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fisco e patrimoni

La tassa minima sui super-ricchi: la proposta del Nobel Stiglitz per ridurre le disuguaglianze

di Redazione Economia

L’autore presiede la Commissione indipendente per la riforma della tassazione internazionale delle imprese. La proposta di un’imposta che ammonti ad almeno il 2% della ricchezza

La tassa minima sui super-ricchi: la proposta del Nobel Stiglitz per ridurre le disuguaglianze

Il patrimonio e i redditi dichiarati dal 2014 al 2018 di alcuni degli uomini più ricchi del mondo

Sono fra gli uomini più ricchi degli Stati Uniti e del mondo, ma pagano aliquote fiscali effettive fra le più basse. Multimiliardari come Warren Buffett di Berkshire Hathaway, il fondatore di Amazon Jeff Bezos, l’ex sindaco di New York Michael Bloomberg o il fondatore di Tesla Elon Musk sono riusciti negli ultimi anni a versare in tasse quote bassissime rispetto all’aumento della loro ricchezza. In alcuni casi e per alcuni anni, hanno persino abbattuto fino a zero l’onere a loro carico a titolo dell’imposta federale americana sulle persone fisiche (qui l’infografica con tutti i dati ripresa dal Corriere della Sera qualche anno fa).

Il dibattito su come redistribuire la ricchezza

C’è un ampio dibattito su come tassare l’estrema ricchezza. Su come redistribuirla per finanziare lo Stato sociale o la transizione ecologica e digitale. Sta facendo molto discutere negli Stati Uniti la proposta del presidente Usa Joe Biden di tassare con un aliquota minima del 25% i redditi dei detentori di patrimoni superiori a 100 milioni di dollari. Anche a Bruxelles il tema sta tracimando: c’è una raccolta di firme in atto (già 200mila) per una proposta di direttiva comunitaria per una imposta patrimoniale volta a finanziare la transizione ecologica. Senza dimenticare l’ultimo rapporto sull’evasione fiscale globale dell’EU Tax Observatory che propone una minimum tax da prelevare annualmente con una aliquota del 2% sui patrimoni eccedenti 1 miliardo di euro. 

La proposta di 134 economisti con Oxfam

Di recente 134 economisti italiani hanno chiesto di applicarla redigendo un manifesto, con la collaborazione di Oxfam e una raccolta firme. Una tassa patrimoniale sui super-ricchi è stata sostenuta di recente anche dal ministro delle finanze francese Le Maire e più recentemente, in un articolo pubblicato dal Guardian lo scorso 25 aprile, dai ministri delle finanze di Germania, Spagna, Sudafrica e Brasile. Sullo sfondo vi è l’attesa di un passaggio di patrimoni intragenerazionale entro il 2045 da parte di chi è nato prima del 1964 che, solo negli Stati Uniti, secondo uno studio di Cerulli Associates recentemente citato dal Financial Times, è stimato in circa 90 trilioni di dollari.

La premessa

«In questo mondo nulla è certo tranne la morte e le tasse», diceva Benjamin Franklin. I miliardari potrebbero non aver ancora raggiunto l’immortalità, ma sono certamente diventati più agili nell’evitare le tasse. «Negli ultimi decenni, la globalizzazione ha aperto nuove possibilità di elusione fiscale sfruttate da individui facoltosi in tutto il mondo – e per troppo tempo questo è stato accettato come un inevitabile sottoprodotto», segnala il premio Nobel Joseph Stiglitz che con Jayati Ghosh, sono i due Co-presidenti della Commissione indipendente per la riforma della tassazione internazionale delle imprese.

Le ragioni dell’elusione

Ciò è in parte dovuto al fatto che le tasse sui ricchi sono state ridotte nel tempo. In precedenza, tasse più elevate sugli utili societari colpivano i ricchi, poiché questa era una delle principali fonti di reddito. E la ricchezza trasmessa agli eredi era soggetta all'imposta sulla successione. Ma entrambe le tasse sono state tagliate negli ultimi decenni. «Nel 2018, l’aliquota massima dell’imposta sulle società negli Stati Uniti è scesa dal 35% al 21%. L'imposta di successione è quasi scomparsa; rispetto alla ricchezza delle famiglie statunitensi, oggi genera solo un quarto delle entrate fiscali raccolte negli anni ’70», rilevano gli autori.

E’ il momento di cambiare

«È tempo di cambiare questa situazione. La proposta del presidente Biden – la Billionaire Minimum Income Taxdi richiedere alle famiglie con un patrimonio superiore a 100 milioni di dollari di pagare un’imposta minima annuale del 25% sul loro reddito totale, comprese le plusvalenze realizzate e non realizzate, garantirebbe che i super-ricchi inizino pagando la loro giusta quota (anche in quel caso, l’aliquota fiscale affrontata da uno speculatore di hedge fund sarebbe inferiore a quella pagata da un duro chirurgo con reddito comparabile). Poiché la ricchezza può essere facilmente trasferita da un paese all’altro, generando esternalità transfrontaliere, è necessario anche un coordinamento internazionale per garantire che ogni paese possa imporre una tassa minima sui propri super-ricchi in modo efficace», scrivono Stiglitz e Ghosh.

La proposta di Biden e Yellen

Sostenere l’iniziativa del G20 del Brasile contribuirebbe notevolmente a sostenere gli sforzi del presidente Biden e del segretario Yellen per tassare gli ultra-ricchi e ridurre gli attuali livelli estremi di disuguaglianza. «La cooperazione globale nella condivisione delle informazioni e i requisiti di trasparenza, inclusa la divulgazione obbligatoria della titolarità effettiva dei beni, è importante se si vuole che tali tasse vengano applicate in modo efficace. Tali misure rendono più difficile per gli ultra-ricchi nascondere i propri soldi», ammettono Stiglitz e Ghosh.

I proventi destinati all’emergenza climatica

Garantire che i miliardari paghino la giusta quota di tasse e stabilire standard minimi globali in tutti i Paesi consentirebbe agli Stati Uniti e ad altri paesi di raccogliere miliardi di dollari per soddisfare bisogni urgenti, tra cui la lotta alle pandemie, la lotta al cambiamento climatico e la lotta alla disuguaglianza.

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