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la aziende champions con fatturato da 20 a 120 milioni

Piccole e medie, ma con una marcia in più: chi sono e perché possono ripartire in fretta

di Raffaella Polato

Piccole? Prese singolarmente, sì. Ma sono cresciute, tanto, nei sei anni di bilanci analizzati per L’Economia dall’Ufficio studi di ItalyPost. Prendiamo la fascia tra i 20 e i 120 milioni di fatturato, che è poi la più «affollata » (artigianato a parte) dell’imprenditoria italiana. Le 800 aziende Champions che hanno meritato il titolo per i loro tassi di sviluppo, di redditività e di solidità finanziaria avevano, nel 2012, una dimensione media di 24,6 milioni di ricavi. Nel 2018, anno degli ultimi bilanci depositati, avevano quasi raddoppiato: 45,5 milioni. Equivale a un tasso di crescita medio annuo del 10,79%.

Le forze in campo

Quel tasso è stato in larga parte confermato nel 2019, suggeriscono i dati preliminari, nonostante l’economia italiana ed europea fossero già in rallentamento e benché il commercio mondiale fosse sottosopra causa guerra dei dazi. Dopodiché è arrivato il Coronavirus. Si è fermata la Cina (dove anche i «piccoli» esportano, spesso), poi l’Italia (dove intendono continuare a produrre, consapevoli che il «made in» fa la differenza), ora rischia di farlo il «mercato interno» d’Europa (dove gli altri grandi Paesi hanno, fino a ieri, ignorato o finto di ignorare che avrebbero avuto la nostra stessa emergenza medico- sanitaria). Perciò, del 2020 nessuno è ancora in grado di dire nulla. È certo che la «botta» da Coronavirus sarà forte. Quanto, dipenderà ovviamente dalla durata e dall’estensione della crisi. Sicure sono anche altre due cose. La prima: dopo le critiche per la confusione iniziale, oggi anche i Champions ringraziano il governo per i provvedimenti presi la settimana scorsa (la «manovra» da 25 miliardi a sostegno di aziende, lavoratori, famiglie).

Progettare il futuro

Loro, però, in realtà non erano stati fermi ad aspettare. Dall’inizio il leit motiv è stato: «Intanto cominciamo a muoverci noi». L’hanno potuto fare, assicurando che insieme alla gestione dell’emergenza non avrebbero smesso un solo giorno di preparare «la ripartenza che prima o poi arriverà », perché hanno un’altra certezza: la solidità dei loro bilanci. Non vuol dire che tutti ce la faranno. Come sempre succede con le crisi, ci sarà una «selezione della specie» e in alcuni settori — turismo in testa — il colpo è già così forte da indebolire (minimo) anche chi ha spalle robuste. Le Top 800, nel complesso, robuste lo sono. Né sono poi così piccole, prese tutte insieme. Valgono 36,4 miliardi di ricavi, ne producono 6,6 di margine operativo (il 18,28%) e 3,8 di utili netti (poco più del 10%). Hanno un patrimonio netto che sfiora i 22 miliardi. E nelle loro fabbriche, uffici, negozi lavorano oltre 123 mila persone. È sufficiente, a spiegare perché sono loro (anche) che potranno aiutarci a ripartire?

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