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Larimore, i lipizzani e un salvataggio da cinema in casa tedesca

Larimore, i lipizzani e un salvataggio da cinema in casa tedesca Larimore, i lipizzani e un salvataggio da cinema in casa tedesca
"Alla prima luce dell’alba" il libro dedicato a una vera storia della Seconda guerra mondiale su un eroe, il suo coraggio e un cavallo straordinario
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LONDRA – Era un uomo che sussurrava ai cavalli. Come il protagonista del celebre film di Robert Redford, anche Philip Larimore aveva un rapporto speciale con gli equini: una passione nata fin da ragazzo, nella sua natia Memphis, in Tennessee, dove passava il tempo a cavalcare più che a studiare. La storia di come, arruolato nell’esercito americano e spedito sul fronte della Seconda guerra mondiale, questo giovane soldato svolse un ruolo chiave per salvare una scuderia dei migliori cavalli d’Europa trafugati dai nazisti, e poi riuscì a portarne uno con sé negli Stati Uniti, viene ora raccontata per la prima volta in un libro, scritto da suo figlio Walt Larimore, “At first light: a true world war II story of a hero, his bravery, and an amazing horse” (Alla prima luce dell’alba: una vera storia della Seconda guerra mondiale su un eroe, il suo coraggio e un cavallo straordinario), pubblicato negli Usa dalla casa editrice Knox Press. Una vicenda che avrebbe tutti gli elementi per diventare un film.

Larimore ha appena compiuto 18 anni, più giovane graduato dell’accademia militare di Fort Benning, in Georgia, quando viene assegnato al 30esimo reggimento di fanteria, caricato su una nave e trasportato dall’altra parte dell’Atlantico. Prima tappa: Casablanca, in Marocco, dove il contingente americano prepara lo sbarco in Italia. E dove rimane affascinato dagli splendidi purosangue arabi: come un presagio di quello che lo attende. Nel febbraio 1944 è fra i primi a mettere piede con una testa di ponte sulla spiaggia di Anzio: il suo primo compito, nei giorni successivi, è organizzare il trasporto di munizioni alle truppe alleate che avanzano nella campagna romana e lo fa brillantemente con un gruppo di muli. Anche lì si sente nel suo elemento.

Dall’Italia avanza con le forze americane verso nord, il suo reggimento viene dislocato nella Francia meridionale, dove raduna una mandria di cavalli terrificati, fuggiti sotto i bombardamenti, riportandoli alle loro stalle. Quindi attraversa il fiume Reno ed entra in Germania, incontrando alcuni dei più feroci combattimenti della guerra. Viene ferito sette volte, riceve sette Purple Hearts, le più alte onorificenze al valor militare, rifiutandone tre perché convinto di non averle meritate a sufficienza.

Ma è sul finire del conflitto che diventa protagonista della sua impresa più eroica: conoscendone l’abilità a cavallo, il 3 aprile 1945 Larimore viene inviato dietro le linee nemiche in una missione segreta appena al di là del confine fra Germania e Cecoslovacchia, per confermare l’esistenza di una fattoria dove si dice che i tedeschi abbiano trafugato una collezione dei migliori destrieri d’Europa e in particolare dei celebri lipizzani, una razza di cavalli originariamente usati per trainare le carrozze dei monarchi, proveniente da Lipizza, una cittadina delle montagne del Carso a pochi chilometri dalla frontiera con l’Italia. Cavalli di grande resistenza fisica e buon carattere, per questo prediletti dai reparti di cavalleria militare fin dai tempi di Napoleone. Per salvarli a rischio della vita, Larimore deve ottenere l’approvazione del comandante in capo delle forze di liberazione americane, il generale “d’acciaio” (come era soprannominato) George Smith Patton, un ex-cadetto di cavalleria dell’accademia di West Point, che passava in rassegna le sue forze in groppa a un cavallo bianco e teneva una pistola da cow-boy alla cinta.

Il timore di Patton sulla sorte dei cavalli non riguarda i nazisti, ormai vicini alla disfatta, bensì i sovietici, che stanno avanzando da est: il generale americano è convinto che le forze di Stalin, affamate e incapaci di distinguerne l’importanza, possano uccidere i Lipizzani per mangiarseli. Con il beneplacito del generale, Larimore si fa prestare un cavallo da un veterinario tedesco e attraversa da solo una “terra di nessuno” fino a Hostau, la cittadina cecoslovacca sede della misteriosa fattoria: superando ostacoli di ogni genere, nella devastazione delle ultime settimane di guerra, il giovane soldato americano completa la missione, conferma la presenza della scuderia di Lipizzani e torna indietro comunicando ai suoi superiori come raggiungerla. Sarà poi un’altra unità, le truppe corazzate del colonnello Charles Reed, a conquistare la fattoria e a portare via più di 1200 cavalli, tra cui 375 lipizzani, mettendoli al sicuro e contribuendo a preservarne la specie: un’operazione narrata da un film del 1963, “Miracles of the White Stallion” (uscito in Italia con il titolo “L’ultimo treno da Vienna”), con Robert Taylor nella parte principale.

Ma senza la missione in avanscoperta di Larimore i cavalli non sarebbero stati salvati. E a quel punto, finita la guerra, il soldato del Tennessee organizza da solo un’altra missione, quella per portare con sé in America il cavallo che gli era stato prestato dal veterinario tedesco e che gli ha permesso di portare a termine la sua solitaria avventura. Tornato in patria, Larimore non racconta a nessuno quello che ha fatto, fino a quando, ormai vecchio, si decide a dire tutto al figlio Walt, che ora l’ha resa pubblica con il suo libro. La storia di un uomo che sapeva parlare ai cavalli e che ha svolto un ruolo decisivo per salvare gli stalloni Lipizzani.