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Anohni: “Le ultime parole di Lou Reed mi hanno ispirata”

“My back was a bridge for you to cross” è il suo ultimo vivido lavoro con i The Johnsons.
Anohni: “Le ultime parole di Lou Reed mi hanno ispirata”
Credits: ANOHNI with Nomi Ruiz

Un disco che riconnette con la vita attraverso le piccole cose e le grandi battaglie. È come se fossero tanti puntini, diversi, tutti collegati fra loro. Una costellazione. “Now that I'm almost gone/sliver of ice upon my tongue/in the day's night/it tastes so good, it felt so right/for the first time in my life" canta Anohni in "Sliver of Ice", ricordando alcune delle ultime parole che Lou Reed ha condiviso con lei. È una delle canzoni più belle, delicate e vere del nuovo album “My back was a bridge for you to cross”, realizzato con i The Johnsons e in uscita il prossimo 7 luglio.

Nella canzone, la cantautrice incarna la voce di una persona la cui esperienza diventa sempre più meravigliata e grata man mano che la sua vita volge al termine: i vocalizzi espressivi e pieni di anima di Anohni iniziano in modo quasi colloquiale e terminano con stupore e struggimento, gridando sopra alle cupe e intuitive corde della chitarra elettrica suonata dal produttore Jimmy Hogarth. "Lou Reed, negli ultimi mesi della sua vita, mi disse che le sensazioni più semplici avevano cominciato a sembrargli quasi estasianti – racconta l’artista in collegamento via Zoom - un giorno una badante gli aveva messo un frammento di ghiaccio sulla lingua ed era stata una sensazione così dolce e incredibile che lo aveva fatto piangere di gratitudine. Era un uomo duro e quei momenti stavano trasformando il suo modo di vedere le cose. Ho scritto 'Sliver of Ice' ricordando quelle sue parole".

Musica, poesia e attivismo

Anohni descrive il processo creativo di “My back was a bridge for you to cross”, il suo primo album dopo l'acclamato “Hopelessness” del 2016, come minuzioso, ma anche ispirato e intimo, un rinnovamento e una ridefinizione della sua risposta al mondo così come lo vede. Con questo disco, dalla struggente bellezza, l'approccio di Anohni è cambiato arrivando a sostenere gli altri, gli ascoltatori, in prima linea. "Ho imparato con ‘Hopelessness’ che posso fornire una colonna sonora che potrebbe fortificare le persone nel loro lavoro, nel loro attivismo, nel loro sogno e nel processo decisionale – sottolinea - posso cantare di una consapevolezza che fa sentire gli altri meno soli, persone per le quali la schietta articolazione di questi tempi spaventosi non è fonte di disagio, ma motivo di identificazione e sollievo. Voglio che il mio lavoro sia utile, per aiutare gli altri a muoversi con dignità attraverso queste conversazioni che stiamo affrontando ora". Un ritratto della leggendaria attivista per i diritti umani e delle istanze LGBTQ+ Marsha P. Johnson (in suo ricordo la cantautrice ha chiamato la sua band The Johnsons), scattato da Alvin Baltrop negli anni Settanta, compare sulla copertina del progetto. ogni cosa trasuda consapevolezza e impegno.

“Ci sono persone che hanno dato tutto per quello in cui credevano e sono convinta che non vadano mai dimenticate, soprattutto oggi – prosegue – noi viviamo in un’epoca capitalista figlia del colonialismo e di un racconto patriarcale. Sono tanti gli aspetti oscuri dell’oggi: il governatore della Florida recentemente ha firmato una norma che nega i fondi per combattere le discriminazioni nei college, siamo in una società in cui in modo assurdo ci sono persone che per alcuni si dovrebbero vergognare di quello che sono, del proprio corpo. Ma non può essere così, non deve essere così. Ci deve essere una resilienza, una resistenza. E deve partire da tutti, anche dai media. Il primo passo è la consapevolezza. Noi oggi non sappiamo chi siamo, che cosa mangiamo, che cosa beviamo, non conosciamo davvero le persone che abbiamo intorno. Bisogna riconnettersi, riconnetterci”.

Nel segno di Marvin Gaye

“My back was a bridge for you to cross” esprime una visione del mondo attraverso diversi tipi di soggetti: Anohni affronta la perdita di persone care, la disuguaglianza, l'alienazione, l'accettazione, la crudeltà, l'ecocidio, la devastazione causata dalle teologie abramitiche, il femminismo del futuro e la possibilità di trasformare i nostri modi di pensare, le nostre idee spirituali, le nostre strutture sociali e le nostre relazioni con il resto della natura. “Ho pensato molto a ‘What’s Going On’ di Marvin Gaye, un disco pieno di istanze, pieno di storia, ma anche di romanticismo e di vita, in quel 1971 hanno iniziato a prendere forma molti dei temi che ci riguardano ancora oggi – ricorda - alcune di queste mie nuove canzoni rispondono alle preoccupazioni globali e ambientali espresse per la prima volta nella musica popolare più di ‘50 anni fa, per me è un dibattito che non può e non deve avere fine”.

Nel 2022, Anohni ha iniziato a lavorare con il produttore soul Jimmy Hogarth, che ha composto i precedenti dischi dei Johnsons. L’artista ha portato dei quaderni pieni di idee per i testi e insieme hanno abbozzato una serie di demo con Hogarth alla chitarra e Anohni al pianoforte. “È stata un’esperienza bellissima, libera: certe canzoni sono state registrate nello stesso momento in cui sono state composte”, svela. Hogarth ha poi messo insieme una band, tra cui Leo Abrahams, Chris Vatalaro, Sam Dixon e l’arrangiatore di archi Rob Moose, per registrare l’album completo. E il cerchio si è chiuso.

Scheda artista:   
ANOHNI and the Johnsons
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