, el movimiento futurista ya se había fracturado con la escisión del grupo florentino reunido entorno a la revista Lacerba (enero de 1913- mayo de 1915). Pese a que milaneses y florentinos compartían el mismo carácter «rebelde y subversivo» (Salaris, 2012: 372) las relaciones entre ambos grupos nunca fueron fluidas y, en de febrero de 1914, se inició un distanciamiento que concluyó en una abrupta ruptura debida al dogmatismo impuesto por la sede milanesa. La salida de Giovanni Papini (1881-1956), Ardengo Soffici (1879-1964) y Aldo Palazzeschi (1885-1974) aniquiló la vía moderada del futurismo italiano e inició el recorrido personalista bajo la mirada vigilante de su fundador. Lacerba, que a su vez era una escisión de la revista La Voce (1908-1916) de Giuseppe Prezzolini (1882-1982), terminó de editarse tras sesenta y nueve números cuanto Italia declaró la guerra a Austria. Abbiammo vinto! –¡Hemos vencido!– fue el titular de su última cabecera, una victoria que anunciaba la derrota

Artísticas e improdutivas, as máquinas inúteis, useless machines ou macchine inutili são máquinas contra-intuitivas que carregavam um conceito fascinante, fomentando discussões que dialogavam com temas que vão desde as artes, a filosofia da Inteligência Artificial e a Cibernética.

Bruno Munari, Gordon Pask, Marvin Minsky, somente para citar alguns personagens, eram fascinados pelas máquinas que não faziam absolutamente ´nada´, já que essas máquinas dentro de sua natureza performática, não executavam nenhuma função prática de fato.

Esse artigo propõe uma discussão transdisciplinar e especula sobre alguns desses aspectos, como o utilitarismo e a experiência, e portanto, toca em pontos fundamentais da interação entre humanos, artefatos e máquinas.


Este ensaio é parte de um projeto de investigação transdisciplinar em curso, que possui o objetivo de discutir aspectos da interação humana com a tecnologia através da investigação das áreas das ciências cognitivas, da cibernética, da inteligência artificial, arte, design e filosofia.