Nel giugno dello scorso anno aveva fatto parecchio discutere la riduzione della condanna per il 35enne Stefano Lucidi, che il 22 maggio del 2008 investì lo scooter sul quale stavano viaggiando Alessio Giuliani e la sua fidanzata Flaminia Giordani, di 22 e 23 anni, uccidendoli.
In primo grado era stato condannato a 10 anni di carcere per omicidio volontario, ma in appello il capo d’accusa fu derubricato in omicidio colposo e la pena fu ridotta a 5 anni.
L’ultima speranza per i familiari delle due vittime era il terzo grado di giudizio, che non ha portato l’esito sperato.
La IV sezione penale della Cassazione, infatti, ha confermato la condanna a cinque anni di reclusione per quello che è ormai conosciuto come il “pirata della strada di via Nomentana” che, è bene ricordarlo, stava guidando senza patente ed è passato con il semaforo rosso.
Si è concluso con una condanna a 15 anni di carcere il processo che ha visto imputato un mantovano di 34 anni, accusato di violenza sessuale ai danni della figlia di 5 anni e della figliastra di 13.
Sei anni e mezzo sono stati dati per le violenze sulla figliatra, che oggi ha 20 anni, 7 anni e mezzo per quelle sulla figlia.
A questi quattordici anni ne è stato aggiunto un altro per i maltrattamenti sulla figlia e sull’altro figlio, spesso chiuso in uno sgabuzzino buio per punizione. Assolto, invece, dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della figliastra.
L’uomo, a cui è stata tolta la potestà genitoriale, dovrà inoltre versare una provvisionale di 130 mila euro e non potrà più mettere piedi nei pubblici uffici.
Via | La Gazzetta di Mantova
L’ha tenuta prigioniera in cantina per anni, senza farle mai vedere la luce del sole, l’ha violentata infinite volte, l’ha messa incinta ed ha tenuto sequestrati due dei figli nati da quei rapporti. E ora, come se non bastasse, chiede anche dei soldi.
Stiamo parlando del mostro di Amstetten Josef Fritzl, condannato all’ergastolo nel marzo dello scorso anno, pena da scontare in un istituto psichiatrico.
La BBC ha rivelato che da circa 11 mesi, Fritzl scrive alla figlia Elisabeth chiedendole soldi: circa 3000 euro al mese per poter “studiare da avvocato e potersi così difendere da solo“.
Ogni due settimane Elisabeth si vede recapitare lettere da parte dell’uomo che sta cercando di dimenticare. Lei, come è facile immaginare, continua ad ignorare le missive.
Goel Ratzon, israeliano di 60 anni, è il leader di una setta da più di dieci anni, sostiene di essere onnipotente, di poter maledire le persone e guarirle e dal 1972 è riuscito a costruirsi un vero e proprio harem.
Ventitrè mogli, 59 figli e ora sulla sua testa pendono pesanti accuse che vanno da violenza sessuale a stupro, sodomia e riduzione in schiavitù.
Stando a quanto riporta la CNN, Ratzon, arrestato il mese scorso dopo che una delle donne ha accettato di collaborare con la polizia, aveva costretto le sue moglie a tatuarsi il suo nome e una sua immagine sulle braccia e ai 59 figli ha dato dei nomi derivanti dal suo.
Ratzon è riuscito pian piano a manipolare le menti delle sue mogli, ottenendo così “il controllo completo delle loro vite, dei loro desideri, delle loro emozioni e delle loro azioni“.
Era il 23 aprile del 2008 quando la signora Maria Loddo, classe 1966, cercò di uccidere il marito, molto più anziano di lei, iniettandogli una dose massiccia di mercurio.
L’uomo, che era ricoverato in Pneumologia all’ospedale Binaghi di Cagliari, fu salvato da un’infermiera e la donna, qualche settimana più tardi, fu arrestata con l’accusa di tentato omicidio.
Il movente fu presto scoperto. La Loddo aveva un amante, Duilio Fadda, e da tempo esercitava a Quartu un’attività di cui il marito non sapeva nulla: massaggi particolari, sotto falso nome.
In queste settimane si sta svolgendo il processo, con rito abbreviato, che la vede imputata. Ieri l’accusa ha pronunciato la sua arringa, definendo la donna “molto pericolosa e incline al delitto“.
Stupro, tentato stupro, sodomia, relazione sessuale consensuale proibita, atti osceni in luogo pubblico e molestie sessuali. Sono queste le accuse mosse nei confronti di Avinoam Braverman, pedofilo 34enne di Tel Aviv, in Israele.
Le accuse fanno riferimento soltanto a quattro ragazzine, tutte di età inferiore ai 15 anni, ma gli investigatori hanno rivelato che tra il 2007 e il 2009 Braverman avrebbe chattato con almeno mille minorenni e fatto sesso virtuale con almeno dodici di loro.
Aveva un proprio modus operandi: entrava in siti internet frequentati prevalentemente da ragazzine, diceva di avere 9 anni in meno di quelli che effettivamente aveva ed iniziava a chattare con le minorenni.
Partivano i complimenti e spesso riusciva ad entrare in simpatia con le sue possibili vittime: dava quindi inizio a conversazioni piccanti che in alcune occasioni continuavano con scambio di immagini erotiche e, nei quattro casi sopra citati, con dei veri e propri incontri.
Il waterboarding, forse lo sapete già, è una forma di tortura che consiste nell’immobilizzazione del soggetto (i piedi si devono trovare più in alto della testa) e nel versargli dell’acqua in faccia, in modo da provocare una situazione di annegamento.
E’ stata definita una “tecnica di interrogatorio professionale“, ma è stata anche accertata la sua pericolosità: può causare danni polmonari, neurologico e, in caso di uso prolungato, anche alla morte.
Tutto questo per introdurre la vicenda di un soldato americano che ha usato questa forma di tortura su sua figlia, di appena 4 anni, perché non era in grado di recitare l’alfabeto.
Lui si chiama Joshua Tabor, ha 27 anni ed è stato egli stesso ad ammettere tutto: ha detto di essere arrabbiato e di aver scelto il waterboarding proprio perchè sua figlia era terrorizzata dall’acqua.
Si è concluso ieri a Glasgow con una condanna a vita il processo che vedeva imputato il 26enne Thomas Smith, ex soldato che nel marzo dello scorso anno stuprò ed uccise due sue vicine di casa, la 43enne Diane e sua figlia, di appena 10 anni.
Le invitò a casa sua e di punto in bianco diede il via alle violenze: stuprò la bambina e, la torturò e la strangolò con una cavo per console e allo stesso modo uccise la madre.
Poi si liberò dei due corpi scaricando quello della bambina in un fiume e quello della madre nella boscaglia a circa quattro miglia dalla loro abitazione.
Smith aveva dei precedenti per molestie sessuali ai danni di un’altra bambina di 10 anni: aveva scontato sei mesi in carcere nel 2006 e una volta uscito si era trasferito in Scozia, dove aveva iniziato una nuova vita.
Nuova ondata di fango sui servizi sociali del distretto di Doncaster, in Inghilterra. Dopo lo scandalo dei due fratellini torturatori di Edlington, condannati pochi giorni a cinque anni di carcere, un nuovo caso è emerso in queste ultime ore.
Si tratta della vicenda di due sorelline, che ora hanno 8 e 10 anni, costrette per quattro anni a subire una serie di torture da parte della madre e del suo compagno. Le piccole venivano picchiate quasi quotidianamente con cinture e ciabatte, private del cibo per giorni, mandate a scuola coperte di pidocchi.
Gli assistenti sociali in un primo momento erano intervenuti inserendo le bambine nel registro dei minori a rischio. I controlli si sono poi diradati sempre di più e dopo sei mesi furono rimosse da tale registro, come se l’allarme fosse rientrato.
Ovviamente così non è stato e gli abusi sono andati avanti e alla fine le persone che erano spesso a contatto con le due bambine - la nonna e le insegnanti - sono intervenute denunciando l’aggravarsi della situazione.
Ancora narcotrafficanti, ancora appesi ai ponti. Dopo la serie di striscioni affissi in giro per il Messico da membri del cartello de La Familia, i Los Zetas hanno risposto allo stesso modo.
Le autorità hanno reso noto che a meno di 24 ore dagli episodi sopra descritti, il gruppo armato dei Los Zetas avrebbe affisso un messaggio di risposta al gruppo capitanato da Nazario Moreno “El Màs Loco” González.
Pochissimi i dettagli diffusi dalla stampa: si tratta di un cartello, di cui non è stato reso noto il contenuto, che è stato subito sequestrato dalla polizia.
Fonti ufficiose hanno fatto sapere che il messaggio conteneva questa minaccia: “tiratevi indietro se non volete altre rappresaglie contro i civili“.