Concilio di Toledo III: differenze tra le versioni

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Il '''III Concilio di Toledo''', iniziato l'[[8 maggio]] [[589]] a [[Toledo]], fu un [[concilio|sinodo]] nazionale [[Spagna|spagnolo]] durante il quale il [[Spagna visigota|regno visigoto]] iberico abbandonò ufficialmente l'[[eresia]] [[arianesimo|ariana]]; il re [[Recaredo I]] compì la professione di fede [[cattolicesimo|cattolica]] e condannò [[Ario]] e la sua dottrina, obbligando il popolo visigoto e quello suebo (a lui sottomesso) ad accettare il cattolicesimo. Molti [[vescovo|vescovi]] ariani abiurarono la propria eresia. Le conclusioni del precedente [[sinodo]] ariano di Toledo ([[580]]) furono annullate e condannate.
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Il '''terzo concilio di Toledo''', iniziato l'8 maggio [[589]] a [[Toledo]], fu un [[concilio]] nazionale [[Spagna|spagnolo]], facente parte della serie dei [[Concilio di Toledo|concili di Toledo]].

== Storia ==
Durante il concilio il [[Spagna visigota|regno visigoto]] iberico abbandonò ufficialmente l'[[eresia]] [[arianesimo|ariana]]. Il re [[Recaredo I]] compì la professione di fede [[cattolicesimo|cattolica]] e condannò [[Ario]] e la sua dottrina, obbligando il popolo visigoto e quello suebo (a lui sottomesso) ad accettare il cattolicesimo. Molti [[vescovo|vescovi]] ariani abiurarono la propria eresia. Le conclusioni del precedente [[sinodo]] ariano di Toledo ([[580]]) furono annullate e condannate.


A partire da questo momento, i sovrani succeduti a Recaredo furono i protettori della nuova religione ufficiale; cominciarono a eleggere i propri vescovi e diedero grande impulso alla cultura delle scuole e delle biblioteche episcopali e dei monasteri. Adottarono il [[lingua latina|latino]] come lingua madre, con alcune influenze germaniche.
A partire da questo momento, i sovrani succeduti a Recaredo furono i protettori della nuova religione ufficiale; cominciarono a eleggere i propri vescovi e diedero grande impulso alla cultura delle scuole e delle biblioteche episcopali e dei monasteri. Adottarono il [[lingua latina|latino]] come lingua madre, con alcune influenze germaniche.


Parteciparono a questo concilio circa settantadue vescovi, di persona o attraverso delegati (oltre ai cinque vescovi metrolopolìti), tra i quali ricordiamo le figure di [[Leandro di Siviglia]] (il presunto ispiratore della conversione di [[Ermenegildo (re dei Visigoti)|Sant'Ermenegildo]]), ed Eutropio, abate di Servitanum.
Parteciparono a questo concilio circa settantadue vescovi, di persona o attraverso delegati (oltre ai cinque vescovi metrolopolìti), tra i quali ricordiamo le figure di [[Leandro di Siviglia]] (il presunto ispiratore della conversione di [[Sant'Ermenegildo]]), ed Eutropio, abate di Servitanum.


Le decisioni del Concilio acquisirono la forza di legge quando il re ne emanò un editto di rettificazione. La disobbedienza ad esse era punita con gravi pene (la confisca di metà dei beni per gli aristocratici; l'esilio e la perdita di tutte le proprietà per i popolani).
Le decisioni del Concilio acquisirono la forza di legge quando il re ne emanò un editto di ratificazione. La disobbedienza ad esse era punita con gravi pene (la confisca di metà dei beni per gli aristocratici; l'esilio e la perdita di tutte le proprietà per i popolani).


Il concilio è divenuto famoso in ambito di studi liturgici in quanto definì la nuova forma penitenziale che andava diffondesi, la cosiddetta penitenza tariffata, una "innovazione vergognosa, esecrabile e arrogante" invitando quindi a ritornare alla tradizionale penitenza canonica<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Concilio III di Toledo|titolo=Canone 11|rivista=|volume=|numero=}}</ref>. Tuttavia, la penitenza canonica era molto esigente (implicava forti pene restrittive per il penitente che duravano tutta la vita) e poteva essere fatta solo una volta nella vita. Per questo motivo la penitenza tariffata continuò a diffondersi e divenne il modello penitenziale prevalente in tutta la Chiesa di occidente<ref>{{Cita pubblicazione|autore=C.Vogel|anno=1970|titolo=Il peccatore e la penitenza nel medioevo|rivista=|città=Torino|volume=|numero=}}</ref>.
[[categoria:Concili non ecumenici|Toledo]]
[[Categoria:Spagna visigota|Toledo]]


== Note ==
[[ca:III Concili de Toledo]]
<references />
[[en:Third Council of Toledo]]

[[es:III Concilio de Toledo]]
== Altri progetti ==
[[eu:Toledoko III. kontzilioa]]
{{interprogetto}}
[[la:Concilium Toletanum III]]

[[nl:Derde Concilie van Toledo]]
== Bibliografia ==
[[pt:Terceiro Concílio de Toledo]]
*{{es}} Enrique Flórez, [https://sirio.ua.es/libros/BFilosofia/espana_sagrada_06/ima0174.htm ''Del Concilio tercero de Toledo, Nacional. Año de 589, á 4 de mayo''], [[España sagrada]], Tomo VI, Madrid, 1859, pp. 139-156

{{Controllo di autorità}}
{{portale|cattolicesimo|medioevo|Spagna}}

[[Categoria:Concili non ecumenici|Toledo 03]]
[[Categoria:Eventi del 589]]
[[Categoria:Spagna visigota|Toledo]]

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Re Recaredo I al concilio di Toledo III. Dal Codice Vigilano, fol. 145, Biblioteca dell'Escorial.

Il terzo concilio di Toledo, iniziato l'8 maggio 589 a Toledo, fu un concilio nazionale spagnolo, facente parte della serie dei concili di Toledo.

Durante il concilio il regno visigoto iberico abbandonò ufficialmente l'eresia ariana. Il re Recaredo I compì la professione di fede cattolica e condannò Ario e la sua dottrina, obbligando il popolo visigoto e quello suebo (a lui sottomesso) ad accettare il cattolicesimo. Molti vescovi ariani abiurarono la propria eresia. Le conclusioni del precedente sinodo ariano di Toledo (580) furono annullate e condannate.

A partire da questo momento, i sovrani succeduti a Recaredo furono i protettori della nuova religione ufficiale; cominciarono a eleggere i propri vescovi e diedero grande impulso alla cultura delle scuole e delle biblioteche episcopali e dei monasteri. Adottarono il latino come lingua madre, con alcune influenze germaniche.

Parteciparono a questo concilio circa settantadue vescovi, di persona o attraverso delegati (oltre ai cinque vescovi metrolopolìti), tra i quali ricordiamo le figure di Leandro di Siviglia (il presunto ispiratore della conversione di Sant'Ermenegildo), ed Eutropio, abate di Servitanum.

Le decisioni del Concilio acquisirono la forza di legge quando il re ne emanò un editto di ratificazione. La disobbedienza ad esse era punita con gravi pene (la confisca di metà dei beni per gli aristocratici; l'esilio e la perdita di tutte le proprietà per i popolani).

Il concilio è divenuto famoso in ambito di studi liturgici in quanto definì la nuova forma penitenziale che andava diffondesi, la cosiddetta penitenza tariffata, una "innovazione vergognosa, esecrabile e arrogante" invitando quindi a ritornare alla tradizionale penitenza canonica[1]. Tuttavia, la penitenza canonica era molto esigente (implicava forti pene restrittive per il penitente che duravano tutta la vita) e poteva essere fatta solo una volta nella vita. Per questo motivo la penitenza tariffata continuò a diffondersi e divenne il modello penitenziale prevalente in tutta la Chiesa di occidente[2].

  1. ^ Concilio III di Toledo, Canone 11.
  2. ^ C.Vogel, Il peccatore e la penitenza nel medioevo, Torino, 1970.

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