E’ salito a nove il numero delle vittime della strage compiuta, poco dopo le 7 del mattino, a Manchester, nello Stato americano del Connecticut: Omar Thornton, camionista impiegato presso il magazzino per la distribuzione della birra, la Hartford Distributors, nei giorni scorsi era stato invitato a dimettersi dopo l’ennesimo richiamo per motivi disciplinari.
Questa mattina, però, con la scusa di incontrare i responsabili, il 34enne è arrivato in sede armato di fucile calibro 223 ed ha aperto il fuoco contro le persone presenti, che in quel momento erano più di 50.
Nove persone sono morte (una di loro è deceduta in ospedale), mentre almeno sei sono rimaste ferite.
L’omicida ha poi cercato di dar fuoco all’edificio e, all’arrivo delle autorità, si è tolto la vita sparandosi.
Era ubriaco e in preda alla rabbia per un litigio l’uomo che domenica, nel nord della Cina, si è messo alla guida di un trattore falciando dodici persone dopo aver travolto auto, negozi e tutto quello che incontrava sul suo cammino.
Secondo quanto riportato dalla BBC, Li Xianling, 38 anni, ha ucciso un cliente con cui aveva avuto una violenta lite in un deposito di carbone a Hongyuan. Poi è salito su un potente trattore e ha attraversato la città. Dopo un’ora di follia, undici vittime e venti feriti, la sua corsa è terminata in un campo, dove è stato arrestato. Ora rischia la pena di morte.
Via | BBC
Massacro in Inghilterra, a Fordingbridge, cittadina di poco più di 6 mila persone nell’area di New Forest, nell’Hampshire.
Le autorità sono state allertate poco intorno alle 11 di questa mattina, una telefonata li ha avvisati della presenza di 4 cadaveri in un’abitazione.
Padre, madre e figlie di 1 e due anni, tutti morti. Stando alle prime indiscrezioni, l’autore del massacro sarebbe stato il padre, che avrebbe sgozzato prima la moglie, poi le due bambine e infine si sarebbe tolto la vita, non è chiaro in che modo.
Continua a leggere: UK: padre uccide la moglie e le due figlie piccole, poi si toglie la vita
Wikileaks - ne parlava stamattina polisblog - rende pubblici nuovi documenti segreti della guerra in Afghanistan e, inevitabile, scoppia la polemica con il governo americano che accusa l’organizzazione di minare la sicurezza del paese.
Gli Stati Uniti condannano fermamente la rivelazione di informazioni riservate da parte di individui e organizzazioni che possono mettere in pericolo le vite degli americani e dei loro alleati, e minacciano la sicurezza nazionale.Wikileaks non ha fatto nessun passo per contattarci rispetto a questi documenti: il governo degli Stati Uniti è venuto a sapere della loro pubblicazione dalla stampa (…).
In tutto si tratta di quasi 92.000 documenti, per sei anni di guerra, ma finora solo 77.000 sono stati “rilasciati”. La restante parte è stata “sospesa” per proteggere la fonte (o le fonti) fanno sapere dall’organizzazione.
Strage in famiglia a Staten Island, New York, compiuta da un ragazzino di appena 14 anni, CJ Jones, già segnalato in passato per alcuni episodi di violenza.
Stavolta il giovane ha perso la testa e, secondo una prima ricostruzione, avrebbe tagliato la gola alle due sorelline, Melony e Brittany, di 7 e 10 anni, ed ha dato fuoco alla sua abitazione.
Poi, sempre secondo gli inquirenti, si è tolto la vita tagliandosi la gola con lo stesso rasoio usato per uccidere le sorelle.
Quando i vigili del fuoco sono giunti sul posto, si sono accorti che in casa c’erano anche la madre del 14enne, Leisha Jones, 33 anni, e il fratellino Jermaine, 2 anni.
Se entro 15 giorni la Drug Enforcement Administration (DEA) e l’FBI non smetteranno di indagare sull’attentato di giovedì scorso, ci saranno sicuramente nuovi attentati.
E’ questo l’ultimatum lanciato dai narcos messicani alle due agenzie statunitensi, che da qualche giorno stanno indagando sull’autobomba che giovedì a Ciudad Juarez ha ucciso quattro persone, tra cui due poliziotti.
Era la prima volta che i narcos utilizzavano esplosivo C-4 nei loro attentati e per questo motivo sono intervenuti gli americani: dove è stato reperito l’esplosivo? Ne avranno altro?
Finora si è scoperto che i narcos lo hanno rubato in un impianto minerario dove, secondo le agenzie, ce n’è molto altro.
Nuevo Laredo è la capitale dello stato messicano di Tamaulipas, uno dei più colpiti dalle drug wars.
Il video che vedete qui sopra, SCONSIGLIATO A CHI SI IMPRESSIONA FACILMENTE, è stato appena diffuso e mostra il risultato di una sparatoria avvenuta lo scorso 16 giugno.
I narcos si sono scontrati con l’esercito e nella sparatoria sono morte 12 persone. Altre 21 sono rimaste ferite.
Continua a leggere: Video: scontro in Messico tra narcos ed esercito. 12 morti e 21 feriti
Ancora un weekend di sangue in Messico, sempre più dilaniato dalle drug wars, le guerre tra bande di narcotrafficanti che si contendono il territorio.
A Torreon, capitale dello stato di Coahuila, almeno 17 persone sono state uccise da un commando armato: tutti giovani tra i 20 e i 30 anni che stavano partecipando ad una festa.
Il commando - non è ancora stata accertata l’identità del gruppo - è arrivato nel centro residenziale “Quinta Italia Inn” a bordo di cinque veicoli.
Armati di fucili automatici Ar15 e Ak-47, i narcos hanno iniziato a sparare all’impazzata.
Continua a leggere: Strage in Messico: i narcos uccidono 17 persone ad un festa
La drug war continuano a dilaniare il Messico, con conflitti sempre più frequenti da una parte all’altra del Paese.
Se finora le diverse fazioni politiche si sono accusate a vicenda di aver favorito questa situazione, adesso il Presidente Felipe Calderón, del Partito d’Azione Nazionale, ha chiesto di unire le forze nella lotta contro il narcotraffico.
Calderón si è rivolto a tutti - ai vari partiti politici, ai giudici, ai legislatori, agli uomini d’affari e ai giornalisti - chiedendo con urgenza un incontro per discutere di un’efficace risposta contro il problema nei narcos.
Vista la sfida che ci troviamo di fronte, non possiamo permetterci che gli ideali politici ci separino. Invito tutti coloro che credono e difendono la democrazia, a un dialogo su questa e altre sfide che il Messico affronta in maniera diretta, perché arrivi una risposta unita e ferme, di fronte a coloro che attentano contro la vita democratica e la pace dei messicani. Dobbiamo formare un fronte comune contro i cartelli della droga e i Los Zetas, principali colpevoli della situazione odierna.
E’ finita ieri a Kingston, in Giamaica, la latitanza del 41enne Christopher “Dudus” Coke, considerato dagli Stati Uniti come uno dei narcotrafficanti più pericolosi del mondo.
La sua cattura era solo questione di tempo: nell’ultimo mese, infatti, due quartieri della città erano stati al centro di violenti scontri tra le autorità locali e gli uomini di Coke, che si sono lasciati dietro almeno 76 morti.
Ieri l’arresto, avvenuto in una zona periferica della città, e quasi sicuramente l’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia di venir condannato all’ergastolo.
Coke, come riportano i principali quotidiani statunitensi, è considerato il leader del cartello Shower Posse, organizzazione criminale di ispirazione mafiosa caratterizzata dall’eccessivo uso di violenza.