Niente di davvero importante. Certi pensieri vengono solo il lunedì sera, quando gli amici sono spariti l'uno all'altro dal sabato notte, nei bar si mettono presto le sedie sui tavoli e le donne sono chiuse in casa. Si pensa a cose lasciate indietro più che a quelle avanti. Si cerca tra la nebbia un sentiero, specialmente se da posti di nebbia si viene e a quelli, senza volerlo, certi lunedì sera si ritorna. Si pensano certi pensieri come questo: povero Cesare Pavese, povero ragazzo triste. Nessuno può invidiare nulla a Pavese: qualsiasi cosa possa essere, talento, intelligenza, fama, non vale il prezzo di tanta solitudine. Nulla tranne una cosa. Avere un'amica che possa pensare e scrivere di te cose come queste.
"La città che era cara al nostro amico è sempre la stessa: c'è qualche cambiamento, ma cosa da poco: hanno messo dei filobus, hanno fatto qualche sottopassaggio. Non ci sono cinematografi nuovi. Quelli antichi ci sono sempre, coi nomi di una volta: nomi che ridestano in noi, a ripeterli, la giovinezza e l'infanzia. Noi, ora, abitiamo altrove, in un'altra città tutta diversa, e più grande: e se ci incontriamo e parliamo della nostra città, ne parliamo senza rammarico d'averla lasciata, e diciamo che non potremmo più viverci. Ma quando vi ritorniamo, ci basta attraversare l'atrio della stazione, e camminare nella nebbia dei viali, per sentirci proprio a casa nostra; e la tristezza che ci ispira la città ogni volta che vi ritorniamo, èin questo sentirci a casa nostra e sentire nello stesso tempo che noi, a casa nostra, non abbiamo più ragione di stare; perché qui a casa nostra nella nostra città, nella città dove abbiamo trascorso la giovinezza, ci rimangono ormai poche cose viventi, e siamo accolti da una folla di memorie e di ombre.
La nostra città, del resto, è malinconica per sua natura. Nelle mattine d'inverno, ha un suo particolare odore di stazione e fuliggine, diffuso in tutte le strade e tutti i viali; arrivando al mattino, la troviamo grigia di nebbia, e ravviluppata in quel suo odore. Filtra qualche volta, attraverso la nebbia, un sole fioco, che tinge di rosa e di lilla i mucchi di neve, i rami spogli delle piante. La natura essenziale della città è la malinconia: il fiume, perdendosi in lontananza, svapora in un orizzonte di nebbie violacee, che fanno pensare al tramonto anche se è mezzogiorno; e in qualunque punto si respira quello stesso odore cupo e laborioso di fuliggine e si sente il fischio dei treni.
La nostra città rassomiglia, noi adesso ce ne accorgiamo, all'amico che abbiamo perduto e che l'aveva cara; è, come lui, laboriosa, aggrondata in una sua operosità febbrile e testarda; ed è nello stesso tempo svogliata e disposta a oziare e a sognare".
Pensieri da lunedì sera. Niente di davvero importante.
(Natalia Ginzburg, Le piccole virtù, Einaudi, 11 euro)