www.fgks.org   »   [go: up one dir, main page]

Ultim'ora

Strage di Corinaldo, processo sulle presunte carenze nella sicurezza della discoteca Lanterna Azzurra: tutti assolti per i reati più gravi

Sorriso italiano e talento puro, la monta western di Gennaro Lendi fa impazzire gli Stati Uniti

Sorriso italiano e talento puro, la monta western di Gennaro Lendi fa impazzire gli Stati Uniti Sorriso italiano e talento puro, la monta western di Gennaro Lendi fa impazzire gli Stati Uniti
E' in Arizona, con la famiglia e i tre collaboratori più stretti, per iniziare una nuova avventura nel mondo del reining. Fuoriclasse di origini campane, ha scalato le classifiche europee di questa disciplina della monta western, fino a essere tra i pochissimi che nel Vecchio Continente, hanno totalizzato oltre un milione di dollari in montepremi
3 minuti di lettura

Alla fine è stato il West a conquistare lui. Gennaro Lendi ha provato a resistere, ma poi ha “ceduto”: da pochi giorni è in Arizona, con la famiglia e i tre collaboratori più stretti, per iniziare una nuova avventura nel mondo del reining. Fuoriclasse di origini campane, Lendi ha scalato le classifiche europee di questa disciplina della monta western, fino a essere tra i pochissimi che nel Vecchio Continente, hanno totalizzato oltre un milione di dollari in montepremi. Quando nel febbraio scorso (https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/la-repubblica-dei-cavalli/2022/03/08/news/mr_gennaro_lendi_il_cavaliere_da_un_milione_di_dollari-340669596/) gli chiedemmo “A questo punto, non sei tentato dall’America?”, rispose: “Dal punto di vista agonistico il sogno americano l’ho sempre nella testa. E tuttavia se avessi deciso di vivere in Texas non avrei avuto le stesse esperienze umane e culturali che ho potuto fare in Italia. Per questo non ho mai deciso di trasferirmi, ma non lo escludo del tutto per il futuro”.

Meno di un anno dopo la voce di Lendi arriva dal ranch di Marc Gordon, a Scottsdale. E’ in pausa pranzo ed ha appena finito la sua prima seduta di lavoro con i nuovi cavalli.

Gennaro Lendi, cominciamo da quello che ha lasciato in Italia. Per nove anni ha lavorato a Casale Marittimo (Pisa), nella tenuta di Oliviero Toscani. Che le ha detto il grande fotografo quando ha saputo della sua partenza?

“La nostra è una grande amicizia, prima che una collaborazione nel settore del reining. Quindi è felice per l’occasione che mi è stata offerta e mi ha consigliato di accettare, anche contro i suoi interessi. Per me l’incontro con Oliviero è stato fondamentale”.

Cosa l’ha convinta a lasciare le colline vista mare, gli ulivi, i centri storici per trasferirsi nel deserto dell’Arizona?

“La possibilità di confrontarmi stabilmente con il mondo del reining americano. In passato avevo partecipato ad alcune gare, ma scendere in arena dopo aver volato dall’Europa con i cavalli al seguito non è la stessa cosa”.

Chi le ha offerto questa occasione?

“Marc Gordon: alleva i suoi quarter horse in Texas, perché in Arizona non ci sono pascoli, ma poi li addestra nel suo ranch di Scottsdale. Cercava un cavaliere di livello 4, il più alto nel reining. E Andrea Fappani, il numero uno assoluto, che da anni vive a pochi chilometri da qui, gli ha fatto il mio nome”.

Fappani è stato tra i suoi maestri. Ora vi ritroverete spesso in campo come avversari.

“E’ una delle cose che rendono questa avventura tanto stimolante”.

Gli allevatori americani non hanno alcun pregiudizio nel reclutare cavalieri europei?

“No. Perché i migliori reiner europei se la giocano alla pari con quelli Usa. La differenza casomai la fanno i cavalli”.

Quelli allevati in America hanno una marcia in più?

“Lo avevo notato già quando a dicembre quando sono venuto a fare un sopralluogo e a provare tutti i cavalli di Gordon. Ora l’impressione è confermata da queste prime ore di lavoro: qui i cavalli da reining sono molto più robusti che in Europa. E non dipende dalla genetica, perché ormai il seme dei grandi stalloni Usa viene spedito oltre Oceano. Potrebbe invece avere a che fare con l’alimentazione, con fieni che sono molto più proteici dei nostri. Gli allevatori europei di quarter horse devono ancora crescere da questo punto di vista”.

Quando esordirà in arena?

“A fine marzo, per le qualifiche della Run for a Million. Una gara ideata qualche anno fa dal regista e sceneggiatore Taylor Sheridan (Yellowstone, 1883, I segreti di Wind River…, ndr) e sponsorizzata dalla Paramaount. Si selezionano i 15 cavalieri che poi ad agosto a Las Vegas si affronteranno in finale per contendersi un premio da un milione di dollari”.

Con quali cavalli parteciperà alle qualifiche di marzo?

“Con due di quelli che ho portato dall’Italia. Altri due li sceglierò nelle prossime settimane tra i cavalli del ranch di Gordon. La cosa bella della gara è che si qualifica per le finali di Las Vegas il cavaliere e non il binomio. A quel punto fioccano le offerte, perché tutti gli allevatori vorrebbero veder gareggiare un loro esemplare nella notte della Run for a Milllion”.

Al Gordon Quarter Horses quanti ce ne sono da “lavorare”?

“Una settantina. Ed è per questo che ho proposto a Gordon di assumere anche il mio team. Avrebbe dovuto comunque reclutare altri assistenti. Io ho già individuato i 4 o 5 giovani cavalli che porterò al Futurity di novembre”.

Anche il suo team è stato felice di trasferirsi dalla Toscana al deserto?

“Sono giovani appassionati di cavalli e di questo sport. La considerano una esperienza straordinaria e mi hanno detto tutti sì con entusiasmo. Inoltre, pare che Scottsdale sia una città molto viva dal punto di vita culturale, quasi europea. Forse se l’offerta fosse arrivata dagli altri Stati al top del reining mondiale, il Texas e l’Oklahoma, non avremmo accettato”.

E a lei non manca nemmeno un po’ la campagna toscana?

“Questa mattina sono salito in sella all’alba e il sole spuntava da dietro le montagne oltre il deserto: uno spettacolo grandioso, anche se non è certo il mare che vedevo da Casale Marittimo. Ma la Toscana ce l’ho nel cuore. E sarà lì che tornerò, prima o poi”.

Magari dopo aver conquistato il West.