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Cronaca

Lamezia Terme, il Tar del Lazio annulla lo scioglimento del Comune per mafia

La decisione a novembre 2017 per le "pesanti ingerenze della criminalità organizzata". Esulta l'ex sindaco: "Riscattato l'onore di una città"

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ROMA - Il Tar del Lazio ha annullato lo scioglimento del Comune di Lamezia Terme deciso dal governo nel 2017 per infiltrazioni mafiose. "Riscattato l'onore di una città - esulta su Facebook l'ex sindaco Paolo Mascaro -  Merito di una magistratura che ha combattuto e combatte la criminalità debellandola e sconfiggendola, di una comunità che ha contrastato e contrasta quotidianamente il malaffare, di tante donne e uomini liberi che dedicano e sacrificano, con coraggio e passione, la loro vita per il territorio che amano".

Era il novembre 2017 quando, per decisione del  Consiglio dei ministri, cinque Comuni calabresi vennero sciolti per "gravi condizionamenti da parte della criminalità organizzata". Fra le amministrazioni "licenziate" perché inquinate dai clan Marina Gioiosa, Petronà, Isola di Capo Rizzuto, Cassano e appunto Lamezia Terme, terza città della Calabria nonché sede dell'unico aeroporto internazionale della regione. Per Lamezia, lo scioglimento arrivato nel 2017 era il terzo nella sua storia.

L'allora ministro dell'Interno Marco Minniti, firmò la relazione (sulla base delle verifiche disposte dal prefetto) decidendo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose perché "presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica".
Ora il pronunciamento del Tar.

L'annullamento dello scioglimento è stato deciso perché, per i giudici, "gli atti gravati non sono riusciti ad evidenziare, per assenza di univocità e concretezza delle evidenze, la ricorrenza di un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi, tale da compromettere il buon andamento o l'imparzialità delle amministrazioni". I giudici, quindi, hanno accolto il ricorso presentato dall'ex sindaco Mascaro, che guidava una Giunta espressione del centrodestra, e da alcuni ex consiglieri.