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attualità

La nuova Gomorra

di Antonio Nicaso

Hanno spodestato Cosa nostra negli Usa. Sono alleati con messicani e colombiani. Monopolizzano l'import di coca in Europa. Colonizzano le risorse dell'Africa. Rapporto sull'impero della mafia calabrese

(19 marzo 2009)
L'America è sempre più cosa loro. Per il governo di Washington, le 'ndrine calabresi rappresentano una "crescente minaccia", al pari dei terroristi di Al Qaeda o del ritorno in azione dei guerriglieri del Pkk, il partito separatista curdo. Se le tradizionali famiglie di Cosa nostra fanno fatica a svecchiare gli organici, la 'ndrangheta investe nella produzione di foglie di coca con i paramilitari colombiani e gestisce ingenti partite di droga con i Los Zetas, il braccio armato del più potente e sanguinario cartello messicano, quello del Golfo, che ormai controlla l'intera distribuzione di cocaina negli Stati Uniti.

E' solo una delle facce della 'nuova Gomorra', che dalla Calabria si espande in quattro continenti: dopo avere colonizzato l'Europa adesso si allarga nelle Americhe e in Africa. Unendo armi e soldi, violenza e investimenti, è sempre un passo avanti rispetto agli investigatori: dalle miniere congolesi del coltan, minerale fondamentale per i telefonini di ultima generazione, all'infiltrazione negli appalti dell'Expo di Milano 2015 (vedi articolo a pagina 42).

La scoperta dell'America Da New York a Miami, la 'ndrangheta si è ormai allargata a macchia d'olio. Quella che un tempo in Florida per la sua invisibilità veniva paragonata all'altra faccia della luna, oggi è una delle poche organizzazioni criminali capace di fornire capitali in una economia fortemente spossata dalla crisi. Negli States segnati dalla recessione comprano tutto, come succedeva in Germania agli inizi degli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino, quando la 'ndrangheta intuì il grande business della riconversione di una delle aree industriali più grandi del continente, dove, oltre un secolo prima, era nato il capitalismo tedesco. Ma l'intera Europa orientale allora diventò terra di conquista. Uno dei globetrotter della 'ndrangheta venne fermato con 2.600 miliardi delle vecchie lire mentre nell'ex Unione Sovietica stava cercando di acquistare una banca, una raffineria di petrolio e un'acciaieria. Adesso invece l'Eldorado è il Nord America spossato dal credit crunch.

Oggi negli Stati Uniti la 'ndrangheta comanda senza dare ordini. E comunica senza parlare. Come è successo recentemente a Manhattan, dove un broker delle 'ndrine è stato avvistato al tavolo di un ristorante, in compagnia di tre trafficanti. Il broker calabrese e i tre narcos messicani, dopo aver ordinato del pesce, hanno cominciato a scambiarsi messaggi di testo con il Blackberry attraverso il ptt - push to talk -, uno dei pochi sistemi che, come il software di Skype, non è intercettabile. Rimanendo praticamente in silenzio per tutto il pasto, tra un'aragosta e un cocktail di gamberi, si sono messaggiati per concludere i loro affari.

High tech e vincoli di sangue: la forza della 'ndrangheta sta proprio nella capacità di adattarsi a qualunque situazione, senza mai snaturarsi, senza mai venir meno a quel modello di società con regole e valori che, dalla seconda metà dell'Ottocento, si tramandano di padre in figlio. "Le parentele sono le uniche stratificazioni ammesse nella gerarchia delle 'ndrine", spiega Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, uno dei magistrati più esposti nella lotta alla 'ndrangheta: "E' una realtà omogenea, difficilmente penetrabile dall'esterno, in grado di rigenerarsi, consolidarsi ed espandersi mediante unioni matrimoniali e comparaggi con esponenti di altre famiglie". A New York come a Duisburg, a Toronto come ad Amsterdam.

Fronte del Golfo L'alleanza con i narcos messicani rappresenta la nuova frontiera, una superlega di boss che non si scompone neanche dopo il sequestro di sessanta milioni di dollari o la perdita di 16 tonnellate di cocaina e 25 tonnellate di marijuana, come è successo pochi mesi fa nel corso dell'operazione Solare, coordinata dalla procura distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotta in collaborazione con la Drug enforcement administration (Dea), l'antidroga americana. In Messico, da alcuni anni, l'odore di sangue rappreso sa di ferro rugginoso. Come quello delle armi usate per spartire torti e ragioni in una guerra civile per il controllo del traffico di droga, un giro da 25 miliardi di dollari che soltanto nel 2008 ha causato più di 5.400 morti. In Italia la cocaina gestita dai narcos messicani arrivava nascosta su piccoli aerei commerciali o in container che viaggiavano a bordo di navi. I pagamenti venivano effettuati con il sistema del money transfer attraverso le agenzie Western Union. Più creativo era invece il meccanismo per aggirare i controlli della Dea. Lungo il confine erano state costruite gallerie con ascensori e minirotaie, ma spesso la neve arrivava nel mercato più ricco del mondo grazie a semisommergibili, motoscafi e piccoli jet intestati a prestanomi.
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