Gli 88 giorni della battaglia di Piero Welby

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Gli 88 giorni della lotta di Piergiorgio:

La biografia
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Lettera al Presidente della Repubblica
La lettera di Welby
Il video-messaggio (you tube)
La risposta di Napolitano

Il libro e il blog
Le parole di Welby (dal suo libro: "Lasciatemi morire")
«Morire dev’essere come addormentarsi dopo l’amore, stanchi, tranquilli e con quel senso di stupore che pervade ogni cosa». Dal blog di Welby
La reazione dei blog

*********

Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Da Piergiorgio Welby, Co-Presidente dell’Associazione Coscioni

Caro Presidente,
scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.

Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita.
La giornata inizia con l’allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l’aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un’ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l’aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un’ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l’ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina.
Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà.

Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una “morte dignitosa”. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.

La morte non può essere “dignitosa”; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia “dignitosa” è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell’occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: “Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo”.

L’approdo esiste, ma l’eutanasia non è “morte dignitosa”, ma morte opportuna, nelle parole dell’uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che “spinge verso il porto”; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo “luogo” dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro.
In Italia, l’eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non “esista”: vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente “terminale” che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di “approdo” alla morte opportuna.
Una legge sull’eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L’associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l’impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell’alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L’opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente.
Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.

Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui.
Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica’ – io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.

Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.

Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.

Il mio sogno, anche come co-Presidente dell’Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.

Piergiorgio Welby

- la risposta del Presidente della Repubblica


23 Settembre, 2006 - 11:00
Inviato da rosdend il 27 Settembre, 2006 - 17:05.

aiutiamolo a trovar pace che sicuramente la trovera'.... ciao PIERGIORGIO

Inviato da Michele G. il 5 Ottobre, 2006 - 12:13.

Eh sì, il modo più rapido per fargli trovare la pace è staccargli la spina!!
e se a tutti quelli che sono in difficoltà proponessimo lo stesso rimedio? avremmo risolto anche il problema delle spese sanitarie!
eh sì questi radicali hanno sempre una soluzione a tutto!
e tu rosdend non hai ancora trovato la pace?

Inviato da Alessandro Capr... il 6 Ottobre, 2006 - 14:51.

Caro Michele,
nel tuo commento è contenuta una quantità di inesattezze a dir poco sorprendente. Tuttavia, preferisco astenermi dal sottolinearle tutte, perché per portare a termine l'impresa sarebbe necessario uno sforzo esegetico ben più imponente, in proporzione, dei fiumi di inchiostro versati per commentare la Divina Commedia; e anche perché, onestamente, anche alla pulsione polemica, in nome della quale può essere tollerata una minima quantità di approssimazione, c'è un limite oggettivo, del quale hai dimostrato di voler abusare senza alcun ritegno.
Mi auguro davvero che tu sia consapevole di aver proposto un'interpretazione del tutto priva di fondamento: in tal caso, come capita spesso, tu saresti uno dei tanti commentatori che preferiscono lasciarsi ispirare dalla malafede assoluta; non sarebbe una novità, poiché di tale atteggiamento, in questi giorni, si sono resi protagonisti in tanti, molti dei quali, lasciamelo dire, ben più autorevoli di te.
In caso contrario (cioè se tu credessi davvero a quello che hai scritto), mi corre l'obbligo di invitarti ad una rilettura integrale delle materia, della quale, se credi, mi rendo disponibile a fornirti qualche nozione elementare: non senza rilevare che non mi è mai successo, nei diversi contesti umani in cui ho avuto modo di relazionarmi con gli altri, di imbattermi in una difficoltà di lettura della realtà così marcata come quella da te evidenziata nelle poche righe che hai pubblicato.
Non posso fare a meno, infine, di rilevare che, qualunque sia la posizione di ciascuno, l'argomento meriterebbe un tono assai meno beffardo di quello che caratterizza il tuo intervento, che, devo dire, mi sembra decisamente fuori luogo.
Alessandro.

Inviato da Michele G. il 9 Ottobre, 2006 - 15:33.

Concordo sull'ultimo punto (...e me ne scuso) ma, a parte le ingiurie nei miei confronti, non hai argomentato le tue posizioni sul tema a me ben noto e strettamente legato ad altre tematiche di bioetica.
Prendo atto dell'impossibilità di iniziare uno scambio di opinioni sull'argomento.

Inviato da Alessandro Capr... il 10 Ottobre, 2006 - 15:04.

Caro Michele,
mi permetto di riportare qui di seguito il tuo post, al quale ho risposto in modo a tuo dire ingiurioso.

"Eh sì, il modo più rapido per fargli trovare la pace è staccargli la spina!! e se a tutti quelli che sono in difficoltà proponessimo lo stesso rimedio? avremmo risolto anche il problema delle spese sanitarie! eh sì questi radicali hanno sempre una soluzione a tutto!
e tu rosdend non hai ancora trovato la pace?"

Nella mia risposta ho semplicemente affermato che in queste poche righe è contenuta un'incredibile serie di inesattezze, che a questo punto ritengo necessario elencarti analiticamente.
1. Nessun radicale ha affermato di sostenere l'eutanasia perché essa è "il modo più rapido" per alleviare le sofferenze di un malato: il punto, casomai, è che si tratta del modo da lui esplicitamente e consapevolmente richiesto.
2. Nessun radicale ha mai affermato che l'eutanasia è il rimedio per "tutti quelli che sono in difficoltà" (situazione, peraltro, da te delineata in modo tanto generico da perdere di significato non solo in questo contesto, ma in qualunque altro).
3. Nessun radicale ha mai "proposto" l'eutanasia a chicchessia: si tratta casomai del contrario, ovvero di aver dato voce alla proposta di chi è investito in prima persona del problema.
4. Nessun radicale ha mai paventato, neanche alla lontana, la possibilità di ridurre le spese sanitarie attraverso l'eutanasia.
5. Nessun radicale ha mai affermato di conoscere la soluzione ad ogni problema.

Si tratta di inesattezze così evidenti che non è possibile non domandarsi se chi le ha scritte fosse in malafede, oppure non disponesse di alcuna informazione sull'argomento di cui stava parlando. Non credo, logicamente parlando, che vi siano ulteriori possibilità per spiegare una serie di affermazioni così lontane dalla realtà dei fatti.

Se poi intendi considerare la logica come un'ingiuria, fai pure.

Inviato da andrea p il 10 Ottobre, 2006 - 22:58.

vi è invece una terza possibilità,forse la più probabile:il plagio.la mente plagiata,anche quando può disporre di informazioni su un determinato argomento,non fa discendere il suo giudizio dall'esame di quelle informazioni,ma interpreta queste ultime in funzione della coerenza con l'ordine ricevuto.

Inviato da Marianna C. il 28 Novembre, 2006 - 20:32.

Ho praticamente vissuto in un ospedale sino a quando ho compiuto 16 anni, entravo, uscivo, tornavo a casa due giorni a natale, poi per un mese, poi per una settimana; asma cronica, nel mio caso, ma una grave forma.
La mia vita non è mai stata normale.In ospedale ho conosciuto il significato di molte parole fra cui, dolore, disperazione, morte sofferenza, speranza, preghiera, cura, medicina....
Ho visto bimbi di due anni morire di tumore,alcuni di malformazione cardiaca, dopo un sorriso: e le loro madri struggersi dal dolore. Così come ho visto bimbi con malattie degenerative ed irrimediabili, con di fronte a sè solo solitudine e disperazione...

Ed io, seppur mi trovassi in un contesto del genere, ringraziavo Dio di avere quel minimo di forze necessarie per poter combattere, ed eccomi ora, alternando lunghi periodi a letto senza riuscire a muovermi, o sporadici ricoveri, eccomi, con una vita quasi normale...con il mio lavoro, i miei studi, il vento che mi sfiora il viso, le strade colme di gente per i regali a natale, abbracciare mia madre, a casa, insieme al mio cane....

La vita...:in ospedale, attraverso la sofferenza, la mia, ma soprattutto quella degli altri, ho imparato ad amarla PIU' di ogni altra cosa, è lei quella cosa che mi sento di dover difendere SEMPRE E COMUNQUE, ma non con cieco accanimento, ma integra di tutta la sua dignità...

Eppure, anche di fronte alla vita, regna sempre il pensiero estremista, di destra o di sinistra, di cattolici o atei...ma perchè?
Perchè deve essere così, perchè si vive di schieramenti troppo ben definiti ed estremisti....Amo profondamente la politica, il pensiero politico, ma capisco che "il politico" è pur sempre un uomo, e che in lui o nel suo partito, non stà la verità: prego e credo, soprattutto in Gesù Cristo, non mi interessa se scritto con la maiuscola o la minuscola, ma non credo nella chiesa, o meglio negli uomini di chiesa, li rispetto, così come il Vaticano, e rispetto chi in loro crede, chi si reca a messa tutte le domeniche, chi va a confessare i propri peccati, credo che la religione e la politica siano due temi "sacri", intimi e fondamentali....

La medicina, che dire, se non esistessero i farmaci, i medici o le macchine per rianimare, neppure io sarei più qui, ho bisogno di loro costantemente, anche oggi, ma occhio, la scienza non detiene la verità assoluta; la ricerca è fondamentale,necessaria ed indispensabile, ma non bisogna trascendere dall'etica, dal rispetto alla vita.

Il rispetto alla vita, a sua volta, non dovrebbe (almeno a parer mio) intestardirsi e radicalizzarsi in questo modo, comunque e sempre... l'aborto, un feto è per me un individuo, ma occhio, ci sono casi in cui la scelta di compiere un aborto e più che necessaria.
A volte la ricerca mi spaventa, mi inorridisce, la clonazione di esseri umani è per me un incubo, una materia nella quale ahimè voglio mantenermi ignorante; ma l'eutanasia, è per me quella vita integra della sua dignità, non è un altro a scegliere per noi, siamo noi a decidere.
Non è etico? Dio? Peccato mortale? In tutti i momenti nei quali ho letto la Bibbia, ho compreso solo una cosa, che l'EMPATIA nella vita (in ogni suo significato), è FONDAMENTALE...Immagino cosa voglia dire vivere con malattie così estreme, malattie che ti fanno apparire un giorno lungo come un anno, con la tua mente che ricorda, desidera e sente, e fuori, in quel corpo che non sà di essere, trovi una "carcassa", nella quale resterai a lungo imprigionato.
Penso che la compassione, ed il perdono siano impliciti per quanto riguarda Dio...non credo che a estrema sofferenza Dio punisca per l'eternità, penso solo che questo sia un concetto creato dall'uomo.

Vorrei quindi con tutte le mie forze, che con i debiti modi, la debita accortezza, le dovute leggi e responsabilità, si legalizzi in italia, il desiderio di persone ormai stanche del loro stadio.

Per quanto riguarda me cercherò sempre di lottare e cercar di far lottare, con tutta l'anima, ma credo che ognuno di noi, abbia il diritto di scegliere il suo cammino...e di sicuro, il buon Dio, ci accompagnerà in questo cammino...

Inviato da Michele G. il 5 Ottobre, 2006 - 11:08.

Non posso che provare un grande senso di compassione e di pietà nei confronti di tutti coloro che non riescono a trovare un senso nella propria esistenza; molti si pongono il problema nei momenti di difficoltà e vegetano per tutta la vita senza mai interrogarsi sul significato della propria esistenza.
A voler seguire un approccio razionale ai problemi del mondo c'è chi si ostina a voler combattere con tutte le proprie forze i sintomi piuttosto che a rimuoverne le cause.
Molti ripongono la propria fiducia incondizionata nel progresso scientifico ma non sono però pronti ad accettarne le conseguenze dolorose che in molti casi la SCIENZA infligge (sarebbe meglio se le conseguenze ricadessero sugli altri forse?).
Ogni volta che ci si confronta su temi della bioetica, sistematicamente c'è un fronte che si leva e propone le sue istanze di morte (aborto, eutanasia, ecc.) e tali istanze dovrebbero essere sempre meno convincenti quanto più si indaga sulla vita di coloro che ne sono promotori: ciò che emerge è un grande senso di tristezza e di sofferenza autogenerate.
Mentre qui si discute di ricerca scientifica, di fecondazione assistita, di aborto e di eutanasia in uno sperduto villaggio della Bosnia Erzegovina accadono cose inimmaginabili: guarigioni inspiegabili scientificamente (ormai sono migliaia i casi di ex malati di sclerosi, tumori allo stadio terminale), coppie dichiarate sterili che ottengono gravidanze (conosco personalmente una donna di 40 anni con la quale ho avuto un diverbio sugli ultimi temi referendari e che dopo aver provato tutte le tecniche di fecondazione assistite ha ricevuto una gravidanza con metodi tradizionali grazie alle preghiere della mamma recatasi in pellegrinaggio a Medugorje), ecc.
Potete crederci o no, ma non potete non credere ai referti medici dell'istituto dei tumori di Milano o di altre strutture mediche di fama internazionale che testimoniano queste guarigioni impossibili.
E i media non ne parlano... Questo per me è INSPIEGABILE!!!
E se la testimonianza di Medugorje fosse la soluzione a tutti i nostri problemi?

Inviato da andrea p il 6 Ottobre, 2006 - 13:53.

caro michele g,
sono davvero molto fortunato a poter scrivere a uno che ha finalmente trovato il senso dell’esistenza,poiché sono certo che me lo vorrà svelare,risparmiandomi così il tedio di dovermi occupare di questioni così difficili e da me finora insolute.purtroppo io sono solo “un umile lavoratore nella vigna del diritto”,e la mia mente è ottenebrata da quello che definisci con giusto disprezzo “approccio razionale”.sono tuttavia sicuro che i tuoi nobili sentimenti di compassione e pietà ti renderanno lieto il compito di convincermi della bontà dei tuoi argomenti.
si sa che gesù parlò ai pastori in forme semplici e spesso figurate,e ciò per l’ovvia considerazione che si rivolgeva a persone rozze e ignoranti (proprio come dio le volle, quando proibì loro il frutto della conoscenza del bene e del male-e come si incazzò quando il serpente lo fece fesso,mandando a monte tutti i suoi piani!) e doveva rendere loro comprensibili concetti di natura superiore alle loro possibilità.
allo stesso modo,poiché certamente non riterrai te stesso superiore al figlio di dio,ti chiedo di usare con me la medesima cortesia che gesù riservò ai suoi discepoli,e di parlarmi nel linguaggio e nelle forme a me comprensibili.mi piacerebbe per esempio che tu mi spiegassi quando mai i radicali o l’associazione luca coscioni abbiano proposto lo stesso rimedio per tutti:questo,se mai,è ciò che accade oggi in italia,e proprio in favore della libera scelta di ciascun cittadino si batte la nostra associazione.sono anche interessato alla spiegazione delle tue parole “le conseguenze dolorose che in molti casi la scienza infligge”:a mio modesto avviso,a infliggere conseguenze dolorose non è per nulla la scienza (che si limita a descrivere e riprodurre i fenomeni naturali),bensì sono le leggi dello stato che regolano i doveri e i diritti di coloro che fruiscono dei suoi risultati:e queste leggi,guarda caso,sono in massima parte ispirate non da chi “ripone la propria fiducia incondizionata nel progresso scientifico”,ma proprio da chi “è riuscito a trovare un senso alla propria esistenza”,e intende imporre a tutti le proprie conclusioni.
per quanto riguarda medjugorje (si scrive così,non “medugorje”-ma forse sto cercando la pagliuzza nel tuo occhio solo per distogliermi dalla trave che oscura il mio),ti sarò davvero riconoscente se mi farai avere le cartelle cliniche degli “ormai migliaia di ex malati di sclerosi,tumori allo stadio terminale”.ti suggerisco anzi di inviarle anche al ministro di competenza,affinché si convinca a non sprecare più soldi pubblici per la ricerca,destinandoli piuttosto in maniera più accorta all’organizzazione di pellegrinaggi verso quella terra miracolosa.

p.s.
scrivo "dio","gesù",così come "michele" e "andrea",perchè ho venduto le maiuscole per finanziare l'associazione luca coscioni.

Inviato da Michele G. il 9 Ottobre, 2006 - 16:08.

Andrea,
la mia era una provocazione e certo non intendevo dire che i radicali propongono l'eutanasia in tutti i casi (confidavo nella perspicacia dei lettori).
Fai attenzione, non sempre lavorare nella vigna del diritto porta buoni frutti.
ti è proprio simpatico questo Gesù!

Inviato da Michele G. il 9 Ottobre, 2006 - 16:32.

Da un'intervista di Alessandra Stoppa a Carla Ripamonti (Responsabile dell'Unità operativa Terapia del dolore e cure palliative all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano).
Milano: L'ultima volta che un paziente le ha chiesto la dolce morte risale a una settimana fa. Ed è stato il 5° caso in 25 anni, su 40.000 pazienti. Dei 5, 4 hanno cambiato idea, una ha tentato il suicidio "perché era molto depressa, ed è stata salvata".
Carla Ripamonti chiama l'eutanasia "la tentazione dei sani". E non le servono i dibatti alla "Matrix" per dirlo, nemmeno il batage mediatico dopo l'appello di Welby. Lei la gente che soffre ce l'ha davanti tutti i giorni. E la sua esperienza dice che "chi è ammalato vuole vivere, se non si sente un peso ed è accompagnato". Mentre è al lavoro nella nuova divisione di Hospice (per la degenza dei malati terminali) si chiede cosa mai "sappiano i politici quando accennano a una legge". E vorrebbe tanto sapere se credono sia più semplice fare del potassio in vena o accompagnare un malato e condividerne la sofferenza. In attesa di una risposta lei sta ai fatti. "In 25 anni 5 casi", ripete di continuo mentre parliamo, come se ne fosse sorpresa. "Sì che mi sorprende", sbotta, "a sentir parlarela TV sembra che tutti vogliano morire. Chi ci crede venga qui". nel suo ambulatorio passano 5.200 pazienti l'anno, oltre ai 2500 mandati da altri reparti. "Sarà che qui da noi", racconta "il dolore è affrontato in tutta la sua dimensione", che l'accudimento è totale, che oltre alla morfina ci sono i laboratori di musicologia e quant'altro, fatto sta che chi ha chiesto di morire (e s'intende una richiesta reiterata nel tempo) ha cambiato idea anche solo dopo un assestamento della terapia. "Questo vuol dire che i pazienti hanno bisogno di sapere", precisa l'oncologa milanese, "che ci sono luoghi dove ci si prende cura di loro totalmente". "Perchè il dolore non è solo quello fisico nè il farmaco è il fattore determinante". C'è poi a monte, un problema di educazione culturale, "perchè il senso del vivere non deve essere per forza scoperto quando si è terminali, ma quando si è sani, se no si arriva immobili a letto pensando che l'utilità della vita si misuri in quello che si può fare". Ed è in questa direzione, secondo lei, che la nostra Sanità dev'essere riformata, a partire dalla formazione dei medici: "che in 6 anni di percorso universitario non ci sia un insegnamento dedicato alla terapia del dolore è scandaloso". Così com'è scandaloso un altro dato, esito di uno studio che a novembre verrà pubblicato da Il Sole 24 ore su 160.000 italiani che, ogni anno, muoiono per cancro, l'82% ha il dolore non controllato, cioè non riceve cure palliative. "Ci credo che la gente vorrebbe morire" commenta la Ripamonti. PEr cui se si vuole fare una legge sull'Eutanasia, "si faccia: avremo un'incredibile riduzione della spesa sanitaria, ma non parliamo più di Paese Civile". Perchè prima di affrontare il problema dell'eutanasia la Sanità dovrebbe "innanzitutto riconoscere la terapia del dolore". Lei è stata allieva di Vittorio Ventafridda (pioniere in Europa delle cure palliative) e non può sentir parlare della "morfina acceleratrice di morte".

Inviato da andrea p il 10 Ottobre, 2006 - 04:52.

michele,apprezzo molto che tu sia passato a più miti consigli,perchè la qualità e l'utilità del dibattito non potranno che giovarsene.in questo modo,però,ti tocca trovare altri e più efficaci argomenti per sostenere la tua posizione proibizionista e censoria:avrei preferito che tu usassi "parole tue",ma l'articolo che proponi è interessante,e offre diversi spunti di riflessione.cerco di procedere con ordine,seguendo la traccia dell'intervista alla dottoressa ripamonti;il mio discorso perderà forse in fluidità,ma acquisterà (spero) in chiarezza.
per prima cosa alcune considerazioni sul basso numero di richieste di eutanasia:questa notizia,in sè,non ha un particolare significato dal momento che abbiamo troppo pochi elementi per poterla giudicare analiticamente.bisognerebbe disporre di dati statistici (tipi di malattie,stadiazione all'ingresso,età e istruzione dei pazienti,capacità di intendere e di volere,completezza e comprensibilità delle informazioni cliniche e terapeutiche che il pazienti ricevono,terapie somministrate,ecc.);sarebbe ad esempio utile poter paragonare i dati dell'istituto tumori con quelli di altri centri analoghi;senza contare che le patologie tumorali rappresentano solo un sottoinsieme del nutrito gruppo di malattie che causano sofferenza,grave disabilità o morte. ti dico anche che io non considero un numero alto o basso di richieste di eutanasia un risultato da raggiungere o da correggere:quello che mi interessa,e che vorrei farti capire,è che io difendo il diritto alla libera e responsabile scelta di chiunque desideri farne una,e foss'anche uno solo al mondo a voler convintamente e consapevolmente disporre in questo modo della propria suddetta libertà,io non mi riterrei in diritto di interferire con la sua decisione. se quell'uno al mondo poi fossi io,allora maledirei coloro che me la negano,e vorrei non essere nato per non dover subire quell'estremo affronto.
Apprezzo invece la solidarietà e l’attenzione che la dottoressa ripamonti mostra di avere nei confronti dei suoi pazienti:io faccio il suo stesso mestiere,così anche io non ho bisogno dei dibattiti in tv: ogni giorno,come succede a lei,la mia coscienza è torchiata da una quantità di dolore altrui (il dolore dei malati è sempre “altrui”,per quanto ci illudiamo che “condividerlo” o “comprenderlo” ne possa mitigare la gravità) che non mi lascia scampo,e mi costringe a fare i conti con la necessità di muovere i miei pensieri e di condurre i miei ragionamenti attraverso territori impervi. ciò che credo di aver capito è che il dolore non ha alcun significato,e che,se mai,vale talvolta qualcosa solo per chi appunto lo condivide o cerca di comprenderlo:questo però non giustifica il perpetuarsi di una sofferenza indesiderata e intollerabile,fisica o morale,poichè non è il diretto interessato a giovarsi di questo valore. è per evitarti sbandamenti dovuti all’altitudine che ti ho consigliato di ascoltare le parole di luca e di piergiorgio,invece di avere le idee chiare senza fare i conti con esse.
all’affermazione “chi è ammalato vuole vivere” rispondo che queste sono le esatte parole di welby,il quale però aggiunge a esse le altre pesanti e definitive parole “la mia però non è più vita”:saresti in grado di trovare un argomento per convincerlo del contrario (non per convincere me,ma proprio per convincere lui)? permettimi di dubitarne.
alla domanda su “cosa sappiano i politici quando accennano a una legge” rispondo che “i politici”,nel caso dell’associazione coscioni,sono prima di tutto -e a partire dal suo fondatore e dall’attuale suo presidente- i malati stessi,e dunque sanno fin troppo bene quello che dicono.
sono anche io convinto,come la dottoressa ripamonti,che “i pazienti hanno bisogno di sapere che ci sono luoghi dove ci prende cura di loro totalmente”,tuttavia non è detto che questa soluzione sia accettata o sperata da tutti,e di questo bisogna pur tenere conto. è giusto e da me sostenuto che tali centri di cura vadano potenziati e resi accessibili a tutti coloro che desiderino fruirne,ma ciò non scalfisce minimamente il diritto di chi non accetti più il protrarsi di un’esistenza ritenuta inaccettabile e senza speranza,per quanto amorevoli e di eccellente livello siano le cure di cui potrebbe beneficiare.vi sono poi le situazioni come quella di eluana englaro,in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio 1992:quasi 15 anni fa. prova a pensarci. ti sembrano condizioni di vita accettabili quelle di eluana? soddisfano il tuo concetto di “dignità dell’uomo?” cosa vi è di “sacro” in quell’esistenza grottesca? e prova a pensare al tormento senza fine di suo padre. non vengono anche a te i brividi? pensa all’atrocità del supplizio di vedere il corpo insensato di tua figlia consumarsi e corrompersi sempre più giorno dopo giorno,lentamente e inesorabilmente,per anni.per una vita intera. pensi che sia possibile,in altro modo che liberandoli da quell’incubo,esser loro di qualche aiuto o conforto? L’unica maniera che viene in mente a me per provarci è quella di sostenere e di far conoscere a tutti la loro vicenda e la “loro” battaglia,affinché tutti sappiano bene di che cosa sono debitori a eluana e a beppino coloro che si ostinano,in nome della “vita”, a sequestrare quella di tutti.
pensaci bene michele,dai che ce la fai.
andrea p

Inviato da Spenottina il 18 Novembre, 2006 - 12:37.

Mi chiamo Emanuela e l'unica cosa che ci serve è questa :

LIBERTA'DI SCELTA, LIBERI DI GESTIRE LA PROPRIA VITA!

Siamo obbligati a sottostare alla volontà di chi è libero di morire come vuole!
Siamo obbligati a sottostare alla volontà di egoisti i idolatri del vivere terreno!
Parlano di anima e hanno una paura incredibile di staccarsi dal corpo...e non è ironia la mia.

Sono figlia di una donna che è morta urlando, desiderando l'eutanasia per liberarsi dal suo male in modo dignitoso...

La nostra vita è nostra, e se io la penso così nessuno può permettersi di impormi altre idee o modi di vivere e morire.

Inviato da federica74 il 24 Novembre, 2006 - 15:53.

io non parlo in termini politici..io posso solo dire che leggendo i tuoi commenti dimostri solo insensibilita e pregiudizio...l eutanasia finn ora non è mai stata presa in considerazione da me ..ultimamente mi sono chiesta guardando e sentendo testimonianze di persone che soffrono .mi sono chiesta ...cosa possono sentire realmente imprigionate nel loro corpo immobile.cosa possono provare quando il dolore che sentono non puo piu essere sedato da medicine..?cosa provano nel vedersi immobili tenuti in vita se si puo dire cosi da una macchina..tenuti in vita da persone che superano i limiti ...salvare una vita umana è un gran gesto ma a parer mio non si puo tenere in vitaa umiliando e ignorando quando lo si salva il fatto che non potra piu vivere ma solo esistere soffrendo vedetando come si è ridotto ..mi chiedo mio caro michele tu in quello stato ...tu ridotto cosi senza piu esistenza costretto a sopportare dolori che rendono la mente pazza credo...tu grande eroe se non puoi neanche ucciderti per scelta colto dal dolore allucinante cosa faresti? è come se fossi seppellito vivo coscente ma sotterrato fino al collo...come ti sentiresti...? a parer mio comunque credo che la medicia non dabba superare dei limiti...scusate l intrusione ..

Inviato da miragliadaniela il 26 Dicembre, 2006 - 14:45.

leggevo i vari commenti e più andavo avanti più cresceva in me la voglia di rispondere a Michele...poi ho letto il tuo messaggio e sono proprio le parole che volevo dire...
Io credo...credo in DIO,credo nel suo Figlio GESU'...credo che per ognuno di noi lui abbia un disegno e non resta che accettarlo,senza inutili accanimenti!
non riesco a capire perchè vengono usate due pesi e due misure...la fecondazione assistita no perchè è andare contro il volere di Dio...tenere in vita un uomo artificialmente si...ma non è anche questo andare contro il volere di Dio?
prego michele di darmi gentilmente una risposta!

Inviato da fra_direnzo il 14 Dicembre, 2006 - 21:16.

Buona sera, io sn una ragazza di 17 anni e nn so consapevo di quello che può provare lei in questo momento ma so solo dirle che l'ammiro per questa lettera...mi ha fatto commuovere...io la penso come lei...anche se fortunatamente fino ad ora non ho avuto di questi problemi...io credo che se una persona arriva a chiedere lei stessa di morire un motivo c'è...nessuno vuole morire per sport...perchè alla fine la vita è piena di momenti belli, di affetti, di ricordi e e si emozioni...ma non solo è fatta anche di momenti tristi, di angoscia,di sofferenza allo stato puro...la vita è un problema è un dolore continuo ma a volte ci regala anche qualcosa di positivo...Voglio solo dirle che lei ha tutta la mia ammirazione e il mio appoggio...Le sue parole rispecchiano il mio pensiero...Io so purtroppo cos'è la sofferenza anche se la mia rispetto a quella che può provare lei è niente ma so cosa significa nel mio piccolo...Spero e le auguro con tutto il mio cuore che lei riesca a ottenere quello che vuole...anche perchè io credo che quella vita che lei ora "vive" non è vita ma è una tortura in attesa di una fine...cioè la morte...Non voglio prolungarmi più di tanto anche perchè forse queste parole sono già state scritte da tantissima gente ma voglio solo che lei sappia che io l'appoggio e la stimo...Sinceri auguri...Farò il tifo per lei...Cordiali saluti...

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