Mafia: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Mafia (disambigua).

Con mafia si indica una qualsiasi organizzazione criminale retta dall'omertà e regolata da riti, legami familiari e percorsi iniziatici peculiari che ciascun appartenente, detto affiliato, è tenuto a rispettare. Secondo il significato estensivo del termine, indica una qualsiasi organizzazione criminale di persone che impone la propria volontà con mezzi spesso illegali, per conseguire interessi a fini privati e di arricchimento anche a danno degli interessi pubblici.[1][2][3][4]

Nella definizione di Antonino Caponnetto si tratta di "una associazione segreta per atto costitutivo, verticistica, unitaria e su base familistica".[5]

Tra le organizzazioni del genere la più famosa è Cosa nostra, la mafia siciliana, così definita dagli affiliati e il cui nome venne noto reso pubblicamente dallo statunitense Joe Valachi.

Giovanni Falcone combatteva contro la mafia ed è stato ucciso a Capaci mentre percorreva l'autostrada verso Palermo guidando l'auto di servizio scortata da due auto, anch'esse di servizio; 500 kg di tritolo inseriti in un cunicolo sotto l'autostrada da elementi riconducibili a Cosa nostra furono fatti esplodere per mezzo di un telecomando.

Etimologia

Lo stesso argomento in dettaglio: Beati Paoli e Garduna.

L'effettiva origine del lemma e del fenomeno sono incerte. Alcuni ritengono che il fenomeno abbia origine e sia ispirato dalla setta segreta spagnola della Garduna, secondo altri da quella dei Beati Paoli, operante in Sicilia nel XII secolo circa. Una delle prime descrizioni (la prima di un certo rilievo) del fenomeno fu nel 1837 in un documento redatto in Sicilia dal funzionario del Regno delle Due Sicilie Pietro Calà Ulloa, che a proposito del fenomeno scrisse:

«Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di fare esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d'incolpare un innocente... Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile".[6]»

Riguardo all'origine del termine un primo utilizzo venne registrato in Sicilia nel 1863 nell'opera teatrale I mafiusi de la Vicaria, ambientata nel carcere della Vicaria di Palermo e scritta da Giuseppe Rizzotto e Gaetano Mosca. Secondo Giuseppe Pitré[7] il termine mafioso indicava una persona, un oggetto o un ambiente "di spicco" e «nell'insieme abbia un non so che di superiore ed elevato [...] Una casetta di popolani ben messa, pulita, ordinata, e che piaccia, è una casa mafiusedda e solo dopo l'inchiesta del procuratore palermitano è obbligata a rappresentare cose cattive». Tuttavia Pitré non ne chiarisce l'origine. La prima volta che comparve ufficialmente accostato al senso tuttora in uso di organizzazione malavitosa o malavita organizzata è in un rapporto del prefetto di Palermo nel 1865, Filippo Antonio Gualterio. Degna di nota è anche la comparsa, nello stesso anno, del termine "mafiosi" nell'articolo 105 della Legge 20 marzo 1865, n. 2248; la pubblicazione della legge potrebbe aver diffuso il termine a livello nazionale attraverso la pubblicazione e diffusione delle prime gazzette ufficiali.[8]

Si è quindi voluto associare il termine con un qualche vocabolo di origine araba, a causa della sua radice non facilmente accostabile a termini di origine invece latina o greca. Tale accostamento alla lingua araba sarebbe giustificato con la presenza in Sicilia nel corso dei secc. IX-XI, della componente islamica, anche perché, come spiega uno dei maggiori storici della mafia, Giuseppe Carlo Marino[9], nella lingua araba il termine "mahyas" riveste lo stesso significato che il celebre antropologo della cultura siciliana, Giuseppe Pitré, attribuiva al termine "mafia". Questo ovviamente perché l'organizzazione criminale siciliana è stata la prima organizzazione criminale del mondo[10], e la prima ad essere appellata col nome "mafia"[10]. Così secondo Diego Gambetta il vocabolo originario potrebbe provenire dall'arabo مهياص (mahyas = spavalderia, vanto aggressivo)[11] o come propone Claudio Lo Monaco, مرفوض (marfud = rifiutato)[12] da cui proverrebbe il termine mafiusu, che nel XIX secolo indicava una persona arrogante, prepotente, ma anche intrepida e fiera.[13], ma è certo che il termine arabo "mahyas" comunque in genere esiste nella lingua araba e ha proprio i significati su esposti[10]. Difatti potrebbe essere una mancanza in buona fede dell'Amari il non aver indicato tale termine o termini simili.

Invece secondo Santi Correnti,[14] che rigetta le origini del termine dall'arabo, sarebbe un termine piuttosto recente, forse derivato dal dialetto toscano, trovando un riscontro nella parola maffia. Egli però dice questo semplicemente perché ha creduto che nei primi documenti giuridici riferentisi alla mafia, questo termine veniva trascritto con due "f", quindi "alla toscana"; in verità nei documenti menzionati, tale termine viene trascritto alternativamente sia con due "f" sia alla siciliana con una "f". Di simile avviso Pasquale Natella[15] che ricorda come a Vicenza e Trento si usasse il vocabolo maffìa per indicare la superbia e la «pulizia glottologica [...] va subito applicata in Venezia dove a centinaia di persone deve essere impedito di pronunciare S. Maffìa [...]. La diceria copriva, si vede, l'intera penisola e nessuno poteva salvarsi; in tutte le caserme ottocentesche maffìa equivaleva a pavoneggiarsi e copriva il colloquio quotidiano così in Toscana come in Calabria, dove i delinquenti portavano i capelli alla mafiosa». Tuttavia G.C. Marino, come del resto altri studiosi, ha rigettato[10] tutto ciò, in considerazione del fatto che il Correnti (che comunque il Marino non menziona direttamente) ha negato finanche che la mafia avesse origine siciliana[16], avendola considerata un fenomeno di importazione, senza spiegare né come "un fenomeno importato" sia potuto attecchire in Sicilia in modo così capillare con caratteristiche quasi uniche, ignorando quindi le complesse vicende storiche, sociali, culturali ed economiche, tipiche della Sicilia e non accostabili a nessuna altra realtà territoriale esterna alla Sicilia[10], né in che modo un termine "non siciliano" sia potuto arrivare ed attecchire in Sicilia in modo così diffuso (e non solo in connessione con la celebre organizzazione criminale siciliana, ma anche nei significati riferiti dal Pitré) come in nessuna altra parte, tanto che è attraverso la Sicilia che tale termine è stato storicamente conosciuto a livello di massa, "provenendo da altre terre". Evidentemente il Correnti ha creduto di salvare l'onore della Sicilia adducendo sue personali considerazioni, senza base storica[10]. Riguardo poi le affermazioni del Natella, va detto che costui non ha parlato dell'origine del termine "mafia", essendosi limitato a registrarne sporadiche presenze anche in altri luoghi non siciliani. Nulla impedisce che il termine dalla Sicilia si sia successivamente diffuso altrove, come è accaduto per altri termini siciliani, quali ad esempio "zagara", "meschino" ecc. Si tenga presente che comunque spesso in queste altre zone, come con il piemontese "mafiun" che significa "rozzo", "mafia" ricopre un significato diverso da quello siciliano di "forza, bellezza, coraggio, spavalderia", etc. Potrebbe quindi trattarsi di termini simili, con spesso significati diversi, che non hanno una origine comune.

In merito a ciò ricordiamo quanto scritto già nel 1876 da Vincenzo Mortillaro nel suo Nuovo dizionario siciliano-italiano[17] per mafia: «Voce piemontese introdotta nel resto d'Italia ch'equivale a camorra«».

Storia

Tra le cause della nascita del fenomeno sono sicuramente da elencare il dominio dal latifondo che vessava una massa di contadini miserabili. Fra nobiltà terriera e contadini era presente un ceto di spregiudicati e violenti massari, campieri ("guardie armate" del latifondo) e gabelloti (gestori dei fondi a gabella, cioè in fitto) che terrorizzavano i contadini e i proprietari con i loro sgherri, venivano a patti con i briganti, amministravano una rozza giustizia che però non ammetteva alcuna forma di opposizione. I briganti, i ladri, i ribelli avevano un ambiguo rapporto con i massari. Tuttavia anche sul Mortillaro va detto in gran parte quanto si è riferito sul Correnti ecc.[10]

I contadini servivano i massari e vedevano talvolta in loro degli alleati possibili contro i latifondisti che a loro volta si servivano dei massari e dei campieri, pur disprezzandoli e temendoli, come forza contro il latente pericolo costituito da possibili rivolte delle masse contadine. Massari e campieri si servivano dei briganti contro nobili e contadini ma sapevano anche spazzarli via con violenza quando dovevano dimostrare a tutti gli abitanti del feudo chi comandava effettivamente. Per giungere al dominio del territorio la mafia controllava non solo il mondo rurale, i trasporti, l'attività mineraria, gli allevamenti, ma anche la delinquenza urbana, i tribunali, le centrali di polizia, i centri del potere. I mafiosi erano nel contempo imprenditori, organizzatori della produzione, giudici, gendarmi, esattori delle tasse, poiché prelevavano quote di ricchezza dal lavoro e dalla rendita dei ceti sociali in mezzo ai quali vivevano ed operavano.[18]

Nell'età moderna prima e contemporanea poi, mentre nella maggior parte dell'Europa i poteri legali e centrali si rafforzavano ed espandevano, fenomeno risaltato soprattutto dalla nascita dei primi Stati nazionali, in Italia e in Sicilia vi è una situazione di legalità frammentata: i signori feudali sono in concorrenza con i deboli poteri centrali, organizzati malamente in un groviglio di giurisdizioni e di competenze; i deboli sono esposti allo strapotere dei signori e degli sbirri; i fragili ceti produttivi e mercantili sono soggetti alle soperchierie di funzionari e baroni. La violenza, in questo contesto premessa per la sicurezza, si privatizza: i signorotti del posto hanno i loro sgherri, l'Inquisizione ha i suoi ufficiali ed agenti, le corporazioni hanno le loro compagnie d'armi, i mercanti pagano le scorte armate per i trasferimenti di merci. Si assiste ad un continuo scontro di poteri e di interessi, in una terra, la Sicilia, in cui il continuo succedersi di poteri e dominazioni non ha favorito la coesione tra popoli e governanti.[19]

Nel corso del XX secolo le aggregazioni rette dalla legge dell'omertà e del silenzio consolidarono un'immensa potenza in Sicilia e riemersero dopo la seconda guerra mondiale.[20]

La letteratura italiana, a partire dal secondo dopoguerra, ha spesso prestato attenzione al fenomeno. Nel 1959, ossia quando esso era ormai diffuso e aveva già subìto l'evoluzione storica del secondo conflitto mondiale, Domenico Novacco[21] invitava a una lettura critica del passo di Mortillaro, in quanto a suo dire la "boutade" del Mortillaro [...] era emessa nel solco d'un filo autonomistico siciliano antiunitario che dava ai sabaudi il demerito d'aver introdotto nella immacolata isola cattive tradizioni e tendenze paraispaniche».[22] Al di là di ciò che afferma il Novacco, resta comunque il fatto che il Mortillaro non ha spiegato in che modo un termine di presunta "origine piemontese", sia passato in Sicilia e si sia diffuso in modo così capillare, entrando prepotentemente nella lingua siciliana, considerato, che in piemontese ricopre un significato assai diverso dal siciliano. Il Marino ribadisce l'origine arabo-sicula del termine, adducendo che ormai è cosa certa[10].

Leonardo Sciascia, poeta e scrittore siciliano, scrisse: «La più completa ed essenziale definizione che si può dare della mafia, crediamo sia questa: la mafia è un'associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato».[23] In un suo studio apparso nel 1972 su Storia illustrata[24] ricostruisce con molta attenzione l'origine del termine mafia. Egli riprende anche la teoria relativa all'introduzione del vocabolo nell'isola, ricondotta all'unificazione del Regno d'Italia, espressa da Charles Heckethorn;[25] questa teoria, poi ripresa dall'economista e sociologo Giuseppe Palomba, afferma che il termine «MAFIA» non sarebbe altro che l'acronimo delle parole: «Mazzini Autorizza Furti Incendi Avvelenamenti». Va considerato il significato antropologico non privo di valore riguardo a un'organizzazione segreta a specchi capovolti che sarebbe nata nell'isola [Sicilia] con finalità più o meno carbonare.[26] Sempre con un acronimo il giornalista Selwyn Raab tenta di spiegare in un romanzo storico le origini della mafia, riallacciandosi al "mito" dei Beati Paoli e ai precedenti moti antifrancesi durante i cosiddetti Vespri siciliani come già fece in sede di interrogatorio Tommaso Buscetta, facendone derivare la frase «Morte Alla Francia Italia Anela».[27]

Ovviamente appare del tutto inusuale che nel XIII secolo si potesse parlare nel Regno di Sicilia in maniera tanto colta tra le classi basse la lingua italiana, al punto da usarla per la realizzazione di un acronimo, costume più sovente delle rivolte popolari e dei moti carbonari del XIX secolo. Sul piano storico e antropologico va comunque osservato che in origine al fenomeno, attecchito sul territorio siciliano, veniva assegnato proprio questo termine esteso poi alle potenti organizzazioni associative a livello mondiale. Tuttavia rimane comunque il fatto che nell'uso comune il termine mafia è ormai diffuso su larga scala planetaria.

Analisi e caratteristiche

Lo stesso argomento in dettaglio: Famiglia (mafia) e Crimine organizzato.
La struttura tipica di una famiglia mafiosa tradizionale

Le analisi moderne del fenomeno considerano la mafia, prima ancora che un'organizzazione criminale, un "sistema di potere" fondato sul consenso sociale della popolazione e sul controllo sociale che ne consegue; ciò evidenzia come la sua principale garanzia di esistenza non stia tanto nei proventi delle attività illegali, quanto nel consenso della popolazione e nelle collaborazioni con funzionari pubblici, istituzioni dello Stato e politici, e soprattutto nel supporto sociale.

Di conseguenza il termine viene spesso usato per indicare un modo di fare o meglio di organizzare attività illecite. Le organizzazioni appartenenti al genere hanno una propria e tipica struttura, e spesso adottano comportamenti basati su un modello di economia statale ma parallela e sotterranea. L'organizzazione mafiosa trae profitti e vantaggi da numerosi tipi di attività illecite, ma anche dall'insediarsi nell'economia legale con metodi illegali.

I capimafia (spesso a causa della latitanza) comunicano principalmente in modo scritto (in Italia, ad esempio, fanno spesso uso di biglietti di carta detti pizzini) poiché non sempre sono in grado di comunicare di persona a tutti i loro sottoposti (capifamiglia, picciotti) con determinati mezzi di comunicazione (come il telefono e la posta) poiché suscettibili di intercettazioni. I mafiosi, che vengono definiti in certi contesti «persone di rispetto o uomini d'onore», svolgono anche la funzione e il ruolo di giudici: ricevono le denunce al posto delle autorità, risolvono contrasti familiari ed economici, chiedono ed ottengono voti per un dato candidato che, una volta eletto, ricambierà l'appoggio concedendo favori alla cosca infettando l'amministrazione pubblica e il sistema della giustizia. La mafia non si presenta quindi come un anti-Stato, ma come uno "Stato" parallelo allo Stato di diritto, che concede servizi, esige e gestisce le tasse (pizzo, usura, eccetera) e amministra il suo territorio.

Il mercato elettorale allarga le reti di complicità e il governo, per cecità e interessi contingenti, pensa di sfruttare questa complessa e negativa realtà a proprio vantaggio. I mafiosi fondano il loro potere soprattutto sul consenso sociale delle popolazioni, sul sostegno (estorto o volontario) di operatori economici (ad esempio si consideri il mondo dell'imprenditoria) e sul substrato culturale, ancora familistico e feudale, generalmente piuttosto arretrato dal punto di vista socio-culturale. Il termine "mafioso" può essere utilizzato, ad esempio, per identificare un sindaco che concede appalti solo a personaggi a lui vicini, oppure ad un professore universitario che interceda per far vincere borse di studio a persone a lui legate (ancorché non valide e meritevoli), o la nomina da parte di un governo di dirigenti di alto livello, anche eventualmente capaci, ma "politicamente vicini" alla maggioranza di cui il governo stesso è espressione.

Nel mondo

Il fenomeno è diffuso in quasi tutti gli Stati del mondo, spesso assumendo caratteristiche e connotazioni proprie.[28]

Albania

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia albanese.

Presente e diffusa, oltre che in Albania, in quasi tutti gli Stati membri dell'Unione europea, le attività di rilievo sono principalmente il traffico di droga, principalmente eroina, sfruttamento della prostituzione e traffico di armi

Austria

[29]

’Ndrangheta Gioco illegale, crimini economici
Camorra Vendita di prodotti contraffatti
Mafia cecena Estorsione, traffico d'armi e scommesse

Belgio

[30]

’Ndrangheta Traffico di droga, riciclaggio
Camorra Traffico di droga

Bulgaria

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia bulgara.

[31]

Cecenia

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia cecena.

Cina

Lo stesso argomento in dettaglio: Triade (organizzazione criminale).

Le triadi cinesi sono delle organizzazioni criminali raggruppati in diversi cartelli, ed aventi ramificazioni pressoché internazionali; in particolare in quasi tutta l'Asia (Cina in particolare) Europa, Nord America, Oceania.

Colombia

Lo stesso argomento in dettaglio: Cartelli colombiani.

Nel paese operano diversi cartelli - conosciuti come cartelli colombiani - dediti soprattutto al traffico di droga. I più famosi sono:

Danimarca

[32]

’Ndrangheta Infiltrazione nell'economia lecita

Estonia

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia estone.

La mafia tradizionale del Paese baltico è la Obtshack (“fondo comune”), un “ombrello” di diversi gruppi, con attività che vanno dal traffico di droga alla prostituzione al traffico di auto rubate. Le attività di alcuni di questi si estendono alla Finlandia.[33]

Finlandia

[34]

Bande di motociclisti Traffico di droga, armi, riciclaggio nell'economia lecita

Francia

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia corsa e Milieu marsigliese.

Germania

[36]

’Ndrangheta Traffico di droga, riciclaggio
Mafia lituana Truffe telefoniche
Mafia turca Traffico di droga
Mafie russofone Traffico di droga

Giappone

Lo stesso argomento in dettaglio: Yakuza.

Nel paese opera la Yakuza, organizzazione criminale riconosciuta come legale in Giappone - eccetto che per alcune attività, che sono invece proibite - che è presente anche negli USA.

Grecia

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia greca.
Mafia turca Traffico di stupefacenti[37]
Camorra Traffico di sigarette e di stupefacenti
Mafia albanese Traffico di stupefacenti

Italia

Le principali organizzazioni mafiose in Italia.
Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia in Italia.

Il fenomeno è estremamente diffuso nel paese, con la presenza di grandi organizzazioni criminali, diffuse anche a livello internazionale in molti Stati del mondo. Le più famose per tradizione secolare sono:

Altre organizzazioni importanti sono nate nella seconda metà del XX secolo, come la banda della Magliana, la Stidda, la Nuova Camorra Pugliese, Sacra Corona Unita, i Basilischi, la Mala del Brenta e Mafia Capitale. Un'organizzazione emergente per risalto di cronaca e interesse nazionale, dopo che ha generato omicidi in maniera spietata per tutta la Capitanata coinvolgendo persone innocenti e dopo essere arrivati finalmente a indagini non archiviate è la Società foggiana, altra associazione di spicco che conta al suo interno nessun collaboratore di giustizia poiché molto ramificata all'interno del territorio con organizzazione sempre familistica.

Le principali infiltrazioni di gruppi malavitosi stranieri presenti sono:

India

Lo stesso argomento in dettaglio: D-Company.

Irlanda

Lo stesso argomento in dettaglio: Irish Mob.

La mafia irlandese opera sia in Irlanda che negli USA. Nella madrepatria collabora con cartelli della droga come quello di Kinahan.[38]

Israele

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia israeliana e Sindacato ebraico.

Diffusa anche in Russia e soprattutto negli USA, ove è conosciuta come sindacato ebraico o kosher nostra con l'immigrazione a partire dall'inizio del XX secolo.

Lettonia

[39]

Mafie russofone Traffico di migranti, contrabbando di sigarette, traffico di droga, furti, riciclaggio

Lituania

[40]

Gruppi locali e di russofoni Contrabbando di sigarette, alcol, gas, petrolio

Lussemburgo

[41]

Cosa nostra Riciclaggio

Messico

Lo stesso argomento in dettaglio: Cartelli messicani, Guerra messicana della droga e La Eme.

Nel paese opera La Eme e diversi cartelli dediti soprattutto al traffico di droga, all'origine della cosiddetta guerra messicana della droga.

I più famosi sono:

Nigeria

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia nigeriana.

In Nigeria opera la Black Axe, un'organizzazione di tipo mafioso nata negli anni '70 a seguito della crisi del petrolio. La Black Axe è operativa anche in paesi europei, americani, sudamericani, asiatici ma soprattutto in Africa dove essa viene considerata la più importante e potente. Le attività maggiormente svolte sono: narcotraffico, prostituzione, omicidio, traffico di armi, contrabbando, usura, estorsione, gioco d'azzardo e riciclaggio di denaro.

Paesi Bassi

[42]

’Ndrangheta Narcotraffico, riciclaggio
Camorra Gioco illegale, commercio di beni contraffatti

Polonia

[43]

’Ndrangheta Traffico di droga, in contatto con gruppi serbo-montenegrini
Camorra Riciclaggio, traffico di sigarette
Camorra Produzione di droghe sintetiche

Portogallo

[44]

Camorra Vendita di capi d'abbigliamento contraffatti
’Ndrangheta Spaccio di stupefacenti, riciclaggio

Regno Unito

[45]

Camorra Riciclaggio
Sacra corona unita Gioco illegale, riciclaggio
’Ndrangheta Riciclaggio
Criminalità albanese Traffico di stupefacenti

Repubblica ceca

[46]

Criminalità vietnamita Produzione e traffico di droghe sintetiche e cannabis illegale, traffico di esseri umani
Triadi cinesi Traffico di droga e di esseri umani
Camorra Riciclaggio

Romania

[47]

Cosa nostra Riciclaggio, infiltrazione nell'economia lecita
Camorra Traffico di sigarette, riciclaggio

Russia

Lo stesso argomento in dettaglio: Organizatsya.

Comunemente identificata come Organizatsya operava principalmente in Russia, ma si è espansa anche in Europa (soprattutto dell'est) e negli Stati Uniti d'America. In Italia è abbastanza diffusa in Emilia-Romagna.

Serbia

Lo stesso argomento in dettaglio: Naša Stvar.

Slovacchia

[48]

Cosa nostra Traffico di armi
Cosa nostra Produzione di droghe sintetiche

Spagna

[49]

Cosa nostra Traffico di droga, gioco d’azzardo, riciclaggio, in particolare nel settore turistico-alberghiero
Camorra Traffico di droga, contrabbando di sigarette, riciclaggio
’Ndrangheta Traffico di droga, riciclaggio
Criminalità albanese Traffico di droga
Mafia russa Traffico di droga, riciclaggio

Stati Uniti d'America

Lo stesso argomento in dettaglio: Cosa nostra statunitense e Mano Nera (estorsione).

Nel paese non vi è una mafia autoctona, però operano molte organizzazioni criminali di altri paesi del mondo; essenzialmente formate da immigrati, come ad esempio cosa nostra statunitense, la mafia irlandese, la Yakuza, la Triade e kosher nostra.

Svezia

[50]

Gang di motociclisti Estorsioni, droga, traffico d'armi, infiltrazione nell'economia lecita
Criminalità vietnamita Traffico di droga
Mafia siriana Gioco illegale, estorsioni, frodi al welfare

Turchia

Lo stesso argomento in dettaglio: Mafia turca.

Ungheria

[51]

Camorra Riciclaggio
Cosa nostra Riciclaggio
Criminalità albanese Traffico di cannabis illegale
Mafia georgiana Traffico di cannabis

Note

  1. ^ [1]
  2. ^ [2]
  3. ^ [3]
  4. ^ [4]
  5. ^ Da Intervista ad Antonino Caponnetto di Gianni Minà nella trasmissione televisiva Storie, Rai 2, 23 maggio 1996.
  6. ^ Salvatore Scarpino, Storia della mafia, Piccola biblioteca di base, ed. Fenice 2000, 1994, pag. 17.
  7. ^ G. Pitré, Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Palermo, 1889.
  8. ^ https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1865-03-20;2248!vig=
  9. ^ Giuseppe Carlo Marino, Storia della Mafia, 2ª ed., Roma, Newton e Compton, 2012.
  10. ^ a b c d e f g h G. C. Marino, opera citata.
  11. ^ Diego Gambetta, The Sicilian Mafia: the business of private protection, Harvard University Press, 1996, p. 136.
  12. ^ Claudio Lo Monaco, A proposito della etimologia di mafia e mafioso, in LN, Livorno 1990, 1-8.
  13. ^ Bisognerebbe quindi ammetterne la presenza nei documenti islamici relativi alla Sicilia pervenutici e raccolti fin qui, tuttavia i vocaboli esposti non appaiono mai menzionati: cfr. ad esempio Michele Amari, Biblioteca Arabo-Sicula- testi e traduzioni. 1857-1887.
  14. ^ Santi Correnti, Breve storia della Sicilia, Newton & Compton, 1998.
  15. ^ Pasquale Natella, La parola "Mafia", Firenze, Leo S. Olschki Ed., 2002 (Biblioteca dell'"Archivum Romanicum", Ser. 2, Linguistica, 53).
  16. ^ S. Correnti, opera citata.
  17. ^ Vincenzo Mortillaro, Nuovo Dizionario Siciliano-Italiano (3ª edizione), Palermo, Lao, 1876, p. 648.
  18. ^ Salvatore Scarpino, Storia della mafia, Piccola biblioteca di base, ed. Fenice 2000, 1994, pag. 13-14; 6-8.
  19. ^ Salvatore Scarpino, op. cit.
  20. ^ Dizionario enciclopedico italiano, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma.
  21. ^ D. Novacco, Considerazioni sulla fortuna del termine "mafia", in "Belfagor", 1959, n. 14.
  22. ^ Tuttavia le considerazioni di Novacco appaiono poste fuori da una considerazione cronologica corretta, giacché nell'anno in cui egli vorrebbe il filo autonomistico antiunitario e in particolare antisabaudo i siciliani erano usciti da poco tempo dai moti del 1848 e dalla breve vita dello Stato indipendente di Sicilia tra il 1848 e il 1849. A seguito del bombardamento della città di Messina, fatto che vide l'adozione del soprannome di "re Bomba" a Ferdinando II, nei siciliani si instillò un sentimento di rancore nei confronti della dinastia borbonica, che semmai agevolò le simpatie nei confronti del progetto unitario sabaudo, considerata la grande affluenza nell'esercito garibaldino di giovani isolani. Le spinte autonomistiche antisabaude appaiono più propriamente posteriori alla conquista del Mezzogiorno da parte delle truppe garibaldine e in particolare solo a seguito del 1866, a partire dalla cosiddetta rivolta del sette e mezzo.
  23. ^ Salvatore Scarpino, op. cit. pag. 15.
  24. ^ ora ripubblicato con il titolo La storia della mafia
  25. ^ Charles W. Heckethorn, Secret Societies of All Ages and Countries, London, G. Redway, 1897, il quale si sofferma sulla missione segreta di Mazzini in Sicilia avvenuta l'anno prima (1860) dell'Unità d'Italia,
  26. ^ G. Palomba, Sociologia dello sviluppo - L'unificazione del Regno d'Italia Giannini, Napoli, 1962, pp. 203–204.
  27. ^ «Una leggenda romantica sostiene che il termine MAFIA si tratti di una sigla nata nel tardo tredicesimo secolo nel corso dell'insurrezione contro le forze francesi degli Angioini a Palermo. Una donna siciliana morì nel tentativo di opporsi a uno stupro da parte di un soldato francese e per vendicarsi il fidanzato sgozzò l'aggressore. L'episodio immaginario si suppone abbia portato alla creazione di uno slogan acronimico formato dalle iniziali di ogni parola: "Morte Alla Francia Italia Anela". La rivolta del 1282 contro l'occupazione dell'esercito francese ebbe il nome di Vespri siciliani, perché il segnale della resistenza furono i rintocchi delle campane della chiesa per la funzione della sera"»; in Selwyn Raab, Le famiglie di Cosa Nostra. La nascita, il declino e la resurrezione della più potente organizzazione criminale americana, Newton Compton, 2009. Tuttavia è evidente come vengano mescolate ampiamente diverse leggende, come quella di Gammazita a cui pare ispirato l'Autore per la vicenda dell'aggressione, episodio spesso arricchitosi di dettagli, tra cui la presenza di donna Macalda quale mandante del soldato francese e che ha ispirato anche il celebre dipinto di Hayez. L'autore ricorda anche che «nel 1860 Giuseppe Garibaldi sbarcò in Sicilia con un migliaio di combattenti, detti "Camicie Rosse" per la divisa che li caratterizzava. Aiutato dal sostegno popolare degli isolani, Garibaldi sconfisse senza difficoltà le truppe del re delle due Sicilie. Tra i ribelli che si unirono alle truppe di Garibaldi e si unirono al suo appello per la giustizia sociale vi furono anche circa duemila rozzi agricoltori giunti dalla campagna, i quali per sopravvivere alternavano il lavoro dei campi al banditismo, rifugiandosi nelle caverne. A simbolizzare il rispetto con cui venivano considerati questi coloni a mezzo servizio e briganti a tempo perso furono glorificati da Garibaldi come le sue "Squadre della mafia"».[Cosa si ipotizza in questo aneddoto per origine del termine?]
  28. ^ Mafie Unite d'Europa - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  29. ^ Austria - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  30. ^ Belgio - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
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  42. ^ Paesi Bassi - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
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  44. ^ Portogallo - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  45. ^ Regno Unito - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  46. ^ Repubblica Ceca - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  47. ^ Romania - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
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  49. ^ Spagna - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  50. ^ Svezia - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.
  51. ^ Ungheria - Il Fatto Quotidiano, in Il Fatto Quotidiano. URL consultato il 24 marzo 2018.

Bibliografia

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  • Charles W. Heckethorn, Secret Societies of All Ages and Countries, London, G. Redway, 1897.
  • Giuseppe Palomba, Sociologia dello sviluppo - L'unificazione del Regno d'Italia, Giannini, Napoli, 1962.
  • Pasquale Natella, La parola "Mafia", Firenze, Leo S. Olschki Ed., 2002 (Biblioteca dell'"Archivum Romanicum", Ser. 2, Linguistica, 53).
  • Selwyn Raab, Five Families: The Rise, Decline, and Resurgence of America's Most Powerful Mafia Empires, New York, St.Martin Press, 2005, 2009, traduzione dall'inglese Maria Grazia Bianchi Oddera "Le famiglie di Cosa Nostra", Newton Compton editori s.r.l Roma.
  • Leonardo Sciascia, La storia della mafia, Barion Milano 2013, ISBN 978-88-6759-001-8 contenente l'articolo apparso nel 1972 sulla rivista Storia Illustrata.

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