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L'avventura di Monte Velho, paradiso equestre dei cavalli lusitani

L'avventura di Monte Velho, paradiso equestre dei cavalli lusitani L'avventura di Monte Velho, paradiso equestre dei cavalli lusitani
Nella tenuta di Monte Velho, in Portogallo, la famiglia Lima Meyer alleva magnifici esemplari lusitani. A meno di trent’anni dalla sua fondazione, questo vero e proprio paradiso equestre, che è anche una scuola d’equitazione e un bellissimo resort agrituristico, ha avuto il merito e l’onore di portare un proprio cavallo e un proprio cavaliere alle Olimpiadi di Tokyo 
6 minuti di lettura

 Questa è una storia che comincia con una prescrizione medica, arriva alle Olimpiadi di Tokyo e prosegue come una meravigliosa avventura equestre. Come ogni avventura è disseminata di successi, di sconfitte, di dolori e di gioie. Nel 1990, Diogo Lima Meyer, all'età di soli 36 anni, era già uno degli architetti di maggior successo del Portogallo. Il suo studio aveva vinto l'appalto per la ristrutturazione dell'intera rete di agenzie, del Gruppo BCP, la più importante banca privata portoghese. Coordinava un gruppo di decine di collaboratori, in Portogallo e all'estero. Un lavoro importante e impegnativo, che gli valeva molti riconoscimenti. Il successo, però, aveva un prezzo. Una notte, Diogo si svegliò con i sintomi di una forte aritmia cardiaca. Portato in ospedale e risolta la crisi, venne sottoposto ai necessari accertamenti. Il cardiologo non ebbe dubbi: quel malore era un campanello d'allarme. "Troppo stress - gli disse - Per allentare la tensione, dovrebbe fare dello sport." "Quale?", gli chiese Diogo. "L'equitazione sarebbe perfetta", gli suggerì il medico, che era imparentato con un allevatore e conosceva l'ambiente equestre.

Trent'anni dopo, Diogo mi racconta la sua storia seduto, nel patio della sua tenuta di Monte Velho, nell'Aletejo. "A un paio di chilometri da casa mia, a Sintra, c'era la Quinta do Pombal, il centro equestre di Pepe Iglesias, un allievo di Nuno Oliveira. Comprai allora un cavallo e lo portai da Pepe, perché lo addestrasse e mi insegnasse a montarlo. Pepe era una persona molto introdotta nel mondo dell'equitazione lusitana e il suo maneggio era frequentato da alcuni dei migliori cavalieri portoghesi, come il dottor Guilherme Borba, una delle figure più influenti dell'ambiente, e da Jo?o Pedro Rodrigues, che sarebbe  2  diventato, in seguito Mestre Picador Chefe della Scuola Portoghese d'Arte Equestre. È lì che ho mosso i primi passi, avendo la fortuna di incontrare dei veri maestri." Pepe Iglesias possedeva all'epoca uno splendido stallone, dai movimenti davvero impressionanti. Si chiamava Xaquiro. Il dottor Borba, che era un grande esperto, oltre che un cavaliere sopraffino, ebbe l'intuizione che quel cavallo avrebbe potuto dare un grande impulso all'allevamento del cavallo lusitano e propose di introdurlo come riproduttore nell'allevamento di stato di Alter do Chao. L'idea si rivelò giusta. Il cavallo apportò un vero shock genetico all'allevamento, contribuendo in modo determinate al miglioramento della razza lusitana. L'accordo con il proprietario era che le monte gli sarebbero state pagate con tre puledri grigi, mentre quelli bai sarebbero stati destinati alla Scuola Portoghese d'Arte Equestre. "Quando quei puledri arrivarono alla Quinta do Pombal - prosegue Diogo - ci accorgemmo subito che erano eccezionali. Poco dopo, scoprimmo che una delle cavalle che li avevano generati era destinata ad andare all'asta. Con Pepe e un altro socio decidemmo di acquistarla, insieme ad altre due fattrici. Incrociandole con Xaquiro ottenemmo dei puledri che cominciarono subito a mietere successi nei concorsi allevatoriali.

Purtroppo, il terzo socio morì per un cancro e Pepe dovette vendere il suo maneggio per ragioni economiche. Decisi allora di comprare le fattrici. Per una fortunata coincidenza, proprio in quel periodo venni a sapere che la famiglia di mia moglie aveva messo in vendita una proprietà nell'Alentejo. All'inizio non pensavo di acquistarla, ma con mia moglie decidemmo comunque di fare una gita e andarla a vedere. Quando però ci trovammo di fronte a quelle colline coperte di alberi da sughero, capimmo immediatamente che quello era destinato a diventare il nostro luogo del cuore." La proprietà di Monte Velho era all'epoca quasi abbandonata ed esistevano solo i ruderi della vecchia casa padronale e degli edifici annessi. Diogo ricostruì quel luogo con gusto e rispetto per l'architettura tradizionale rurale portoghese. Vi trasferì le sue fattrici e cominciò ad allevare cavalli, in quella che per vent'anni sarebbe rimasta solo la casa di campagna della famiglia Lima Meyer. Col passare degli anni e la crisi economica mondiale del 2008, Diogo cominciò, però, a chiedersi come rendere quel luogo economicamente sostenibile, quando un giorno avrebbe dovuto lasciarlo ai propri figli. Nacque così il progetto di ricavarvi una residenza turistica rurale, legata alla pratica degli sport equestri. Con l'aiuto di sua moglie, anche lei architetto d'interni, realizzò quindi nove stanze, dotandole di tutti i comfort di un vero resort agrituristico (per visitare il suo sito internet, vi basta cliccare su questo link: Monte Velho equo-resort). Fu da subito un successo.  

A questo punto, di nuovo, il caso, un pizzico di fortuna e molta lungimiranza giocano un ruolo essenziale nell'avventura equestre di Monte Velho. Qualche tempo dopo aver avviato l'attività turistica, Diogo accolse come studente lavoratore presso il proprio allevamento un ragazzo, che stava seguendo un corso universitario in scienze equestri. Ben presto si rese conto che il giovanissimo Joao Torrao, aveva un talento e una dedizione fuori del comune. Dopo due successivi periodi di apprendistato, gli propose di lavorare stabilmente a Monte Velho, con il compito di prendersi cura dei cavalli, di domare e addestrare i puledri e di impartire le lezioni agli ospiti della residenza turistica. Più o meno in quel periodo, arrivò il momento di avviare alla sella un promettente puledro baio dell'allevamento. Il cavallo aveva una genealogia prestigiosa: il padre, Quo-Vadis, aveva vinto una medaglia d'oro ai campionati del mondo del 2006, mentre la madre, Dam Que-Há era figlia di un altro famosissimo stallone lusitano, Hostil. Il cavallo si chiamava Ecuador e Diogo ne affidò la doma a Joao. Era un esemplare splendido, poderoso ed elegante. Nonostante il suo carattere fiero si dimostrò subito intelligente, espressivo e con una straordinaria attitudine per il dressage. Soprattutto, Diogo si accorse che tra lui e Joao c'era un'intesa speciale, che ne faceva un binomio ancora acerbo, ma dall'enorme potenziale.

Fu allora che iniziò a pensare di destinarli alla carriera agonistica. Mancava però ancora qualcosa. Il cavallo era molto giovane, così come il suo cavaliere. Serviva qualcuno che avesse l'esperienza per aiutarli a crescere. Diogo decise allora di chiamare Coralie Baldrey, un'istruttrice, che lavorava presso un centro ippico della zona, per lavorare con Joao ed Ecuador. Diplomatasi presso la Scuola Nazionale d'Equitazione di Saumur, in Francia, sede del celebre Cadre Noir, Coralie si dimostrò la scelta vincente. È suo il merito d'aver saputo armonizzare il binomio, infondendo fiducia nel suo giovane allievo e aiutandolo a sviluppare un programma ragionato di allenamento, in cui il lavoro in rettangolo si combinava con distensive passeggiate in campagna. I risultati arrivarono in fretta e furono davvero sorprendenti. Troppi i successi per elencarli tutti. Basti dire che al loro debutto internazionale in un Grand Prix, nel 2019, Jo?o ed Ecuador vinsero il CDI di Cascais, con 69.391%. E pensare che prima di arrivare a Monte Velho, Jo?o aveva partecipato solo a una garetta a livello di circolo! Nello stesso anno, nella prova di GP Freestyle, della FEI World Cup di Mechelen, ottennero il loro record personale, con un punteggio di 78,9%. Ma, soprattutto, nel Campionato Europeo di Rotterdam, contribuirono alla prima qualificazione nella storia della squadra portoghese alle Olimpiadi!

Nel frattempo, Joao ed Ecuador continuavano a prepararsi e ottennero il privilegio di allenarsi con quello che è forse il più talentuoso cavaliere sulla scena attuale del dressage internazionale: Carl Hester. Sono tanti i cavalieri che aspirano ai suoi consigli. Solo dopo aver visto i video di  4  Ecuador e Jo?o, Hester si convinse delle qualità del cavallo e del cavaliere e accettò di ospitarli nella sua scuderia. "È stata un'esperienza importantissima - mi dice Jo?o, mentre accudisce un cavallo a Monte Velho - Carl è un vero maestro, dotato di una sensibilità e di un'esperienza impareggiabili. I suoi consigli sono stati per me motivo di immensa ispirazione e mi hanno consentito un ulteriore salto di qualità." Nel marzo del 2020, Ecuador e Joao Torrao vinsero il Gran Premio di Cascais, in Portogallo, con un punteggio di 74,978, segnando un nuovo record per uno stallone lusitano. Le premesse per Tokyo erano quindi ottime. Purtroppo, invece, la trasferta estiva in Giappone, in un Olimpiade resa complicatissima da draconiane misure anti-Covid, non andò per loro come sperato, anche se la squadra portoghese fu esaltata dalla magnifica prestazione di Rodrigo Torres e Fogoso. Tutto lasciava sperare che dopo la battuta d'arresto di Tokyo, Ecuador e Jo?o sarebbero tornati presto a nuovi successi. Il destino però segue vie imperscrutabili che, a volte, conducono a esiti tragici. Una perfida mattina di poco più di due mesi fa, entrando in scuderia, Joao si è accorto che Ecuador non stava bene. Gli immediati controlli veterinari hanno rivelato una lesione spinale, grave e inspiegabile, perché il cavallo non aveva avuto alcun incidente. Diogo e suo figlio Diogo Jr, che guida il team di Monte Velho, si sono rivolti a un chirurgo francese, l'unico al mondo noto per poter eseguire interventi su lesioni tanto delicate. "Ci disse subito che si trattava di un'operazione molto difficile - mi racconta Diogo Jr - Ci assicurò, comunque, che avrebbe tentato con ogni mezzo. Il cavallo venne operato. L'intervento era tecnicamente riuscito e il decorso, nei primissimi giorni sembrava buono, ma la situazione è improvvisamente precipitata ed Ecuador non è sopravvissuto." Non c'è persona a Monte Velho che mi abbia parlato di Ecuador senza che gli occhi gli si arrossassero per la commozione.

Solo chi ama i cavalli può capire cosa possa significare per loro questa terribile perdita. Chi conosce e ama gli animali sa che purtroppo la loro vita è quasi sempre più breve di quella di coloro che a loro si affezionano. Nonostante questa consapevolezza, perdere in modo così improvviso e insensato un compagno di vita come Ecuador è stato un colpo durissimo per tutti. "La vita però prosegue - mi dice Diogo, accennando un sorriso - Ecuador non è stato solo un campione, ma anche un fantastico riproduttore. Sulle colline di Monte Velho scorrazzano diversi puledri che sono suoi figli. E non solo loro. Nella nostra scuderia ci sono nuovi soggetti interessanti, che Jo?o è impegnato a preparare per nuovi traguardi. La squadra di Monte Velho, guidata con passione da mio figlio Diogo JR, sostenuta dall'esperienza di Coralie e composto anche da Nuno Neves, Lorena Souza, e Bernardo Neves, continua a lavorare con entusiasmo. Così come la mia famiglia continua a dedicarsi con dedizione ad accogliere ospiti  5  di tutto il mondo, per cercare di farli sentire a casa in questo piccolo angolo di paradiso. Tutti noi sentiamo forte il dovere di onorare la memoria di Ecuador."