ILVA, le cose che mi fanno arrabbiare
a. Il fatto che fino alla settimana scorsa praticamente non se ne parlava a livello nazionale e si era tutti concentrati sugli utilissimi e riservatissimi sondaggi sull'Emilia-Romagna a tre mesi dal voto. Eppure, dalla lettura dei media locali si era ampiamente capito dove si sarebbe andati a parare.
b. il fatto che tutto quello che sta succedendo non è un fulmine a ciel sereno: si sapeva che la fabbrica è in perdita per due milioni di euro al giorno, si sapeva che esistono impianti che producono lo stesso tonnellaggio di acciaio con migliaia di dipendenti in meno (Gent), si sapeva che il mercato dell'acciaio è in contrazione profonda in tutto il mondo, si sapeva che almeno due altiforni di fatto non avrebbero garantito la produzione. Eppure lo si è trattato come un fulmine a ciel sereno.
c. lo scudo penale no, lo scudo penale sì, lo scudo penale no, e adesso "tutti per lo scudo penale". Al netto dell'opinione personale di ciascuno (io penso che sia giusto non far pagare le colpe degli altri retroattivamente, ma non so quale sia lo strumento giuridico migliore per garantire questo diritto), penso che questo balletto sia potenzialmente letale per la credibilità internazionale dell'Italia. Chi viene a investire in un paese che sta clamorosamente dicendo al mondo che può cambiare le regole del gioco anche più volte nel corso di poche settimane? Voi firmereste un contratto in cui c'è la possibilità che le condizioni cambino in corsa e in modo unilaterale?
d. il fatto che la politica non abbia fatto tutto il necessario affinché i cittadini di Taranto non si trovassero davanti alla scelta 'o lavoro o salute'. Provate ad applicare questo dilemma alla vostra personale vita quotidiana, provate a pensare a come reagireste se vi dicessero che per avere un lavoro dovete per forza accettare il rischio di avere più probabilità di ammalarvi. 'O lavoro o salute' non è democrazia, è l'abbandono di una comunità a sé stessa.