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Golega: la Mecca dei cavalli lusitani

Golega: la Mecca dei cavalli lusitani Golega: la Mecca dei cavalli lusitani
Per due settimane nella cittadina di Golega, a nord di Lisbona, si tiene la Feira Nacional do Cavalo Lusitano: un’intensa festa popolare, interamente consacrata al culto del cavallo
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“Per chi ama i cavalli lusitani, venire qui è come andare alla Mecca per i musulmani”, mi dice, con un sorriso, Joao Pedro Rodrigues, direttore della Scuola Portoghese d’Arte Equestre, che incontro all’angolo della grande piazza di Golega. In effetti, le amazonas e i cavaleiros, che, a centinaia, sono arrivati qui da tutto il Portogallo, girano in tondo a cavallo, sulla pista di sabbia che corre tutto attorno al Largo Marquês do Pombal, come i pellegrini girano attorno alla Kaaba, nel rito più sacro dell’Islam. Quello che, però, si celebra gioiosamente qui è il culto del cavallo. Sono oltre duemila gli esemplari registrati in questa quarantaseiesima edizione della Feira Nacional do Cavalo di Golega e - che nel corso di due settimane, dal 4 al 13 novembre - si sono alternati nel passeggio lungo la manga, la “manica”, come viene chiamata la pista di sabbia, che è il cuore della festa. Al centro, recintata da un robusto steccato, c’è una grande arena rettangolare, dove i cavalieri possono entrare liberamente, per passeggiare, galoppare, esibirsi e dove, per tutto il giorno e per buona parte della notte, si alternano spettacoli equestri, gare e concorsi di morfologia per gli allevatori.

È dal 1571 che, in questo piccola cittadina a nord-est di Lisbona, si tiene la Feira de Sao Martinho, la Fiera di San Martino. Da allora, ogni anno, allevatori e appassionati di cavalli di questo paese, orgogliosamente legato alla propria tradizione equestre, si danno appuntamento qui, per sfoggiare i loro esemplari più belli, indossando gli abiti tradizionali. Qui si incontrano, commerciano e festeggiano. Col passare dei secoli, la fiera agricola, s’è trasformata in vetrina del cavallo lusitano, in festa nazionale e in attrazione turistica internazionale. Ma anche se sono tanti gli appassionati che, come me, arrivano a Golega da tutto il mondo per ammirare i magnifici cavalli e respirare l’atmosfera euforica di questa specie di gigantesco rave equestre, questa è e rimane una festa autenticamente portoghese: qualcosa che ha a che fare con l’identità di questo popolo, affacciato sull’Atlantico, la cui cultura è intimamente legata all’allevamento del cavallo e alla pratica delle varie discipline equestri.

Non ci sono solo amazzoni e cavalieri, c’è tanta gente comune, che non possiede cavalli e non pratica gli sport equestri, ma che è qui per ammirare questi animali, fieri ed eleganti, e si entusiasma alle prodezze di chi galoppa sulla pista, o improvvisa esercizi di alta scuola, mentre attorno sfilano centinaia di binomi, carrozze e carri agricoli. L’atmosfera è quella di una Babele gioiosa e interclassista, in cui si vedono passare, fianco a fianco, la ricca proprietaria terriera, con indosso il suo sontuoso traje e il cappello a falda tesa, montata su un magnifico stallone, e il povero, col suo cavalluccio male in arnese e gli abiti modesti. Ci sono giovani, amazzoni e cavalieri professionisti, toreri a cavallo, anziani e ragazzini di pochi anni, che montano cavalli giganteschi, con una sicurezza che impressiona. Tutti presi in questo continuo moto circolare, in cui ciascuno fa ciò che gli detta l’ispirazione del momento, mentre la gente a piedi si accalca ai bordi della pista, per ammirarli, salutarli e commentare. E in questa anarchia di cavalli, carrozze, pedoni, non c’è mai un momento di tensione, mai un rimprovero per una precedenza negata, mai la sensazione di dover badare al proprio portafogli, mentre si passa tra la folla. Tutti seguono il flusso spensierato della festa. Tutti si fanno da parte per lasciar passare i cavalli. Tutti aspettano il loro turno per farsi strada nella calca. Perché tutti sono lì per godersi questo momento di gioia collettiva.

È davvero toccante che una festa così partecipata sia dedicata ai cavalli. Sono loro i protagonisti di queste due settimane di euforia, loro che elettrizzano la folla, con la loro generosità, il loro portamento fiero, la loro ardente docilità. Tutto intorno è un brulicare di gente, di famiglie coi bambini, di anziani e di comitive di ragazzi. Tutti immersi nel fumo dantesco che si leva dai carrettini che arrostiscono le castagne (buonissime!). Dappertutto si mangia e si beve. I bar hanno finestre dalle quali i cavalieri possono essere serviti sulla strada, restando direttamente in sella. A gruppi si schierano fuori dei locali traboccanti di persone, ad ascoltare la musica e a bere una birra, o una ginjinha, il delizioso infuso di amarene, che si beve d’un sorso in coppette di cioccolato, che poi si mangiano. C’è un bar dove si può entrare solo a cavallo. Il pavimento è di sabbia e il bancone è rialzato per servire i cavalieri, che fanno piaffare i loro stalloni al ritmo indemoniato della musica. Una discoteca equestre in cui si entra anche con le carrozze!

I cavalli sono quasi tutti stalloni, ma tutti perfettamente disciplinati, anche quando accanto a loro sfilano le cavalle. Ci sono tanti esemplari magnifici. In Portogallo, una nuova generazione di allevatori ha enormemente migliorato la razza lusitana, conservandone la tipicità, ma esaltandone le doti atletiche, la forza, l’elasticità, la docilità. Colpisce l’abilità della maggior parte delle amazzoni e dei cavalieri. Si vedono ragazze e ragazzi giovanissimi con un assetto impeccabile, capaci di eseguire gli esercizi più sofisticati del dressage, come il piaffer e il passage, con estrema naturalezza e in spazi ristrettissimi, tra la folla e tra i cavalli. Ma ci sono anche gli appassionati più modesti tecnicamente, eppure, comunque entusiasti di cavalcare con gli altri.

Non è la prima volta che vengo a Golega, ma quest’anno ho avuto modo di fare un’esperienza unica. Un amico, imprenditore di successo e grande appassionato di cavalli, Andrea Cortesi, ha deciso di portare dall’Italia i due stalloni più pregiati del suo allevamento di lusitani - il Cavallino Verde, in provincia di Bergamo - e mi ha invitato a condividere con lui e la sua famiglia la gioia della festa. Con noi c’era anche Andrea Giovannini, Campione Italiano Tecnico Seniores Assoluto di dressage. Con loro e con i magnifici Dardo e Dubai, ho provato l’emozione di immettermi nel flusso dei cavalieri che percorrevano le strade che portano alla piazza e la pista che le gira attorno. Ho galoppato nell’arena, in mezzo a decine di cavalli, che mi turbinavano accanto. Ho sentito l’emozione della folla, che ammirava quel bizzarro corteo di cui eravamo parte, ho visto i sorrisi della gente, la meraviglia dei bambini, che mi chiedevano di carezzare il cavallo, ogni volta che m’accostavo allo steccato. Ho visto accendersi gli occhi di tante persone che come me vivevano quel momento esaltante e ho sentito la mia cavalcatura fremere d’energia e incedere maestosa, a passo di danza. Ho capito allora il senso profondo di quel rito collettivo che è la Feria di Golega, ho sentito il fascino che attira qui persone da ogni angolo del Portogallo e del mondo, per tributare un omaggio a questi animali meravigliosi, i cavalli, che da millenni ci accompagnano lungo il cammino della civiltà e continuano ad alimentare i nostri sogni e a regalarci emozioni così profonde.