Hanno spodestato Cosa nostra negli Usa. Sono alleati con messicani e colombiani. Monopolizzano l'import di coca in Europa. Colonizzano le risorse dell'Africa. Rapporto sull'impero della mafia calabrese
L'America è sempre più cosa loro. Per il governo di Washington,
le 'ndrine calabresi rappresentano una "crescente minaccia", al
pari dei terroristi di Al Qaeda o del ritorno in azione dei
guerriglieri del Pkk, il partito separatista curdo. Se le
tradizionali famiglie di Cosa nostra fanno fatica a svecchiare gli
organici, la 'ndrangheta investe nella produzione di foglie di coca
con i paramilitari colombiani e gestisce ingenti partite di droga
con i Los Zetas, il braccio armato del più potente e sanguinario
cartello messicano, quello del Golfo, che ormai controlla l'intera
distribuzione di cocaina negli Stati Uniti.
E' solo una delle facce della 'nuova Gomorra', che dalla Calabria
si espande in quattro continenti: dopo avere colonizzato l'Europa
adesso si allarga nelle Americhe e in Africa. Unendo armi e soldi,
violenza e investimenti, è sempre un passo avanti rispetto agli
investigatori: dalle miniere congolesi del coltan, minerale
fondamentale per i telefonini di ultima generazione,
all'infiltrazione negli appalti dell'Expo di Milano 2015 (vedi
articolo a pagina 42).
La scoperta dell'America Da New York a Miami, la 'ndrangheta si è
ormai allargata a macchia d'olio. Quella che un tempo in Florida
per la sua invisibilità veniva paragonata all'altra faccia della
luna, oggi è una delle poche organizzazioni criminali capace di
fornire capitali in una economia fortemente spossata dalla crisi.
Negli States segnati dalla recessione comprano tutto, come
succedeva in Germania agli inizi degli anni Novanta, dopo la caduta
del muro di Berlino, quando la 'ndrangheta intuì il grande
business della riconversione di una delle aree industriali più
grandi del continente, dove, oltre un secolo prima, era nato il
capitalismo tedesco. Ma l'intera Europa orientale allora diventò
terra di conquista. Uno dei globetrotter della 'ndrangheta venne
fermato con 2.600 miliardi delle vecchie lire mentre nell'ex Unione
Sovietica stava cercando di acquistare una banca, una raffineria di
petrolio e un'acciaieria. Adesso invece l'Eldorado è il Nord
America spossato dal credit crunch.
Oggi negli Stati Uniti la 'ndrangheta comanda senza dare ordini. E
comunica senza parlare. Come è successo recentemente a Manhattan,
dove un broker delle 'ndrine è stato avvistato al tavolo di un
ristorante, in compagnia di tre trafficanti. Il broker calabrese e
i tre narcos messicani, dopo aver ordinato del pesce, hanno
cominciato a scambiarsi messaggi di testo con il Blackberry
attraverso il ptt - push to talk -, uno dei pochi sistemi che, come
il software di Skype, non è intercettabile. Rimanendo praticamente
in silenzio per tutto il pasto, tra un'aragosta e un cocktail di
gamberi, si sono messaggiati per concludere i loro affari.
High tech e vincoli di sangue: la forza della 'ndrangheta sta
proprio nella capacità di adattarsi a qualunque situazione, senza
mai snaturarsi, senza mai venir meno a quel modello di società con
regole e valori che, dalla seconda metà dell'Ottocento, si
tramandano di padre in figlio. "Le parentele sono le uniche
stratificazioni ammesse nella gerarchia delle 'ndrine", spiega
Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della direzione distrettuale
Antimafia di Reggio Calabria, uno dei magistrati più esposti nella
lotta alla 'ndrangheta: "E' una realtà omogenea, difficilmente
penetrabile dall'esterno, in grado di rigenerarsi, consolidarsi ed
espandersi mediante unioni matrimoniali e comparaggi con esponenti
di altre famiglie". A New York come a Duisburg, a Toronto come ad
Amsterdam.
Fronte del Golfo L'alleanza con i narcos messicani rappresenta la
nuova frontiera, una superlega di boss che non si scompone neanche
dopo il sequestro di sessanta milioni di dollari o la perdita di 16
tonnellate di cocaina e 25 tonnellate di marijuana, come è
successo pochi mesi fa nel corso dell'operazione Solare, coordinata
dalla procura distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta
in collaborazione con la Drug enforcement administration (Dea),
l'antidroga americana. In Messico, da alcuni anni, l'odore di
sangue rappreso sa di ferro rugginoso. Come quello delle armi usate
per spartire torti e ragioni in una guerra civile per il controllo
del traffico di droga, un giro da 25 miliardi di dollari che
soltanto nel 2008 ha causato più di 5.400 morti. In Italia la
cocaina gestita dai narcos messicani arrivava nascosta su piccoli
aerei commerciali o in container che viaggiavano a bordo di navi. I
pagamenti venivano effettuati con il sistema del money transfer
attraverso le agenzie Western Union. Più creativo era invece il
meccanismo per aggirare i controlli della Dea. Lungo il confine
erano state costruite gallerie con ascensori e minirotaie, ma
spesso la neve arrivava nel mercato più ricco del mondo grazie a
semisommergibili, motoscafi e piccoli jet intestati a prestanomi.