Review n. 28 – Italus Hortus 23 (1), 2016: 45-53
Stress idrico in Vitis vinifera: variabilità delle risposte fisiologiche intraspecifiche e loro potenziale sfruttamento nella mitigazione degli effetti dei
cambiamenti climatici
Sergio Tombesi1*, Stefano Poni1 e Alberto Palliotti2
1
Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili, Università Cattolica del Sacro Cuore,
Piacenza
2
Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali, Università di Perugia
Ricezione 19 luglio 2016 Accettazione 25 luglio 2016
Water stress in Vitis vinifera: variability in intraspecific physiological
b e h a vi o u rs a n d th e i r p o te n ti a l
exploiting in the mitigation of climate change effects
Abstract. Intra-specific variability can be used as
an important tool to contrast and mitigate the negative
impacts of climate change. In particular, under
Mediterranean climate conditions drought stress is
becoming a crucial issue for growers. Vine performance, taking into account vine yield and grape composition, is dependent on the vine capability of assimilating CO2 and fix it into carbohydrates throughout the
growing season. Under water stress, stomatal regulation, that allow plants to prevent excessive water loss
and tissue drying, limits leaf gas exchanges.
Understanding the mechanisms regulating stomatal
closure is crucial to determine the behaviour of genotypes under water stress. Two main mechanisms are
accredited for controlling stomatal conductance under
water stress: active mechanisms, based on the
biosynthesis of hormonal signals, mainly abscisic acid
(ABA), and passive mechanisms, mainly based on
the variation of leaf turgor pressure as the plant water
potential decreases during water stress. New
research evidences pointed out that the capability of
genotypes to close stomata at a given stem water
potential threshold was correlated with its xylem vulnerability to cavitation. ABA accumulation in the leaf
appears to be subsequent to stomata closure suggesting that, in vivo, stomatal conductance mainly rely
to passive mechanism rather than to active ones.
Hydraulic properties of each genotype appear to control their stomatal behavior under water stress consistently with the rising opinion that intraspecific variabili*
sergio.tombesi@unicatt.it
ty of stomatal behavior cannot be discriminated into
two different categories (isohydric and anisohydric)
but should be represented as a continuum of genotypes with different levels of anisohydry. These results
underline the need to learn more about the phenotype
of grape cultivars. Growers will be able to use such
information by planting more tolerant genotypes
depending on vineyard conditions and to use different
water potential thresholds for irrigation scheduling.
Key words: water stress, Vitis vinifera, abscisic
acid, water potential, gas exchange
Introduzione
Gli impatti del cambiamento climatico sulla viticoltura sono stati oggetto di molteplici studi.
Particolare attenzione è stata dedicata all’aumento
delle temperature, in particolare nel periodo estivo e
all’incremento dell’incostanza degli eventi meteorici.
Difatti, negli ultimi anni, in climi temperati, quale
quello mediterraneo, stiamo assistendo al progressivo
verificarsi di stagioni anomale, sia per eccessi e/o
carenze pluviometriche sia per anomali andamenti termici nei periodi estivi e invernali. Nei casi più estremi, gli scenari prospettati prevedono perfino lo spostamento nei prossimi lustri della fascia di coltivazione
della vite verso longitudini più vicine ai poli terrestri,
come per altro già verificatosi per alcune colture erbacee (Moriondo et al., 2013). Queste previsioni sono
basate sulla prospettata mitigazione delle minime termiche invernali alle longitudini minori, che ridurrebbero il rischio di danni da freddo nelle stagioni invernali e primaverili, e l’incremento delle temperature
estive alle longitudini maggiori, che, d’altro canto,
renderebbero la coltivazione impraticabile a causa del45
Tombesi et al.
l’incremento dell’incidenza di stress idrici e danni da
scottatura. In base a questi scenari la viticoltura mediterranea si troverà ad affrontare con sempre maggiore
frequenza stagioni siccitose che avranno conseguenze
sia sulla quantità che sulla qualità delle uve prodotte.
In questa ottica è necessario comprendere a fondo le
strategie di mitigazione e contrasto che il viticoltore
ha a disposizione. Tra queste ultime, la soluzione principe è rappresentata ovviamente dal ricorso all’irrigazione che però in molte situazioni viene limitata o resa
impossibile dall’assente o limitata disponibilità della
risorsa irrigua. In questo scenario la possibilità di scegliere varietà o portinnesti caratterizzati da una maggiore tolleranza allo stress idrico rappresenta un’importante leva a disposizione del viticoltore per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
Principali effetti dello stress idrico sulla fisiologia
della pianta
In condizioni di disponibilità idrica limitante, le
piante regolano i propri scambi gassosi (i.e. perdita di
vapore acqueo e acquisizione di anidride carbonica) in
modo da limitare la perdita di acqua ottimizzando al
contempo l’assimilazione di CO2. Gli organi preposti
alla regolazione degli scambi gassosi sono gli stomi,
che reagiscono a molteplici fattori come la luce, la
concentrazione di CO2, il deficit di pressione di vapore, lo stato idrico della pianta e della foglia e segnali
chimico-ormonali tra i quali il più importante è l’acido Abscissico (ABA) (Farquhar e Sharkey, 1982).
Ognuno di questi si comporta da fattore limitante in
specifiche condizioni: in condizioni di luminosità
assente o limitata, la conduttanza stomatica viene
infatti ridotta indipendentemente dagli altri fattori; in
condizioni di limitata attività fotosintetica, la concentrazione nella camera sotto-stomatica incrementa e la
conduttanza stomatica viene ridotta (fenomeno frequente nelle specie frutticole nel momento in cui vengono rimossi i frutti (feedback regulation) (Paul e
Foyer, 2001). In condizione di stress idrico, i segnali
chimico-ormonali e lo status idrico della pianta rappresentano fattori limitanti. I primi sono identificati
come meccanismi attivi di chiusura stomatica, in
quanto implicano la biosintesi di ormoni che fungono
da “segnale” per la chiusura della rima stomatica tramite la depolarizzazione delle membrane delle cellule
di guardia e l’estrusione di ioni osmoticamente attivi
(Mittelheuser e Van Steveninck, 1969; Thiel et al.,
1992; Geiger et al. 2009, 2011; Bauer et al., 2013). Si
parla invece di meccanismi passivi quando il turgore
delle cellule di guardia viene regolato dal potenziale
idrico fogliare, come già osservato da Francis Darwin
46
(Darwin 1898). Il modo in cui la conduttanza stomatica viene regolata e le condizioni ambientali in risposta
alle quali questa regolazione avviene, rappresentano
la base fisiologica del comportamento delle differenti
specie e varietà in condizione di stress idrico.
Se ci concentriamo sui meccanismi di chiusura
stomatica attivi e passivi, essi coesistono e possono
rappresentare dei meccanismi complementari il cui
peso varia a seconda delle condizioni di stress. Infatti,
in Vitis spp. è stato dimostrato che la presenza di
ABA induce la chiusura stomatica (Loveys e
Kriedemann, 1974; Liu et al., 1978; Loveys, 1984;
Loveys e Düring, 1984). In studi effettuati sia in
pieno campo che in vaso è stato riscontrato un incremento di concentrazione di ABA sia nella linfa xilematica che nelle foglie in corrispondenza di stress
idrici incipienti o in viti sottoposte a differenti regimi
irrigui (Speirs et al., 2013). Il ruolo dell’ABA nella
regolazione degli scambi gassosi è stato enfatizzato
tanto da suggerire tecniche irrigue, quali l’irrigazione
parziale dell’apparato radicale o partial root drying
(PRD) () mirate a stimolare la biosintesi dell’ABA
nelle radici tramite irrigazioni turnate, applicate alternativamente in differenti parti del suolo, in modo da
causare condizioni di forte carenza idrica per una
parte dell’apparato radicale pur mantenendo la rimanente parte in condizioni di disponibilità idrica ottimale (Dry et al., 1996; Loveys et al., 2000).
Comunque, sebbene l’effetto dell’ABA sulla chiusura
stomatica sia indiscusso, alcune incertezze permangono sul suo ruolo effettivo in vivo. Difatti, nel corso
degli anni si è passati dal considerare l’ABA come un
segnale ormonale prodotto fondamentalmente dalle
radici a rivalutare l’importanza della sua biosintesi
nelle foglie. Ciò implica che il segnale di chiusura
degli stomi possa essere impartito non dalle radici, ma
sia il prodotto della degradazione dei carotenoidi del
ciclo delle xantofille che per altro sono coinvolti nella
dissipazione energetica nelle foglie sottoposte a stress
luminosi e termici oltre che a quello idrico (Soar et
al., 2004; Palliotti et al., 2015).
Il ruolo dell’ABA è stato riconsiderato anche in
numerosi studi di ecologia evolutiva. In questi studi
si sottolinea come i meccanismi di chiusura stomatica
attiva siano da considerarsi una evoluzione rispetto ai
meccanismi di chiusura stomatica passiva (Brodribb
e McAdam, 2011; McAdam e Brodribb, 2014).
Difatti in phyla antichi, come quelli delle felci, gli
stomi risultano poco sensibili all’ABA, nelle gimnosperme troviamo invece genera con stomi più o meno
sensibili all’ABA mentre nelle angiosperme troviamo
una generale sensibilità all’ABA. Ciò sta a sottolineare che indubbiamente non si può parlare di meccani-
Stress idrico in Vitis vinifera
smi passivi o attivi come esclusivi nell’indurre la
chiusura stomatica.
In Vitis vinifera vi è ancora largo dibattito sul
rispettivo ruolo dei meccanismi attivi e passivi. In un
primo momento, il concetto di isoidrico ed anisoidrico
è stato basato proprio su una presunta maggiore sensibilità o maggiore biosintesi di ABA. La regolazione
stomatica che consente di mantenere inalterato il
potenziale idrico durante il giorno, tipico del comportamento strettamente isoidrico, veniva indicato come
indotto dalla presenza di ABA, mentre le varietà che
mostravano una ampia fluttuazione del potenziale
idrico durante il giorno venivano accreditate di una
minore biosintesi di ABA o di una minore sensibilità
allo stesso (Tardieu e Simonneau, 1998). Su questa
base però veniva completamente esclusa la possibilità
che sulla chiusura stomatica avessero qualche influsso
i meccanismi passivi correlati con la diminuzione del
potenziale idrico, che comunque mostrava una buona
correlazione con le dinamiche di chiusura stomatica
(Schultz, 2003). D’altro canto, le numerose ricerche
sui differenti comportamenti varietali in condizioni di
stress idrico in V. vinifera evidenziano un ampio spettro di variabilità intraspecifica nella risposta stomatica. Dato interessante rimane la crescente confusione
che però si delinea all’interno della divisione delle
varietà tra questi due gruppi (tab. 1): le stesse varietà
venivano classificate differentemente da vari gruppi
di ricerca, arrivando perfino a postulare che alcune
varietà seguivano un comportamento isoidrico o anisoidrico a seconda dei casi (Lovisolo et al., 2010). La
mole di pubblicazioni e di dati prodotti su questi fenomeni indica che la risposta fisiologica agli stress idrici
è difficilmente riconducibile ad una categorizzazione
in due classi distinte e ben definite e che il comportamento anisoidrico/isoidrico, non possa basarsi su un
unico elemento o meccanismo fisiologico. É necessario comunque puntualizzare che all’interno di V. vinifera non si può parlare di isoidricità stretta, in quanto
in tutte le varietà si osserva una variazione giornaliera
del potenziale idrico, ovviamente di entità variabile
(fig. 1). (Medrano et al., 2003; Schultz, 2003; Poni et
al., 2007, Palliotti et al., 2009; Pou et al., 2012);
quindi in V. vinifera si può parlare al massimo di differenti gradi di anisoidricità.
Fig. 1 - Andamento giornaliero del potenziale idrico del fusto
(Ψstem) in viti di Sangiovese e Montepulciano in condizioni idriche
ottimali (modificato da Tombesi et al., 2014).
Fig. 1 - Daily evolution of stem water potential (Ψstem) in
Sangiovese and Montepulciano vines under non limiting conditions (modified from Tombesi et al., 2014).
Tab. 1 - Ripartizione di alcuni vitigni a bacca bianca e nera nelle categorie anisoidrico e isoidrico, come riportato da Chaves et al. 2010
(ibidem, rielaborato).
Tab. 1 - Anisohydric and isohydric grapevine cultivars, as reported by Chaves et al. 2010 (ibidem, elaborated).
Riferimento bibliografico
Vandeleur et al. (2009); Rogiers et al.
(2009)
Lovisolo et al. (2010)
Rogiers et al. (2009)
Williams and Baeza (2007)
Santesteban et al. (2009)
Williams e Baeza (2007); Shellie e
Glenn (2008)
Poni et al. (2007); Silvestroni et al.
(2005); Palliotti et al. (2009); (2014)
Schultz (2003); Rogiers et al. (2009);
Santesteban et al. (2009)
Moutinho-Pereira et al. (2004)
Anisoidrico
Isoidrico
Chardonnay
Falanghina
Riesling
Viognier
Riferimento bibliografico
Giorio et al. (2007)
Shellie e Glenn (2008)
Semillon
Cabernet Sauvignon
Manto Negro
Tempranillo
Tempranillo
Merlot
Kékfrankos
Sangiovese
Grenache
Syrah
Lambrusco
Touriga Nacional
Montepulciano
Medrano et al. (2003)
Medrano et al. (2003); Antolin et al.
(2006), Sousa et al. (2006)
Zsofi et al. (2008,2009a, b)
Schultz (2003), Santesteban et al.
(2009)
Poni et al. (2009)
Silvestroni et al. (2005); Palliotti et al.
(2009); (2014)
47
Tombesi et al.
Integrazione dei meccanismi di chiusura stomatica
passivi nella determinazione dei differenti gradi di
anisoidricità
Abbiamo sottolineato l’attenzione che hanno suscitato nel corso degli anni i segnali ormonali e i meccanismi attivi di regolazione stomatica che sono stati
spesso utilizzati per spiegare i differenti comportamenti in condizioni di stress idrico, ma come abbiamo
già accennato un importante ruolo viene attribuito
anche ai meccanismi di chiusura passivi che, da un
lato, possono essere considerati come meno evoluti,
dall’altro, però rappresentano meccanismi meno complessi e a basso costo energetico per la pianta. Difatti,
la conduttanza stomatica al vapore acqueo è correlata
con la conduttanza idraulica del sistema “suolo-pianta” (Saliendra et al., 1995; Comstock, 2002; Meinzer,
2002), suggerendo un possibile collegamento tra la
regolazione stomatica e segnali idraulici (Nardini e
Salleo, 2000; Franks, 2004). Infatti, il controllo stomatico è uno dei principali meccanismi che consentono
alla pianta di limitare l’embolia dei vasi xilematici
(Tyree e Sperry, 1989; Jones e Sutherland, 1991)
come riportato anche su altre specie arboree nelle
quali la conduttanza stomatica viene ridotta all’approssimarsi del potenziale idrico a valori ai quali una larga
parte di vasi è soggetta ad embolia (Tyree e Dixon,
1983; Salleo et al., 2000). Ovviamente, una larga
influenza sul turgore delle cellule di guardia viene
esercitata dalle variazioni della pressione di turgore
delle cellule epidermiche e del mesofillo (Cowan,
1977; Syvertsen, 1982; Ache et al., 2010). Infatti, la
perdita del turgore fogliare è uno dei risultati dello
stress idrico a cui spesso le piante rispondono con l’osmoregolazione e l’abbassamento del potenziale idrico
a cui avviene la perdita di turgore (Bartlett et al.,
2012). É stato infatti largamente dimostrato che le specie che mantengono una pressione di turgore positiva a
potenziali fogliari molto bassi tendono a mantenere
elevate conduttanze stomatiche ed elevati valori di
scambi gassosi rispetto a specie con valori di potenziale idrico a perdita di turgore meno negativi (Abrams e
Kubiske, 1990; Sack et al., 2003; Baltzer et al., 2008;
Mitchell et al., 2008; Blackman et al., 2010).
Il caso Sangiovese-Montepulciano
Per quanto riguarda la classificazione iso/anisoidrica ed i meccanismi di regolazione stomatica in
condizione di stress idrico, particolare importanza per
la realtà italiana ricopre il lavoro svolto sui due vitigni
a bacca rossa maggiormente coltivati in Italia:
Sangiovese e Montepulciano (Silvestroni et al., 2005;
48
Palliotti et al., 2009, 2011, 2014 e 2015; Tombesi et
al., 2015). A questi sono state accostate rispettivamente le definizioni di anisoidrico e isoidrico, anche
se, come già accennato, da qui in poi definiremo i due
vitigni come rispettivamente più o meno anisoidrici.
Questi due vitigni, oltre che per le differenti dinamiche di potenziale idrico giornaliero in condizioni non
limitanti, si distinguono anche per le differenti caratteristiche biochimiche e morfo-strutturali che ne condizionano il comportamento fisiologico sia in condizioni di buona disponibilità idrica che in condizioni di
stress (Palliotti et al., 2011 e 2014) (fig. 2). Oltre a
differenze generali riguardanti la conformazione della
chioma, Montepulciano è caratterizzato da foglie più
piccole, più spesse, con una maggiore capacità di
assorbanza della luce rispetto a Sangiovese, il quale, a
sua volta possiede una maggiore attività del ciclo
delle xantofille (violaxantina, anteroxantina e
zeaxanttina) ed una maggiore attività epossidativa e
quindi presenza relativa di zeaxantina (Palliotti et al.,
2011 e 2015). Rilevanti sono anche le caratteristiche
idrauliche dei tessuti xilematici dei tralci, dei piccioli
e delle foglie. Montepulciano ha, infatti, vasi xilematici con diametro maggiore ed una minore densità
vascolare rispetto a Sangiovese (Palliotti et al., 2011);
lo stesso si riscontra nei piccioli fogliari che mostrano, per altro, una maggiore conduttanza idraulica
(Tombesi et al., 2014). Le foglie di Montepulciano
Fig. 2 - Viti di Sangiovese (sinistra) e di Montepulciano (destra)
sottoposte a stress idrici precoci dall’allegagione all’invaiatura.
Da notare nel Montepulicano un habitus vegetativo più compatto
rispetto al Sangiovese imputabile ad un minor sviluppo dei germogli principali e delle femminelle (internodi più corti) e ad una
ridotta lunghezza dei piccioli fogliari. Evidenti sono anche le
fotoinibizioni con clorosi nelle foglie basali di Sangiovese, assenti
invece nel Montepulciano.
Fig. 2 - Vines of Sangiovese (left) and Montepulciano (right) subjected to water stress from fruit-set to veraison. Note the reduced
vine growth and the more compact growth habit in the
Montelpulciano stressed vines due to the lower length of primary
and lateral shoots, internodes and petioles.
Stress idrico in Vitis vinifera
tendono poi ad avere un potenziale a perdita di turgore ed un potenziale osmotico a pieno turgore meno
negativo rispetto a Sangiovese (Tombesi et al., 2014).
Queste diversità comportano differenze fisiologiche
consistenti. Ne consegue che, in condizioni idriche
non limitanti, Montepulciano è in grado di mantenere
una traspirazione ed un’assimilazione di CO2 maggiore rispetto a Sangiovese, come rilevato da misurazioni
effettuate sia su foglie singole che su chioma intera
(Palliotti et al., 2009 e 2011). Quando però gli stessi
due vitigni vengono sottoposti a condizioni idriche
limitanti, le parti si invertono: Montepulciano tende a
ridurre rapidamente la traspirazione chiudendo gli
stomi e riducendo la propria attività fotosintetica, che,
a parità di condizioni, risulta essere inferiore a quella
di Sangiovese che invece mantiene livelli di traspirazione più elevata (Palliotti et al., 2014). Se si osserva
il fenomeno in termini dinamici, possiamo affermare
che il comportamento relativo dei due vitigni segue
un andamento differente a seconda dell’entità dello
stress. Come evidenziato dalla fig. 3, fino a -0,7 MPa,
Montepulciano manifesta livelli di conduttanza stomatica superiori a Sangiovese, mentre a potenziali più
negativi Sangiovese mantiene una migliore conduttanza stomatica arrivando a completa chiusura degli
stomi a valori tra -1,5 ed -1,8 MPa. Montepulciano
arriva invece a chiudere gli stomi già a Ψstem pari a -1
MPa. Quindi, possiamo affermare che Montepulciano,
Fig. 3 - Variazione della conduttanza stomatica al variare del
potenziale idrico del fusto (Ψstem) in viti di Sangiovese e
Montepulciano soggette a stress idrico progressivo (modificato da
Tombesi et al., 2014).
Fig. 3 - Stomatal conductance vs. stem water potential (Ψstem) in
Sangiovese and Montepulciano vines subject to dry- down water
stress (modified from Tombesi et al., 2014).
il vitigno meno anisoidrico, ha una minore capacità
assimilativa a potenziali idrici moderatamente (-1
MPa) negativi rispetto a Sangiovese, ovvero il vitigno
più anisoidrico (Tombesi et al., 2014). Questo coincide con una maggiore vulnerabilità all’embolia dei
vasi xilematici dei piccioli (fig. 4). Se si prende il
valore di P50, il potenziale a cui si ha il 50% di perdita di conduttanza idraulica (PLC), si vede come ci sia
una differenza tra i due vitigni di circa 0,2 MPa.
Questo dato, ponderato per la maggiore conduttanza
idraulica del picciolo, potrebbe quindi giustificare la
maggiore capacità di Sangiovese di condurre acqua, e
quindi traspirare, a bassi potenziali rispetto a
Montepulciano. Questi risultati sono quindi in linea
con una chiusura stomatica principalmente indotta da
meccanismi passivi. Successivi esperimenti erano tesi
a comprendere quale fosse l’andamento dei parametri
di maggiore rilevanza fisiologica nel corso dello
stress e quale fosse il ruolo reciproco dei meccanismi
attivi e passivi. Se, infatti, si osserva la processione
degli eventi fisiologici nel corso di un intervallo di
tempo in cui non viene fornita acqua vediamo che in
una prima fase il potenziale idrico della pianta, l’attività assimilativa e la conduttanza stomatica rimangono elevate fino a che la disponibilità idrica del suolo
non diventa limitante e causa l’aumento della tensione nel proprio apparato conduttore (i.e. abbassamento
del potenziale) per continuare ad estrarre acqua dal
suolo (fig. 5). In questa seconda fase in corrispondenza dell’abbassamento del potenziale idrico si ha una
forte riduzione della conduttanza stomatica e dell’attività fotosintetica. Ma fino a questa fase l’ABA foglia-
Fig. 4 - Perdita di conduttanza idraulica (PLC) dei piccioli fogliari
al variare del potenziale idrico del fusto (Ψstem) in Sangiovese e
Montepulciano (modificato da Tombesi et al., 2014).
Fig. 4 - Percent loss of hydraulic conductance (PLC) vs. stem
water potential (Ψstem) in Sangiovese and Montepulciano leaf petioles (modified from Tombesi et al., 2014).
49
Tombesi et al.
Fig. 6 - Diminuzione della conduttanza stomatica ed aumento del
contenuto di ABA fogliare al diminuire del potenziale idrico del
fusto a mezzogiorno (Ψstem) in viti di Sangiovese e Montepulciano
soggette a stress idrico progressivo (modificato da Tombesi et al.,
2015).
Fig. 6 - Stomatal conductance decrease and leaf ABA content
increase vs midday stem water potential (Ψstem) decrease in
Sangiovese and Montepulciano vines subject to dry- down water
stress (modified from Tombesi et al., 2015).
Fig. 5 - Andamento della conduttanza stomatica, assimilazione
netta, del potenziale idrico del fusto (Ψstem) a mezzogiorno e del
contenuto di ABA nelle foglie in viti di Sangiovese e
Montepulciano soggette a stress idrico progressivo (modificato da
Tombesi et al., 2015).
Fig. 5 - Stomatal conductance, net assimilation, midday stem
water potential (Ψstem) and leaf ABA content in Sangiovese and
Montepulciano vines subject to dry- down water stress (modified
from Tombesi et al., 2015).
re non aumenta. L’incremento del contenuto di ABA
nelle foglie lo si osserva invece nel corso della terza
fase quando, una volta che gli stomi si chiudono,
l’ABA comincia ad accumularsi nei tessuti fogliari
(fig. 6). Questo fenomeno potrebbe essere correlato
con la principale via biosintetica dell’ABA nelle
foglie dove, l’ormone è il prodotto finale della manca50
ta depossidazione della zeaxantina che forma neoxantina tramite l’enzima ZEP e poi xanthoxina grazie
all‘enzima NCED (Soar et al., 2004). Infatti, la biosintesi dell’ABA nelle foglie sembrerebbe innescata
dalla riduzione del turgore cellulare il quale attiverebbe a sua volta la regolazione positiva dei geni che
esprimono per l’enzima NCED (McAdam et al.,
2015; McAdam e Brodribb, 2016). É comunque da
notare il fatto che Sangiovese raggiunga contenuti di
ABA fogliare maggiori rispetto a Montepulciano;
questo è in contraddizione con quanto postulato per le
varietà anisoidriche da Tardieu e Simonneau (1998),
ma d’altro canto potrebbe spiegare la maggiore propensione di Sangiovese rispetto a Montepulciano ad
abscindere le foglie basali, come osservato da Palliotti
et al. (2009). Fermo restando che l’ABA è in grado di
indurre la chiusura stomatica, queste ricerche sottolineano come all’occorrere di stress in vivo, partendo
da condizioni non limitanti, il ruolo preponderante
venga giocato dai meccanismi attivi e sottolinea come
il potenziale idrico rappresenti una misura importante
per il controllo dello status fisiologico della pianta in
condizioni idriche limitanti. D’altro canto, ripetuti
cicli di stress, quali quelli che si verificano nell’intervallo tra le irrigazioni di soccorso o tra gli eventi
meteorici, causano l’incremento della concentrazione
di ABA nelle foglie spiegando la ragione per cui alcuni autori hanno riscontrato maggiori livelli di ABA
fogliare e xilematico in viti coltivate in campo soggette a irrigazione in deficit o PRD rispetto a viti ben
irrigate (Speirs et al., 2013). Per quanto pertiene inve-
Stress idrico in Vitis vinifera
ce le differenze varietali, non sembrano esserci differenze di comportamento imputabili ad una maggiore o
minore accumulo di ABA nelle foglie o ad una maggiore/minore sensibilità degli stomi all’ABA, contravvenendo alle teorie proposte riguardo al ruolo
dell’ABA nelle varietà isoidriche ed anisoidriche
come proposte da Tardieu e Simonneau (1998).
Questo è in linea con quanto messo in evidenza da
recenti ricerche condotte su un ampio spettro di specie
nelle quali il supposto comportamento iso/anisoidrico
viene attribuito principalmente alle differenti vulnerabilità dello xilema alla cavitazione (Klein, 2014). Ciò
confermerebbe il nesso tra vulnerabilità xilematica e
regolazione stomatica, confermando quanto postulato
per Sangiovese e Montepulciano (Tombesi et al.,
2014 e 2015).
Prospettive di ricerca e potenziali applicazioni
Nonostante la grande mole di lavori pubblicata
negli ultimi anni sulla fisiologia dello stress idrico
rimangono ancora notevoli spazi di ricerca. In questa
review abbiamo focalizzato la nostra attenzione sui
vitigni, ma, come è ovvio, di grande importanza è
anche il portinnesto al quale è deputato l’assorbimento dell’acqua dal suolo. Negli ultimi anni non sono
mancate ricerche volte a comprendere il comportamento dei portinnesti in condizioni di stress idrico
(Alsina et al., 2011; Meggio et al., 2014; Galbignani
et al., 2016), resta comunque molto da capire su come
cambi la tolleranza dei portinnesti in funzione della
tipologia di suolo e della modalità e/o severità in cui
lo stress idrico si manifesta, o quali siano le caratteristiche morfo-strutturali e fisiologiche alla base della
differente resistenza/tolleranza. É pertanto auspicabile
una profonda azione di fenotipizzazione (in particolare volta a determinare il grado di tolleranza allo stress
idrico) sulle principali varietà ed i principali portinnesti basandosi però su protocolli sperimentali standardizzati che comprendano lo studio delle risposte a differenti livelli di disponibilità idrica e quindi di potenziale idrico.
Le conoscenze sin qui acquisite trovano diretta
applicazione nella tecnica viticola sia in fase di
impianto che di tecnica colturale corrente. La differente tolleranza dei vitigni a condizioni di stress può
essere sfruttata per compensare sfavorevoli caratteristiche idrologiche dei suoli (per esempio in terreni
con elevati contenuti di argilla) o dove la disponibilità
idrica è minore o in vigneti non irrigui.
L’individuazione di specifiche soglie di potenziale
idrico che determinano la limitazione dell’attività
fotosintetica può consentire di contestualizzare l’ese-
cuzione dell’irrigazione nel reale status fisiologico
della pianta, permettendo quindi di capire, al di là dei
bilanci irrigui basati principalmente sulle variabili
atmosferiche, se la pianta si trova o meno in condizioni di stress incipiente.
Queste misure volte a valorizzare le risorse dell’ampia piattaforma varietale italiana rappresentano
un´importante arma nelle mani dei viticoltori per
aumentare la resistenza e la resilienza della viticoltura
nei confronti delle crescenti sfide imposte dai cambiamenti climatici. Il differente comportamento dei vari
vitigni potrà infatti essere sfruttato, all’interno della
stessa azienda, per compensare la variabilità di disponibilità di acqua nel suolo tra i vari appezzamenti o
per ottimizzare l’uso dell’irrigazione. Su più larga
scala, maggiori informazioni sul comportamento
varietale permetteranno la possibilità d’inserire nell’uvaggio le uve prodotte da vitigni meno suscettibili
agli stress idrici e che consentano, quindi, di contenere la riduzione della qualità delle uve nelle annate
maggiormente siccitose.
Riassunto
Le differente risposta varietale agli stress idrici
può rappresentare un’importante strategia nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici in viticoltura. Il comportamento vegeto produttivo della
pianta è infatti legato alla sua capacità di fissare carbonio che però, in condizioni idriche limitanti, viene
ridotta dalla chiusura stomatica che consente alla
pianta di regolare la deidratazione dei tessuti. La
chiusura stomatica in risposta allo stress idrico può
essere regolata da meccanismi attivi (sotto controllo
ormonale) e/o da meccanismi passivi (perdita della
pressione di turgore). Recenti acquisizioni mostrano
come la vulnerabilità alla cavitazione del sistema
xilematico sia correlata con le dinamiche di chiusura
stomatica in condizioni idriche limitanti. Inoltre i
meccanismi attivi sembrano essere efficaci nel mantenere la chiusura una volta che questa è stata indotta da
meccanismi passivi. In vari studi condotti su Vitis
vinifera è stato evidenziato un differente comportamento varietale a differenti livelli di stress. Nel passato, questa variabilità è stata categorizzata in due comportamenti: isoidrico ed anisoidrico. La migliore
comprensione dei meccanismi di regolazione stomatica ha portato a concludere però che le due categorie
non sono da intendersi come classi discrete, bensì
come un continuum e quindi le varietà possono avere
un differente grado di anisoidricità. Su queste basi
vengono quindi passati in rivista e riesaminati i risultati di svaraite ricerche sul tema e vengono discusse le
51
Tombesi et al.
implicazioni per le future sperimentazioni e le applicazioni per la tecnica viticola. Difatti, lo studio e la
fenotipizzazione del patrimonio viticolo rappresentano una importante strumento che consente di sfruttare
appieno le prerogative di ciascun vitigno e che permette, fin dall’impianto, di limitare le conseguenze
negative degli stress idrici.
Parole chiave: stress idrico, Vitis vinifera, acido
abscissico, potenziali idrici, scambi gassosi
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