Leggo su Sail-World che è stato ufficialmente lanciato sul mercato della nautica al Hutchwilco BoatShow il nuovo prodotto della NanoShield, una sorta di decapante per antivegetativa che promette di rivoluzionare la cantieristica marina.
Da quel che ho capito il FoulOff si spalma sull’antivegetativa vecchia e dopo averlo lasciato agire si raschia via assieme a tutto quello che si vuole rimuovere. Pare che fosse uno dei segreti di Alfa Romeo perché garantisce una lavoro uniforme e molto ben definito.
I vantaggio di questo sistema sono ovviamente il risparmio di tempo, l’evitarsi una faticaccia a grattare via con macchinette roto orbitali o con sabbiatrici e non ultimo ovviamente il fatto che non si disperde nell’ambiente nulla di nocivo come invece una rimozione meccanica inevitabilmente fa (a fine post un paio di immagini).
Sempre nell’articolo di Sail-World il comandante dello yacht classico “Lady Gay” dice di aver sperimentato sull’elica il nuovo prodotto trattandone due delle 4 pale e eseguendo il lavoro alla vecchia maniera sulle altre due senza alcuna differenza di risultato ma risparmiando un sacco di fatica.
Continua a leggere: NanoShield FoulOff rivoluziona il modo di rimuovere l’antivegetativa
Sfogliando Sailkarma mi sono fermato a guardare le immagini del loro post dedicato a questo bizzarro accessorio per velai, si tratta di una sorta di rinforzo per le inferiture delle vele che sostanzialmente sostituisce il primo pezzetto di fettuccia per far in modo che questa non si danneggi in manovra.
Il post di sailkarma si limita a copia-incollare il poche informazioni di base, per saperne di più entro nel sito di Folifeed e scopro che i modelli proposti sono due, per la randa e per i fiocchi, spiegazioni dettagliate, schemi, riassunti e fotografie, sembra l’invenzione del secolo! Sono fatti principalmente di Nylon ed hanno una protezione UV, si montano su qualsiasi vela, dalle derive ai grandi yacht ed hanno un design studiato per essere resistente e leggero.
L’idea di fondo non è male, creare un rinforzo pressoché universale per qualsiasi vela facile da applicare e sicuro nella sua realizzazione e montaggio. Non che a me personalmente sia mai capitato di ritrovarmi con la fettuccia stracciata e la randa che svolazza, ma capisco che è una timore che qualcuno può coltivare.
Secondo voi è una cosa utile? Per i dettagli vi rimando al sito-mamma, c’è da leggere per delle mezz’ore!
Sempre da quel calderone di scoperte nautiche che è il Forum degli Amici della Vela vengo a conoscenza del prodotto che vedete testato nel video qui sopra, si chiama StayAfloat e sostanzialmente è una pasta che applicata su praticamente ogni genere di falla di bordo la stagna istantaneamente.
Questo prodotto, forse anche per l’immediatezza della comunicazione video, sta spopolando sulla rete, discussioni in merito sono nate oltre che sul forum sopracitato, anche su “I Velacci” e “Velarossa”, in tutti i casi l’elenco delle adesioni ai gruppi d’acquisto è piuttosto corposo.
Sempre nelle discussioni si sottolinea la presenza di altri metodi per ottenere il medesimo risultato: ci sono i fedelissimi (saggiamente) dei cunei di legno dolce, c’è chi parteggia per i prodotti epossidici e chi invece in modo più pragmatico e risparmioso sostiene che lo stucco per finestre funzioni benissimo. C’è pure chi ha confessato di tenere in barca un sacco di cemento a presa rapida, va bene essere prudenti ma non esageriamo.
Su quali sono gli strumenti giusti del provetto rigger (una volta si chiamava attrezzista) si potrebbe scrivere un libro, che sia lo sporadico uso del navigante della domenica o il professionista più spinto del mondo, avere gli arnesi del mestiere che funzionano è fondamentale, soprattutto se ci si trova a svariati metri d’altezza appollaiati in un bansigo.
Con l’avvento delle nuove fibre sintetiche molti dei professionisti si son trovati di fronte ad un vero problema: come si tagliano i vari Spectra, Vectran, Dyneema etc? Fin che i diametri sono contenuti nella maggior parte dei casi fila tutto liscio, quando invece si aumenta la dimensione e soprattutto il numero di tagli da eseguire gli strumenti tradizionali cominciano a mostrare i propri limiti.
Le fibre di nuova generazione sono molto più resistenti - sennò cosa le avrebbero inventate a fare? – e i tradizionali coltelli tendono ad avere delle difficoltà. Ecco che Brion Toss Yacht Riggers se ne esce con un coltello apposito in ceramica, richiudibile e pensato ad hoc per lavorare in barca.
Mica una novità i coltelli in ceramica, ne vedo nelle cucine da anni, com’è che a nessuno era mai venuto in mente di portarlo in barca! Tiene il filo per più tempo, non arrugginisce, è leggero ed è formidabile anche per tagliare il salame. Qui la pagina di Brion Toss Yacht Riggers con il catalogo on-line dei loro prodotti, il coltello in ceramica costa 69 $, secondo me sono ben spesi.
Il pensiero trasversale e la globalizzazione sono alla base di questo video che gira in rete da qualche giorno suscitando curiosità ed anche ammirazione.
La prima caratteristica è dettata dal fatto che una ditta norvegese produttrice di pontili (chiedo venia, non son riuscito a risalire al nome dell’azienda) ha scelto degli ammortizzatori pensati per il semplice ormeggio di imbarcazioni, per ormeggiare i propri frangiflutti galleggianti di cemento. La globalizzazione ha portato a scegliere degli ammortizzatori prodotti da una azienda italiana, Nautica Italiana che si identifica col brand Inmare.
Da tutto questo nasce un test molto severo in cui una mareggiata di discreta intensità nel Mare del Nord strapazza non poco un pontile di cemento di qualche tonnellata assicurata con alcuni ammortizzatori Nereide montati su appositi supporti. Che altro dire? complimenti a Inmare e il suo ideatore Livio Pigini che ha superato confini geografici ed ideologici con una buona idea.
Via | ItaliaVela
Hanno disalberato settimana scorsa ma non parevano più di tanto preoccupati, oggi scopriamo il perché: quelli di BMW Oracle avevano in cantiere, praticamente pronta quella roba lì che vedete nelle foto, si tratta di un albero/vela alare che verrà testata sul BOR90 o DogZilla a fine settimana.
Tanto per avere un’idea di che cosa significa un aggeggio del genere, è lungo 190 piedi che sono circa 57 metri, per avere un confronto le ali di un Boeing747 sono solo 102 piedi (31 metri)… mica fuffa.
Via | Comunicato stampa
Facevo un po’ di web surfing e son capitato sul sito di questo produttore olandese (che non conoscevo, chiedo venia se è famosissimo) di accessori plastici per la nautica, incuriosito dalla grafica antidiluviana del sito e dalle prime immagini me lo sono guardato un po’ tutto, ci sono cose stupende.
Leggendo la storia scopro che Majoni è l’oldest rotation moulding manufacturer in the world, mica male, ma passiamo al succo della questione, tra le proposte ci sono quattro linee di prodotti diversi: parabordi, parabordi speciali, boe e “altro”.
Nella prima e nella terza categoria ci sono cose abbastanza convenzionali, nella seconda invece si trovano soluzioni bizzarre e volendo anche geniali: tra le molte cose c’è un parabordo coi buchi che fa da scaletta per risalire dal mare e un parabordo con forme femminili, bello ma probabilmente poco pratico (entrambi nell’immagine).
Nella sezione “Other” invece troviamo oggetti vari che sono più o meno ispirati dalle linee precedenti, come nel caso della poltrona a forma di parabordo che vedete sopra, però si trovano anche cose ben più bizzarre come un elefante di plastica di cui mi sfugge lo scopo e un fantomatico ZZZIDT-object che non ci è dato sapere cosa sia, però è bellissimo!
È un po’ che vedo in giro articoli che parlano di questa passerella, ammetto che la cosa mi ha stuzziacato, la passerella in porto è cosa fondamentale ma in navigazione diventa uno degli oggetti più odiosi da tenere a bordo: è brutta, scomoda, ingombrante e pesante.
Escludendo di avere una barca abbastanza grande o lussuosa da avere la passerella retrattile motorizzata o qualsivoglia trappola a scomparsa, l’idea di Plastimo di fare una passerella “umana” ma che fosse comoda da richiudere e anche non orripilante da vedere ci piace parecchio.
Resta tuttavia un dubbio, leggendo la scheda tecnica si legge che il carico massimo è di 100 kg, un po’ pochino. Al di là del fatto che ci sono persone che anche da sole pesano più di un quintale bisogna considerare che dalla passerella passa praticamente tutto quello che c’è in barca, anche le cose pesanti come l’autogonfiabile e i sacchi delle vele.
Resta sicuramente un arnese interessante per la versatilità, restando consci dei limiti strutturali, dopo il salto le caratteristiche tecniche.
La catena del corpo morto quando non è in uso o in caso di bassa marea tende a “sfregare” (passatemi il termine) il fondale causando la desertificazione dell’area circostante il blocco di cemento a cui in genere è ancorata. Fa sempre meno danno di un’ancora che ara ma immaginiamoci un campo boe (in Italia ce ne sono sempre troppo pochi) con decine di corpi morti…
Per questo i tipi di Advanced Mooring Technology si sono inventati EzyRider Mooring, un corpo morto che grazie ad un meccanismo che permette alla boa di scorrere lungo un asse verticale riesce a tenere la catena sempre in tensione, sia in riposo che in fase di lavoro, sia con l’alta che con la bassa marea.
Potrebbe essere un’ottima soluzione per preservare, per esempio, le nostre praterie di posidonie permettendoci allo stesso tempo di godere della bellezza di ampie porzioni delle nostre meravigliose aree marine protette.
Via | www.sail-world.com
Questo trasporto eccezionale è partito dalla Hall Spars & Rigging con destinazione i Cantieri della Wally, sul camion ci sono ben tre alberi: il più grande in due pezzi è lungo 176 piedi ed è destinato da un Wally 130, il secondo è quello che si vede sopra ed è lungo 148 piedi con cui verrà armato un Wally 101 e il più “piccolo” è di soli 121 piedi per un Wally 80.
Per vedere la foto ingrandita cliccateci sopra.
Via | Scuttlebutt